pipay
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sabato 7 marzo 2009
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solitudine e ritrosia di una donna.
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Tutto il film, in fondo, è imperniato sulla figura di Hanna. Una donna sola, che non intendere condividere la sua vita con altri. Forse non vuole essere veramente amata e soprattutto teme il giudizio altrui. Ecco perché non confessa al suo giovane amante di essere analfabeta e tiene per sé questo segreto anche quando viene processata. Ma dietro la sua ritrosia non c'è la freddezza dell'ignoranza né la solitudine senza speranza degli emarginati. Lei ha un lavoro (che poi sarà costretta a lasciare perché non potrebbe assumere altri incarichi, visto che non è capace di leggere e di scrivere) e nel suo cuore alberga una sincera, dolce sensibilità. Ha sete di apprendere, di sognare. Al grande amore, che del resto sarebbe impossibile, vista la differenza di età e di cultura che c'è tra lei e il giovane studente, lei preferisce la "magia" dei libri, delle storie che gli vengono lette dal ragazzo.
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Tutto il film, in fondo, è imperniato sulla figura di Hanna. Una donna sola, che non intendere condividere la sua vita con altri. Forse non vuole essere veramente amata e soprattutto teme il giudizio altrui. Ecco perché non confessa al suo giovane amante di essere analfabeta e tiene per sé questo segreto anche quando viene processata. Ma dietro la sua ritrosia non c'è la freddezza dell'ignoranza né la solitudine senza speranza degli emarginati. Lei ha un lavoro (che poi sarà costretta a lasciare perché non potrebbe assumere altri incarichi, visto che non è capace di leggere e di scrivere) e nel suo cuore alberga una sincera, dolce sensibilità. Ha sete di apprendere, di sognare. Al grande amore, che del resto sarebbe impossibile, vista la differenza di età e di cultura che c'è tra lei e il giovane studente, lei preferisce la "magia" dei libri, delle storie che gli vengono lette dal ragazzo. C'è una macchia nel passato di lei: è stata capo sorvegliante in un Lager nazista. Ha visto morire e ha lasciato morire tante persone... anche allora, per ubbidire all'esigenza del Reich e delle disumane leggi razziali, ha dovuto prendere le distanze dagli altri. Cattiveria? cinismo? No: solo ubbidienza al Regime. Poi, in carcere, quasi a sorpresa si riallaccia "virtualmente", perché basato su cassette registrate, il legame con Michael che fa di nuovo sentire la sua voce e le ripropone i personaggi e le storie che la avevano fatta sognare tanto tempo prima. E' un momento di magia, grazie al quale lei trova la forza di imparare finalmente a leggere e a scrivere. L'incontro con Michael, ormai accreditato avvocato, non sarà scandito dalla tenerezza. Lei è prossima alla scarcerazione e rifiuta il suo aiuto: una sistemazione, la prospettiva di un piccolo lavoro, tanto per ricominciare. Hanna non vuole l'aiuto degli altri, non vuole affrontare la prospettiva di una vita sociale. E abbandona la vita. Ecco, il film, anche grazie all'eccezionale bravura di Kate Winslet, ci consegna una figura femminile indimenticabile. E tale resta, indipendentemente dal periodo storico, dalle persecuzioni agli ebrei, dalla Germania nazista, e dal fatto di cui tanti si lagnano, che i libri, nel film siano scritti in inglese (esigenze cinematografico-commerciali e basta). Bravo anche il ragazzo, che "buca" lo schermo. Ralph Fiennes rimane sempre un po' in ombra, troppo legato, quasi innaturale: non è nella sua forma migliore.
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pietro berti
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lunedì 9 marzo 2009
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the reader
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The Reader (USA/Germania 2008) regia S. Daldry, con K. Winslet, R. Fiennes, D. Kross, Lena Olin, O1 Distribution, Durata 124 minuti, Genere Drammatico (5 Nomination all’Oscar).
Germania dopoguerra: M. Berg, quindicenne, si sente male improvvisamente per strada e viene soccorso da Hanna, una donna sconosciuta con il doppio dei suoi anni. Passati tre mesi, Michael perfettamente guarito dalla scarlattina, cerca disperatamente Hanna per ringraziarla. Tra i due nasce un rapporto che si trasforma ben presto in una relazione passionale che assume una connotazione particolare quando Hanna comincia a chiedere a Michael ogni volta che si incontrano prima di far l’amore, di leggere a voce alta i brani di un libro.
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The Reader (USA/Germania 2008) regia S. Daldry, con K. Winslet, R. Fiennes, D. Kross, Lena Olin, O1 Distribution, Durata 124 minuti, Genere Drammatico (5 Nomination all’Oscar).
Germania dopoguerra: M. Berg, quindicenne, si sente male improvvisamente per strada e viene soccorso da Hanna, una donna sconosciuta con il doppio dei suoi anni. Passati tre mesi, Michael perfettamente guarito dalla scarlattina, cerca disperatamente Hanna per ringraziarla. Tra i due nasce un rapporto che si trasforma ben presto in una relazione passionale che assume una connotazione particolare quando Hanna comincia a chiedere a Michael ogni volta che si incontrano prima di far l’amore, di leggere a voce alta i brani di un libro. Michael la accontenta e passa da Cechov a M. Twain per poi passare ad Omero. Poi inaspettatamente Hanna senza dire nulla a Michael sparisce, lasciando il ragazzo disperato e con il cuore spezzato. Passano gli anni, Michael è un brillante studente di legge che segue i processi di guerra nei quali vengono giudicati gli ex nazisti. Con suo grande stupore ritrova Hanna tra gli accusati. Nel corso del processo, il passato di Hanna e delle altre coimputate viene rivelato e Michael scopre un terribile segreto.
The Reader è tratto dall’omonimo romanzo del tedesco B. Schlink . Il progetto è stato prodotto dai maestri Sidney Pollack e Antony Minghella, due giganti della regia, oltre che eccellenti sceneggiatori, scomparsi proprio una volta che il film era stato terminato. E’ rilevante il ruolo di Ralf Fiennes (Michael da adulto) che nel corso del film ha numerosi dejà-vu che lo riportano alla sua gioventù, al rapporto con questa donna per cui era disposto a fare qualsiasi cosa fino al momento in cui assiste al processo che la vede imputata. Nel corso del processo penale Hanna racconta di quando era dipendente della Siemens e di come venne contattata dalle SS per lavorare all’interno di un campo di prigionia dove ogni mese dovevano essere scelte 60 donne che dovevano essere inviate nei campi di sterminio. La particolarità del personaggio sta nel fatto che Hanna quando risponde alle domande dei Giudici dice che si è arruolata presso le SS perché lo stipendio era migliore in rapporto a quello della precedente ditta dove lavorava: la Siemens. Hanna non si rendeva assolutamente conto di cosa fossero le SS . Durante il processo Hanna rivelerà degli aspetti sorprendenti del suo interiore, lasciando allo spettatore il ruolo di svelarne i contenuti più intimi. Il film è bello, ben interpretato ed è assolutamente consigliato. Non si tratta di una storia sul perdono ma su come non si sceglie mai chi si ama. Il film mi ha molto affascinato e rivelarne ulteriori dettagli significherebbe rovinare allo spettatore il piacere di scoprirlo dal film. Pietro Berti
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sergio
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martedì 10 marzo 2009
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immensa winslet
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Si esce dalla sala avendo assistito a un grande film e a una grande prova di recitazione. The Reader lascia lo spettatore incollato alla poltrona, concentrato sull'intreccio senza perdersi una battuta. Lo ammalia, come solo il vero cinema può fare. L’intensa storia personale vissuta dai due protagonisti, Hanna e Michael, si intreccia con quella controversa di una Germania che non riesce ancora a dimenticare né a rielaborare il suo passato. Kate Winslet si conferma attrice splendida e in una crescita tumultuosa. Nelle sue ultime uscite non ha sbagliato una parte. Qui è semplicemente immensa. Si cala nel personaggio con una straordinaria quanto lieve professionalità. E, nel contempo, con una semplicità che ha del portentoso.
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Si esce dalla sala avendo assistito a un grande film e a una grande prova di recitazione. The Reader lascia lo spettatore incollato alla poltrona, concentrato sull'intreccio senza perdersi una battuta. Lo ammalia, come solo il vero cinema può fare. L’intensa storia personale vissuta dai due protagonisti, Hanna e Michael, si intreccia con quella controversa di una Germania che non riesce ancora a dimenticare né a rielaborare il suo passato. Kate Winslet si conferma attrice splendida e in una crescita tumultuosa. Nelle sue ultime uscite non ha sbagliato una parte. Qui è semplicemente immensa. Si cala nel personaggio con una straordinaria quanto lieve professionalità. E, nel contempo, con una semplicità che ha del portentoso. La sua Hanna assume spessore e contorni, ben al di là del giudizio morale che ciascuno intenda dare sulla sua condotta, quali nessun’altra attrice avrebbe saputo oggi (probabilmente)offrire. Lo fa grazie a un caleidoscopio espressivo davvero ragguardevole e coinvolgente. Peccato solo che Fiennes non sia stato altrettanto incisivo nel rendere, come invece sarebbe stato possibile, il travaglio di Michael adulto. Solo nella scena finale si lascia trasportare dal personaggio, riuscendo ad essere come avrebbe potuto (dovuto) in tutto il resto della storia. Una storia d’amore molto particolare, soffocata come spesso cacade dalla Storia che tutto travolge. Di quelle che il grande cinema, talora e per nostra fortuna, è capace di regalare. La frase più bella del film? Quando Hanna riesce (finalmente) a scrivere a Michael dal carcere. E, interiormente trasfigurata dal privilegio della lettura che le era stato fino ad allora negato (potenza dei libri...), gli suggerisce “mandami più storie d’amore”.
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teo '93
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giovedì 27 agosto 2009
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the reader: la colpa e l'amore
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Anche dietro il male più efferato si possono nascondere insicurezza, fragilità e incontrollabile voglia di amare ed essere amati. “The reader” non vuole giustificare. Molto meno pretenziosamente si limita ad analizzare la duplicità della nostra umanità. L’amore tra Hanna e Michael è un sentimento forte, viscerale, ma inevitabilmente destinato a infrangersi. E di questo entrambi sono pienamente coscienti. Micheal nega ad Hanna la possibilità di favorirla al processo che la coinvolge provando il suo analfabetismo ed Hanna a sua volta rifiuterà, uscita di galera, di affrontare quel mondo verso cui oramai prova soltanto paura. Storia impegnativa per un’impegnata e superba protagonista. Peccato però che il film non riesca a coinvolgere al pari del soggetto.
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Anche dietro il male più efferato si possono nascondere insicurezza, fragilità e incontrollabile voglia di amare ed essere amati. “The reader” non vuole giustificare. Molto meno pretenziosamente si limita ad analizzare la duplicità della nostra umanità. L’amore tra Hanna e Michael è un sentimento forte, viscerale, ma inevitabilmente destinato a infrangersi. E di questo entrambi sono pienamente coscienti. Micheal nega ad Hanna la possibilità di favorirla al processo che la coinvolge provando il suo analfabetismo ed Hanna a sua volta rifiuterà, uscita di galera, di affrontare quel mondo verso cui oramai prova soltanto paura. Storia impegnativa per un’impegnata e superba protagonista. Peccato però che il film non riesca a coinvolgere al pari del soggetto. La narrazione, infatti, procede orizzontalmente, è priva di quelle sfumature che i personaggi esigevano da un progetto di tale livello, manca di inventiva registica (anche a causa di una mediocre fotografia che appiattisce i colori e gli spazi). Si sentono un po’ troppo del resto i fili di una costruzione imbastita superficialmente senza un’introspezione e un’analisi all’altezza dei sentimenti di cui la storia vorrebbe far discutere. La sola Winslet regge con le sue insuperabili doti espressive l’intera baracca. David Kross rende bene i tormenti e le pulsioni erotiche di Michael, ma Ralph Fiennes, nell’interpretarlo da adulto, è terribilmente sotto tono e fuori parte. Una regia forse troppo pretenziosa, stanca, scolorita.
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paperino
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mercoledì 3 agosto 2011
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le immagini, gli sguardi, i corpi parlano...
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Da una delle prime scene già si intuisce che il film , che nella prima parte è incentrato su un rapporto passionale, affronterà un argomento drammatico:il buio dell'androne, la figura femminile che si presenta come una siluette, la fotografia sui toni del grigio e del nero....In effettti tutto il film è girato con toni spenti "opachi" tranne che nelle scene delle esperienze scolastiche di Michael e in quelle della gita in bicicletta , abbaglianti nei colori del verde e delgiallo . Inutile sottolineare la bravura della Winslet che ci parla con le espressioni del volto e degli occhi regalandoci momenti di cinema puro. Personalmente non mi ha infastidito la divisione che alcuni considerano troppo netta tra la prima e la seconda parte.
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Da una delle prime scene già si intuisce che il film , che nella prima parte è incentrato su un rapporto passionale, affronterà un argomento drammatico:il buio dell'androne, la figura femminile che si presenta come una siluette, la fotografia sui toni del grigio e del nero....In effettti tutto il film è girato con toni spenti "opachi" tranne che nelle scene delle esperienze scolastiche di Michael e in quelle della gita in bicicletta , abbaglianti nei colori del verde e delgiallo . Inutile sottolineare la bravura della Winslet che ci parla con le espressioni del volto e degli occhi regalandoci momenti di cinema puro. Personalmente non mi ha infastidito la divisione che alcuni considerano troppo netta tra la prima e la seconda parte. Anche in quest'ultima i sentimenti predominano e lo dimostrano le lacrime che fluiscono sul viso di Michael. e lo stupore di Hanna nel ricevere le prime musicassette, l'attesa vana di una risposta. Spiazzante la sincerità della protagonista nell'ammettere tutto quello che ha fatto e la frase " dovevo continuare a lavorare alla Siemens ?" è una piccola perla. Avendo letto parecchi libri sull'argomento debbo dire che in effetti praticamente tutte le persone coinvolte nello sterminio hanno ammesso di essere magari colpevoli davanti alla legge che li giudicava ma non dal punto di vista della loro morale.Non penso ci sarebbe stato bisogno di ulteriori approfondimenti psicologici o di maggior dialogo: questa tragica storia d'amore si spiega da se e la passione, essendo irrazionale, non è spiegabile razionalmente. Qui parlano i visi, le espressioni e i corpi ( la scena del suic idio appena accennata nei piedi nudi che salgono sulla pila dei libri che ci ricorda quanto le parole scritte e ascoltate abbiano segnato un' esistenza. E allora lasciamo spazio alle immagini..Del resto anche di Billy Elliot ( altro spelendido film di Daldry) penso tutti ricordino le lacrime mute del padre alla vista del figlio che ha coronato il suo sogno e che valgono più di tanti discorsi
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stefanocapasso
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domenica 27 aprile 2014
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la difficile ricerca dalla verità
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The Reader è un film che mi ha scosso, emozionato e indotto a diverse riflessioni.
Raccontando una storia di vite che si inseguono vengono drammaticamente messi in gioco tante questioni umane.
La storia d'amore tra un giovane adolescente, Michael, ed Hanna, una donna matura che nel suo passato tenuto segreto ha fatto la carceriera in un campo di sterminio nazista, fa da filo conduttore ad una trama complessa che parte dalla sensualità e dalla tenerezza dell’incontro tra i due e arriva ad affrontare il tema della Shoah, delle attribuzioni delle responsabilità e del sentimento di giustizia ad esso legato.
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The Reader è un film che mi ha scosso, emozionato e indotto a diverse riflessioni.
Raccontando una storia di vite che si inseguono vengono drammaticamente messi in gioco tante questioni umane.
La storia d'amore tra un giovane adolescente, Michael, ed Hanna, una donna matura che nel suo passato tenuto segreto ha fatto la carceriera in un campo di sterminio nazista, fa da filo conduttore ad una trama complessa che parte dalla sensualità e dalla tenerezza dell’incontro tra i due e arriva ad affrontare il tema della Shoah, delle attribuzioni delle responsabilità e del sentimento di giustizia ad esso legato. Il tessuto intricato delle relazioni e delle motivazioni che ne sono alla base fa emergere emozioni difficili da elaborare e questioni etico morali di complessa attribuzione.
Il processo postumo ad un gruppo di sorveglianti del campo di Auschwitz, tra le quali Anna è l’unica ad assumersi le responsabilità diventa il punto di svolta e di dibattito tra le diverse elaborazioni possibili
Il grande conflitto è sul tema della ricerca della verità, dove etica morale e giustizia non trovano un vero punto d'incontro.
La complessità del lavoro che l’indagine del film propone sta nel mostrare di ogni persona coinvolta la motivazione interna, insindacabile, che lo spinge ad agire in un ceto modo. Tutti rivestono ciclicamente i panni della vittima del carnefice e del salvatore.
Perchè cambiando il metro di valutazione che si sposta tra l’etica la giustizia e la morale, cambia la prospettiva con cui gli avvenimenti possono essere letti.
Integrare in modo congruo queste tre parti è un processo difficile per tutti e che per tutti è portatore di un senso di colpa che richiede un lunghissimo travaglio interiore, dall'esito incerto e in alcuni casi nefasto, perchè possa essere elaborato.
Alla fine rimangono molte porte aperte a diverse interpretazioni. Da un punto di vista filmico questo può lasciare una sensazione di risoluzione incompleta, allo stesso tempo colgo l’invito ad usare l’esercizio del giudizio con estrema cautela. Sia esso di ordine giuridico, morale o etico
Perchè molto spesso i vissuti di dolore, e le frustrazioni sociali che questi comportano, possono spiegare in modo diverso ciò che appare.
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roberto
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venerdì 27 febbraio 2009
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oltre i titoli di coda
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"The reader" non è un film "entertainment only",che scivola via facilmente dallo schermo e dagli occhi."Furbi" o meno che siano il regista ed il soggetto scelto(l'Academy ha sempre premiato il tema della Shoah),dalla sala si esce con diversi interrogativi per la testa.Un film per pensare,riflettere,dunque, e cercare quel "messaggio" che volutamente non fornisce bell'e pronto,già confezionato,ma che lascia,aperto,alla sensibilità e alla ricerca più o meno illuminata dello spettatore.Non condanna e non assolve,ma scava nella psicologia dei personaggi,alle prese con vicende torbide,segreti inconfessabili,sensi di colpa e un profondo disagio,capace di segnare una vita per sempre.C'è poi l'inevitabile fardello di un passato "pesante" e di un crimine orrendo,una goccia nell'oceano di mostruosità che ha significato la Soluzione Finale per il popolo ebraico e ancor più forse per gli eredi del Terzo Reich e le loro coscienze.
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"The reader" non è un film "entertainment only",che scivola via facilmente dallo schermo e dagli occhi."Furbi" o meno che siano il regista ed il soggetto scelto(l'Academy ha sempre premiato il tema della Shoah),dalla sala si esce con diversi interrogativi per la testa.Un film per pensare,riflettere,dunque, e cercare quel "messaggio" che volutamente non fornisce bell'e pronto,già confezionato,ma che lascia,aperto,alla sensibilità e alla ricerca più o meno illuminata dello spettatore.Non condanna e non assolve,ma scava nella psicologia dei personaggi,alle prese con vicende torbide,segreti inconfessabili,sensi di colpa e un profondo disagio,capace di segnare una vita per sempre.C'è poi l'inevitabile fardello di un passato "pesante" e di un crimine orrendo,una goccia nell'oceano di mostruosità che ha significato la Soluzione Finale per il popolo ebraico e ancor più forse per gli eredi del Terzo Reich e le loro coscienze.E qui si introduce il tema della cosiddetta "banalità del male",efficacemente raccontata dal poderoso romanzo "Le benevole" di Jonathan Littell,attualmente sulla graticola negli USA,dal nostro Primo Levi in prima persona in "Se questo è un uomo" , lucidamente e crudamente descritta in un saggio di Laurence Rees dedicato ad Auschwitz. Uomini mediocri,estremamente comuni che un ottuso senso del dovere(il giuramento di fedeltà dei nazisti era sul "Popolo tedesco",non su un concetto astratto di Patria) trasforma in aguzzini sadici e perversi(esemplare il caso di Rudolf Hoss,spietato comandante di Auschwitz)?.Esecutori acritici e meccanici della volontà del Führer,comodo alibi per molti di loro(Hoss compreso),o ferventi sacerdoti della ferocia, che ignorano il concetto in base al quale "l'etica precede lo Stato",che insomma non conoscono con certezza i "confini etici" di ogni singola azione? Allo spettatore l'onere della risposta...
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tag129
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sabato 28 febbraio 2009
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una lettura nuova dell'olocausto e del dopoguerra
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Finalmente un film che tocca il tema dell'olocausto in maniera diversa, sottolineando la crudeltà di un errore giudiziario nei confronti di una ex SS, colpevole solo di essere ignorante e orgogliosa; per non confessare di essere analfabeta paga le colpe di altri con una condanna all'ergastolo. Si legge pure un velato accenno al clima di "guai ai vinti" del dopoguerra tedesco e, soprattutto, nascosta, ma non troppo, l'esibizione di lusso e insensibilità di una sopravvissuta ad un campo di concentramento, che nasconde la mancanza di umanità dietro il logoro paravento della tragedia del suo popolo.
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falcotto56
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martedì 10 marzo 2009
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un film per riflettere
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Non è facile imbastire un lavoro cinematografico serio su un argomento non definitivamente assimilato e sedimentato nella memoria storica collettiva. La questione dello sterminio degli ebrei è viva e dolente in molte parti del mondo con la stessa cruda durezza con la quale persistono sacche di resistenza ideologica e storica sull'argomento. Il film prova a restituire un dramma personale e sociale attraverso una storia d'amore che, proprio per la sua improbabile concretezza, è piacevole immaginarla vera. La vicenda che fornisce la trama ad un ordito scabroso della memoria, si snoda attraverso piani e sequenze belle, delicate, a tratti emotivamente coinvolgenti. Talvolta anche un pò troppo indugianti sulle scene erotiche.
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Non è facile imbastire un lavoro cinematografico serio su un argomento non definitivamente assimilato e sedimentato nella memoria storica collettiva. La questione dello sterminio degli ebrei è viva e dolente in molte parti del mondo con la stessa cruda durezza con la quale persistono sacche di resistenza ideologica e storica sull'argomento. Il film prova a restituire un dramma personale e sociale attraverso una storia d'amore che, proprio per la sua improbabile concretezza, è piacevole immaginarla vera. La vicenda che fornisce la trama ad un ordito scabroso della memoria, si snoda attraverso piani e sequenze belle, delicate, a tratti emotivamente coinvolgenti. Talvolta anche un pò troppo indugianti sulle scene erotiche. Non che la protagonista non meritasse l'indugio, tutt'altro, ma sembra che la perseveranza sulle medesime scene, che solo simboliche possono e dovevano essere, regali qualcosa alla cassa del botteghino. La Winslet mi pare brava, incastrata in un ruolo non facile. La poco credibilità dell'invecchiamento e una certa stucchevolezza nei movimenti, assai pervicacemente scorta dagli spettatori, credo ci sia tutta. Pesonalmente, sono rimasto favorevolmente colpito dalla fedele ricostruzione degli ambienti. Troppo lenta e pseudo-accademica ho trovato, invece, la serie dei colloqui "filosofici" all'interno dell'ateneo. Volevano, immagino, dotare la pelliscola di un certo spessore speculativo che attiene probabilmente ad altri tipi di film. Nel complesso, un lavoro che consiglio, con una certa determinazione di vedere. Se non altro per tenere desta l'attenzione su temi nei confronti dei quali tanti si prodigano, assai maldestramente, per offuscare la verità cercando di obnubilare le menti.
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aragorn82
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martedì 21 giugno 2011
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intenso
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The Reader è intenso e oscuro, va molto oltre una torbida relazione tra Michael un ragazzo di 16 anni e Hanna una trentenne analfabeta che adorava che il suo giovane amante leggesse x lei prima di fare l'amore, svelando una trama toccante che scava nell'animo più profondo dei protagonisti. Lei è un ex guardiana di un campo di concentramento colpevole della morte di oltre 300 donne, che non si piega di fronte alla corte mentre viene giudicata e processata, mentre Michael diventato avvocato vive la sua vita nel segno dell' indimenticabile esperienza avuta con la donna, tra un senso di amore/odio che non lo abbandonerà mai.
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