nicorex
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sabato 7 marzo 2009
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l'amore dei genitori e la follia
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Ancora una volta una critica ufficiale a dir poco superficiale distrugge un film che certamente non é un capolavoro,ma quasi. Averlo visto dopo 7-8 mesi dalla sua uscita ufficiale ha avuto l'effetto di sottrarlo ai bagliori devianti della cronaca quotidiana e di penetrarne il contenuto attraverso la splendida ed ineguagliabile interpretazione dei protagonisti del triangolo famigliare:la bella Francesca Neri (la madre),l'inquietante professore borghese Silvio Orlando (il padre) e la brutta figlia (Alba Rohwacher).Tralasciando i riferimenti storici (se si tratti o meno di revisionismo visto che viene messa in evidenza solo la barbarie della vendetta e/o giustizia dei partigiani e non tanto la barbarie dell'intera epoca fascista), a Pupi Avati interessa, sotto il profilo meramente dei sentimenti, di quelli riposti nell'intimo scrigno del proprio cuore,lo smisurato amore paterno per la figlia brutta, la colpevole e comunque infinita fiducia del padre nei confronti della figlia, il rapporto tra moglie bella e marito non amato, il rapporto devastante tra una madre bella ed una figlia che bella non é, anzi é il suo contrario, la follia di cui é inconsapevole complice da una parte il padre con il suo incrollabile ed ossessivo affetto e dall'altra la madre che oggettivamente rifiuta la propria figlia attraverso il rancore verso il coniuge non amato, non ne condivide l'affetto in quanto esclusa dal rapporto intenso padre-figlia convinta com'é che l'illusione che il padre trasmette ad una figlia brutta e diversa alimenta in maniera esponenziale la sua infelicitā.
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Ancora una volta una critica ufficiale a dir poco superficiale distrugge un film che certamente non é un capolavoro,ma quasi. Averlo visto dopo 7-8 mesi dalla sua uscita ufficiale ha avuto l'effetto di sottrarlo ai bagliori devianti della cronaca quotidiana e di penetrarne il contenuto attraverso la splendida ed ineguagliabile interpretazione dei protagonisti del triangolo famigliare:la bella Francesca Neri (la madre),l'inquietante professore borghese Silvio Orlando (il padre) e la brutta figlia (Alba Rohwacher).Tralasciando i riferimenti storici (se si tratti o meno di revisionismo visto che viene messa in evidenza solo la barbarie della vendetta e/o giustizia dei partigiani e non tanto la barbarie dell'intera epoca fascista), a Pupi Avati interessa, sotto il profilo meramente dei sentimenti, di quelli riposti nell'intimo scrigno del proprio cuore,lo smisurato amore paterno per la figlia brutta, la colpevole e comunque infinita fiducia del padre nei confronti della figlia, il rapporto tra moglie bella e marito non amato, il rapporto devastante tra una madre bella ed una figlia che bella non é, anzi é il suo contrario, la follia di cui é inconsapevole complice da una parte il padre con il suo incrollabile ed ossessivo affetto e dall'altra la madre che oggettivamente rifiuta la propria figlia attraverso il rancore verso il coniuge non amato, non ne condivide l'affetto in quanto esclusa dal rapporto intenso padre-figlia convinta com'é che l'illusione che il padre trasmette ad una figlia brutta e diversa alimenta in maniera esponenziale la sua infelicitā.Pur nella tragedia della follia, é questo un film sullo smisurato amore dei genitori verso i figli che mi ricorda una tragedia dei nostri giorni, quella del padre di Erika di Novi Ligure che a tutt'oggi va a cercare l'amore,l'affetto o una qualsiasi cosa alla figlia che ha ucciso la madre e suo fratello in un delitto orrendo.Mi sovviene anche (per un verso del tutto diverso) l'infinito amore di Benigni verso il figlio nella "La vita é bella" che illude il piccolo per nascondere la tragedia del nazisimo. Il film mi ha sconvolto per la lezione dell' autentico amore verso i figli pure nella tragedia alimentata dai genitori e soprattutto per il rapporto di odio-amore tra madre e figlia rifiutata che si confronta con la bellezza della madre, che oggettivamente ed incolpevolmente ne é lontana e che tuttavia la ricerca in ogni momento del suo percorso di follia soprattutto quando, non vendendola per anni, si attacca feticciamente ai guanti della madre, come ad invocarne surrettiziamente la sua presenza.La chiave di lettura del film é nella tragedia del padre che realizza che dal mancato amore della moglie verso di lui ("non posso costringere mia moglie ad innamorarsi di me" dice Silvio Orlando nel decisivo colloquio con Enzo Greggio) e quindi da un rapporto tanto sbagliato quanto sottaciuto e non mai chiarito, nasce la infelicitā della figlia che é "diversa" in tutto, nella sua bruttezza e nell'essere il frutto della infelicitā coniugale.Il distacco fra madre e figlia resterā comunque per sempre come una invalicabile barriera d'acciaio accanto alla incrollabile fiducia del padre che, nonostante tutto, é l'unico a credere che tutto, con il ritorno della moglie, sia ritornato come prima.
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diomede917
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venerdė 19 settembre 2008
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troppo amore uccide
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Colpito dai recenti fatti di cronaca nera che hanno per protagonisti adolescenti, in particolar modo la tragedia di Novi e la relativa reazione del papā di Erika Pupi Avati cerca di narrare alla sua maniera questi eventi.
Per evitare qualsiasi discussione tipo Porta a Porta il regista ambienta la vicenda nella sua Bologna negli anni del Fascismo cosė lontana dalla realtā d'oggi ma molto vicina nella memoria di Avati.
La storia č molto forte e incisiva, un professore di liceo invita il bello dell'istituto a corteggiare la timidissima figlia in cambio di un'agoniata promozione. Putroppo quest'opera a fin di bene si trasforma in tragedia con la Giovanna del titolo che massacra la sua migliore amica in preda ad un raptus di gelosia.
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Colpito dai recenti fatti di cronaca nera che hanno per protagonisti adolescenti, in particolar modo la tragedia di Novi e la relativa reazione del papā di Erika Pupi Avati cerca di narrare alla sua maniera questi eventi.
Per evitare qualsiasi discussione tipo Porta a Porta il regista ambienta la vicenda nella sua Bologna negli anni del Fascismo cosė lontana dalla realtā d'oggi ma molto vicina nella memoria di Avati.
La storia č molto forte e incisiva, un professore di liceo invita il bello dell'istituto a corteggiare la timidissima figlia in cambio di un'agoniata promozione. Putroppo quest'opera a fin di bene si trasforma in tragedia con la Giovanna del titolo che massacra la sua migliore amica in preda ad un raptus di gelosia.
Diciamo subito che Avati colpisce subito il segno e i nostri cuori. Tratta la vicenda con rara intensitā emotiva senza cadere nel patetico (e i tranelli con questo tipo di argomento sono veramente tanti) azzecando i due protagonisti. Silvio Orlando e Alba Rohrwacher regalano un'interpretazione sublime, i loro duetti al manicomio difficilmente si leveranno dalla mia memoria. Orlando poi č eccezionale nel rappresentare questo professore piccolo piccolo ma di elevata carica morale come si puō vedere nel suo scontro con il preside o nel suo tentativo d'incontro con la madre della vittima al cimitero.
Il vero peccato veniale di Pupi Avati sta proprio nella cornice, i personaggi secondari sono un pō troppo figurine e la stessa tanto attesa interpretazione di Ezio Greggio viene rovinata da una morte decisamente ridicola che ricorda il corto neorealista di Aldo,Giovanni e Giacomo in tre uomini e una gamba.
Sottolineo perō che č un peccato veniale che non inficia l'ottima riuscita della storia e della prova recitativa dei due interpreti principali.
Un sentito 7,5
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(di francesco2)
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robert1948
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lunedė 25 maggio 2009
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silvio orlando : un grande attore
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Al momento della premazione della Coppa Volpi , quale miglior interprete maschile della Biennale di Venezia 2008 nel film "Il papā di Giovanna ", Silvio Orlando pronunciō un discorso del tipo:
" Un giornalista stamattina mi ha chiesto cosa fosse per me la fortuna . Ed io gli ho risposto che la fortuna č incontrare le persone giuste nella vita .Io ho incontrato Nanni Moretti.......Pupi Avati....... ed ultimo Wim Wenders , fondamentale riferimento di studio all'epoca per noi giovani attori , che mi ha concesso l'onore di conferirmi questo prestigioso premio........"
Ironia della sorte fu proprio Wim Wenders ad adombrare il premio concessogli poichč nel discorso finale di commiato invitō l'organizzazione a modificare il regolamento dei premi.
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Al momento della premazione della Coppa Volpi , quale miglior interprete maschile della Biennale di Venezia 2008 nel film "Il papā di Giovanna ", Silvio Orlando pronunciō un discorso del tipo:
" Un giornalista stamattina mi ha chiesto cosa fosse per me la fortuna . Ed io gli ho risposto che la fortuna č incontrare le persone giuste nella vita .Io ho incontrato Nanni Moretti.......Pupi Avati....... ed ultimo Wim Wenders , fondamentale riferimento di studio all'epoca per noi giovani attori , che mi ha concesso l'onore di conferirmi questo prestigioso premio........"
Ironia della sorte fu proprio Wim Wenders ad adombrare il premio concessogli poichč nel discorso finale di commiato invitō l'organizzazione a modificare il regolamento dei premi. In buona sostanza fece comprendere che per regolamento la giuria non avrebbe potuto assegnare il premio di miglior attore a Mickey Rourke poichč al film "The Wrestler " era stato assegnato il premio quale miglior film della biennale; ed in questo senso proprio per l'astruso regolamento vi sarebbe stata incompatibilitā .
Ho visto entrambi i film ;per ultimo in DVD quello di Pupi Avati . La mia opinione di vecchio cinefilo č che l'interpretazione di Sivio Orlando č semplicemente straordinaria e che a dispetto da quanto affermato da Wim Wenders il premio se lo č guadagnato tutto senza rubare nulla .
Tanto asserisco poichč il valore del film , forse il migliore di Pupi Avati , č tutto nella mirabile recitazione di Silvio Orlando. Che riesce a trasmetterti il viscerale amore di un padre per una figlia sfortunata . Fino a commuoverti.
Robert1948
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greatsteven
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sabato 3 novembre 2018
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la protezione d'un padre per la figlia malata.
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IL PAPà DI GIOVANNA (IT, 2008) diretto da PUPI AVATI. Interpretato da SILVIO ORLANDO, ALBA ROHRWACHER, FRANCESCA NERI, EZIO GREGGIO, SERENA GRANDI, MANUELA MORABITO, GIANFRANCO JANNUZZO, PAOLO GRAZIOSI, VALERIA BILELLO
Michele Casali, di origini napoletane, pittore fallito laureatosi all’Accademia di Belle Arti di Bologna insieme a Giorgio Morandi (al quale scrive in continuazione missive senza mai ottenere risposta), insegna disegno in un liceo del capoluogo emiliano nel 1938. Ha per figlia Giovanna, ragazza mentalmente instabile ma all’apparenza innocua, per la quale prova un trasporto affettivo tale da esautorare la figura materna, ossia la sua consorte Delia. Il suo migliore amico è Sergio Ghia, maresciallo dei carabinieri che lavora per lo squadrismo.
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IL PAPà DI GIOVANNA (IT, 2008) diretto da PUPI AVATI. Interpretato da SILVIO ORLANDO, ALBA ROHRWACHER, FRANCESCA NERI, EZIO GREGGIO, SERENA GRANDI, MANUELA MORABITO, GIANFRANCO JANNUZZO, PAOLO GRAZIOSI, VALERIA BILELLO
Michele Casali, di origini napoletane, pittore fallito laureatosi all’Accademia di Belle Arti di Bologna insieme a Giorgio Morandi (al quale scrive in continuazione missive senza mai ottenere risposta), insegna disegno in un liceo del capoluogo emiliano nel 1938. Ha per figlia Giovanna, ragazza mentalmente instabile ma all’apparenza innocua, per la quale prova un trasporto affettivo tale da esautorare la figura materna, ossia la sua consorte Delia. Il suo migliore amico è Sergio Ghia, maresciallo dei carabinieri che lavora per lo squadrismo. Un giorno Marcella Traxler, compagna di banco, migliore amica di Giovanna e figlia di un importante senatore legato al Partito governante, scompare misteriosamente: viene ritrovata non molto più tardi nella palestra della scuola, con profonde ferite da rasoio su tutto il corpo. Siccome son state rinvenute tracce di sperma sulla sua veste, la Polizia ipotizza che l’assassino sia un maschio, probabilmente il ragazzo che Marcella e Giovanna si contendevano. Ma ben presto si viene a sapere che chi ha ucciso Marcella non è altri che la figlia dell’onesto e sfortunato professore, impazzita dalla gelosia per il fidanzato che l’aveva pure invitata ad una festa per sottrarla alla sua costante solitudine e rea di aver commesso il fattaccio in un implacabile raptus di rabbia. I Casali sono disperati, ma un processo è ormai inevitabile: giudicata dal Tribunale di Bologna socialmente pericolosa e non in grado d’intendere e di volere, Giovanna evita il carcere, ma in compenso finisce al Manicomio Criminale di Reggio Emilia. Lo scandalo suscitato dal terribile evento mina la credibilità dei Casali nella borghesia della Bologna fascista, proprio mentre Hitler e Mussolini stringono il Patto d’Acciaio e poco dopo l’intero pianeta precipita nella Seconda Guerra Mondiale. Deciso a mantenere i contatti con la figlia e a difenderne la rispettabilità, Michele la va a trovare all’ospedale psichiatrico e le chiede come si trova, finché non sceglie, pur controvoglia, dopo che Delia, nel 1944, ha trovato lavoro come cassiera in un bar, di lasciare la moglie a Sergio, convinto che il carabiniere sia più capace di lui a trattarla col dovuto amore e riguardo, perché l’insegnante reputa più opportuno dedicarsi alla figlia ricoverata a tempo pieno, trasferendosi addirittura come pensionante a Reggio Emilia. Il 25 aprile 1945, giorno della Liberazione, Sergio viene catturato dai partigiani e condannato alla fucilazione: sebbene il proiettile gli trapassi il petto, riesce a fuggire e a imboscarsi su un filobus, ma la morte lo coglie poco dopo, e Michele non lo verrà mai a sapere. Nell’estate 1946 Michele ottiene l’uscita di Giovanna dal manicomio e la ragazza torna a vivere col padre. Sette anni dopo, in un cinema, rincontrano Delia, risposata con un altro uomo: Michele non ne vuole sapere di lei e accompagna la figlia fuori dal cinematografo, ma Delia li raggiunge e, su richiesta dell’ex marito, si dice disposta a riaggregarsi alla sua vecchia famiglia. Uno dei migliori film di Avati sulla sua città natale, questa volta inquadrata in un’ottica storica particolareggiata che gli consente di mettere in piedi una storia estremamente credibile e funzionante, latrice di un messaggio sia politico che affettivo. Nel primo caso, lo sguardo sulla dittatura mussoliniana evita non senza difficoltà la demagogia e si inserisce alla perfezione in un contesto descritto con efficacia in tutte le sue sfumature più buie e brutali. Nel secondo, abbiamo a che fare con un padre iperprotettivo intenzionato a tutti i costi a credere nella normalità della creatura da lui messa al mondo con una donna che invece disapprova i modi con i quali egli l’ha educata, cercando inutilmente di preservarla da tutti coloro che l’additavano come malata mentale. Eppure il suo nobile scopo, infine, ottiene il risultato sperato: sebbene Giovanna (una Rohrwacher pacata ma intensa) non riesca a conti fatti ad avere una vita sociale o a farsi delle amicizie autentiche, l’amore di suo padre non le mancherà mai, e in conclusione nemmeno quello della madre, nonostante Michele (un eccellente Orlando premiato con la Coppa Volpi a Venezia 2008) l’abbia perennemente oscurata con le sue apprensioni atte a capire quali fossero le motivazioni che spingessero la figlia in comune ad assumere certi comportamenti. Muovendosi su questi due versanti che si completano a vicenda, il film è un documento di denuncia storica procace e abile nel non guardare in faccia a nessuno per abbinare le crudeltà inflitte alla povera gente ai rispettivi (esecrabili) esecutori, e al tempo stesso anche un gioiello sociologico che, come pochi film italiani recenti, sa spiegare l’indissolubilità dei valori famigliari, qualunque scompenso possa verificarsi per attanagliarli. Troviamo pure una F. Neri profonda e coriacea, una S. Grandi in sedia a rotelle nel ruolo della rispettosa co-inquilina d’appartamento e finalmente un E. Greggio in una veste drammatica che gli si confà alla grande, malgrado siamo abituati a rimirarcelo soltanto sul piano comico. Prodotto da Antonio Avati. Musiche di Riz Ortolani. Proponibile alle rassegne scolastiche perché molto istruttivo.
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alba77
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mercoledė 4 marzo 2009
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il solito avati
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Bologna 1938 Michele Casali č un professore di disegno e ha una figlia diciassettenne, Giovanna, che frequenta lo stesso istituto. La ragazza č oggettivamente bruttina e il padre fa di tutto per convincerla del contrario. Giunge fino a favorire la situazione scolastica di uno studente perché in qualche modo la corteggi. Sarā proprio in seguito alle aspettative eccessive che la ragazza si fa che scoppierā una tragedia.Pupi Avati torna ad affrontare il periodo storico della seconda guerra mondiale ambientando il tutto nella sua Bologna.Se il tema centrale(lo smisurato affetto di un padre x la figlia)č nuovo per il regista ,il contesto storico e il il modo di raccontarlo non lo č affatto e non aggiunge niente ai film precedenti del regista.
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Bologna 1938 Michele Casali č un professore di disegno e ha una figlia diciassettenne, Giovanna, che frequenta lo stesso istituto. La ragazza č oggettivamente bruttina e il padre fa di tutto per convincerla del contrario. Giunge fino a favorire la situazione scolastica di uno studente perché in qualche modo la corteggi. Sarā proprio in seguito alle aspettative eccessive che la ragazza si fa che scoppierā una tragedia.Pupi Avati torna ad affrontare il periodo storico della seconda guerra mondiale ambientando il tutto nella sua Bologna.Se il tema centrale(lo smisurato affetto di un padre x la figlia)č nuovo per il regista ,il contesto storico e il il modo di raccontarlo non lo č affatto e non aggiunge niente ai film precedenti del regista.I difetti del film sono quelli propri dello stile avatiano, fatto di quadri storici forse inutili e di personaggi tipici e uno stile e un ritmo di racconto oramai furi tempo.Un lieto fine abbastanza appiccicato rende l ultima parte del film poco credibile.La storia tuttavia č interessante ben scritta a tratti anche commovente,gli avvenimenti storici sono misurati(persecuzione degli ebrei , bombardamenti , repubblica di salo', comparsa del cinematografo)e funzionali al racconto.Alla riuscitssima interpretazione di Silvio Orlando si aggiunge quella di Alba Caterina Rohrwacher perfetta nel ruolo della figlia disadattata prima , in preda alla follia(??)poi..e al sorpendete Ezio Greggio qui alle prese con il suo primo ruolo serio ..
voto : 6 .5
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stefano capasso
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lunedė 21 luglio 2014
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la fede e l'amore
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Bologna 1938, Michele insegna nella stessa scuola dove frequenta sua figlia, Giovanna di 17 anni, e tira avanti la famiglia con difficoltà e la scarsa partecipazione della moglie Delia. Giovanna è una ragazza con problemi psichici, il padre la segue passo passo, crede in lei, ha creato un mondo speciale per loro due e in qualche modo non vede o non vuole vedere le sue difficoltà, che invece vede tutte Delia, praticamente estranea al rapporto con la figlia che ne soffre la bellezza. Finalmente Giovanna si innamora e fa di questo sentimento un ossessione che allontana il ragazzo e che la porta ad uccidere per gelosia la sua unica amica. Riconosciuta inferma di mente, viene ricoverata in un ospedale psichiatrico, dove regredisce ad uno stato di bambina.
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Bologna 1938, Michele insegna nella stessa scuola dove frequenta sua figlia, Giovanna di 17 anni, e tira avanti la famiglia con difficoltà e la scarsa partecipazione della moglie Delia. Giovanna è una ragazza con problemi psichici, il padre la segue passo passo, crede in lei, ha creato un mondo speciale per loro due e in qualche modo non vede o non vuole vedere le sue difficoltà, che invece vede tutte Delia, praticamente estranea al rapporto con la figlia che ne soffre la bellezza. Finalmente Giovanna si innamora e fa di questo sentimento un ossessione che allontana il ragazzo e che la porta ad uccidere per gelosia la sua unica amica. Riconosciuta inferma di mente, viene ricoverata in un ospedale psichiatrico, dove regredisce ad uno stato di bambina. Sullo sfondo la guerra costringe a scelte dolorose. Michele si trasferisce vicino all'ospedale per seguire giornalmente la figlia, Delia invece va via col vicino di casa del quale era stata sempre innamorata. Quando la guerra finisce, Giovanna viene dimessa e la vita tra le macerie, ricomincia lentamente. E dopo qualche anno Delia rientra nella famiglia, questa volta con l’intenzione di occuparsi della figlia.
Un film, questo di Pupi Avati, molto bello, commovente, che toglie il fiato e lascia spazio alla speranza. La fede e l'amore sono le assi portanti del racconto. La fede incrollabile di Michele nelle sue convinzioni, nel curare costantemente la figlia fino a guarirla, nell'accettare quello che la sorte gli propone, E c'è anche tanto amore, del papa verso questa figlia che invece cerca quell'amore che la mamma non può darle, E che grazie alla tenacia di Michele comincerà a ricevere in età adulta con la famiglia che si riunirà.
Molto bello il parallelo col periodo storico, coi fatti che si intravedono sullo sfondo. L'esaltazione folle di Giovanna che trova l'amore ed uccide, mentre l'Italia si allea con la Germania per conquistare il mondo. La guerra porta il grande conflitto di tutti, di Michele che sceglie di lasciare la moglie che ama per stare accanto s Giovanna che vive in quegli anni il suo periodo più difficile. Quando finisce la guerra, si ricomincia a vivere tra le macerie, con poco o niente, e Giovanni viene dimessa dall'ospedale ricomincia come una bambina a vivere, nella sua vecchi cameretta di casa, Finche negli anni della ricostruzione, la speranza e le novità sono per tutti e anche per la famiglia che si riunisce e che Michele è convinto, ce la farà. La crisi della società è la crisi dell’individuo e la ricostruzione passa attraverso un grande conflitto, che è necessario vivere fino in fondo, con fiducia, attraversando dei dolori e schivandone saggiamente degli altri perché si possa ricostruire.
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robert1948
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lunedė 25 maggio 2009
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un grande attore italiano
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Al momento della premazione della Coppa Volpi , quale miglior interprete maschile della Biennale di Venezia 2008 nel film "Il papā di Giovanna ", Silvio Orlando pronunciō un discorso del tipo:
" Un giornalista stamattina mi ha chiesto cosa fosse per me la fortuna . Ed io gli ho risposto che la fortuna č incontrare le persone giuste nella vita .Io ho incontrato Nanni Moretti.......Pupi Avati....... ed ultimo Wim Wenders , fondamentale riferimento di studio all'epoca per noi giovani attori , che mi ha concesso l'onore di conferirmi questo prestigioso premio........"
Ironia della sorte fu proprio Wim Wenders ad adombrare il premio concessogli poichč nel discorso finale di commiato invitō l'organizzazione a modificare il regolamento dei premi.
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Al momento della premazione della Coppa Volpi , quale miglior interprete maschile della Biennale di Venezia 2008 nel film "Il papā di Giovanna ", Silvio Orlando pronunciō un discorso del tipo:
" Un giornalista stamattina mi ha chiesto cosa fosse per me la fortuna . Ed io gli ho risposto che la fortuna č incontrare le persone giuste nella vita .Io ho incontrato Nanni Moretti.......Pupi Avati....... ed ultimo Wim Wenders , fondamentale riferimento di studio all'epoca per noi giovani attori , che mi ha concesso l'onore di conferirmi questo prestigioso premio........"
Ironia della sorte fu proprio Wim Wenders ad adombrare il premio concessogli poichč nel discorso finale di commiato invitō l'organizzazione a modificare il regolamento dei premi. In buona sostanza fece comprendere che per regolamento la giuria non avrebbe potuto assegnare il premio di miglior attore a Mickey Rourke poichč al film "The Wrestler " era stato assegnato il premio quale miglior film della biennale; ed in questo senso proprio per l'astruso regolamento vi sarebbe stata incompatibilitā .
Ho visto entrambi i film ;per ultimo in DVD quello di Pupi Avati . La mia opinione di vecchio cinefilo č che l'interpretazione di Sivio Orlando č semplicemente straordinaria e che a dispetto da quanto affermato da Wim Wenders il premio se lo č guadagnato tutto senza rubare nulla .
Tanto asserisco poichč il valore del film , forse il migliore di Pupi Avati , č tutto nella mirabile recitazione di Silvio Orlando. Che riesce a trasmetterti il viscerale amore di un padre per una figlia sfortunata . Fino a commuoverti.
Robert1948
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dandy
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martedė 29 marzo 2011
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bel film drammatico nel panorama desolante odierno
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Un film che cancella il ritratto "facile" dei perdenti emarginati e scava dentro il rapporto pare-figli in un modo non scontato.Restando fedele al suo stile pacato e lineare,Avati(anche sceneggiatore)mette in scena un "piccolo romanzo familiare" che si conclude agli inizi del'50 ponendo l'accento sulle psicologie e l'attenzione di chi sta ai margini,con un pudore e una misura che sembrava aver perso da tempo.Oltre a privilegiare il rapporto tra Giovanna e il padre,viene offerta alla madre la possibilità di far capire la sua "freddezza"(si sente in colpa per la sua bellezza,e si concede uno scampolo col vicino).Forse non era necessario ambientare la storia ai tempi della guerra.
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Un film che cancella il ritratto "facile" dei perdenti emarginati e scava dentro il rapporto pare-figli in un modo non scontato.Restando fedele al suo stile pacato e lineare,Avati(anche sceneggiatore)mette in scena un "piccolo romanzo familiare" che si conclude agli inizi del'50 ponendo l'accento sulle psicologie e l'attenzione di chi sta ai margini,con un pudore e una misura che sembrava aver perso da tempo.Oltre a privilegiare il rapporto tra Giovanna e il padre,viene offerta alla madre la possibilità di far capire la sua "freddezza"(si sente in colpa per la sua bellezza,e si concede uno scampolo col vicino).Forse non era necessario ambientare la storia ai tempi della guerra.Meritata Coppa Volpi a Venezia per Orlando,ma la Rohrwacher avrebbe meritato altrettanto.Francesca Neri dimostra di saper recitare una volta tanto.Greggio ce la mete tutta,e non è neanche male(considerato come finisce).Ma dopo anni di "striscia la notizia"e tutta una vita di commediaccie delle peggiore specie riesce difficile credergli.Ti aspetti sempre che da un momento all'altro se ne esca col suo"E' lui,o non è lui?"e infatti,è subito tornato nei suoi "ranghi"con Oldoini.
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[+] avati conferma spessore di vero autore.
(di valvestino)
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crycry87
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martedė 3 aprile 2012
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c'č introspezione psicologica
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Film d'epoca come altri precedenti bei lavori di Avati, "Il papà di Giovanna" si caratterizza, differenziandosi da questi ultimi, per almeno un motivo importante: qui non c'è solo il bozzettismo, la descrizione dell'Italia che non c'è più, la nostalgia del passato. C'è introspezione psicologica, approfondimento dei personaggi e, soprattutto, c'è l'analisi, attualissima, del rapporto tra mente e corpo, tra sanità e malattia, tra normalità e psicopatia. Una cattiva elaborazione della propria immagine di sè genera dei mostri, ci suggerisce Avati, e il ruolo di genitore è, a volte - anzi sempre - molto difficile.
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Film d'epoca come altri precedenti bei lavori di Avati, "Il papà di Giovanna" si caratterizza, differenziandosi da questi ultimi, per almeno un motivo importante: qui non c'è solo il bozzettismo, la descrizione dell'Italia che non c'è più, la nostalgia del passato. C'è introspezione psicologica, approfondimento dei personaggi e, soprattutto, c'è l'analisi, attualissima, del rapporto tra mente e corpo, tra sanità e malattia, tra normalità e psicopatia. Una cattiva elaborazione della propria immagine di sè genera dei mostri, ci suggerisce Avati, e il ruolo di genitore è, a volte - anzi sempre - molto difficile. A volte poi ci si sposa per convenienza e non per amore (a volte?), e anche questo può generare dei mostri. Poi però i rapporti più intensi sul piano affettivo resistono a tutto, comprese guerre e manicomi, e alla fine il papà torna con Giovanna, conclude il regista. Insomma stavolta Avati non si mantiene sulla superficie ma scava eccome e il film non è "solo" una stupenda cartolina seppiata che mostra una serena famiglia degli anni '30 in una tranquila giornata primaverile, ma un ritratto a tinte forti che, di quell'epoca, mostra le turbolenze, le angosce e i drammi personali e famigliari, così simili a quelli attuali. Allora, esperimento riuscito? Forse era meglio "Una gita scolastica" o "Festa di laurea"? A mio parere la coerenza stilistica e la poesia intesa come nostalgia trasudata da ogni singolo fotogramma di "quei" film restano inarrivati, e il film disperde l'incanto iniziale della Bologna degli anni '30 nel momento in cui comincia a scavare nei personaggi e nelle dinamiche psicologiche. Inoltre, la contestualizzazione storica troppo invadente soprattutto nel finale, i bombardamenti, i rapporti ambigui e transeunti degli italiani col fascismo, risultano un pò forzati e disadatti al film (forse bastava l'ambientazione d'epoca, magari con qualche sfilata di balilla e qualche parata militare...). Film quindi rischioso e, sotto molti punti di vista, coraggioso (ma Avati è uno che ama sperimentare), ma necessariamente riuscito a metà. La sensazione è che, quando intende dire qualcosa di emotivamente forte, il regista avverta la necessità, nel dirlo, di sostenersi ai suoi appigli più naturali (i film d'ambientazione d'epoca) - vedi anche "Quando arrivano le ragazze?". Ad ogni modo, non si può non augurare cento anni di vita e di cinema ad un cineasta come Pupi Avati, unico nel far sembrare attori consumati personaggi che col cinema non hanno mai avuto nulla a che fare, e non si può non apprezzare la sua voglia di continuare a rinnovarsi e a sperimentare, pur mantenendosi nel solco della tradizione e di uno stile riconoscibile e, comunque, originalissimo.
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shiningeyes
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lunedė 15 aprile 2013
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storia triste di grande effetto
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“Il papà di Giovanna” è un'opera sensibile e drammatica, che prosegue in uno sviluppo sempre più struggente e triste ed è portatore di temi importanti come l'emarginazione e l'inesauribile amore paterno che può provare un padre per una figlia.
La storia è ambientata nella Bologna fascista e vede al centro della vicenda Michele Casali, professore buono e malinconico e la sua introversa e infantile figlia diciassettenne Giovanna, con la quale ha un amorevole e protettivo rapporto.
Nonostante Giovanna si macchi dell'omicidio della sua migliore amica, per una questione di gelosia, Michele continuerà a starle vicino a dispetto delle chiacchiere del quartiere e dello scandalo destato e ormai ne constaterà amaramente la sua follia, ma tuttavia andrà comunque a trovarla al manicomio criminale in cui è rinchiusa, anche in piena guerra.
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“Il papà di Giovanna” è un'opera sensibile e drammatica, che prosegue in uno sviluppo sempre più struggente e triste ed è portatore di temi importanti come l'emarginazione e l'inesauribile amore paterno che può provare un padre per una figlia.
La storia è ambientata nella Bologna fascista e vede al centro della vicenda Michele Casali, professore buono e malinconico e la sua introversa e infantile figlia diciassettenne Giovanna, con la quale ha un amorevole e protettivo rapporto.
Nonostante Giovanna si macchi dell'omicidio della sua migliore amica, per una questione di gelosia, Michele continuerà a starle vicino a dispetto delle chiacchiere del quartiere e dello scandalo destato e ormai ne constaterà amaramente la sua follia, ma tuttavia andrà comunque a trovarla al manicomio criminale in cui è rinchiusa, anche in piena guerra.
Pupi Avati ci mostra una storia strappalacrime e cupa, alimentata soprattutto dall'eccellente impianto luci fatto di color seppia e chiaroscurati, che ne determinano la sensazione di angoscia; importanti sono le scene del dolore dei genitori di Giovanna, che non si capacitano di ciò che gli sta accadendo e vede affievolirsi sempre meno un amore tra loro che non ci è mai stato, che è pura causa della latente pazzia della ragazza.
Il film riesce bene anche grazie ad un corposo cast che mette in scena tutte le loro capacità in modo palpabile e incisivo: Silvio Orlando, sebbene non faccia una parte molto diversa dalla solita, ci colpisce con la sua espressività agghiacciante e scolpita di dolore, dando prova di essere uno degli attori di punta del nostro cinema, la sua Coppa Volpi e meritatissima; Francesca Neri anche riesce ad andare oltre le sue capacità, che sinceramente non mi hanno mai entusiasmato, mostrandoci un personaggio con molte sfumature; Alba Rohrwacher è semplicemente la donna più adatta ad interpretare il difficile ruolo di Giovanna, non essendo un attrice che attira l'attenzione per la sua bellezza (anzi) e con il suo volto da bambina, che serve a rendere più reale il personaggio portato sullo schermo; ma la sorpresa è sicuramente Ezio Greggio, che per la prima volta interpreta un ruolo serio e dimostrandoci insospettabili doti drammatiche, tenendo testa ad un più versato Silvio Orlando.
Magari c'è qualche difettuccio qua e là nella pellicola, ma la regia attenta e definita di Pupi Avati è fin troppo superiore a queste piccolezze per non far si che, “Il papà di Giovanna” sia uno dei migliori esempi del nostro cinema di questi ultimi anni.
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