Anno | 2008 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 102 minuti |
Regia di | Stefano Calvagna |
Attori | Brunella De Nardo, Giampiero Lisarelli, Stefano Calvagna, Corinne Cléry, Claudio Angelini Sergio Petrella, Crisula Stafida, Niccolò Calvagna, Cinzia Mascoli, Francesca Antonelli. |
Uscita | giovedì 3 luglio 2008 |
Distribuzione | Poker Entertainment |
MYmonetro | 2,49 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 29 novembre 2017
Carlo e Laura, sposati da poco, conducono una vita tranquilla, destreggiandosi tra il lavoro precario e la poca solidità economica. Un giorno Carlo è costretto a lasciare il lavoro. E dopo lo sconforto entra in campo l'usura. In Italia al Box Office Il peso dell'aria ha incassato 42,7 mila euro .
CONSIGLIATO NÌ
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Carlo è impiegato presso un autosalone ed è sposato con Laura, una giovane donna laureata, incalzata dalla precarietà e in cerca di un contratto a tempo determinato. Costretto dalla sua principale alle dimissioni, Carlo mette e legge annunci senza risultato. In un prestigioso maneggio di Roma incontra Stefano, un vecchio compagno di liceo e sedicente finanziatore. Ignaro dell'illecita attività dell'amico e deciso a conquistare per sé e la moglie una piena stabilità, Carlo ottiene da lui un prestito da investire sul futuro e in un vecchio casale nella campagna umbra. L'affare promettente sfumerà e Carlo e Laura saranno costretti a nascondersi per sfuggire al loro strozzino e ai suoi implacabili esecutori.
È bene chiarirlo subito, Stefano Calvagna non ha il talento visivo e la sensibilità fuori dal comune di Paolo Sorrentino, che con L'amico di famiglia aveva già affrontato il tema esecrabile dell'usura, una delle patologie topiche e antropiche dell'Italia contemporanea. Allo stesso modo il regista romano del Lupo, riferisce di un mondo dominato dalla volgarità, dove chi è vittima della precarietà e di principali laidi e amorali chiede soldi a usura per inseguire un sogno di benessere, per comprarsi l'ultimo e corredato telefonino, per farsi uno scooter appariscente, spinto dalla patologia di sentirsi almeno per un giorno esaudito e benestante.
Per quanto apprezzabile, il tentativo di indagare dentro la piaga sociale dell'usura e di mettere in discussione l'intero sistema sociale non trova nel cinema di Calvagna un corrispettivo narrativo e formale maturo. Televisivo e naïf, Il peso dell'aria è incapace di costruire un'epica a partire dalla cronaca.
Siamo insomma lontani dal cinema civile o di denuncia che ieri coincideva con l'opera autoriale di Petri, Rosi e Damiani e oggi con quella di Garrone e Sorrentino. Il problema non è soltanto "estetico", insieme a una evidente standardizzazione drammaturgica ed espressiva, Il peso dell'aria riduce il reale a un mero sfondo, su cui risaltano le figure stereotipate dell'usuraio, dello stesso Calvagna, e le vittime di Giampiero Lisarelli e Brunella De Nardo. La desertificazione morale dei personaggi non rimbalza mai sui luoghi e sui paesaggi.
Se per Sorrentino l'Agro Pontino è il teatro di una putrefazione morale che per estensione rappresenta il paese e il mondo globalizzato, la Roma di Calvagna è una città posticcia, riciclo di quella vera, ricostruita a Cinecittà e abitata da cattivi tout court. Diversamente dallo strozzino Geremia di Giacomo Rizzo, il faccendiere di Calvagna è tratteggiato in maniera sommaria, non è un cattivo per necessità né tantomeno possiede doti di insospettabile umanità.
Il cinema girato da Calvagna è un cinema indipendente che coraggiosamente si autoproduce e si autodistribuisce, sopravvivendo accanto a quello ufficiale e provando a contrapporsi alla dilagante industria dello spettacolo nostrano e americano. E questo gli va riconosciuto, non di meno il regista romano produce un cinema didascalico al limite della semplificazione e della disambiguità, che avrebbe bisogno di un qualche "aggiustamento" in previsione di un Peso dell'aria parte seconda.
Se vi chiedete perchè certi (presunti) registi non emergono e certi (presunti) attori non li troverete mai a Cannes, a Venezia, ma manco alla Sagra della Porchetta di Ariccia, beh... Guardate questo film e avrete tutte le risposte del caso. Io, onestamente, appena cominciata la visione ho avuto i brividi freddi (a quasi 30°!!!), ma ho voluto farmi male, ho voluto continuare a vedere.
Roma, oggi. Carlo perde il lavoro di venditore d’automobili e per non angustiare la mogliettina Laura diventa facile preda di un vecchio amico, di professione promotore finanziario.... Almeno all’apparenza, perché il truce Stefano si rivela ben presto il boss di un’efficiente gang di nuovi criminali. Per il protagonista il percorso si fa, così, obbligato: un versamento immediato senza lungaggini né [...] Vai alla recensione »
Il dramma della precarietà. I desideri di un consumismo qualunque. Le sirene d'Ulisse di un investimento che risolve la vita, annulla i problemi, spalanca gli orizzonti del benessere. E il dramma dell’usura, che per alcuni è il baratro inaspettato che toglie dignità, sicurezza e certezze, mentre per altri, come recita uno dei protagonisti, sono «soltanto affari».
Il dramma dell’usura, che toglie il respiro e la dignità. Il racconto della vita vera intessuta di precarietà e di false illusioni e l’ispirazione dai fatti violenti di cronaca sono gli elementi che confermano Stefano Calvagna un regista di trincea capace di confrontarsi con i più scottanti temi sociali. Parliamo del suo ultimo lungometraggio «Il peso dell’aria», prodotto e distribuito dalla Poker [...] Vai alla recensione »
Un cattivo servizio a una buona causa. Così in estrema sintesi il risultato di Il peso dell'aria di e con Stefano Calvagna. La giovane coppia protagonista combatte in mezzo alla giungla metropolitana del lavoro precario, della mancanza di garanzie, del ricatto che prende la forma delle dimissioni "spontanee" o della firma sotto un documento che attesta un periodo dì lavoro inferiore a quello realmente [...] Vai alla recensione »