mark0791
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venerdì 10 ottobre 2014
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burton fa centro
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Tim Burton: regista geniale dei nostri giorni, inventore di un nuovo genere cinematografico. Quando si parla di film gotico ed al contempo fiabesco, atmosfere cupe e talvolta inquietanti, con protagonisti tormentati e sofferenti, spesso isolati ed alienati dal mondo, ma con enorme cuore, si parla di stileBurtoniano.
In Sweeney Todd: the demon barber of Fleet Street Tim Burton propone un altro dei suoi protagonisti, il barbiere serial killer interpretato da Johnny Depp che, per vendetta, uccide i suoi clienti tagliando loro la gola. La sua complice è la signora Lovett, una panettiera che fa buoni affari cucinando pasticci di carne scarnificando i cadaveri dei clienti del barbiere.
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Tim Burton: regista geniale dei nostri giorni, inventore di un nuovo genere cinematografico. Quando si parla di film gotico ed al contempo fiabesco, atmosfere cupe e talvolta inquietanti, con protagonisti tormentati e sofferenti, spesso isolati ed alienati dal mondo, ma con enorme cuore, si parla di stileBurtoniano.
In Sweeney Todd: the demon barber of Fleet Street Tim Burton propone un altro dei suoi protagonisti, il barbiere serial killer interpretato da Johnny Depp che, per vendetta, uccide i suoi clienti tagliando loro la gola. La sua complice è la signora Lovett, una panettiera che fa buoni affari cucinando pasticci di carne scarnificando i cadaveri dei clienti del barbiere.
Colpo di scena: il film è al novanta per cento cantato, con le favolose canzoni dell’omonimo musical di Stephen Sondheim.
Dunque abbiamo un film cantato, una storia di omicidio seriale, di vendetta e di cannibalismo. Sembra la ricetta perfetta per un epocale flop. Forse in mano a qualcun altro; invece il regista di Edward mani di forbice e di Big fish sforna quello che forse è il fiore all’occhiello (per ora) della sua carriera.
I due attori protagonisti (Depp, candidato all’Oscar per questo film, e H. B. Carter) eseguono un’interpretazione magistrale, non solo nella recitazione, ma anche nel canto. Le musiche di Sondheim non hanno bisogno di ulteriori commenti, e la regia di Tim Burton è mozzafiato, con inquadrature di primi piani e visioni panoramiche della Londra gotica creata da Dante Ferretti (premio Oscar).
Il punto di forza del film, il colpo di genio che forse solo Tim Burton sarebbe riuscito a realizzare con del materiale del genere, sta nell’equilibrio: nulla è superfluo, nessuna ripresa, nessuna battuta, nessuna canzone. Tutto è inserito meravigliosamente, permettendo di creare una vera opera d’arte che scorre ricca di colpi di scena, lasciando lo spettatore con il fiato sospeso fino alla fine.
Ma non solo. Oltre alla bellezza del film che incanta già solo per le sue scene di tenebroso splendore, il film continua il filone tanto caro a Tim Burton. Qui, un barbiere alienato dal mondo civilizzato, a cui è stato portato via ciò che ha di più caro, sceglie di reagire nella sua pazza e disperata maniera. Ed è nei reconditi pensieri del protagonista che Burton fa emergere la sua fosca visione del mondo: in un mondo malvagio e corrotto, tutti meritano di morire. Persino, alla fine, il protagonista stesso: in una scena finale di rara bellezza Sweeney Todd, dopo aver ucciso il giudice che gli ha portato via moglie e figlia e gli ha instillato il seme della vendetta, e dopo aver ucciso per errore l’amata moglie, ingannato e tradito dalla signora Lovett, sceglie di abbracciare la morte. Tutti meritano di morire: così recita il film. Anche lui.
Ma, come in ogni visione fiabesca di Burton, non tutto è tenebra: i due giovani amanti (la figlia di Todd ed un marinaio amico del barbiere) riescono alla fine a fuggire. Forse perché nel mondo di Burton, in fondo, i veri innocenti, mossi soltanto dall’amore più puro ed incondizionato, meritano invece di vivere.
C’è poi lo sfortunato bambino Toby, prima assistente di un barbiere italiano che lo maltratta, in seguito usato dalla Lovett come cameriere. Si evince un contrasto nelle emozioni della donna verso il piccolo: se da un lato lo accudisce con spirito materno, dall’altro è pronta ad ucciderlo quando lui vuole correre dalle autorità per denunciare Todd. Altro tipico tema burtoniano: la dualità. Pur essendo una criminale, non manca in lei l’amore. Qui il messaggio è estremo, ma vuole mostrare come nel nostro profondo abbiamo tutti un lato oscuro, un po’ un Mr Hyde che si cela in ognuno di noi. E, analogamente, coloro che sembrano le persone peggiori, spesso nascondono invece un lato di umanità.
E’ Toby che, alla fine, dona la morte all’anima tormentata del barbiere, chiudendo il cerchio. Tutti coloro che dovevano pagare, hanno pagato con la vita. Pur macchiandosi anch’egli di omicidio, spezza la catena di uccisioni creando le basi, forse, per la speranza di un mondo migliore.
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themaster
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lunedì 13 aprile 2015
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capolavoro
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Da grande estimatore di Tim Burton non potevo non apprezzare questo film che,sin dalla prima volta in cui lo vidi(circa 10 anni) mi colpì moltissimo,mi traumatizzò ma anche mi affascinò tanto da far tenere gli occhi incollati allo schermo nonostante la grande violenza di certe scene.
Il film è tratto dallo spettacolo teatrale omonimo,a sua volta tratto dal famoso personaggio storico e letterario Sweeney Todd.
La regia di Burton è molto particolare,priva di virtuosismi inutili,che delinea i personaggi e il contesto in cui avviene il loro movimento in scena in maniera perfetta,andando a creare dei veri e propri quadri insani,macabri e allo stesso tempo malinconici e splendidi che si insinuano sotto la pelle dello spettatore senza mai abbandonarlo.
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Da grande estimatore di Tim Burton non potevo non apprezzare questo film che,sin dalla prima volta in cui lo vidi(circa 10 anni) mi colpì moltissimo,mi traumatizzò ma anche mi affascinò tanto da far tenere gli occhi incollati allo schermo nonostante la grande violenza di certe scene.
Il film è tratto dallo spettacolo teatrale omonimo,a sua volta tratto dal famoso personaggio storico e letterario Sweeney Todd.
La regia di Burton è molto particolare,priva di virtuosismi inutili,che delinea i personaggi e il contesto in cui avviene il loro movimento in scena in maniera perfetta,andando a creare dei veri e propri quadri insani,macabri e allo stesso tempo malinconici e splendidi che si insinuano sotto la pelle dello spettatore senza mai abbandonarlo. La poetica Burtoniana esplode grazie all'estro di un istrione come Johnny Depp che interpreta una sorta di miscuglio tra Jack Lo Squartatore,Sweeney Todd e il conte di Montecristo,un uomo a cui è stato tolto tutto,disposto a qualsiasi cosa pur di riprendersi ciò che l'umanità gli ha portato via,desideroso solo di avere la sua vendetta,ad aiutarlo in questa macabra missione c'è Helena Bonham Carter nei panni di Mrs.lovett,bellissima,sensuale ed inquietante come solo lei sa essere.
Di contorno ci sono i grandiosi Alan Rickman e Timothy Spall che interpretano i due villain della pellicola,il primo,il Giudice Turpin,un uomo dalle mille perversioni,egoista,sgradevole anche alla vista,per scelta stilistica infatti Burton ha deciso di riempirlo di macchie ovunque sui vestiti,sui pantaloni,in modo da aumentare l'effetto che fa il personaggio entrando in scena,il secondo invece,il messo Bamford è un uomo viscido,ancor più sgradevole di Turpin e violento,quasi sadico,un sociopatico che non prova alcun sentimento e che anzi trae piacere dalla sofferenza delle altre persone (un pò come era il Codaliscia di Harry Potter).
Mi è piaciuto tantissimo il cameo di Sacha Baron-Cohen che dimostra ancora una volta di essere un attore incredibile oltre che un comico eccellente,il suo ruolo è molto risicato,tuttavia,in quei pochi minuti in cui compare è il protagonista assoluto del film,nel giro di dieci minuti ti inquieta,ti diverte,ti disgusta e ti impressiona grazie alle sue enormi doti canore,non è da tutti.
Sweeney Todd è una parabola violenta e intrisa di rabbia nei confronti di un genere umano,da cui Burton è completamente sfiduciato,nella pellicola infatti si punta l'acceleratore sui cattivi(un pò tutti i personaggi del film) mentre si spinge meno sui buoni e sulla loro love story ovvero Johanna e Anthony.
Il regista delinea un mondo in cui vi è una spietata e tacita lotta per la sopravvivenza,una Londra sporca,cupa e gotica al massimo fa da contorno alle vicende dei personaggi,tutti egoisti,cattivi ma non fino in fondo,tutti caduti vittime dei soprusi dei potenti(Turpin) ai quali interessa solo di sè stessi. Come specifica Todd durante un monologo cantato splendido,è questa la storia del mondo,uomini che si divorano l'un l'altro,sono tutti colpevoli e cattivi allo stesso modo,meritiamo tutti di morire c'è quasi un discorso di autocritica da parte del personaggio di Johnny Depp il quale è a conoscenza della propria natura,sa di essere un uomo spregevole,ma di meritare la sua vendetta,fine che lo accecherà a tal punto da non riconoscere nemmeno la propria figlia e ad uccidere persone senza il benchè minimo filo logico,è questa la logica dei personaggi di questa pellicola,nessun uomo è innocente,chiunque in vita sua ha compiuto almeno un atto per cui valga la pena essere appeso per il collo,un ragionamento nichilista che io non condivido ma che arrivo a capire ed è qui che sta la forza di Tim Burton,a lui non servono mezzi termini,se ci deve mostrare una gola tagliata con tanto di spruzzo di sangue chilometrico lo fa perchè è propedeutico a far arrivare meglio il messaggio allo spettatore.
Chiunque nel mondo di Sweeney Todd abbracci la cattiveria e l'odio è rappresentato come uno zombie,con la pelle completamente bianca e i contorni degli occhi neri,scelta stilistica che genera uno stile retrò che rende ancora più credibile l'atmosfera e il contesto. Sweeney Todd è un guardiano del caos,e come dice anche lo splendido Joker di Heat Ledger è un uomo equo che non fa sconti a nessuno,proprio come il caos.
In questa pellicola convivono tutti i sentimenti che Burton porta avanti ormai da anni,qui elevati ad un livello superiore,ciò a riprova del fatto che Burton non è mai uguale a sè stesso come dicono in molti e che sa ancora fare cinema alla grande senza fermarsi a questo.Sweeney Todd va oltre il cinema,va oltre lo spettatore e va oltre il capolavoro,è la realtà deformata che noi tutti viviamo ogni giorno,Sweeney Todd è un film che parla di noi tutti. Voto 10/10
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francesco2
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martedì 27 dicembre 2011
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qualche considerazione
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Burton è un poeta del cinema, che meglio farebbe a non essere "poetico" quando vuole fare cantare i suoi personaggi, senza quelle sfumature (Sic!) di grottesco-dark che emergeranno successivamente; o inventa storie d'amore riuscite a metà, senza naturalmente diventare per questo stucchevole o sdolcinato; o disegna personaggi poco "suoi", o semplicemente poco credibili. Come il giudice, che acquisirà sprazzi di umanità solo nel duetto canoro, o sua figlia, ancora meno credibile di lui. Tuttavia questo "barbiere", più di quanto (non) possa apparire, è una figura estremamente burtoniana,forse più del film in sé e per sé, nell'essere il più sensibile degli uomini che sfoga una grande insensibilità: quando si erge a giudice-carnefice, ferito però a morte dalle ingiustizie subite.
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Burton è un poeta del cinema, che meglio farebbe a non essere "poetico" quando vuole fare cantare i suoi personaggi, senza quelle sfumature (Sic!) di grottesco-dark che emergeranno successivamente; o inventa storie d'amore riuscite a metà, senza naturalmente diventare per questo stucchevole o sdolcinato; o disegna personaggi poco "suoi", o semplicemente poco credibili. Come il giudice, che acquisirà sprazzi di umanità solo nel duetto canoro, o sua figlia, ancora meno credibile di lui. Tuttavia questo "barbiere", più di quanto (non) possa apparire, è una figura estremamente burtoniana,forse più del film in sé e per sé, nell'essere il più sensibile degli uomini che sfoga una grande insensibilità: quando si erge a giudice-carnefice, ferito però a morte dalle ingiustizie subite.
Nel non volere colpire chi forse, o probabilmente, se lo "meriterebbe"(!!) di più notiamo, forse, quanta sensibilità ci sia nel suo atteggiamento di sanguinario. Ma dei momenti veramente validi, quelli sì, il film ce li regala nel duetto canoro con la Bonham-Carter. Burton non giudica chi farà delle scelte insolite, tutt'altro: forse, vuole mostrarci che nel macabro mondo che li (ci?) circonda, questa strana coppia non sia molto più macabra di tutto il "resto".
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anna
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giovedì 20 novembre 2008
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che gli attori insegnino la lirica ai cantanti
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Al cinema non ho saputo apprezzare Sweeney Todd: sono uscita con la sensazione che la musica non dicesse un granché, fosse troppo caotica e rubasse l'attenzione all'opera. Avrei dovuto fidarmi dell'esperienza, che già mi suggeriva che un musical, come un'opera lirica (e non solo) va visto più volte, ascoltato con attenzione. Conoscevo a grandi linee la trama del film e le sue origini, sebbene non avessi mai visto la versione teatrale, ed è stato proprio guardando la versione interpretata sul palco da George Hearn (Sweeney Todd) Angela Lansbury (Mrs Lovett) negli anni '80 che mi ha colpito la bellezza del film di Tim Burton, oltre che del lavoro di Sondheim. Ci sono passaggi nell'interpretazione di Lansbury e Hearn che mi hanno fatto rimpiangere di non essermi trovata dal vivo ad applaudire a gran voce in platea, eppure allo stesso tempo ho rivalutato la versione cinematografica al punto di preferirla, perché per quanto sia noto ed evidente che i membri del cast del film si sono trovati a cantare senza una solida preparazione professionale, la loro impostazione da attori, da INTERPRETI, ha dato una profondità ai personaggi che in teatro non viene mai raggiunta, lasciando un distacco che viene anzi sottolineato in un umorismo da palcoscenico, in piccole gag che strizzano l'occhio al pubblico.
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Al cinema non ho saputo apprezzare Sweeney Todd: sono uscita con la sensazione che la musica non dicesse un granché, fosse troppo caotica e rubasse l'attenzione all'opera. Avrei dovuto fidarmi dell'esperienza, che già mi suggeriva che un musical, come un'opera lirica (e non solo) va visto più volte, ascoltato con attenzione. Conoscevo a grandi linee la trama del film e le sue origini, sebbene non avessi mai visto la versione teatrale, ed è stato proprio guardando la versione interpretata sul palco da George Hearn (Sweeney Todd) Angela Lansbury (Mrs Lovett) negli anni '80 che mi ha colpito la bellezza del film di Tim Burton, oltre che del lavoro di Sondheim. Ci sono passaggi nell'interpretazione di Lansbury e Hearn che mi hanno fatto rimpiangere di non essermi trovata dal vivo ad applaudire a gran voce in platea, eppure allo stesso tempo ho rivalutato la versione cinematografica al punto di preferirla, perché per quanto sia noto ed evidente che i membri del cast del film si sono trovati a cantare senza una solida preparazione professionale, la loro impostazione da attori, da INTERPRETI, ha dato una profondità ai personaggi che in teatro non viene mai raggiunta, lasciando un distacco che viene anzi sottolineato in un umorismo da palcoscenico, in piccole gag che strizzano l'occhio al pubblico. Il cinema è diverso; per questo possiamo ringraziare Tim Burton e il patronato di Sondheim, che hanno deliberatamente preferito la coerenza e la scena pur di rendere finalmente concrete e identificabili le motivazioni e i sentimenti dei protagonisti. Che poi molti, troppi cantanti professionisti siano naturalmente e invariabilmente portati a strafare con le proprie capacità tecniche dimenticando le esigenze del dramma è una motivazione più che sufficiente a giustificare questa scelta. Peccato che si crei un simile divario, peccato dover distinguere fra due categorie di interpreti, peccato soprattutto che fra le due la più "preparata" professionalmente venga surclassata da quella più flessibile (più seria? più impegnata?) e disposta a compromessi. Sweeney Todd è un dramma difficile da ascoltare e funesto da cantare, ricco di dissonanze, contrappunti e sovrapposizioni, lento, intenso, teso e psicopatico, continuamente variato nel tempo e nel tono; sarebbe forse comprensibile se nello sforzo di seguire la musica e tenere l'intonazione si perdessero testo e significato, eppure questa squadra ha saputo sfruttare le sfumature del copione per dare una resa fedele, o quantomeno coinvolgente e convincente, di una storia torbida del cuore e della mente umana. Sia un miracolo di Tim Burton e del suo cast eccezionale, o un'ennesima lezione alla lirica, questo film sviluppa le potenzialità del musical e della recitazione multimediale, superando gran parte del disagio spesso provocato dalla fusione di teatro e canto.
Bravi, bravi, veramente bravi; un film ottimo.
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fradell'olio
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martedì 21 aprile 2009
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sweeney
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Sweeney Todd ritorna a Londra dopo 15 anni di esilio, accusato di non si sa cosa è costretto ad abbandonare moglie e figlia. Ritorna per vendicarsi, uccidere il giudice (Alan Rickman) responsabile di tutto questo.
La vendetta è forte, violenza al massimo, horror, molto splatter.
Il sangue delle vittime che sgorga a fiumi e zampilli, è arancione, che contrasta bene la scenografia dark – gotica.
Un mondo sporco, senza salvezza, solo la figlia e il marinaio si salveranno.
Simile per certi aspetti a Sleepy Hollow, ma qui non c'è nessuna ironia, è tutto molto più serio.
forse le sequenze di sweeney e lovett sulla manica, sulla spiaggia così
piene di colori e luci forse stonano un pò, è un punto di rottura troppo
forte.
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Sweeney Todd ritorna a Londra dopo 15 anni di esilio, accusato di non si sa cosa è costretto ad abbandonare moglie e figlia. Ritorna per vendicarsi, uccidere il giudice (Alan Rickman) responsabile di tutto questo.
La vendetta è forte, violenza al massimo, horror, molto splatter.
Il sangue delle vittime che sgorga a fiumi e zampilli, è arancione, che contrasta bene la scenografia dark – gotica.
Un mondo sporco, senza salvezza, solo la figlia e il marinaio si salveranno.
Simile per certi aspetti a Sleepy Hollow, ma qui non c'è nessuna ironia, è tutto molto più serio.
forse le sequenze di sweeney e lovett sulla manica, sulla spiaggia così
piene di colori e luci forse stonano un pò, è un punto di rottura troppo
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valis.91
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sabato 24 dicembre 2011
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musical e tim burton? oh yes!
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La trasposizione cinematografica del musical di Broadway di Sonheim non poteva che essere affidata a Tim Burton, il quale riesce a portare sullo schermo un ottimo film con interpreti quasi sempre azzeccati: il duo Deep-Bonham Carter, ormai assodati da tempo nella scuderia del regista, stupiscono soprattutto per le doti canore più che per la maestria della parte; buona anche l'interpretazione di Alan Rickman e Timothy Spall nel ruolo rispettivamente del perfido giudice Turpin e il meschino commesso Bamford mentre, a mio parere, rimangono incolori i protagonisti della sottotrama amorosa Jamie Bower e Jayne Wisener.
Burton dà il meglio di sè anche nella scenografia in cui può sbizzarrire la predilezione per il gotico, ambientando la vicenda in una cupa Londra vittoriana che rispecchia di fatto la trama a tinte fosche del film e nel riadattamento della colonna sonora, memorabile per pezzi come "The worst pies in London" e "Little Priest".
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La trasposizione cinematografica del musical di Broadway di Sonheim non poteva che essere affidata a Tim Burton, il quale riesce a portare sullo schermo un ottimo film con interpreti quasi sempre azzeccati: il duo Deep-Bonham Carter, ormai assodati da tempo nella scuderia del regista, stupiscono soprattutto per le doti canore più che per la maestria della parte; buona anche l'interpretazione di Alan Rickman e Timothy Spall nel ruolo rispettivamente del perfido giudice Turpin e il meschino commesso Bamford mentre, a mio parere, rimangono incolori i protagonisti della sottotrama amorosa Jamie Bower e Jayne Wisener.
Burton dà il meglio di sè anche nella scenografia in cui può sbizzarrire la predilezione per il gotico, ambientando la vicenda in una cupa Londra vittoriana che rispecchia di fatto la trama a tinte fosche del film e nel riadattamento della colonna sonora, memorabile per pezzi come "The worst pies in London" e "Little Priest". In effetti, in quanto horror-musical, poteva esser sfruttata meglio la carica orrorifica, decisamente sottotono rispetto alla cura riservata alle musiche, ma forse è stato meglio così. Quattro stelle decisamente meritate!
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capitan_gian
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martedì 15 febbraio 2011
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tanto sangue per (quasi) nulla.
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Tanto sangue. Fiotti di sangue. Fiumi di sangue. Sangue che percorre il film e ne traccia ogni istante. Sangue che gioca tra le fessure e si pone come narratore silenzioso di una vicenda drammatica ma poco avvincente.
Il sangue di Burton, finto, artificiale, rassicurante. "In fondo è solo finzione".
Parto dalle note assolutamente positive: il cast, la scenografia e l'ambientazione.
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Tanto sangue. Fiotti di sangue. Fiumi di sangue. Sangue che percorre il film e ne traccia ogni istante. Sangue che gioca tra le fessure e si pone come narratore silenzioso di una vicenda drammatica ma poco avvincente.
Il sangue di Burton, finto, artificiale, rassicurante. "In fondo è solo finzione".
Parto dalle note assolutamente positive: il cast, la scenografia e l'ambientazione. Superbi.
Johnny Depp è cupo e agghiacciante al punto giusto; nei suoi occhi si legge un demoniaco dolore che esprime la frustrazione della perdita e dell'ingiustizia. La sua lama è come una spada, ed è il parallelo infernale delle forbici di "Edward (Mani di forbice)".
Helena Bohnam Carter, nel ruolo di Mrs. Lovett, è pallida ed espressiva, manipolatrice come una vera donna innamorata. I duetti di questi diabolici protagonisti sono i migliori, i più sorprendenti e, a dirla tutta, i meno noiosi. E il sangue è il centro anche del loro rapporto, s'insinua nei dialoghi, goccia dopo goccia, scandendo i tempi di un pericoloso gioco senza lieto fine.
La scenografia e l'atmosfera ricreata è completamente di matrice burtoniana.
Una Londra buia, grigia, fumosa, umida e quasi disumana. Gente di passaggio, vestita di colori altrettanto spenti; persone che camminano come zombie tra le sagome di alte case dall'aspetto poco rassicurante.
Il fumo esce dai comignoli e gioca col cielo, basso e nefasto, e parla di morte per tutto il film. Parla di alienazione, di bene e male, di presagi, di vendetta e di tragedia.
Solo per qualche minuto, inaspettatamente, si apre un cielo azzurro di campagna simile a quelli di "Big fish". E si intravedono le burle e i sogni tipici dei film del regista, messi in scena dai desideri di Mrs. Lovett (l'amore in fondo riesce ad aprire squarci di luce anche nel nero più macabro).
L'ambientazione rievoca "La sposa Cadavere", ma in questo caso è completamente negato il fattore ironico e buffo, il fattore caricaturale. La morte non vive in un'altra dimensione ma è vicina a tutti, e si manifesta sotto mentite spoglie. La morte corre sulla lama di un rasoio.
La trasposizione cinematografica di un musical, in questo caso, ha penalizzato il film, almeno dal mio punto di vista. Il ritmo arranca dietro le canzoni, alcune scene sono iniettate negli occhi dello spettatore, mentre le musiche alienano le orecchie, senza creare suspence, stupore, rabbia, paura o altri sentimenti. Non ci sono coinvolgimenti, tutto rimane lì, in bella mostra sullo schermo; le canzoni si rincorrono senza stupire e rimangono poco impresse nella mente. Burton ha voluto sì giocare con le voci, cercando di farne la messa in scena dei caratteri personali dei protagonisti, ma in alcuni punti ci si aspetterebbe un dialogo parlato che dia una tregua alle orecchie, che faccia decollare il film, che smorzi l'orchestra e ci faccia riavvicinare ai rumori dell'ambientazione.
La vicenda non raggiunge un climax, le situazioni sono già anticipate, affrescate col sangue.
Testa dopo testa, poco di nuovo ci si aspetta dall'intreccio, che si spegne senza che ci si è realmente resi conto dell'accaduto.
Si rimane lì, davanti ai titoli di coda, con un senso di insoddisfazione e con un commento ben chiaro: "mi aspettavo qualcosa di diverso". Non so neppure cosa mi sarei aspettato, ma questo Burton è .. poco Burton.
Poca poetica, un film che strizza l'occhio molto più spesso al genere splatter, ma che nello stesso tempo non ci dona raccapriccio o disapprovazione.
I personaggi sono lì, delineati sulla linea del rasoio, e si affacciano al bene e al male in egual modo. Sono eroi e antieroi nello stesso tempo.
Ma Burton, questa volta, ha fallito il compito di farci immedesimare, manca completamente la personificazione.
"Sweeney Todd", quindi, è un film riuscito dal punto di vista visivo: è stato cioè in grado di fare ciò che il teatro non è in grado di ricreare in maniera sensoriale e tridimensionale; ha composto una scenografia che chiaramente la versione musical non poteva permettersi. Il palco non deve cambiare, i frammenti sono ricomposti col montaggio, i tempi possono accorciarsi, le luci sono perfettamente integrate con gli ambienti.
Ma dal punto di vista narrativo, il film avrebbe forse potuto dare di più.
In fondo i film di Tim hanno quasi sempre puntato su una forte dose di coinvolgimento. "La morte è più vicina di quanto si possa pensare, e, se vista dal verso giusto, può anche divertire".
Ma stavolta no, è una morte lontana, poco buffa.
Tanto sangue. Fiotti di sangue. Fiumi di sangue.
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chiara roggino
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venerdì 7 marzo 2008
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burton fa a botte con broadway: 0 a 1
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(Potete sostituire la recensione da me precedente inoltrata con questa? Strafalcioni anglofoni nella non atroppo anttenta rilettura. Grazie!)
Se qualche critico incauto azzarda definendola "opera poco coraggiosa" o "di una spropositata lentezza" spesso la prima giustifica è :"Che vuoi farci? D'altra parte è un musical no? Nemmeno fra i più brillanti". Tutti addosso al librettista dunque, il povero Callingham Wheeler e al compositore di queste 'ariacce' poco orecchiabili , Stephen Sondheim. Il perché "Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street" abbia vinto sette Tony Adward nel 1979 è dunque un mistero insoluto? Burton fa a botte con Broadway, ma la vittoria non è così scontata. Consiglio pertanto ai detrattori dell'opera musicale pura, quella che muove i suoi passi sulle tavole del palcoscenico, di acquistare il dvd della più celebre versione di Sweeney, interpretata da quella che abitualmente cade nel cliché della "Signora in giallo", la grande Angela Lansbury , nonchè da uno strepitoso George Hearn.
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(Potete sostituire la recensione da me precedente inoltrata con questa? Strafalcioni anglofoni nella non atroppo anttenta rilettura. Grazie!)
Se qualche critico incauto azzarda definendola "opera poco coraggiosa" o "di una spropositata lentezza" spesso la prima giustifica è :"Che vuoi farci? D'altra parte è un musical no? Nemmeno fra i più brillanti". Tutti addosso al librettista dunque, il povero Callingham Wheeler e al compositore di queste 'ariacce' poco orecchiabili , Stephen Sondheim. Il perché "Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street" abbia vinto sette Tony Adward nel 1979 è dunque un mistero insoluto? Burton fa a botte con Broadway, ma la vittoria non è così scontata. Consiglio pertanto ai detrattori dell'opera musicale pura, quella che muove i suoi passi sulle tavole del palcoscenico, di acquistare il dvd della più celebre versione di Sweeney, interpretata da quella che abitualmente cade nel cliché della "Signora in giallo", la grande Angela Lansbury , nonchè da uno strepitoso George Hearn. Purtroppo non credo sia possibile rinvenire l'edizione che vede brillare l'istrionica Patty LuPone nelle vesti di Miss Lovett.
L'errore di Burton è quello di riciclarsi all'eccesso. Operazioni del genere talvolta funzionano come una trappola facendosi marchi di genialità. In questo caso il regista si è legato le mani da solo.
Cos'è che non funziona dunque? C'è una città, quella Londra grigio fumo magnificamente ricostruita da Dante Ferretti. La commistione fra reale e cartoon può anche starci, è credibile. Tutto il contorno rasenta o quasi la perfezione.
Perché Burton ha sbagliato? La risposta è semplice ma non ovvia. Per trovare una risposta è necessario attingere ai palcoscenici di Broadway perché solo da questo presupposto è estraibile una chiave di volta che abbia senso.
Burton ha voluto stravolgere le connotazioni di base dei personaggi, protagonisti in primis, così come delineati da Wheeler per Sondheim e non a caso. Sweeney è un barbiere, un uomo del popolo: parla e si muove come tale. Burton ne ha fatto un eroe romantico, forse mal vestito, ma di nobile cipiglio. Se paragoniamo l'interpretazione di Burton a quella di Hearn (vedi sopra) a vincere è senza dubbio il secondo. Ma Deep sa il fatto suo ed è più che credibile nei panni del diabolico barbiere, visibilmente a suo agio nelle vesti ritagliate su misura per lui dall' amico di vecchia data: un feticcio a metà tra Edward mani di forbice e il vendicatore senza testa di Sleepy Hollow agghindato per l'occasione di un'acconciatura retro che rimanda alla più nota versione de "La moglie di Frankenstein" di James Whale.
Deep è la versione 'giovanile' di Sweeney, tant'è che o per scelta o per la qualità di timbro del divo, da baritono che doveva essere si è fatto 'tenorino' roccheggiante.
Perché dopo aver così stravolto (a ragione o torto) il protagonista, sconvolgere del tutto un personaggio unico e irripetibile come quello di Miss Lovett dunque? A teatro se qualcosa funziona si mantiene; la minima variazione può sconvolgere l'equilibrio stabilito nel gioco tra i caratteri. Il rapporto Sweeney-Lovett funziona per opposti, ma non nel senso che Burton ha voluto esprimere. Miss Lovett è la versione settecentesca della strega di Hansel e Gretel tant'è che alla fine perisce egualmente, arrostita nel forno per le torte. Ma Miss Lovett è anche e soprattutto l'antitesi dell'interpretazione misurata forniteci dalla Carter. Donnone gioviale all'ecce
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(di chiara roggino)
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(di cappellaio matto)
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(di robi..)
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mario scafidi
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domenica 24 febbraio 2008
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poco coraggio burton!
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Tim Burton, nelle primissime scene del suo ultimo lavoro, fa con il musical (genere inedito alla sua filmografia) la summa stilistica dell'estetica delle sue pellicole; reinventa il genere, ma senza sconvolgerne snobbisticamente lo schematismo classico. Dopo un inizio folgorante in cui non si riesce a distinguere la realtà delle immagini riprese dalla grafica d'animazione, "Sweeney Todd" procede in lenta discesa, senza mai cadere fino in fondo, ma mantenendosi ad un livello di pavida mancanza di audacia. Tanto trasporto per lo splatter nelle intenzioni e nelle dichiarazioni di preproduzione di Burton si traducono, alla resa dei conti, nella rappresentazione scenica della morte e del sangue, ma con intento sbrigativamente posticcio ed intenzionalmente edulcorato.
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Tim Burton, nelle primissime scene del suo ultimo lavoro, fa con il musical (genere inedito alla sua filmografia) la summa stilistica dell'estetica delle sue pellicole; reinventa il genere, ma senza sconvolgerne snobbisticamente lo schematismo classico. Dopo un inizio folgorante in cui non si riesce a distinguere la realtà delle immagini riprese dalla grafica d'animazione, "Sweeney Todd" procede in lenta discesa, senza mai cadere fino in fondo, ma mantenendosi ad un livello di pavida mancanza di audacia. Tanto trasporto per lo splatter nelle intenzioni e nelle dichiarazioni di preproduzione di Burton si traducono, alla resa dei conti, nella rappresentazione scenica della morte e del sangue, ma con intento sbrigativamente posticcio ed intenzionalmente edulcorato. La densità ed il colore dei fiumi di sangue che scorrono nel salone da barbiere del signor Todd (Johnny Depp) hanno un aspetto volutamente artificiale, quasi che il regista voglia benevolmente rassicurare che lo spettacolo a cui lo spettatore sta assistendo è pura finzione e non merita raccapriccio. Peccato! Burton ha saputo fare di meglio. E se la fotografia fiabesca e le scenografie oniriche tipiche dei film del regista di "Edward Mani di Forbice" continuano a riproporsi in tutta la loro suggestività, ciò in cui Tim Burton ha mancato è proprio la fantasia. Mi sarei aspettato qualcosa di estremamente diverso, certamente meno conformismo. Helena Bonham Carter gorgheggia come un usignolo, Johnny Depp gracchia in maniera encomiabile.
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cinofil8
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domenica 24 febbraio 2008
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il classico musical tradotto: tempi troppo lunghi
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Questo film è strutturato chiaramente come un classico musical inglese. La traduzione nei sottotitoli è in buona parte errata, la storia è avvincente ma i tempi sono lunghi. Le interpretazioni canore possono essere apprezzate solo da chi padroneggia l'inglese, ma chi non ha questa conoscenza le interpreta solo come lunghe e noiose pause. Lo Stile grottesco i colori grigi per esaltare il sangue li avevamo già visti in "sin city", quindi non ci hanno stupito troppo. Decisamente una sovrabbondanza di sangue in ogni scena di omicidio. Sembra che sia stato messo li per coprire una qualche mancanza di contenuto o per stupire il publico, come se non ci fossero mai scene di sangie in nessun altro film.
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Questo film è strutturato chiaramente come un classico musical inglese. La traduzione nei sottotitoli è in buona parte errata, la storia è avvincente ma i tempi sono lunghi. Le interpretazioni canore possono essere apprezzate solo da chi padroneggia l'inglese, ma chi non ha questa conoscenza le interpreta solo come lunghe e noiose pause. Lo Stile grottesco i colori grigi per esaltare il sangue li avevamo già visti in "sin city", quindi non ci hanno stupito troppo. Decisamente una sovrabbondanza di sangue in ogni scena di omicidio. Sembra che sia stato messo li per coprire una qualche mancanza di contenuto o per stupire il publico, come se non ci fossero mai scene di sangie in nessun altro film. Il libro è decisamente diverso, meno macabro e più scorrevole. La trama è avvincente ma il film cade nella mediocrità narrativa, quasi un incrocio fra splatter e drammatico. Non ne consiglio la visione agli impazienti, non è un film orribile, ma comunque niente di nuovo.
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