jack scalera
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mercoledì 26 marzo 2008
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il vero avvocato del diavolo
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Le multinazionali sono il diavolo? Di questi tempi per chi va al cinema sembrerebbe di si, osservando con quale veemenza e frequenza numerosi film hollywoodiani denunciano senza indulgenza crimini e misfatti di aziende appartenenti alle grandi industrie per esempio come nell’appassionante Erin Brockovich o nel divertente Thank you for smoking. Stavolta l’indice viene puntato contro una multinazionale della chimica che ha messo in commercio un fertilizzante nonostante sapesse essere cancerogeno. Michael Clayton (interpretato da un Gorge Clooney sofferente quanto basta) è l’avvocato che risolve i problemi, in particolare quelli sporchi: ma questa volta la sua coscienza ha la meglio su tutto il resto e decide di incastrare l’azienda, che da parte sua non resta certo con le mani in mano.
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Le multinazionali sono il diavolo? Di questi tempi per chi va al cinema sembrerebbe di si, osservando con quale veemenza e frequenza numerosi film hollywoodiani denunciano senza indulgenza crimini e misfatti di aziende appartenenti alle grandi industrie per esempio come nell’appassionante Erin Brockovich o nel divertente Thank you for smoking. Stavolta l’indice viene puntato contro una multinazionale della chimica che ha messo in commercio un fertilizzante nonostante sapesse essere cancerogeno. Michael Clayton (interpretato da un Gorge Clooney sofferente quanto basta) è l’avvocato che risolve i problemi, in particolare quelli sporchi: ma questa volta la sua coscienza ha la meglio su tutto il resto e decide di incastrare l’azienda, che da parte sua non resta certo con le mani in mano. Per parlare di genere qua non siamo tanto dalle parti del legal thriller, dato che il lato giudiziario della faccenda rimane in secondo piano, quanto più da quelle del film di denuncia sociale calato nelle atmosfere e nello stile di un certo cinema di spionaggio degli anni Settanta che sapeva essere impegnato senza rinunciare all’azione. Vedi I tre giorni del Condor di Sydney Pollack, presente qui nelle vesti di attore e come simbolico testimone della apprezzabilità dell’opera. Il grande lavoro sull’introspezione e caratterizzazione dei personaggi occupa nel film ampie scene di per sé significative ma che nella loro insistenza né rallentano il ritmo portandolo lontano da quello serrato del thriller classico che ormai abbiamo assimilato e preso per buono, facendo così apparire Michael Clayton colpevole di qualche lungaggine di troppo. Nonostante il racconto non sia lineare e il flashback che apre la storia sia inutile se non insulso, la sceneggiatura regge bene e contiene la giusta dose di imprevisti e colpi di scena sufficienti a non farvi addormentare davanti lo schermo. Dopotutto il regista Tony Gilroy (alla sua prima esperienza dietro la macchina da presa) aveva già dimostrato di possedere un buon talento con le sceneggiature per la trilogia di film sulla spia Jason Bourne, l’ultimo dei quali è uscito proprio in questi giorni nelle sale rivelandosi come più adrenalinico e forse meglio riuscito dei due precedenti. The Bourne ultimatum ha tutto un altro ritmo rispetto al nostro Michael Clayton. In pratica ndate a vedere questo terzo capitolo della saga con protagonista Matt Damon se preferite l’azione all’introspezione. In fin dei conti il mondo è bello perché è vario, così come il cinema. Ca va sans dire.
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dario lodi
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martedì 25 marzo 2008
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scontato
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Solita storia dulla cattiveria del sistema americano. Manca, ed è una costante, la benchè minima analisi. Ammirevole la fotografia, di routine la recitazione, secchi ed efficaci i dialoghi.
Un prodotto tutto sommato godibile, se si accantonano pretese.
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v.o
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mercoledì 19 marzo 2008
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tilda & george, non sbagliate mai!
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Un Film veramente sorprendente ma soprattutto intelligente...poco chiaro all' inizio, dandogli tempo si rivela veramente ottimo. Tilda Swinton vinde un Oscar M-E-R-I-T-A-T-I-S-S-I-M-O!
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snacs
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lunedì 17 marzo 2008
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mo' vediamo
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nn credo sia cosi "disgustoso",come e' stato definito da qualche incompetente ,anzi semmai potrebbe essere "lento",ma comunque ben costruito,alcuni lo hanno definito brutto,noioso e addirittura disgustoso.......beh andate a vedere vacanze di natale ..........................
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havana68
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mercoledì 12 marzo 2008
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copia copiassa
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Il film sembra voler malamente scimmiottare "Erin Bronkovich".
Il clichè è praticamente identico: il bello e frivolo di Hollywood prestato ad un film-denuncia. Una multinazionale che ne combina di tutti i colori ammazzando centinaia di persone. Il personaggio principale che parte con il solo cinico-interesse dei soldi e, dopo un travagliato viaggio interiore, finisce col passare dalla parte dei "buoni".
Una differenza sostanziale però c'è. Ed è che E.B. mi è piaciuto moltissimo... M.C. invece per nulla.
Questo perchè probabilmente in E.B. c'è un po più di "movimento", il personaggio principale è più credibile e viene messo meglio in luce e il suo percorso interiore è ben strutturato. Ma la cosa più importante è che le vittime della multinazionale hanno un viso, un corpo ed una storia.
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Il film sembra voler malamente scimmiottare "Erin Bronkovich".
Il clichè è praticamente identico: il bello e frivolo di Hollywood prestato ad un film-denuncia. Una multinazionale che ne combina di tutti i colori ammazzando centinaia di persone. Il personaggio principale che parte con il solo cinico-interesse dei soldi e, dopo un travagliato viaggio interiore, finisce col passare dalla parte dei "buoni".
Una differenza sostanziale però c'è. Ed è che E.B. mi è piaciuto moltissimo... M.C. invece per nulla.
Questo perchè probabilmente in E.B. c'è un po più di "movimento", il personaggio principale è più credibile e viene messo meglio in luce e il suo percorso interiore è ben strutturato. Ma la cosa più importante è che le vittime della multinazionale hanno un viso, un corpo ed una storia.
In M.C. invece non ho trovato nulla di tutto questo. Sembra quasi che la denuncia sociale sia solo un pretesto marginale per cercare di confezionare un prodotto "diverso". Nonstante le recitazioni siano dicrete e i dialoghi buoni il film non mi ha convinto per niente
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(di federica88)
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piero
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mercoledì 12 marzo 2008
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la.... tartaruga
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Come spesso succede ultimamente ai film di Clooney, anche questo è lento, noioso, sotto tono e difficile da seguire fino alla fine senza.... addormentarsi.
L'assenza di colpi di scena e la totale mancanza di scene con un minimo di azione che si possa chiamare tale riducono il film ad un dramma introspettivo con qualche messaggio (subliminale) politico. Se non fosse per qualche battuta interessante (solo i dialoghi tengono un vivo l'interesse) sarebbe sicuramente il peggior film che abbia mai visto.
Non capisco perchè ultimamente Clooney accetti solo questi tipi di ruoli. Dov'è finito lo scoppiettante Clooney di Ocean's eleven, Out of Sight e Three Kings????
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(di federica88)
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mat1907
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domenica 9 marzo 2008
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il grande cinema!
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grandioso film ke t tiene incollato allo schermo fino alla fine..bellissimo! thriller perfetto;Clooney bravissimo la sua migliore interpretazione d senmpre.. un film davvero da gustare.. ovviamente x ki se ne intende d cinema.. ki lo ha criticato significa ke d cinema c capisce ben poco... x voi il mio consiglio è:lascite stare il buon cinema e andate a vedere Scamarcio o Vaporidis..........
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[+] bravissimo
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piernelweb
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sabato 1 marzo 2008
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thriller morale
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Solido legal-thriller diretto con perizia dall'affermato sceneggiatore Tony Gilroy, qui alla sua prima regia, e interpretato da un buon Clooney ormai sempre più dedito al cinema-denuncia impegnato. Dopo un'introduzione che temporalmente è prossima alla conclusione del racconto, la regia ci riporta indietro di 4 giorni quando il faccendiere Clayton è ben lontano dal concretizzare gli avvenimenti e distante dalla sua crisi di coscienza. La sporca vicenda legata ad un diserbante mortale è "moralmente ineccepibile" e gestita, "tra colpi di scena improvvisi e dialoghi sapienti", con grande stile. La New York culla del male e di tutto il potere del mondo è immortalata da una fotografia gelida e argutamente impersonale.
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Solido legal-thriller diretto con perizia dall'affermato sceneggiatore Tony Gilroy, qui alla sua prima regia, e interpretato da un buon Clooney ormai sempre più dedito al cinema-denuncia impegnato. Dopo un'introduzione che temporalmente è prossima alla conclusione del racconto, la regia ci riporta indietro di 4 giorni quando il faccendiere Clayton è ben lontano dal concretizzare gli avvenimenti e distante dalla sua crisi di coscienza. La sporca vicenda legata ad un diserbante mortale è "moralmente ineccepibile" e gestita, "tra colpi di scena improvvisi e dialoghi sapienti", con grande stile. La New York culla del male e di tutto il potere del mondo è immortalata da una fotografia gelida e argutamente impersonale. Ottimo tutto il cast ma menzione speciale (più che per il divo Clooney o il premio Oscar Tilda Swinton o il cinico calcolatore Pollack) per il sofferto Tom Wilkinson, autore di una prova davvero notevole. Mancano i lampi di regia che ne avrebbero fatto un capolavoro, ma la considerazione che l'Academy ha avvuto in occasione delle nominations è tutta meritata.
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riccardo
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giovedì 28 febbraio 2008
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un bel film!
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In un'epoca in cui per fare un bel film bisogna leggere un libro, Michael Clayton per me ha rappresentato una bella sorpresa. ottima trama racconatata intelligentemente, bella atmosfera. Peccato che agli oscar c'era Bardem tra i non protagonisti (era difficile competere con la sua interpretazione), sennò l'oscar come miglior attore non protagonista se lo meritava Tom Wilkinson che in questo film è superlativo
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