giorpost
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martedì 31 gennaio 2012
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bel film sul potere oscuro di lobby e studi legali
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George Clooney interpreta Michael Clayton, un avvocato aggiusta guai, uno di quelli che lavorano per le grandi compagnie per insabbiare le verità scomode, aggiustare e distorcere i fatti, insegnare a mentire spudoratamente.
È dipendente di uno studio legale tra i più rinomati d’ America, al quale si rivolge una società, la United North, investita da una class action popolare dovuta ai suoi prodotti cancerogeni.
In questa causa, ispirata senz’ altro a fatti realmente accaduti oltreoceano, come già abbiamo potuto vedere in pellicole quali “The Rainmaker” con Matt Damon ed “Erin Brokovich” con la Roberts, chi ci potrebbe rimettere maggiormente è proprio lo studio, capitanato dal sempre bravissimo Sidney Pollack (alias Marty).
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George Clooney interpreta Michael Clayton, un avvocato aggiusta guai, uno di quelli che lavorano per le grandi compagnie per insabbiare le verità scomode, aggiustare e distorcere i fatti, insegnare a mentire spudoratamente.
È dipendente di uno studio legale tra i più rinomati d’ America, al quale si rivolge una società, la United North, investita da una class action popolare dovuta ai suoi prodotti cancerogeni.
In questa causa, ispirata senz’ altro a fatti realmente accaduti oltreoceano, come già abbiamo potuto vedere in pellicole quali “The Rainmaker” con Matt Damon ed “Erin Brokovich” con la Roberts, chi ci potrebbe rimettere maggiormente è proprio lo studio, capitanato dal sempre bravissimo Sidney Pollack (alias Marty). In effetti mentre la U-North potrebbe al massimo patteggiare per una cifra recuperabile in parte dagli sgravi fiscali ed in parte dalle assicurazioni, lo studio avrebbe senz’ altro da riflettere su di una scelta eticamente improvvida di difendere una corporazione senza alcuno scrupolo. E qui entriamo nel vivo della sceneggiatura (originale), che mette di fronte due facce della stessa medaglia: il politicamente scorretto Clayton da un lato e l’ avvocato-squalo della U-North Karen Crowder dall’ altro, arrampicatrice sociale, spietata e agguerrita, interpretata da una gelida ed efficace Tilda Swinton. Forte, spietata, ma anche insicura nella sua intimità, nello scegliere i vestiti,o quando gli sudano le ascelle poco prima dei discorsi. Ed insicuro è anche Clayton, il quale nasconde alcuni scheletri in un armadio a tinte varie. Ha 75000 dollari di debito con uno strozzino, è divorziato ed ha il vizio del gioco. Entrambi lottano con i propri demoni, con un passato in chiaroscuro, con la voglia di carriera.
Ma Clayton è molto amico dell’ altro socio fondatore dello studio: Arthur (l’ efficace Tom Wilkinson). Questi è considerato una leggenda nel campo forense, una sorta di uomo della pioggia, un simbolo. Ma è soprattutto un uomo, appunto, anziano, che riscopre se stesso e s’ innamora di una ragazza giovane che fa parte del gruppo di accusatori della U-North, entrando in un evidente conflitto d’ interessi ed accompagnato, inoltre, da un’ apparente stato di follia, una sorta di scongelamento rapido da ciò che fino a quel momento era stata la sua vita. E qui comincia a muoversi qualcosa anche nella testa di Clayton, quando Marty gli consegna l’ assegno per appianare i debiti e al contempo l’ incarico di riportare Arthur tra i ranghi. Questi viene ucciso, facendolo sembrare un infarto, da due killer assoldati dalla Crowder i quali, accortisi delle indagini parallele di Clayton, cercano di ammazzare anche lui. Ma qui si verifica la svolta: Michael si intrufola nel loft del compianto amico violando i sigilli della polizia, scoprendo, tra le varie scartoffie, un libro poetico e filosofico che stava leggendo Arthur, sul quale nota un disegno raffigurante una collina con tre cavalli ed un albero. Arthur si stava innamorando non solo di una giovane donna, ma della vita stessa e di tutte le sue componenti.
Michael Clayton è un uomo scaltro, furbo, ma anche molto perspicace e capisce che i conti non tornano e che, probabilmente, Arthur è stato vittima di un omicidio. E proprio mentre cammina senza meta nell’ auto in leasing su cui viaggia da un po’ di tempo, nota una scena incredibile nei pressi di una collina sul fianco della strada: tre cavalli, un albero. La stessa scena del libro. Pochi secondi e…boom! L’ auto esplode. I killer della Crowder fanno fiasco e Clayton, fingendosi morto carbonizzato, passa dalla parte di Arthur e della gente che ha perso i propri cari a causa delle malattie provocate dlla U.North. Il finale, leggermente banalizzato, non toglie nulla ad un film ben costruito, nel quale l’ utilizzo dei flashback non richiama affatto lo stile tarantiniano ma forse più quello del Pollack regista. Una pellicola dal sapore classico (bravo Gilroy) sostenuta da un’ ottima sceneggiatura scritta dello stesso regista e da una fantastica fotografia di Robert Elswit.
Capitolo Clooney: bravo, non ci sono dubbi. Se gli si puo' muovere una critica è, forse, il fatto che ha lo stesso look in tutti i film. Non sarebbe male mettersi in discussione. La grandezza di un attore di alto livello sta anche nel cambiare pelle, nel trasformismo (vedi De Niro). Resta l’ inconfutabile certezza di un talento del Cinema.
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bella earl!
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lunedì 19 settembre 2011
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george clooney è michael clayton.
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- Le sembro uno che sta negoziando? -
Michael Clayton è un ex avvocato che adesso fa "l'aggiustatutto" per una società di legali. Coprire la verità con dei trucchi è il suo mestiere. Si troverà al centro di una sequela di eventi che lo porterà a cercare un riscatto dato che lui è ormai stufo del suo lavoro.
Troviamo Tony Gilroy alla regia di questo buon thriller interpretato da un ottimo George Clooney in gran forma. Clayton è un personaggio dalle molte sfaccettature: l'amore per il figlio, la voglia di riscatto, il lavoro. Clooney lo porta bene sullo schermo dandogli quel senso di perdita che un buon personaggio drammatico deve avere.
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- Le sembro uno che sta negoziando? -
Michael Clayton è un ex avvocato che adesso fa "l'aggiustatutto" per una società di legali. Coprire la verità con dei trucchi è il suo mestiere. Si troverà al centro di una sequela di eventi che lo porterà a cercare un riscatto dato che lui è ormai stufo del suo lavoro.
Troviamo Tony Gilroy alla regia di questo buon thriller interpretato da un ottimo George Clooney in gran forma. Clayton è un personaggio dalle molte sfaccettature: l'amore per il figlio, la voglia di riscatto, il lavoro. Clooney lo porta bene sullo schermo dandogli quel senso di perdita che un buon personaggio drammatico deve avere. Per chi vuole godersi un po' di mistero.
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filippo catani
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lunedì 20 giugno 2011
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lo spazzino dei potenti in giacca e cravatta
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Michael Clayton lavora alle dipendenze di un grandissimo studio legale statunitense e la sua mansione è quella di "sistemare" le magagne dei potenti. Michael è una persona dilaniata dai problemi: gioca in bische clandestine, deve soldi agli strozzini per un affare andato a male con il fratello, è separato e segue a malapena i discorsi del figlio. Nel giro di quattro giorni la sua vita prenderà una svolta improvvisa a causa di una class action contro una multinazionale rappresentata dal suo studio legale.
Un film cupo e appassionante dove protagonista non poteva che essere un uomo a dir poco cupo. Michael non sarà certo un novello Erin Brocovich ma cercherà di condurre in porto la propria battaglia in nome dell'amicizia che lo lega a uno dei soci dello studio ma anche perchè in fondo lui stesso è stanco della propria vita.
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Michael Clayton lavora alle dipendenze di un grandissimo studio legale statunitense e la sua mansione è quella di "sistemare" le magagne dei potenti. Michael è una persona dilaniata dai problemi: gioca in bische clandestine, deve soldi agli strozzini per un affare andato a male con il fratello, è separato e segue a malapena i discorsi del figlio. Nel giro di quattro giorni la sua vita prenderà una svolta improvvisa a causa di una class action contro una multinazionale rappresentata dal suo studio legale.
Un film cupo e appassionante dove protagonista non poteva che essere un uomo a dir poco cupo. Michael non sarà certo un novello Erin Brocovich ma cercherà di condurre in porto la propria battaglia in nome dell'amicizia che lo lega a uno dei soci dello studio ma anche perchè in fondo lui stesso è stanco della propria vita. Un inizio promettente sotto lo stato e poi il passaggio ai privati in vista di lauti guadagni. Il punto è che da quel momento non ha fatto altro che accettare compromessi, risolvere magagne e legarsi a doppio filo con il gioco d'azzardo e l'usura. Splendido George Clooney. Dall'altra parte una splendida Tilda Swinton nei panni della gelida capo legale della multinazionale che, per cercare di salvare la reputazione dell'azienda, dovrà prendere decisioni critiche che arriveranno fino all'estremo perchè quando si passa il limite non si può tornare indietro. Bravissima pure lei. Non è un film banale o assolutorio ma un viaggio nella cupidigia che troppo spesso si veste in giacca e cravatta.
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mr cinefilo
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domenica 19 giugno 2011
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michael clayton
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Eccellenti Clooney, Swilton, Wilkinson; e anche il regista Gilroy. Ottima messa in scena, il regista riesce a scavare nei personaggi, evitando accuratamente di far cadere questo thriller in un banale action
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thunder
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domenica 5 settembre 2010
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questioni irrisolte
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Ma come cavolo hanno fatto a non dare l'oscar a Tom Wilkinson per questo film? Le cinque stelle sono tutte per lui: recitazione capolavoro.
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immanuel
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sabato 6 febbraio 2010
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il passato ritorna a galla
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Clayton non è soddisfatto della propria vita. I debiti lo costringono ad un lavoro di avvocato trafficone e ad indulgere al gioco d’azzardo. Angustiato, oppresso, si trova in un luogo a lui abituale: una bisca; il suo aspetto apparentemente pulito risalta su quello poco ragguardevole degli altri giocatori. La telefonata di un cliente lo costringe ad abbandonare il tavolo da gioco. Ma l’improvvisa e sconvolgente esplosione della propria auto, lo ridesta brutalmente, come uno scossone, dall’esistenza alla quale si era abbandonato per troppo tempo. Capisce che si era cacciato in grossi guai, che aveva rischiato troppo senza accorgersene, che la propria vita giungeva a un bivio decisivo. A questo punto il filo narrativo si riannoda.
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Clayton non è soddisfatto della propria vita. I debiti lo costringono ad un lavoro di avvocato trafficone e ad indulgere al gioco d’azzardo. Angustiato, oppresso, si trova in un luogo a lui abituale: una bisca; il suo aspetto apparentemente pulito risalta su quello poco ragguardevole degli altri giocatori. La telefonata di un cliente lo costringe ad abbandonare il tavolo da gioco. Ma l’improvvisa e sconvolgente esplosione della propria auto, lo ridesta brutalmente, come uno scossone, dall’esistenza alla quale si era abbandonato per troppo tempo. Capisce che si era cacciato in grossi guai, che aveva rischiato troppo senza accorgersene, che la propria vita giungeva a un bivio decisivo. A questo punto il filo narrativo si riannoda. Nella storia si inserisce la figura dell’avvocato Karen Crowder che difende la U/North, avverso la quale è stata intentata una class action. Chi si occupa della difesa della U/North è proprio lo studio legale di Clayton per il quale lavora un terzo personaggio, il civilista Arthur Edens, afflitto da un disagio che lo porta a spogliarsi follemente in tribunale e a minacciare di svelare i fatti che rivelerebbero le macchinazioni del suo studio e provocherebbero la fine della U/North e di Crowder. Michael è un amico di Arthur. Non crede alla sua follia ed indaga sulla U-North. Nel momento in cui Edens denuncia la società si rivela il lato più spietato di Karen, la quale non esita ad optare per l’eliminazione del pericoloso civilista. Quando Clayton scopre i documenti compromettenti dell’amico assassinato sulle cui basi aveva costruito l’imputazione contro la U-North, li fa propri per portarli a mostrare al suo capo Marty Bach al quale ventila la minaccia di ribaltare le sorti del processo. Questi gli offre un assegno in cambio del suo silenzio. Michael lo accetta. Risolve i suoi problemi finanziari ma non ha saldato i conti con la propria coscienza. A questo momento si ricollega la prima sezione del film: il protagonista ha raccolto prove sufficienti ad incastrare Karen; quest’ultima ha capito le sue intenzioni e ne decide l’eliminazione.
Michael è salvo, osserva consumarsi nelle fiamme la sua auto e a questo punto compie un gesto esemplificativo di una svolta: getta l’orologio nel rogo dell’auto e si lancia nel bosco ansimante; in quel gesto e in quella corsa si allontana da una vita che non sente più sua, ormai deciso a inchiodare Karen. Un redivivo Clayton, che pensava morto, la incontra sconvolgendone le certezze. Le dischiude le trame che aveva architettato, la umilia, la stravolge e la fa arrestare. Un Clayton nuovo dunque, che pare aver appianato i dissidi interiori e lavorativi, ma che invece, al tassista che gli chiede la destinazione, risponde di voler viaggiare senza menta, mostrando la totale assenza, ancora una volta, di una visione limpida sul proprio futuro.
Cast di spessore quello diretto dal debuttante Gilroy. Un convincente George Clooney da il volto alla travagliata figura del protagonista. L’algida parte della donna d’affari senza scrupoli è valsa l’oscar come migliore attrice non protagonista alla scozzese Tilda Swinton. Davvero sorprendete Tom Wilkinson nell’interpretare Arthur Edens, al quale ha saputo conferire il giusto equilibrio espressivo, combinando folle eloquenza e razionale lucidità. Film, tuttavia, nel complesso poco avvincente, sceneggiatura priva di batticuore, mai realmente emozionante, anche se offre spunti che avrebbero potuto essere elaborati allo scopo.
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[+] non hai capito la struttura del film
(di nicola1)
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metacritic
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sabato 26 dicembre 2009
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retorica zero, dritto al bersaglio
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Un film del quale si può dire che è un Capolavoro senza dover spiegare perchè...
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metacritic
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domenica 20 dicembre 2009
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michael clayton
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Uno dei film più belli degli ultimi 5 anni
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thunder
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venerdì 29 maggio 2009
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punto di forza: la recitazione
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Quando il film usci, più di un anno fa, venne parecchio bistrattato. A me coinvolse invece. Ok, come concetto base dobbiamo ammettere che non èoriginalissimo, ma il modo in cui si sviluppa la storia decisamente si. Decisiva, forse, la figura di Arthur Edens. Ora che l'ho rivisto non posso che confermare quelle impressioni. La trama è robusta, l'atmosfera rarefatta coinvolge, i dialoghi non deludono,alcune chicche registiche. Ma mi sono reso conto soprattutto che il vero punto di forza del film sono le grandi prove regalateci dagli attori. La Swinton ha vinto l'oscar, e ho avuto oggi la certezza (lo sostenevo anche l'anno scorso) che Tom Wilkinson era più che da oscar. Se vi interessa guardatelo in lingua originale, uno spettacolo davvero.
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Quando il film usci, più di un anno fa, venne parecchio bistrattato. A me coinvolse invece. Ok, come concetto base dobbiamo ammettere che non èoriginalissimo, ma il modo in cui si sviluppa la storia decisamente si. Decisiva, forse, la figura di Arthur Edens. Ora che l'ho rivisto non posso che confermare quelle impressioni. La trama è robusta, l'atmosfera rarefatta coinvolge, i dialoghi non deludono,alcune chicche registiche. Ma mi sono reso conto soprattutto che il vero punto di forza del film sono le grandi prove regalateci dagli attori. La Swinton ha vinto l'oscar, e ho avuto oggi la certezza (lo sostenevo anche l'anno scorso) che Tom Wilkinson era più che da oscar. Se vi interessa guardatelo in lingua originale, uno spettacolo davvero. Wilkinson Intendo.
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alessandra verdino
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lunedì 11 maggio 2009
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il verbo "vivere"
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"Michael Clayton" di George Clooney é un film sorprendente ed unico.
E' duro e forte come un macigno che si scaglia contro le ingiustizie della società e del vivere quotidiano.
Talvolta, il verbo "vivere" é decisamente complicato e totalmente incredibile, in senso negativo.
Cosa bisogna fare?
Arrabbiarsi o accettare?
Arrabbiarsi come fa l'interprete di questo clamoroso film?
Penso che la via giusta sia a metà.
In fondo, bisogna sul serio "vivere".
Arrabbiarsi sì, ma con intelligenza, tatto ed ironia davanti ad una sorte stupida, ingiusta e crudele.
Talvolta, la vita é incredibile e supera ogni aspettativa. Sia in senso positivo che in quello negativo.
Al protagonista, anzi direi, ai protagonisti di questo film succede di tutto.
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"Michael Clayton" di George Clooney é un film sorprendente ed unico.
E' duro e forte come un macigno che si scaglia contro le ingiustizie della società e del vivere quotidiano.
Talvolta, il verbo "vivere" é decisamente complicato e totalmente incredibile, in senso negativo.
Cosa bisogna fare?
Arrabbiarsi o accettare?
Arrabbiarsi come fa l'interprete di questo clamoroso film?
Penso che la via giusta sia a metà.
In fondo, bisogna sul serio "vivere".
Arrabbiarsi sì, ma con intelligenza, tatto ed ironia davanti ad una sorte stupida, ingiusta e crudele.
Talvolta, la vita é incredibile e supera ogni aspettativa. Sia in senso positivo che in quello negativo.
Al protagonista, anzi direi, ai protagonisti di questo film succede di tutto.
Alcuni soccombono, altri si vendono, ed uno si arrabbia.
Ed ecco la grande bravura di George Clooney.
Un attore che é anche regista, nella maggior parte dei suoi films.
Si dice sia, per la prestanza fisica e l'ironia che dimostra nelle commedie, il nuovo Cary Grant.
Il paragone non é da poco, e direi proprio di sì.
Ma Clooney é molto, molto di più, e lo rivela nei ruoli drammatici.
Ha plasticità facciale, una forza dirompente, un magnetismo che buca lo schermo e che colpisce, come una spada, il cuore.
Ho in mente due nomi: Robert Redford e Clint Eastwood.
"Michael Clayton" si avvale anche dell'interpretazione di Sidney Pollack, il regista di quasi tutti i film di Robert Redford.
Infati, questo film mi ricorda il bellissimo
"I giorni del condor", con la regia di Pollack ed interpretato, appunto, da Redford.
Ma Clooney si avvicina anche a Eastwood.
Per la forza della denuncia sociale.
Per l'estrema onestà. Per il coraggio.
Possiede una dote rarissima: la capacità di coinvolgere, di colpire a segno e a fondo.
E' durissimo. Allo stesso tempo, dolce e vulnerabile.
Durezza, dolcezza, vulnerabilità.
Racchiuse in un viso e in un corpo bellissimi.
Un attore da tenere d'occhio. Penso che, totalmente, si debba ancora dimostrare, anche se lo fa già, e le premesse ci sono tutte.
Vedendo questo film, sono rimasta fulminata.
Dalla sua forza. Dalla sua, fondamentale, onestà.
Dalla sua capacità di mostrare la vita.
Bella ma durissima.
Come é lui.
Grazie, George.
Permettimi......non solo per il Martini.
E.....invitami al party.
Al più presto.
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