La terza madre

Possiamo perdonare a Dario Argento di donarci ambientazioni squallide e interpreti non all' altezza della situazione, tanto ci pensa(va) lui a riequilibrare la magia della storia con le sue macabre intuizioni e la padronanza del mezzo cinematografico. Fino ad un certo limite si può trattare di una scelta, che si può non condividere ma va accettata. È invece imperdonabile che un prodotto tutto sommato dignitoso come fino ad un certo punto è la Terza madre -pure afflitto da inspiegabili cadute di gusto e illogicità nella trama- venga deliberatamente deturpato con imbarazzantissime trovate quali il ridicolo noiosissimo fantasma della madre e finalmente giustiziato con un finale frettolosamente imbastito nel peggiore dei modi. Per entrare nel merito, ad un certo punto una Asia Argento totalmente fuori parte decide di bruciare le tappe di una narrazione ancora tutta da svolgere, legge un librone, trova una casa, apre un passaggio segreto con la facilità con cui io apro la porta del cesso di casa mia e lì platealmente chiude il film in un tripudio di crolli e fiammate, mentre la strega soccombe con tutti i cattivi. Un finale del genere lascia lo spettatore con la netta sensazione che lì non finisca la storia, ma solo la voglia del regista di svilupparla. A salvare parzialmente una pellicola in cui sotto gli occhi atterriti dello spettatore la sciatteria aumenta ad ogni piè sospinto, qualche scena splatter non disprezzabile ed appunto le lusinghe di una trama illogica suggestiva la quale avrebbe potuto con un po' di buona volontà, trasformarsi in un horror memorabile. E pazienza. Tutto questo, ammettendo che Dario Argento non abbia voluto con questa sua 'terza madre' fare una operazione di ironico revival del filmaccio horror anni '70 riveduto e corretto per il 2000, una sorta di operazione 'Jesus Franco Tribute' come anche il duo Tarantino-Rodriguez ha fatto in 'Grindhouse'. nel qual caso il successo sarebbe raggiunto anche grazie ad una splendida Asia Argento che con questo film sfugge ancora per qualche tempo all' impiego nel campo dell' agricoltura diretta.