Quale amore

Vanessa, troppo bella per una cupa tragedia

Già vincitore del Pardo d'oro per "Alla rivoluzione sulla due cavalli", quest'anno Maurizio Sciarra è tornato a Locarno dove ha presentato, fuori concorso, Quale amore, variazione sul lato oscuro dei rapporti d'amore ispirata al romanzo di Tolstoj "La sonata a Kreutzer".
Ne ha cambiato il contesto, spostandolo in Svizzera, e l'epoca, ambientando la vicenda ai giorni nostri nella convinzione che il filtro dei costumi d'epoca smorzi la portata emotiva degli eventi. Che Andrea (Pasotti) racconta al "narratario" Arnoldo Foà, incontrato per caso in aeroporto. Erede di una famiglia di finanzieri, il giovane ha incontrato la bella Antonia a un concerto, se ne è innamorato a prima vista e l'ha convinta a sposarlo, rinunciando alla musica. Però l'amore non ha retto alla prova del tempo lasciando posto, in Antonia, alla noia della routine; nel marito, a una gelosia morbosa che lo ha spinto a pugnalare a morte la donna. Se è innegabile che le storie di "amour fou" esistano anche oggi, il limite del film sta nel fatto che il contesto odierno risulta incongruo con la magniloquenza dei dialoghi, mentre Sciarra non riesce a trovare una "chiave" drammatica per motivare la tragedia: né in senso tradizionale (la forza dionisiaca della musica, che in Tolstoj scatena la gelosia) né in senso moderno (Andrea considera la moglie una proprietà, però non può possederne che il corpo). Generosa nell'esibire le proprie grazie, Vanessa è troppo radiosa per la cupa tragedia.
Da La Repubblica, 17 novembre 2006


di Roberto Nepoti, 17 novembre 2006