Il coraggio di cambiare

David Schwimmer (il Ross della serie Friends) veste i panni di Duane Hopwood, tipico americano della middle class perso nel vano tentativo di incollare i cocci di un matrimonio fallito. Addetto alla sicurezza di un noto casinò di Atlantic City, lavora spesso di notte e non riuscendo più a godersi la vita coniugale e le due adorate bambine, crolla affogando nell'alcolismo. La perdita del lavoro, il rifiuto dell'affidamento delle figlie imposto dal tribunale, piegheranno definitivamente la sua fragile indole.
Il dono della sintesi. L'antefatto, matrimonio felice di una famigliola perfetta tra baci e abbracci, è descritto solo per immagini autonome sui titoli di testa con un efficace découpage. Una sequenza a episodi introduce così la quiete prima di quella tempesta su cui si concentra la totalità del racconto.
Il televisivo David Schwimmer viene qui messo alla prova con un ruolo non semplice, e ne esce a testa alta. Nell'intreccio dei piccoli grandi drammi del nostro tempo - la brevità dei legami matrimoniali da cui derivano i conseguenti traumi psichici dei figli, l'alcolismo - l'attore regala a tratti emozioni. Scena madre in questo senso la disperata confessione durante la riunione degli alcolisti anonimi: un uomo sfinito e demotivato che ha perso il gusto di vivere. Quello che sfugge nel complesso è invece un schizofrenico slittamento tra registro drammatico e farsesco, rimarcato da interventi musicali di dubbio gusto (ballad pop molto easy) dal sapore di sit-com giovanilistiche. Quasi una emanazione dell'ex protagonista di Friends; coincidenza?
Infelice - come accade sovente - la scelta del titolo nostrano. In un film dal finale amaro in cui si capisce tutto meno che ne sarà del nostro protagonista, l'ottimismo a buon mercato dell'intestazione stona come un pianoforte scordato. 