ziogiafo
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martedì 25 marzo 2008
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la passione di cristo ?
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ziogiafo - La Passione di Cristo - Italia,USA - 2004 - Un film mediocre, dall'inizio alla fine, privo totalmente di spiritualità, inutilmente truculento fino alla nausea. Un'offesa al Cinema e alla delicata tematica trattata, assenza totale di regia. Dozzinale l'approccio alle disorientanti sequenze filmiche senza spessore, a vantaggio di uno squallido splatterismo degno delle peggiori rappresentazioni pulp di terza serie. Il film è stato girato interamente in Italia (questo e uno dei pochi meriti), a Cinecittà e a Matera per le scene della crocifissione. La storia procede in un lento e noioso progredire di sadismo e violenza straziante, scene che sfociano in un estenuante martirio fine a se stesso, ed allontanano totalmente lo spettatore dal tema dominante.
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ziogiafo - La Passione di Cristo - Italia,USA - 2004 - Un film mediocre, dall'inizio alla fine, privo totalmente di spiritualità, inutilmente truculento fino alla nausea. Un'offesa al Cinema e alla delicata tematica trattata, assenza totale di regia. Dozzinale l'approccio alle disorientanti sequenze filmiche senza spessore, a vantaggio di uno squallido splatterismo degno delle peggiori rappresentazioni pulp di terza serie. Il film è stato girato interamente in Italia (questo e uno dei pochi meriti), a Cinecittà e a Matera per le scene della crocifissione. La storia procede in un lento e noioso progredire di sadismo e violenza straziante, scene che sfociano in un estenuante martirio fine a se stesso, ed allontanano totalmente lo spettatore dal tema dominante. Infatti, se proviamo a sostituire nel film la figura di Gesù Cristo con un uomo qualsiasi, il film potremmo intitolarlo tranquillamente "Sangue" o "Il grande massacro". Anche il "cast" lascia molto a desiderare... salvando giusto la "pace" di qualcuno, pur con l'interessante idea del "parlato" in aramaico-latino non si evidenziano particolari "permormance" all'altezza del compito, essendo stati scelti per la maggior parte tanti bravi attori ma da fiction televisiva, con l'aggravante di essere mal diretti. Sono d'accordo con chi dice che non è un'opera d'arte ma un semplice film, che ha rappresentato male la "passione di Cristo". Sicuramente Jim Caviezel ha fatto il suo dovere di bravo attore fino in fondo, sottoponendosi stoicamente all'interminabile calvario impostogli dal regista, ma ciò ha dato forza solo ed esclusivamente alla cosiddetta "passione di Gibson". Il trionfo della macchina commerciale ha premiato ampiamente la produzione con incassi da record, ma sul Golgota è salito un cinema da quattro soldi, che ha confermato il clamoroso fallimento del regista Gibson, che invece, ha dato sempre il meglio di sè in passato come bravo attore. Attendiamo una più alta rappresentazione dei "Vangeli" sul grande schermo, magari anche con pochi effetti speciali ma con un'intensa dimensione spirituale ed una coinvolgente emozione che renda tutto più consono al messaggio universale di Cristo. Non è facile me ne rendo conto... non esiste la formula per confezionare dei capolavori, ma è anche vero che "se tanto mi dà tanto", questi sono i risultati. Dietro i grandi capolavori c'è sempre stata gente all'altezza del compito. Ed è da quì che bisognerebbe sempre partire, almeno su questo non si dovrebbe barare. Un grande regista di chiara fama, un cast di attori di alto calibro e un commento musicale scritto ad hoc da un maestro della colonna sonora...
Questi devono essere i requisiti minimi da cui partire, per poter intraprendere un serio cammino verso la realizzazione di un'opera cinematografica di valore.
Cordialmente, ziogiafo
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edstc
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martedì 16 dicembre 2014
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la passione di gibson
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Uno tra i film più chiacchierati di sempre. Terzo film dietro alla macchina da presa per Mel Gibson, premio Oscar per la regia di Braveheart. Di grande impatto, sia visivo che emotivo, accompagnato da ottime musiche e da un ottimo montaggio sonoro. La scelta di girare il film in aramaico e latino non fa che aumentare il realismo. Non è un film per tutti, soprattutto per chi è facilmente impressionabile dalla vista del sangue. Regia curatissima e attori che recitano meolto bene, particolarmente brava Rosalinda Celentano.
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walter
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venerdì 10 agosto 2007
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m.gibson,descrive una tortura senza fine.
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Mel gibson,col suo film,"La Pssione di Cristo",racconta secondo il suo punto di vista,i momenti della passione di Gesù.In diversi punti il
film è lontano dalla narrazione semplice e delicata dei vangeli.
Mel,nel produrre il film si è basato sulle visioni di due mistiche;
A.Catherine Emmerich,(il cui racconto delle sue visioni fù affidato
allo scrittore C.Brentano,che per molti studiosi lò modificò),
e Maria Agreda,(ci sono dubbi su possibili alterazioni sugli scritti
dopo la sua morte).Il film non è adatto alle persone sensibili ed ai
bambini,per la crudeltà delle scene.Nessuno,vedrebbe un filmato sù
un suo parente stretto,che verrebbe torturato senza fine come Gesù
nel film di Mel.
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Mel gibson,col suo film,"La Pssione di Cristo",racconta secondo il suo punto di vista,i momenti della passione di Gesù.In diversi punti il
film è lontano dalla narrazione semplice e delicata dei vangeli.
Mel,nel produrre il film si è basato sulle visioni di due mistiche;
A.Catherine Emmerich,(il cui racconto delle sue visioni fù affidato
allo scrittore C.Brentano,che per molti studiosi lò modificò),
e Maria Agreda,(ci sono dubbi su possibili alterazioni sugli scritti
dopo la sua morte).Il film non è adatto alle persone sensibili ed ai
bambini,per la crudeltà delle scene.Nessuno,vedrebbe un filmato sù
un suo parente stretto,che verrebbe torturato senza fine come Gesù
nel film di Mel.Vediamo che i soldati romani cominciano a picchiare
Gesù già nel Getsemani.Mentre scortano Gesù,dopo il suo arresto,i soldati lo buttano giù da un ponte.Al suo arrivo,davanti i sacerdoti Gesù appare già sfigurato con un occhio gonfio e tumefatto.Gesù,viene fustigato due volte separatamente con 39 frustate ciascuna,prima sulle spalle,e poi davanti,e i soldati continuano a fustigarlo finchè non giunge alla croce.
Viene usata anche una frusta con uncini,a tale tortura è impossibile
sopravvivere.I soldati nel film,vengono mostrati come persone molto
vendicative verso Gesù e sadiche all'estremo,addirittura rifiutano
di smettere di fustigarlo finché non sono obbligati a smettere,per ordine del loro comandante.Alla fine del supplizio,Gesù è stremato,il suo corpo presenta infinite ferite sanguinanti e profonde,(nella realtà,tali ferite avrebbero provocato la morte o quasi per emorragie).Poi i soldati martellano la corona di spine sulla testa di Gesù.Lungo la strada verso la croce Gesù per la pesantezza della grossa croce, cade sei volte,scene riprese con il rallentatore in un crescendo di immagini esasperate di sofferenza.La crocifissione è davvero atroce,dopo che la prima mano di Gesù viene inchiodata alla croce con un grosso chiodo,l'altro braccio viene tirato violentemente perchè raggiunga l'altro buco che era stato fatto per il secondo chiodo.Dopo che Gesù viene inchiodato alla croce, questa viene alzata,girata e fatta cadere a faccia in giù,(Una cosa del
genere nella realtà lo avrebbe ucciso),questo procura a Gesù terribili dolori.Poi girano di nuovo la croce,e la fanno cadere di nuovo,(questo avrebbe spezzato la schiena a un uomo in salute,figuriamoci a uno che era stato già flagellato crudelmente come Gesù nel film).Dopo che il soldato infila la lancia nel fianco di Gesù che gli procura una forte perdita di sangue come una cascata,(impossibile nella realtà).Mel,al quale per il suo gusto sadico non bastavano le sofferenze di Gesù,descritte nei vangeli,ha scelto di accentuare al massimo le
quantità di dolore sopportate da Gesù nelle ultime ore della sua vita terrena quasi a volere sottolineare,in questa capacità di abbracciare volontariamente una tale sofferenza,un segno della divinità.Nel film
ci sono molte invenzioni riguardo a Satana ed altri personaggi.
Satana,viene rappresentato come una donna che ha la voce di un uomo,
e appare molte volte a Gesù,in una scena Satana appare con un bimbo in braccio,un bimbo dal volto demoniaco.Ci sono nel film anche altri due
bambini diabolici,che tormentano Giuda,lo inseguono fino al deserto dove s'impicca.Nel flm c'è una scena macabra,un corvo cava un occhio
al cattivo ladrone,una sorta di vendetta da parte di Dio.
Né a Gesù,né a chi lo ama davvero può piacere questo film. dell'orrore.
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(di bebarenzimonini)
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nino p.
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giovedì 5 marzo 2009
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ottima l'idea, modesto lo stile rappresentativo
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Se c'è un aspetto da elogiare in questo film è l'idea di base del regista. Vale a dire mettere in evidenza tutta la sofferenza fisica che ha dovuto subire nostro Signore sulla terra per salvare gli uomini dai loro peccati. Il problema di questa pellicola è lo stile grossolano col quale tale dolore del Cristo ci viene presentato. Non parlo del fatto che esso sia troppo cruento ma della rappresentazione pacchiana, troppo americanizzata (quasi da buffo cartone animato). Se si avesse unito l'idea di Gibson con un film diretto magari dall'esperienza di un Spielberg (vedi, ad esempio, un autentico film di spessore come "Schindler 's List) allora veramente avrei gridato al capolavoro, ma così, alla fine tirando le somme, mi sembra un film riuscito per metà.
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bebarenzimonini
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sabato 2 gennaio 2016
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gibson-the butcher
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"Nessun uomo può portare questo fardello" dice Satana all'inizio del film.
E in effetti un uomo normale sarebbe schiattato prima ancora di arrivare davanti al sommo sacerdote.
Ma Gesù non è un uomo come tutti noi e Gibson, il macellaio, ce lo vuole dimostrare, vuole farci vedere cosa è capace di sopportare il suo Gesù.
Gibson si serve di un tema "alto" come la Passione per propinarci una delle pellicole più basse e ripugnanti della storia del cinema,
un "torture porn" che non ha nulla da invidiare a "Saw", "Hostel" et similia (questi film, perlomeno, fanno onestamente il loro dovere, e cioè
intrattenere gli amanti del genere "horror", come la sottoscritta).
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"Nessun uomo può portare questo fardello" dice Satana all'inizio del film.
E in effetti un uomo normale sarebbe schiattato prima ancora di arrivare davanti al sommo sacerdote.
Ma Gesù non è un uomo come tutti noi e Gibson, il macellaio, ce lo vuole dimostrare, vuole farci vedere cosa è capace di sopportare il suo Gesù.
Gibson si serve di un tema "alto" come la Passione per propinarci una delle pellicole più basse e ripugnanti della storia del cinema,
un "torture porn" che non ha nulla da invidiare a "Saw", "Hostel" et similia (questi film, perlomeno, fanno onestamente il loro dovere, e cioè
intrattenere gli amanti del genere "horror", come la sottoscritta).
Ora io non so se quello che ci viene mostrato corrisponda al vero, ( in un dibattito televisivo un sacerdote disse che le torture che vediamo nel film sono solo
una pallida idea delle sofferenze che subì realmente Gesù...vabbè... sorvoliamo) quello che proprio non digerisco è il modo in qui il regista ci mostra tutto ciò.
Quì ci troviamo di fronte a un film subdolo e rivoltante, intriso di cattiveria, di sadismo compiaciuto, di torture e violenze fini a se stesse.
E anche quando ci dà un attimo di tregua (i flashback con la madre), quando ci sembra di tirare un po' il fiato, Gibson è lì pronto a colpire basso
più di prima e meglio di prima, e quando finalmente, esausti, si giunge al Calvario uno pensa:"Vabbè, adesso lo inchiodano alla croce e finiamo di soffrire
pure noi..."
Vi piacerebbe eh? Invece è proprio per questa sequenza che il regista ci ha riservato il meglio e si accanisce in un crescendo di sadismo oltre ogni limite
sul suo povero Gesù (il braccio tirato e slogato per poter inchiodare correttamente la mano e successivo ribaltamento della croce per ribattere i chiodi
e...basta...non ho parole...).
Un film che ha la pretesa di restituirci la realtà storica del tempo (gli attori che parlano in aramaico e latino...e anche quì sorvoliamo...),
ma non rinuncia ai più triti e ritriti cliché hollywoodiani (musica ridondante nelle scene madri, ralenty, effettoni sonori...).
Un film in cui non vi è sicuramente alcun senso religioso, nessun sentimento di pietà, in cui c'è solo tristezza, sofferenza,disprezzo per l'essere umano
e nessuna redenzione (il finale con la resurrezione poteva evitarlo).
In Italia non fu vietato ai minori, potevano vederlo pure i bambini (ma sì, due ore di sano intrattenimento per tutta la famiglia).
All'uscita del cinema un amico disse che questo era un film blasfemo.
Non posso dargli torto, è veramente una bestemmia e un insulto all'intelligenza dello spettatore.
Peccato per Mel...come attore mi era anche simpatico.:-)
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great steven
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martedì 20 dicembre 2016
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spudorata esibizione di violenza anticristiana.
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LA PASSIONE DI CRISTO (USA, 2003) diretto da MEL GIBSON. Interpretato da JAMES CAVIEZEL, MAIA MORGENSTERN, MONICA BELLUCCI, CLAUDIA GERINI, ROSALINDA CELENTANO, HRISTO SHOPOV, HRISTO JIVKOV, TONI BERTORELLI, SERGIO RUBINI, MATTIA SBRAGIA, FRANCESCO CABRAS, GIOVANNI VETTORAZZO
Distribuito in tutti i Paesi del mondo con la medesima versione (coi sottotitoli adeguati per la relativa nazione) parlata in latino e aramaico, premiato con due Nastri d’Argento ai costumi (Maurizio Millenotti) e alla scenografia (Francesco Friggeri) e molto meno meritatamente con un successo mondiale al box office, è un film che è stato definito in tutti i modi, osannato apertamente da un lato e criticato con estrema asprezza dall’altro, ma di certo gli si può negare senza troppi torti la denominazione di "cristiano".
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LA PASSIONE DI CRISTO (USA, 2003) diretto da MEL GIBSON. Interpretato da JAMES CAVIEZEL, MAIA MORGENSTERN, MONICA BELLUCCI, CLAUDIA GERINI, ROSALINDA CELENTANO, HRISTO SHOPOV, HRISTO JIVKOV, TONI BERTORELLI, SERGIO RUBINI, MATTIA SBRAGIA, FRANCESCO CABRAS, GIOVANNI VETTORAZZO
Distribuito in tutti i Paesi del mondo con la medesima versione (coi sottotitoli adeguati per la relativa nazione) parlata in latino e aramaico, premiato con due Nastri d’Argento ai costumi (Maurizio Millenotti) e alla scenografia (Francesco Friggeri) e molto meno meritatamente con un successo mondiale al box office, è un film che è stato definito in tutti i modi, osannato apertamente da un lato e criticato con estrema asprezza dall’altro, ma di certo gli si può negare senza troppi torti la denominazione di "cristiano". Perché il suo messaggio non ha proprio la più minuscola briciola di essenza religiosa. Raccontare le ultime dodici ore della vita di Gesù di Nazareth, col prologo nel Getsemani immerso in un’oscurità lugubre e maestosa (ma tutt’altro che poetica), una parte centrale che sembra interminabile – soprattutto per l’esposizione gratuita e senza filtri di una violenza pazzesca, enorme e ingiustificabile – cui spetta il compito di narrarne il sofferente calvario, e un miserabile minuto finale che funge da epilogo, nel quale vien mostrata la Resurrezione. E pensare che non son mancate personalità influenti e di moralità non facilmente destrutturabile come alcuni attuali cattolici da Controriforma, nemici (vescovi inclusi) del Concilio Vaticano II e seguaci di Monsignor Lefebvre che, esaltandosi e commuovendosi, han raccomandato questo film splatter sulla passione del Messia. Ora, a prescindere dalla sensibilità di ogni critico o spettatore considerato singolarmente, e anche accantonando un momento il comune senso del pudore per esprimere un giudizio obiettivo, quali sentori di cristianità e religione (quantomeno in senso stretto) si possono percepire in una pellicola che, per tre quarti della sua durata, passa al tritacarne il suo protagonista, compiacendosi di mostrare i ripetuti e sempre più efferati metodi di tortura e colluttazione che riceve da volgari legionari romani, senza contare le ancora più numerose umiliazioni verbali di cui lo stesso diventa bersaglio nelle tappe dell’ultimo tratto della sua vita? Che, fra l’altro, risulta soave e istruttiva per come viene narrata nelle Sante Scritture durante una qualsivoglia celebrazione eucaristica, mentre qui appaiono soltanto come i punti obbligati consecutivi di un gioco al massacro che cancella con ossessione, e magari pure in maniera non intenzionale, ogni traccia di purezza, perdono e consolazione. Storicamente inattendibile, esteticamente indegno, tutto fuorché strappalacrime nella sua ricerca maniacale di un dolore immenso da raffigurare, è un’opera talmente brutta, e non solo per il discorso della violenza, che anche recriminarne la mancanza di buongusto, gli errori storici e l’inadeguatezza del come è recepita la rappresentazione della tortura, altro non è che uno spreco di tempo da cui si può trarre, come unico beneficio, il pensiero che un simile scempio cinematografico poteva essere fatto centomila volte meglio e che magari è venuto così contrariamente alle aspettative dei suoi autori (Gibson è anche sceneggiatore, coadiuvato da Benedict Fitzgerald). Da notare che i registi consapevoli si pongono da sempre il tema della tortura, attuale malgrado lo scorrere del tempo, reale e filmico, e soprattutto i modi per rappresentarla. L’attore-regista australiano s’è convinto di dover fornire una parola religiosa prendendo ad esempio e modello la storia più dolorosa, straziante ed educativa che i testi sacri continuano a raccontare nonostante i cambiamenti d’epoca nella stessa struttura ecclesiastica dell’intero pianeta, ma mescolando la discutibilità dei cenni storici (un Ponzio Pilato così garbato e condiscendente non stona certo poco) con l’istupidimento adoperato nei confronti degli Antichi Romani (considerati all’unanimità da personalità storiche di rilievo come i nazisti dell’antichità, e qui ritratti con una brutalità inattendibile), perde di vista l’obiettivo e finisce solamente per imbastire un obbrobrio antisemita, anticristiano e opposto ad ogni logica di creatività, coerenza, monitoraggio e valore artistico di un prodotto. Come se non bastasse, i censori italiani non hanno nemmeno posto il divieto di visione ai minori di diciotto anni, reputandolo un film proponibile anche ai bambini, e qui è utile stendere un pietoso velo su possibili sperequazioni. Consolano unicamente le interpretazioni degli attori, in particolar modo gli italiani: la Maria Maddalena della Bellucci (più intensa ed espressiva del solito), il Dimaco di S. Rubini (molto risicato, ma che riesce a ritagliarsi un piccolo e fruttifero angolo di espressione), il Satana di R. Celentano (che avanza come un macabro fantasma nero a sottolineare gli istanti più carichi di tensione e suspense), la Claudia della Gerini (moglie accorata del governatore della provincia palestinese Ponzio Pilato, maldisposta verso la flagellazione di colui che si proclama re dei Giudei) e, fra gli stranieri, una Maria abbastanza credibile (Morgenstern abile nel riprodurre sul suo volto l’ansia opprimente e il dolore incommensurabile della Madre di Gesù) e, suo malgrado, anche il Jeoshua di Caviezel, cui donano i rari occhi giallognoli. Totalmente girato in Italia, fra Roma e Matera, come specificato anche nei titoli di coda.
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vedelia
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venerdì 16 aprile 2004
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gibson e il primo manzoni
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Facendo un azzardato paragone letterario, Gibson con "The Passion" mi ricorda tanto il Manzoni ai tempi degli "Inni sacri" quando, approdato ad una conversione improvvisa, totale, culturale e morale, ne fu totalmente coinvolto e affrontò l'arduo argomento teologico col sincero entusiasmo e l'inconsapevolezza tipica del neofita; sicchè la sua opera risultò meramente celebrativa del fatto religioso. Con lo stesso candido fervore Gibson interpreta i Testi Sacri, ma non riesce a comprendere a fondo il segnificato del piano salvifico di Cristo, che con la sua passione fa un atto d'amore per gli uomini e ne riscatta le colpe. Del sacrificio di Gesù Gibson mette in luce solo l'elemento cruento, umano e disumano.
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Facendo un azzardato paragone letterario, Gibson con "The Passion" mi ricorda tanto il Manzoni ai tempi degli "Inni sacri" quando, approdato ad una conversione improvvisa, totale, culturale e morale, ne fu totalmente coinvolto e affrontò l'arduo argomento teologico col sincero entusiasmo e l'inconsapevolezza tipica del neofita; sicchè la sua opera risultò meramente celebrativa del fatto religioso. Con lo stesso candido fervore Gibson interpreta i Testi Sacri, ma non riesce a comprendere a fondo il segnificato del piano salvifico di Cristo, che con la sua passione fa un atto d'amore per gli uomini e ne riscatta le colpe. Del sacrificio di Gesù Gibson mette in luce solo l'elemento cruento, umano e disumano. Della presenza di Dio tra gli uomini non riesce a cogliere la fusione tra elemento divino e umano, storico e metafisico. Il sangue di Gesù, che scorre insopportabilmente a fiumi per tutta la durata del film, è un sangue tutto umano: è il sangue di "Bravehearth" e del "Patriota", di chi si riscatta e non riscatta. Il volto e il corpo straziati di Cristo, al di là del senso di orrore misto a pietà che suscitano in qualsiasi spettatore sensibile, risultano quasi iconografici e mi ricordano i secenteschi e barocchi carri che sfilano ogni Venerdì Santo nella processione dei "Misteri", a Trapani, che da bambina guardavo con una commozione sincera, ma non priva di paura.
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peppe97
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venerdì 18 febbraio 2011
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una pellicola "religiosa a tutti gli effetti"
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Un film che non può essere giudicato dal punto di vista della trama,visto che la sua è una storia realmente accaduta a cui il regista ha portato solamente qualche ritocco per renderla più comprensibile.Veramente geniale,da parte di Gibson,utilizzare l'aramaico,perchè secondo me così la storia viene resa più reale per coloro non credenti.Un cast "umile" che riesce lo stesso ad impressionare.
Un film da CONSIDERARE più storico che religioso,data la trama,dato l'ambiente e,soprattutto,l'interpretazione biblica,originale come al solito!
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tiziana stanzani
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lunedì 19 aprile 2004
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integralismo cattolico
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Ecco un buon esempio di cinema licenzioso ed eccessivo, troppo passionale e poco compassionevole. L’unico elemento interessante suppongo sia la scelta della lingua originale (tra l’altro rovinata malamente da una pessima sottotitolazione in italiano) e a guardar bene non sono male neppure i caravaggeschi chiaroscuri degli ambienti; trovo invece inquietante questo buttare in faccia un insospettato integralismo cattolico, che fa supporre che non c’è davvero più scampo per nessuno, che sarà un bagno di sangue senza salvezza: Gibson ce lo conferma in continuazione mostrandoci null’altro che un film horror applicato a un catechismo da terza elementare, con una tecnica narrativa a dir poco ampollosa, quando non è grottesca.
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Ecco un buon esempio di cinema licenzioso ed eccessivo, troppo passionale e poco compassionevole. L’unico elemento interessante suppongo sia la scelta della lingua originale (tra l’altro rovinata malamente da una pessima sottotitolazione in italiano) e a guardar bene non sono male neppure i caravaggeschi chiaroscuri degli ambienti; trovo invece inquietante questo buttare in faccia un insospettato integralismo cattolico, che fa supporre che non c’è davvero più scampo per nessuno, che sarà un bagno di sangue senza salvezza: Gibson ce lo conferma in continuazione mostrandoci null’altro che un film horror applicato a un catechismo da terza elementare, con una tecnica narrativa a dir poco ampollosa, quando non è grottesca. Caviezel offre una prova di recitazione talmente ridotta ai minimi termini (cadute, rantolii, occhi pesti) che non si può neppure riconoscere una qualunque statura artistica, tanto i grumi di sangue coprono ogni espressione. Più che portare la croce, il suo unico scopo sembra quello di portare un corpo allo smantellamento. Mi domando se questo film possa esser compreso da un non cristiano, che si vede sciorinare quasi novanta minuti di dettagliate sevizie e solo un paio di resurrezione (curioso che i cattolici più infervorati non l’abbiano ancora sottolineato: il messaggio di Gesù non era fondato sulla Resurrezione e non sulla morte, che è accidentale?). Il dolore esiste, la speranza soffoca e il sangue scorre. Qual è la novità? Perché rimarcarlo? Perché fomentare imbarazzo nel popolo ebraico, confusione e paura in quello cristiano, sfregamenti di mani compiaciute in quello islamico? Il macellaio (di vitellini) Gibson non riesce proprio a uscire dal ruolo narcisistico che si impose in “Arma letale”, ma ancor meno da quello del martire in “Braveheart”; lui, agnello sacrificale ucciso dai suoi simili, angelo ribelle fatto a pezzi e poi santificato per aver salvato il popolo dall’oppressore, esterna la propria passione morbosa, di quasi femminea emotività, e trascina i diaframmi più sensibili dentro a un nuovo medioevo colloso e inquisitorio, e aggiungo – senza ombra di ironia – che se Cristo non fosse risorto, si rivolterebbe nel sepolcro. “Ecce ergo” un buon esempio di compiacente esaltazione per la Chiesa Cattolica, la quale ne ha tratto, come di consueto, il proprio degradato merchandising, alla faccia di ogni tentativo poetico, e a edificazione della repulsione per il fragore delle ossa spezzate che chiude il cuore al sentimento spirituale
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[+] che film hai visto?
(di tiziana petrecca)
[ - ] che film hai visto?
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(di nello)
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(di conchiglia)
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omeron
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lunedì 30 maggio 2005
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mediocre
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Mi sembra che fino ad ora la maggior parte delle recensioni "demolitrici" degli utenti si siano rivolte soprattutto, o solo, alla violenza che il film propone e ripropone lungo tutta la sua durata. Personalmente ho apprezzato molto la ricostruzione dell'ambiente, in effetti dubito che si possa fare di meglio e tuttavia qualche nota negativa, che mi impedisce di dare un giudizion seriamente positivo al film c'è. Anzitutto benchè sia più che evidente che l'intenzione del regista sia limitata al martirio del Cristo tutta la violenza è svutata del suo significato. Si assiste solo ad una lenta e lunga tortura, alla distruzione fisica di un uomo. E a che scopo? L'intrattenimento ruota tutto sul sangue che scorre nulla è lasciato al significato di questa tortura.
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Mi sembra che fino ad ora la maggior parte delle recensioni "demolitrici" degli utenti si siano rivolte soprattutto, o solo, alla violenza che il film propone e ripropone lungo tutta la sua durata. Personalmente ho apprezzato molto la ricostruzione dell'ambiente, in effetti dubito che si possa fare di meglio e tuttavia qualche nota negativa, che mi impedisce di dare un giudizion seriamente positivo al film c'è. Anzitutto benchè sia più che evidente che l'intenzione del regista sia limitata al martirio del Cristo tutta la violenza è svutata del suo significato. Si assiste solo ad una lenta e lunga tortura, alla distruzione fisica di un uomo. E a che scopo? L'intrattenimento ruota tutto sul sangue che scorre nulla è lasciato al significato di questa tortura. perchè subisce tutto questo? Perchè questo innocente deve essere massacrato? Ovviamente è assai improbabile che uno spettatore assista completamente ignaro alla trasposizione cinematografica e tuttavia si trova davanti un puro e semplice macello, nulla importa da cosa esso sia dovuto. D'accordo, si potrà giustamente osservare che non era nelle intenzioni di Gibson, sono assolutamente d'accordo, eppure a veder bene seguendo questa interpretazione il film lascia un che di vuoto, manca qualcosa, manca la giustifcazione di questo film. Manca il motivo per cui si assiste a tutto ciò.
Altro "hot spots" del film rappresenta una breve scena che a parer mio è stata semplicemente ridicola: Gesù è l'inventore delle sedie e del tavolo così come lo utilizziamo noi. Sarò eccessivo e di certo questa è una "accusa" che non intende minare il film alla radice e tuttavia questa scena è assolutamente sconvolgente nella sua ingenuità e nella sua mancanza di ogni significato. Quale il collegamento con tutto ciò che avviene durante la durissima flagellazione? Ben più interessanti episodi, o meglio spaccati di eventi evangelici, come quello della donna adultera.
Un ultima sferzata la getterei a Rosalinda Celentano. Si è posto infatti molto risalto sulla sua recitazione, personalmente mi chiedo in cosa sia da esaltare dal momento che difatti la sua presenza si limita a poche e brevi comparsate e per di più ben lontane anche dallo spirito dei quattro vangeli, a che pro la presenza del demonio? Ma certo a far scena, scene che spezzino la monotonia dell'azione e null'altro
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