La passione di Cristo |
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Un film di Mel Gibson.
Con Jim Caviezel, Maia Morgenstern, Monica Bellucci, Rosalinda Celentano.
continua»
Titolo originale The Passion of the Christ.
Religioso,
durata 126 min.
- USA, Italia 2004.
MYMONETRO
La passione di Cristo
valutazione media:
3,21
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Come un horrordi germinalFeedback: 0 |
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lunedì 24 marzo 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
"La passione di Cristo, e degli spettatori". Le facezie dei commentatori che con goliardia irriverente si sono scompisciati vedendo il capolavoro cristianista del XXI secolo si sprecano. Il film a onor del vero è di una bruttezza angosciosa, disconosce qualsiasi linguaggio cinematografico accumulando compiaciuto scene sadiche inverosimili, gli stereotipi della più infima fauna del cinema d'azione. Commuovere con Van Damme, Bruce Lee e Sade è troppo facile. Di catarsi neanche l'ombra. Per il resto troviamo il classico copione con il Cristo pudico e casto predicatore, bello de mammeta, capelloni biondastri, viso sottile e diafano, mite come un agnellino alla mercé di una barbarie giudaico-capitolina mai così goffa e improbabile. Quasi l'intero film narra torture fisiche e morali che a un certo punto finiscono per stancare vincendo anche lo spirito bendisposto, facendo scattare l'inevitabile effetto boomerang: l'impressione (certezze!) di stucchevole, risate, battute ironiche e commenti sarcastici. Picchiato e flagellato, umiliato e tradito dal gregge che lui stesso ha difeso, educato e, diciamolo pure, tentato di cambiare, il povero personaggio vagamente incentrato al Cristo è ridotto a un hamburger e non solo commercialmente. Gliene capitano proprio di tutti i colori, gli mancano solo la porta in faccia e il calcio negli attributi, ma Lino Banfi Alvaro Vitali e Paolo Villaggio hanno dato forfait: strano considerando che il cast e l'ambientazione sono - quasi - interamente tricolori. Una delle maggiori e macroscopiche mancanze addebitabili al regista è non l'aver rappresentato il figlio di Jahvé come l'eroe buono massacrato dai cattivi, refrain ravvisabile in qualunque pellicola che mette in immagini la vita e specialmente la passione di Gesù, ma nell'aver esasperato tale capitolo del Nuovo testamento, irrorandolo di sangue e brandelli di sangue, nefandezze agghiaccianti e particolari orrorifici di cui poteva sicuramente fare a meno. Complessivamente è una buona provocazione popolaresca, ricca di quel kitsch postmoderno ormai immancabile nei blockbuster, tracimante ovunque, anche nella cinematografia sacra e religiosa. Ma certo clericalume e la turba dei nuovi cristianisti esagera nelle lodi, nella presunta ieraticità di un film ridondante, grezzo nel mostrare trucchi grevi, disgustoso nella pretesa di mostrare in tutta la sua terribile icasticità la passione di Giosuè l'ebreo (ebreo non dimentichiamolo cari cristianisti e cari israeliani sempre pronti a gridare al complotto), urla e singulti, gemiti e grugniti e in mezzo un corpo oscenamente martoriato, barcollante, il quale ci riporta con la mente ai truculenti zombi-movie d'antan più che alla sacra Bibbia. E il libro dei libri, ragazzi, possiamo trattarlo in mille modi, snobbarlo, trascurarlo, rimuoverlo, rispettarlo, fruirlo cercando di metterlo in pratica: qualunque cosa tranne che distillarlo in una pesante sceneggiatura gore, un fumetto splatter. Dove sta la logica nell'imbastire un racconto iperrealista, recitato in aramaico con sottotitoli (riconosciamo benissimo la voce grottesca di Sergio Rubini e la vocina dolceamara di Sabrna Impacciatore), condotto implacabilmente supplizio dopo supplizio, e poi riempirlo di luoghi comuni giurassici, di topos impuri pescati nella ricca e qualitativamente discontinua filmografia cristologica? Giuda seviziato da una muta di ragazzini e nani espìa il suo tradimento impiccandosi ai piedi di un agnello putrefatto, poco velata e infelice allusione all'agnello divino che toglie i peccati dal mondo (come canta Finardi); uno scontato Erode Antipa effemminato, interpretato da un'illustre signor nessuno, sbeffeggia lo Zombi-Gesù di Caviezel nella canonica scena dell'interrogatorio tenuto fra quei sibariti dei cortigiani; Ponzio Pilato rapato uomo dai mille dubiti, Amleto ante litteram che si vede quasi strappato l'agnello di Dio dalla furia omicida di un'odiosa folla farisea con la moglie misericordiosa; il demonio, una macilenta salopette in luogo del fatalone dark di turno, porta in seno un nano simile al repellente Gollum del Signore degli anelli, il livello è quello, su per giù. Gli aguzzini riassumono le virtù dei romani di Hollywood: imbecilli, feroci e beoni. Chissà come riuscirono a edificare e difendere per secoli il loro impero. Gli ebreucci teocidi, da bravi proavi del buon Süss, piangono i danni materiali provocati dal terremoto post-crocifissione. E poi i due ladroni classici che più classici non si può, uno, il cattivone miscredente ovviamente, addirittura punito dalla mano divina tramite un corvo che gli strappa un occhio a beccate, una scena degna di Lucio Fulci. Si salvano le femminucce: la dolente Maria di Maia Morgenstern, l'abituale scarmigliata Maddalena della bellissima Monica Bellucci e la donna che deterge il viso del Signore interpretata dalla Impacciatore. L'ultima sequenza ci mostra Gesù-Caviezel ripulito dalla poltiglia sanguinolenta alzarsi dalla salma e avviarsi fuori dal sepolcro. La passione di Cristo è finito. Incomincia l'alba dei morti viventi.
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