pedromovie
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domenica 21 giugno 2009
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samurai
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x chi ha amato e ama il Genere SAMURAI, questo rappresenta uno dei migliori film del genere.
Si lascia guardare piu' volte. Decisamente BELLO BELLO BELLO.
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martix85
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domenica 31 maggio 2009
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più angelo che demone
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Gli accanimenti dei prevenuti non scalfiscono l'ottima fattura del film,che rimane ascritto al genere del puro intrattenimento,con qualche licenza poetica del bravissimo Ron Howard.Il film non tradisce le attese,anzi,della minaccia eretica ai valori cattolici-paventata nei giorni che hanno preceduto la prima proiezione-rimane un senso di isteria febbricitante,un delirio delle alte sfere(non di intelligenza)che trova riscontri nella peggior critica bagatellare.Per chi ha gradito il romanzo,poi,non mancherà il fascino della scoperta delle correzioni apportate dal regista,come una entusiasmante caccia al tesoro.
Io cmq non intendo con il mio commento screditare le valutazioni degli spettatori,perchè sui gusti non è lecito discutere,ma quella stampa cospirazionista,corrotta da un male incurabile.
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Gli accanimenti dei prevenuti non scalfiscono l'ottima fattura del film,che rimane ascritto al genere del puro intrattenimento,con qualche licenza poetica del bravissimo Ron Howard.Il film non tradisce le attese,anzi,della minaccia eretica ai valori cattolici-paventata nei giorni che hanno preceduto la prima proiezione-rimane un senso di isteria febbricitante,un delirio delle alte sfere(non di intelligenza)che trova riscontri nella peggior critica bagatellare.Per chi ha gradito il romanzo,poi,non mancherà il fascino della scoperta delle correzioni apportate dal regista,come una entusiasmante caccia al tesoro.
Io cmq non intendo con il mio commento screditare le valutazioni degli spettatori,perchè sui gusti non è lecito discutere,ma quella stampa cospirazionista,corrotta da un male incurabile.La prevenzione,l'apologia dei demoni...
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lucia
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venerdì 20 marzo 2009
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kitano un mito
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da vedere...io l'ho visto a suo tempo anteprima in lingua originale...troppo forte Takeshi Beat Kitano!!!!
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mik
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martedì 28 ottobre 2008
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un (piccolo) capolavoro dal genio di kitano
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"Zatoichi" è la pellicola che più si discosta dalla produzione di Kitano se non altro per l'ambientazione scelta. Ai fans potrebbe mancare la consueta struggente e tenera malinconia che ha fatto innamorare dei suoi precedenti film ("Hana-bi" su tutti)...ma Zatoichi non delude,anzi...ancora una volta sorprende la capacità del regista di reinventare il cinema, restando sospeso tra il film in costume (ambientazioni e recitazione impeccabili) il fumetto, le esilaranti gag che qui e lì inserisce come piccoli "divertissement", la rappresentazione della violenza, così estetizzata e ironica da non risultare mai fastidiosa o fine a se stessa; il confronto con tematiche e valori classici della sua cultura, reinterpretati e sdrammatizzati pur senza mancare mai loro di rispetto.
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"Zatoichi" è la pellicola che più si discosta dalla produzione di Kitano se non altro per l'ambientazione scelta. Ai fans potrebbe mancare la consueta struggente e tenera malinconia che ha fatto innamorare dei suoi precedenti film ("Hana-bi" su tutti)...ma Zatoichi non delude,anzi...ancora una volta sorprende la capacità del regista di reinventare il cinema, restando sospeso tra il film in costume (ambientazioni e recitazione impeccabili) il fumetto, le esilaranti gag che qui e lì inserisce come piccoli "divertissement", la rappresentazione della violenza, così estetizzata e ironica da non risultare mai fastidiosa o fine a se stessa; il confronto con tematiche e valori classici della sua cultura, reinterpretati e sdrammatizzati pur senza mancare mai loro di rispetto. Se a tutto ciò uniamo uno stile registico sempre creativo e impeccabile, ecco che Kitano ci regala con "Zatoichi" una altro piccolo gioiello.
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baba
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giovedì 8 maggio 2008
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come la furia. come le emozioni: zatoichi
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Cieco come il vento quando corre sul mare. Forte come lo stesso vento che traina le navi. L'Eroe, con la E maiuscola. Non ci riferiamo solo a Zatoichi, ma a Kitano anche. Il suo occhio è un misto tra quello di un bambino curioso che sbircia tra le dita una scena particolarmente forte, e quello di un vecchio saggio, che sa dove e se guardare. Spesso, come in altri film nipponici, il suono assume una dimensione totalmente alienante e parallelamente favorisce incredibilmente la diegesi; allo stesso modo la cura dei montaggi audio/sonori ( vedere i contadini che zappano a ritmo, o che pestano i semi di riso sotto la pioggia o nella scena finale della festa) li rendono strumenti con i quali il regista si diverte a estraniare lo spettatore.
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Cieco come il vento quando corre sul mare. Forte come lo stesso vento che traina le navi. L'Eroe, con la E maiuscola. Non ci riferiamo solo a Zatoichi, ma a Kitano anche. Il suo occhio è un misto tra quello di un bambino curioso che sbircia tra le dita una scena particolarmente forte, e quello di un vecchio saggio, che sa dove e se guardare. Spesso, come in altri film nipponici, il suono assume una dimensione totalmente alienante e parallelamente favorisce incredibilmente la diegesi; allo stesso modo la cura dei montaggi audio/sonori ( vedere i contadini che zappano a ritmo, o che pestano i semi di riso sotto la pioggia o nella scena finale della festa) li rendono strumenti con i quali il regista si diverte a estraniare lo spettatore.
Trama non povera di colpi di scena, degna della migliore letteratura Asiatica, ed attori Eccezionali quali lo stesso Kitano, con i suoi sguardi vuoti, o Tadanobu Asano, con la risolutezza delle sue movenze e la forza patetica delle sue azioni. Sicuramente un attore migliore oggi, rispetto ai tempi di Gohatto.
In definitiva un film da vedere. Da vedere non solo con gli occhi...D'altronde le parole "Anche con gli occhi completamente aperti... non riesco a vedere nulla" devono e possono insegnarci che oltre a ciò che vediamo o percepiamo, c'è un mondo di luci ed ombre che si stagliano sulle anime di tutte le persone. Le stesse luci ed ombre che un grande regista come Kitano è riuscito a delineare in questo film: spaccato della vita di un vecchio cieco, di un giocatore stolto, d'una contadina coraggiosa e di due geishe che intrecciano i loro destini, il loro passato ed inevitabilmente il loro futuro.
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camcam40
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martedì 9 gennaio 2007
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errori
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MA PERCHè NELLA RECENSIONE SBAGLIATE A SCRIVERE IL TITOLO DEL FILM???
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(di v4v)
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ggalletti
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giovedì 28 luglio 2005
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l'assassino e il samurai
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Più che Zatoichi che fa fuori il Ronin, la scena del duello finale rappresenta forse ancora di più lo stesso Takeshi che fa fuori l'Eroe Hollywoodiano. Il Ronin infatti ci viene rappresentato come il killer che usa la sua arte solo perchè costretto da circostanze moralmente inattaccabili (pagare le cure per la fidanzata malata). In realtà, l'eroe Hollywoodiano è assassino per vocazione, non per necessità (si veda la storia del cinema d'azione da Stallone a Schwartzenegger in su). Takeshi lo sa bene, e mette di fronte quindi l'assassino per vocazione al samurai per cultura (che non disdegna comunque il massacro), senza però indulgere troppo neppure sulla irreprensibilità simbolico/ culturale del secondo: l'ultima sciabolata letale apre il sipario al musical, dove il tutto e il contrario di tutto ballano assieme, e il mito può anche permettersi di inciampare goffamente rendendo più esplicito il senso del film.
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g.
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venerdì 28 novembre 2003
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l'eroe che vorresti sempre avere accanto
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Un viandante, tra villaggi rurali di un Giappone immerso nel suo ottocento. Lui è cieco, ha un bastone. Passo che sembra incerto. Falsa vulnerabilità. Una maschera che attira come una calamita l'attenzione. Tutto gira intorno a lui. Un bambino gli ruba il suo bastone, per due soldi, che mai avrà. Il viandante fa presto giustizia. Gesti improvvisi e veloci, implacabili. Senti di volerlo accompagnare, di essere insieme a lui, lungo la strada. Strada piena di malvagità. Di chi uccide una famiglia, facendo due orfanelle che sogneranno la vendetta. Il passo lento, le battaglie improvvise. L'ironia è dietro l'angolo, la danza è dietro l'angolo, il dolore e la giustizia dietro l'angolo. Presto capisci che è una fiaba, che quel cieco biondo, il viandante, è il tuo eroe, il tuo protettore.
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Un viandante, tra villaggi rurali di un Giappone immerso nel suo ottocento. Lui è cieco, ha un bastone. Passo che sembra incerto. Falsa vulnerabilità. Una maschera che attira come una calamita l'attenzione. Tutto gira intorno a lui. Un bambino gli ruba il suo bastone, per due soldi, che mai avrà. Il viandante fa presto giustizia. Gesti improvvisi e veloci, implacabili. Senti di volerlo accompagnare, di essere insieme a lui, lungo la strada. Strada piena di malvagità. Di chi uccide una famiglia, facendo due orfanelle che sogneranno la vendetta. Il passo lento, le battaglie improvvise. L'ironia è dietro l'angolo, la danza è dietro l'angolo, il dolore e la giustizia dietro l'angolo. Presto capisci che è una fiaba, che quel cieco biondo, il viandante, è il tuo eroe, il tuo protettore. Si torna bambini, e si tifa per lui: Zatoichi, che gioca, che vendica, che si diverte, che dona. Sorpresa finale e poco dopo, il bel finale. Imperdibile.
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