Anno | 2001 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Giappone |
Durata | 84 minuti |
Regia di | Takashi Miike |
Attori | Kenichi Endo, Shungiku Uchida, Kazushi Watanabe, Shôko Nakahara . |
Tag | Da vedere 2001 |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Gli Yamazaki sono una famiglia alla deriva. Il padre Kiyoshi è un giornalista televisivo, umiliato dai propri colleghi. La moglie Keiko fa uso di droghe e, nel tempo libero, si prostituisce.
CONSIGLIATO SÌ
|
La famiglia Yamazaki è alla deriva: il padre, giornalista televisivo, subisce un trauma che lascia il segno, mentre la moglie tossicodipendente è alla mercé delle angherie del figlio. Almeno finché un misterioso individuo irrompe nelle abitudini degli Yamazaki e le sconvolge.
Visitor Q, o della disintegrazione e ricomposizione della famiglia giapponese. Come in un principio della termodinamica, Takashi Miike prende come esempio la più inverosimile - ma insieme paradigmatica nel suo parossismo - delle famiglie possibili, in quello che forse è il capitolo più emblematico di una filmografia sterminata. Incesto, tossicodipendenza, necrofilia, prostituzione, voyeurismo sono solo alcune delle empietà presenti in seno alla famiglia Yamazaki: una sequenza di elementi apparentemente ideale per épater les bourgeois il più possibile, non fosse che la sincerità di Miike va ben oltre simili scorciatoie, perseguendo un inatteso percorso morale. Niente sensazionalismi nel crudo digitale delle inquadrature, dedite a un malsano verismo che non arretra nemmeno di fronte alla più disgustosa delle sequenze.
Non si sa quanto siano voluti i rimandi a Teorema di Pasolini (mentre sono certi ed evidenti quelli a Crazy Family di Sogo Ishii, capostipite ideale di un sub-genere sui drammi moderni della famiglia nipponica che ha portato a risultati di eccellenza in tempi recenti, come Tokyo Sonata di Kurosawa o Love Exposure di Sono Shion), fatto sta che - eccessi a parte - esiste un fil rouge che accomuna le due opere; dove Pasolini cercava la disintegrazione del nucleo familiare in favore della libertà dell'individuo, Miike ritrova l'unità familiare, anche se nel nome della perversione. L'intervento del Visitor Q, autentico deus ex machina armato di mattone, è il fattore scatenante dell'inversione di tendenza degli apparentemente irrecuperabili Yamazaki, fenomeno che parte dalla (ri)presa di coscienza della figura materna, sorta di dea della fertilità finalmente vista come tale dal figlio frustrato e violento e dal marito fedifrago e umiliato. Ma spingersi troppo in profondità nell'analisi risulta esercizio vano almeno quanto fermarsi inorriditi al grottesco della superficie.
Takashi Miike, in special modo in Visitor Q, va assunto nella sua unicità disturbante, presentata con la naturalezza di un (non-)autore che rifiuta le convenzioni del linguaggio per offrire la sua nuda verità. Una verità spesso vergognosamente e disgustosamente illuminante sulla natura umana.
Datemi pure dell'incompetente,se vi va,ma il film non mi è piaciuto proprio per niente.O meglio:interessante è la regia,piacevole sono i vari cambi di riprese tra telecamera a mano e riprese statiche,colori accostati niente male e la musica è azzeccata (il liuto giapponese ci sta a meraviglia).Ma posso dire che la storia e la sceneggiatura sono deboli?Posso dire che la [...] Vai alla recensione »