Il favoloso mondo di Amelie |
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Un film di Jean-Pierre Jeunet.
Con Audrey Tautou, Mathieu Kassovitz, Dominique Pinon, Rufus.
continua»
Titolo originale Le Fabuleux destin d'Amélie Poulain.
Commedia,
durata 120 min.
- Francia 2001.
- Bim Distribuzione
uscita martedì 11 maggio 2021.
MYMONETRO
Il favoloso mondo di Amelie
valutazione media:
3,33
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Tre stelle e mezzodi Pino IorioFeedback: 0 |
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domenica 17 febbraio 2002 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Amelie nasce, la sua venuta al mondo viene mostrata in digitale, con immagini distorte e colori acidi, passa qualche anno e lei diviene una bimba solitaria, che gioca con una macchina fotografica che “ produce disastri”. Un montaggio serrato intervalla il viso imbronciato della bimba alle nevrosi dei genitori, attraverso urla parossisticamente spasmodiche e primissimi piani deformanti. Assai grottesca la morte della madre, travolta da una suicida. Primo quarto memorabile. Quindici anni dopo Amelie serve ai tavoli di un bistrò in quel di Parigi, una Parigi modificata dall’occhio di Jeneut, che la propone come una trasognata metropoli sospesa nel tempo. Vari personaggi la popolano, e la protagonista cerca di intervenire sui loro destini, sul grigiore esistenziale di coloro che si ritrova accanto, riuscendo, o almeno tentando con buoni propositi, di riportare loro il sorriso, e trovando anche il tempo di innescare un rapporto con la sua anima gemella, tutto vissuto sul piano della fantasia, fin quando non si decide a non fuggire per l’ennesima volta di fronte al contatto vero, ad incontrare lo sconosciuto e a sperimentare un legame effettivo con l’altro. Se il tutto fosse stato concentrato in molto meno tempo, quello di un cortometraggio lungo, e quindi tutte le trovate visive, le prospettive stranianti, la curiosità narrative non fossero state tanto diluite, ne sarebbe venuto fuori qualcosa di assolutamente prezioso. La pellicola riesce ad essere a tratti esilarante, di una comicità folle. Autocitazione nella scena in cui una collega di Amelie ed un cliente del bistrò sono in bagno, ed il loro amplesso è scandito dallo spostamento di oggetti e dal tremolio di pareti, il regista infatti è lo stesso di Delicatessen, film in cui una sequenza analoga, ma più elaborata, divenne un piccolo cult. Ben venga un cinema che riesce a proporre cose intelligenti, anche se con il difetto di allungare i tempi e perdere per strada l’intensità delle immagini. Nel piattume del grande schermo, Amelie rappresenta una favola surreale dal sapore crepuscolare non eccelsa, ma con sequenze assai gustose.
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