Un capo mafioso scompare, un assassino misterioso miete vittime a nastro e nel contempo un potente malavitoso terrorizza le varie bande della città.
Miike è mostruoso come sempre e anche se prolifico è difficile che un film suo, seppur deludente, perda quel timbro che tanto lo distingue dal resto del mondo. Questo dal canto suo è forse uno dei film migliori, roba da podio, un film che seppur insopportabile è talmente bello che persino i nostri spocchiosi distributori hanno ceduto a distribuirlo in Italia.
Come al solito di questo regista la sceneggiatura non è sua eppure il risultato è sentito con una ridicolizzazione dell’ambiente malavitoso giapponese come formato da un branco di rimbambiti, una rappresentazione sconcertante non tanto per l’effettiva pericolosità del tipo di persone (che va presa seriamente) quanto più per il contrasto col solenne rispetto che gli altri registi nipponici – soprattutto i grandi maestri – sono soliti usare al toccare l’argomento.
Una commediola si direbbe per la surreale atmosfera ironica in ogni scena, eppure la vicenda è seria in un complesso sviluppo di trama che non perde tempo in troppe parole per le spiegazioni, i drammi degli individui sono intensi e viscerali nonché realmente toccanti e dolorosi, sensazioni vivide e sentimenti profondi difficilmente comprensibili fino in fondo nell’altalena di eventi crudeli e ridicoli.
Uno scoppiettare di idee una dietro l’altra che non hanno solo lo scopo di scioccare, la telecamera non è semplice testimone e le poche parole sono tutt’altro che semplice colla per gli eventi con anzi forse più dubbi celati che risposte. Il soggetto sarà quel che sarà ma Miike decide di mostrare tutto, una violenza inaudita completamente nuda sotto i nostri occhi, senza pause o pecche, senza frenarsi quando dev’essere drammatica o invece comica e soprattutto azzeccando ogni cosa.
I sottotesti si sprecano e di certo non devo dirvi io come guardare il film, certo basta dare un occhio ai risultati di ogni tortura per avere un indizio di come la pensa il regista per esempio. Insomma una specie di viaggio psichedelico in una vicenda di bande resa ancora più destabilizzante da un comparto sonoro da capogiro con musiche quasi provenienti da un altro mondo.
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