Terminator 2 - Il giorno del giudizio

Lorenzo Soria

«Non dire “Affermativo” o cavolate simili. Se qualcuno fa il duro con te digli “Attaccati”. E se vuoi fare un po’ il fanatico gli fai “Hasta la vista, baby”. Così l’undicenne John Connor (Edward Furlong) catechizza T850 modello 101 meglio noto come Terminator (Arnold Schwarzenegger). Il ragazzino, destinato a essere il futuro capo della resistenza umana contro i robot, insegna il linguaggio degli uomini al cyborg inviato a Los Angeles dai futuro con il compito di proteggerlo. Avversario: l’altro Terminator, il proteiforme T 1000 (Robert Patrick), programmato per trovare il ragazzo e ucciderlo. Cyborg contro cyborg dunque ma non solo perché anche la madre di John, Sarah (Linda Hamilton) alimenta la sarabanda delle distruzioni dando la caccia ai responsabili dell’imminente guerra nucleare. Sette anni dopo Terminator, uno degli archetipi della fantascienza contemporanea, James Cameron (laurea in fisica, esordio con gli effetti speciali, tre Oscar personali con Titanic: miglior film, regia, montaggio), ne dirige il seguito con stile più spettacolare e ironico, grazie a un budget superiore (è il primo film a raggiungere il costo di 100 milioni di dollari; Cameron ha girato 300 mila metri di pellicola) e ai potenti mezzi (per alcune scene ha usato ben nove macchine da presa).
Cameron e Schwarzenegger si divertono a citare, ribaltandoli, i momenti più celebri del primo “Terminator”: così Schwarzy entra nudo in un bar per recuperare vestiti e motocicletta e ne esce con il giubbotto e i pantaloni di pelle che indossava nella precedente pellicola. Né dimentica gli occhiali scuri. E via con metamorfosi sorprendenti, colpi di scena, azioni mirabolanti. Fra tutte, Furlong che fugge in bicicletta inseguito da Patrick alla guida di un Tir e da Schwarzenegger a cavallo di una moto potente.
Effetti speciali digitali consentono a Cameron di costruire un cattivo credibile, ancorché spaventoso e affascinante, capace di trasformare il proprio corpo in letali armi da taglio o di attraversare la materia (è bravissimo Patrick nella parte).
Da L’Espresso, 12 febbraio 2004


di Lorenzo Soria, 12 febbraio 2004