lalli
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martedì 30 ottobre 2007
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3 stelle e mezzo
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un bel film, delicato, che ci mostra come a volte anche le convinzioni più forti ( che poi chissa' se erano così forti in Antonietta)sono in realtà solo semplici, flebili, apparenze, slogan...se andiamo oltre la superficie certo.Quella signora che apparentemente amava così tanto il Duce che cosa aveva se no tanta solitudine, ignoranza, tristezza? Il film ci sconcerta,anche se già sappiamo, quell'intolleranza, quei ridicoli divieti.. E quanta gente amava quella assurdità,( e quanta ancora la ama)...qnt gente non capiva, (e non capisce ancora oggi), quale mostruosità avevano costruito e costruivano Mussolini ed Hitler... degna di nota la frase di Gabriele "FINISCE SEMPRE CHE CI ADEGIUAMO ALLA MENTALITà DEGLI ALTRI, ANCHE SE è SBAGLIATA.
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un bel film, delicato, che ci mostra come a volte anche le convinzioni più forti ( che poi chissa' se erano così forti in Antonietta)sono in realtà solo semplici, flebili, apparenze, slogan...se andiamo oltre la superficie certo.Quella signora che apparentemente amava così tanto il Duce che cosa aveva se no tanta solitudine, ignoranza, tristezza? Il film ci sconcerta,anche se già sappiamo, quell'intolleranza, quei ridicoli divieti.. E quanta gente amava quella assurdità,( e quanta ancora la ama)...qnt gente non capiva, (e non capisce ancora oggi), quale mostruosità avevano costruito e costruivano Mussolini ed Hitler... degna di nota la frase di Gabriele "FINISCE SEMPRE CHE CI ADEGIUAMO ALLA MENTALITà DEGLI ALTRI, ANCHE SE è SBAGLIATA.." E l' ultima bellissima scena qnd finisce quella giornata così particolare x tutti. Ma c'è chi finisce in un modo, chi in un altro,con quella luce che si spenge.
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walter
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sabato 27 gennaio 2007
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la solitudine, tra due, é sempre solitudine
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Bellissimo film... io abito a Buenos Aires, sono figlio d'italiani, e questo é uno dei film che piú chiaramente mi portano il ricordo delle cose che papá e mamma mi hanno tanto parlato dei tempi del fascismo... tanto é cosi, che vorrei fare una addattazione per teatro, che racconti questa storia, ma a Buenos Aires, nel tempo dei nostri militari, in un ambiente colorato dal tango...
potete voi aiutarmi?
devo fare contatto con Ettore Scola, per parlargli di questo progetto, per chiederli l'autorizazzione, spiegare, ascoltarlo...
il mio mail é: wsabbatini@gmail.com
grazie
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tauosre
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lunedì 15 gennaio 2007
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un capolavoro
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Questo è in assoluto uno dei più bei film della storia del cinema italiano! Una bellissima regia per una trama profonda, toccante, commovente, immensamente vera, spogliata di ogni forma di bigotteria ed ipocrisia. Durante il periodo fascista, una donna trascurata da un marito ignorante, vuoto e volgare si innamora di un vicino di casa ex giornalista che però poi scopre essere omosessuale. Sophia Loren è bravissima, intensissima, calata alla perfezione in una parte che sembra sentire fin nel midollo delle ossa; Mastroianni è ugualmente bravo, convincente, pieno di fascino e di espressività. Come al solito, i due formano una coppia perfetta. Il film mette in luce la crudeltà dei pregiudizi, la superficialità dei luoghi comuni, la sofferenza del sentirsi diversi, incompresi, abbandonati; lo fa con grande partecipazione emotiva, mettendo in luce i sentimenti più veri, la forza di due diverse disperazioni che si incontrano, si fondono in un'unica disperazione che è però intrisa di amore, di comprensione, di piacere e di speranza.
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Questo è in assoluto uno dei più bei film della storia del cinema italiano! Una bellissima regia per una trama profonda, toccante, commovente, immensamente vera, spogliata di ogni forma di bigotteria ed ipocrisia. Durante il periodo fascista, una donna trascurata da un marito ignorante, vuoto e volgare si innamora di un vicino di casa ex giornalista che però poi scopre essere omosessuale. Sophia Loren è bravissima, intensissima, calata alla perfezione in una parte che sembra sentire fin nel midollo delle ossa; Mastroianni è ugualmente bravo, convincente, pieno di fascino e di espressività. Come al solito, i due formano una coppia perfetta. Il film mette in luce la crudeltà dei pregiudizi, la superficialità dei luoghi comuni, la sofferenza del sentirsi diversi, incompresi, abbandonati; lo fa con grande partecipazione emotiva, mettendo in luce i sentimenti più veri, la forza di due diverse disperazioni che si incontrano, si fondono in un'unica disperazione che è però intrisa di amore, di comprensione, di piacere e di speranza. Un inno all'amore, alla verità, trionfante nei due protagonisti della storia, spogliati di ogni maschera, di ogni convenzione, di ogni falsa ideologia, calati in un contesto arido, fanatico e buio.
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alessia '92
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domenica 25 giugno 2006
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la presa di coscienza di antonietta
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questo film ofre la possibilita di comprendere gli errori delle società fascista ma non solo ,perchè dopo il confronto avvenuto tra antonietta e gabriele, la donna comprende il suo sbaglio( l'amore per mussolini e per tutto ciò che il regime sostiene)e si rifiuta di accontentare il marito ,la sera , quando esaltato per la giornata trascorsa vuole un'altro figlio...
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anonimo
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venerdì 15 luglio 2005
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un capolavoro
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6 maggio 1938. La Roma fascista è in festa per l'arrivo del Fuhrer in visita al Duce. In un angolo di Roma più lontano dai fasti, in un edificio popolare, Antonietta, casalinga madre di sei figli, cresciuta nel culto del Duce, incontra casualmente per la prima volta il suo vicino di casa, Gabriele, ex annunciatore radiofonico omosessuale e prossimo al confine. Dopo un'iniziale diffidenza, il loro rapporto si trasforma in tenero affetto e comprensione.
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mariolina
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domenica 26 agosto 2001
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2 vite unite da un drammatico bisogno d'affetto
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come si fa a non restare affascinati da questa pagina "particolare" e coraggiosa del cinema italiano.sono onorata di avere la possibilità di scrivere la mia tesi di laurea su un attore così vero in ogni sua interpretazione filmica.sarei molto grata se mi forniste infomazioni di qualsiasi genere su questo attore,tutto mi può essere utile!speditele alla mia email,per favore.ho anche pensato di chiedere informazioni direttamente alla figlia più grande di marcello mastroianni,ma non so come fare.se avete un'idea vi prego di aiutarmi.grazie
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andrea
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sabato 2 giugno 2001
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il duce visto attraverso un camp ed un'ignorantella perbene 3
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La forza espressiva dei primissimi piani dei due mentre piegano un lenzuolo nella sequenza sulla terrazza così come quella del campo medio ravvicinato e in controluce dei due vicinissimi (sempre nella stessa sequenza) con due lenzuoli stesi all’aria (che come una sorta di “cornice interna” ai due lati dell’inquadratura definiscono i contorni della stessa in modo ancor più “stringente”) permette a Scola di imprimere nella mente dello spettatore immagini indelebili, che rimangono per sempre “incorniciate” nella memoria. Difficilmente dimenticabili anche un primissimo della Loren nell’appartamento di Mastroianni negli ultimi momenti insieme, il cui viso appare come incorniciato dagli stipiti di una porta e che sembra materializzare visivamente le pressioni a cui è stato sottoposto il suo povero cervello di « ignorantella perbene » (così la definisce, nel suo sfogo liberatorio, Mastroianni) nelle ultime ore ed il successivo campo medio, anch’esso ravvicinato, dei due divisi e incorniciati dal pezzetto di muro presente tra due porte.
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La forza espressiva dei primissimi piani dei due mentre piegano un lenzuolo nella sequenza sulla terrazza così come quella del campo medio ravvicinato e in controluce dei due vicinissimi (sempre nella stessa sequenza) con due lenzuoli stesi all’aria (che come una sorta di “cornice interna” ai due lati dell’inquadratura definiscono i contorni della stessa in modo ancor più “stringente”) permette a Scola di imprimere nella mente dello spettatore immagini indelebili, che rimangono per sempre “incorniciate” nella memoria. Difficilmente dimenticabili anche un primissimo della Loren nell’appartamento di Mastroianni negli ultimi momenti insieme, il cui viso appare come incorniciato dagli stipiti di una porta e che sembra materializzare visivamente le pressioni a cui è stato sottoposto il suo povero cervello di « ignorantella perbene » (così la definisce, nel suo sfogo liberatorio, Mastroianni) nelle ultime ore ed il successivo campo medio, anch’esso ravvicinato, dei due divisi e incorniciati dal pezzetto di muro presente tra due porte. Infine da ricordare la bellissima scena d’amore con la Loren che “soppraffà” un Mastroianni stordito dalla forza universale dell’amore, universale in quanto capace di rivelarsi anche nell‘anomalo rapporto adulterino tra un omosessuale antifascista ed una donna fascista sposata con prole e che sfocia nella successiva inquadratura anonimizzante/spersonalizzante delle nuche dei due, isolati nuovamente dopo l’effimera unione in una cosa sola. La crepuscolarità che domina il film si conclude con perfetto equilibrio nel “doppio stupro (inteso come “privazione della libertà dell’individuo”) istituzionale” perpetrato nella deportazione di Mastroianni e nella richiesta fecondativa del marito alla Loren. E lo stesso equilibrio si riscontra nella simmetria d’utilizzo delle inquadrature dal basso e dall’alto utilizzate in apertura (quella dal basso sull’enorme vessillo nazista [ la cui oppressività visiva proseguirà in quella sonora delle imperanti radiodiffusioni E.I.A.R.] e sull’anonimamente uniforme architettura fascista del complesso condominiale e quelle dall’alto “esploranti” il “formicaio popolare ” fascista che terminano sulla Loren intenta a preparare il caffè per il marito ) ed in chiusura del film (quella patibolare, dall’alto, della Loren verso Mastroianni).
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andrea
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sabato 2 giugno 2001
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il duce visto attraverso un camp ed un'ignorantella perbene 2
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come ad inquadrare meglio la Solitudine del personaggio ed, al tempo stesso, allontanarsene pudicamente come dimostra il fatto che la m.d.p. conclude il suo movimento “nascondendosi” in una stanza attigua, in una sequenza anch’essa ossessionantemente dominata dal sottofondo radiofonico diffuso dall’E.I.A.R. Il carattere punitivo delle gravose tasse fasciste sugli scapoli suggerisce a Mastroianni un’altra memorabile battuta: « (“tassano più pesantemente noi scapoli”) Come se la solitudine fosse una ricchezza » che rivela in modo profondo la distorsione dei ruoli sociali operata dal regime che porta il Duce a tassare, a additare al pubblico disprezzo, a “violentare” il naturale corso delle cose.
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come ad inquadrare meglio la Solitudine del personaggio ed, al tempo stesso, allontanarsene pudicamente come dimostra il fatto che la m.d.p. conclude il suo movimento “nascondendosi” in una stanza attigua, in una sequenza anch’essa ossessionantemente dominata dal sottofondo radiofonico diffuso dall’E.I.A.R. Il carattere punitivo delle gravose tasse fasciste sugli scapoli suggerisce a Mastroianni un’altra memorabile battuta: « (“tassano più pesantemente noi scapoli”) Come se la solitudine fosse una ricchezza » che rivela in modo profondo la distorsione dei ruoli sociali operata dal regime che porta il Duce a tassare, a additare al pubblico disprezzo, a “violentare” il naturale corso delle cose. I lunghi silenzi psicologici combinati con i dialoghi intensamente dimessi conferiscono un ritmo, una cadenza solenne allo sviluppo della vicenda e vengono sistematicamente turbati dagli improvvisi sprazzi d’allegria svagante del “camp” Mastroianni ( il mambo, il giro in monopattino, la finta scossa elettrica, la Loren-fantasma [“irreale” come l’ideologia alla quale crede] ) che non tolgono assolutamente compattezza all’intimismo che domina la pellicola. I due rispettivi appartamenti assieme alla terrazza vengono ad assumere la funzione di luoghi dello svelamento e della catarsi fisica ed ideologica dei protagonisti e questo viene esplicitato nella fugace riflessione di Mastroianni quando, in casa della Loren, rivolgendo lo sguardo verso il suo appartamento capisce che in quel momento sta guardando se stesso. Il telefono, il campanello assumono il carattere di elementi sovvertitori in quanto meccanici-non naturali-non vivi e questo porta Mastroianni, nella telefonata al partner, ad essere “castrato” nell’esternazione dei suoi sentimenti proprio per il meccanicismo che comporta quel tipo di comunicazione e così pure il macinacaffè è elemento sovvertente in quanto rivelatore/rilevatore di una compromettente presenza umana (Mastroianni-“aspirante” amante) alla pettegola portinaia fascista (la cui opprimente “presenza fisica ed ideologica” porta la Loren a chiudere ossessivamente porte durante tutto il film!).
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andrea
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sabato 2 giugno 2001
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il duce visto attraverso un camp ed un'ignorantella perbene 1
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Rispettando le tre unità aristoteliche Scola dirige la Loren e Mastroianni (per la dodicesima volta insieme) nell’interpretazione più grande realizzata dalla celebre coppia assieme a “Matrimonio all’italiana” di De Sica. Il viraggio seppia della fotografia di De Santis che rende sbattuto in particolare il viso della Loren (di una bellezza “sfolgorantemente sfiorita”) oltre a quello altrettanto meravigliosamente vissuto di Mastroianni tende a creare un contrasto efficacissimo con le altisonanti e marziali emissioni radio dell’E.I.A.R. che si diffondono dal cortile e raggiungono i protagonisti ovunque. Affascinante è la capacità del film di rendere centrale più che la storica visita del Fuhrer a Mussolini l’incontro tra altri due “binari” che improvvisamente s’intersecano dopo aver proceduto/vissuto paralleli per due mesi a poche decine di metri di distanza.
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Rispettando le tre unità aristoteliche Scola dirige la Loren e Mastroianni (per la dodicesima volta insieme) nell’interpretazione più grande realizzata dalla celebre coppia assieme a “Matrimonio all’italiana” di De Sica. Il viraggio seppia della fotografia di De Santis che rende sbattuto in particolare il viso della Loren (di una bellezza “sfolgorantemente sfiorita”) oltre a quello altrettanto meravigliosamente vissuto di Mastroianni tende a creare un contrasto efficacissimo con le altisonanti e marziali emissioni radio dell’E.I.A.R. che si diffondono dal cortile e raggiungono i protagonisti ovunque. Affascinante è la capacità del film di rendere centrale più che la storica visita del Fuhrer a Mussolini l’incontro tra altri due “binari” che improvvisamente s’intersecano dopo aver proceduto/vissuto paralleli per due mesi a poche decine di metri di distanza. Il pappagallo che provoca l’incontro tra i due rappresenta, in qualche modo, la libertà che l’Italia sta perdendo inesorabilmente dai tempi dell’avvento del fascismo e così il suo tentativo di fuga simbolizza il presentimento della terribilità insita nel suggellamento anticipato del Patto d’Acciaio in quella “giornata particolare”, patto che sarà formalizzato l’anno successivo. Inoltre l’uccello è, al tempo stesso, un “ponte” verso la Realtà per la Loren, ciecamente cresciuta nel culto fisico e “intellettuale” del Duce e della sua ideologia. I pochi attimi della scena di Mastroianni che insegna la rumba alla Loren sembrano essere sospesi nel tempo prima di essere brutalmente interrotti dalla “musica del Duce”, interruzione musicale splendidamente chiosata da Mastroianni: «Questo è meno ballabile » che già ne rivela la “sovversività” (così è bollata/etichettata dal regime la sua omosessualità ed anche la Loren non riesce ad accennare ad essa con altro termine). La profondità di campo è utilizzata da Scola nelle inquadrature dalle finestre dei due protagonisti per “legare” come attraverso un invisibile filo sempre più strettamente i destini dei due. Un momento importante del film si ha nel movimento magistrale della m.d.p. di Scola quando alla fine della telefonata all’amante, poco dopo aver pronunciato una battuta meravigliosa (« Piangere si può farlo anche da soli, ma per ridere bisogna essere in due »), Mastroianni confessa al compagno che gli mancherà e la m.d.p. partendo da un primissimo piano in movimento del viso dell’attore esegue una carrellata all’indietro
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