Anno | 1975 |
Genere | Documentario |
Produzione | USA |
Durata | 55 minuti |
Regia di | Amos Poe, Ivan Král |
Attori | Blondie, David Byrne, Jayne County, Jay Dee Daugherty, Chris Frantz Jerry Harrison, Debbie Harry, Richard Hell, Lenny Kaye, Ivan Král, Patti Smith, Richard Sohl, Chris Stein, Talking Heads, Johnny Thunders, Tom Verlaine, John Cale, Robert Gordon (X), Hilly Kristal, Patti Smith Group, Joey Ramone, Johnny Ramone, The Ramones, Television, Tina Weymouth, James Wolcott. |
Tag | Da vedere 1975 |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 27 marzo 2018
Ivan Krall riprende la sua vita nella scena musicale punk della New York degli anni '70
CONSIGLIATO SÌ
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Documentario in Super8 quasi home made di Ivan Krall, nato dal timore di essere rimpatriato nella nativa Repubblica Ceca e pensato, in caso, per mostrare agli amici la sua vita newyorkese al CBGB con alcuni dei musicisti più importanti della scena punk dell'epoca. Raggruppate e ordinate per band e artisti le immagini passano dall'affiancare concerti e ritratti di Patti Smith, a performance dei Ramones, a scherzi in sala prove dei Marbles o serate dei Talking Heads e momenti di scherzo al pari di esibizioni dei Blondie.
Krall senza saperlo aveva girato un instant movie frutto del proprio tempo che, già a fine anni '70, preconizzava le ultime tendenze del documentario contemporaneo, quello in cui le immagini digitali di videocamere e smartphone amatoriali costituiscono la spina dorsale di ogni ricostruzione, cioè in cui al professionale si affianca il personale, la ripresa intima. The Blank Generation ha la stessa commistione di ingenuità e autenticità, la medesima mancanza di filtro autoriale nel riprendere dei film casalinghi ma anche una sostanziale identità con i soggetti ripresi. Chi ha la macchina da presa in mano non è diverso dalle persone su cui questa è puntata, come del resto il punk predicava per la musica.
Questo documentario dal sapore artigianale ha dunque le riprese confuse, casuali e spensierate dei video amatoriali ma anche un montaggio sperimentale frutto della necessità che impressiona.
Krall non dispone di audio e mescola (con l'aiuto di Amos Poe) le immagini di quel misto di riprese tra interni ed esterni di New York che aveva intitolato Night Lunch ad alcuni nastri datigli dai musicisti stessi, tutto è artificiosamente fuori sincrono perché altro non potrebbe essere, ma anche molto anarchico e primitivo. Nel cavalcare i limiti tecnici come fosse Jean Luc Godard, i due trovano un'estetica personale e perfetta per il caso. Pure alcuni tagli a strappo tipici del Super 8 hanno una violenza selvaggia e naive che si sposa perfettamente con i soggetti ritratti e l'atmosfera che il documentario si propone di ritrarre.
Volontario o meno che sia, uno degli esempi più clamorosi di forma che si sposa al contenuto.