flaneur
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giovedì 17 marzo 2022
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monumento al luogo comune sulla sicilia
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Sembra uno scherzo, un blob di tutto il repertorio italiano anni '70 sulle ziette procaci e maliziose, sui siculi divisi fra cinici speculatori e palazzinari, ricche matrone fedifraghe, vecchi satiri che sfiorano culi ancillari, giovani pensosi che filosofeggiano senza batter chiodo.
L'intero film lo vediamo attraverso uno spesso flou che accende stelline ovunque c'è luce. È tutto un gioco di primissimi piani su sguardi che vorrebbero essere eloquenti ma appaiono solo vitrei per quanto vengono prolungati.
E sì che la critica si espresse più volte sull'"eleganza" delle riprese.
Recitazioni approssimative (si salva solo la Lollobrigida, Ferzetti confessa partecipazione venale), dialoghi che sono un repertorio del luogo comune.
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Sembra uno scherzo, un blob di tutto il repertorio italiano anni '70 sulle ziette procaci e maliziose, sui siculi divisi fra cinici speculatori e palazzinari, ricche matrone fedifraghe, vecchi satiri che sfiorano culi ancillari, giovani pensosi che filosofeggiano senza batter chiodo.
L'intero film lo vediamo attraverso uno spesso flou che accende stelline ovunque c'è luce. È tutto un gioco di primissimi piani su sguardi che vorrebbero essere eloquenti ma appaiono solo vitrei per quanto vengono prolungati.
E sì che la critica si espresse più volte sull'"eleganza" delle riprese.
Recitazioni approssimative (si salva solo la Lollobrigida, Ferzetti confessa partecipazione venale), dialoghi che sono un repertorio del luogo comune.
A parziale risarcimento dello spettatore, begli interni ed esterni di magioni siciliane.
Un Bolognini imbarazzante, da dimenticare.
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gianleo67
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lunedì 31 dicembre 2012
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torbide passioni nella città di s.agata
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Ninuzzo, inquieto diciassettenne di una famiglia della buona borghesia catanese, è diviso tra l'avversione per la relazione della piacente madre vedova con lo zio paterno e il morboso rapporto edipico che lo lega alla disinibita zia Cettina. Finirà per deflorare e sposare la ingenua e acerba cugina Giulietta.
Ancora una volta alle prese con un soggetto di matrice letteraria, Bolognini imbastisce questa ricostruzione delle torbide passioni che animano i rapporti di una famiglia catanese della buona borghesia degli anni '60, facendo ricorso ad un registro che ambisce allo psicodramma senza tuttavia discostarsi molto dalle convenzioni e dalle atmosfere del più greve e pruriginoso melodramma.
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Ninuzzo, inquieto diciassettenne di una famiglia della buona borghesia catanese, è diviso tra l'avversione per la relazione della piacente madre vedova con lo zio paterno e il morboso rapporto edipico che lo lega alla disinibita zia Cettina. Finirà per deflorare e sposare la ingenua e acerba cugina Giulietta.
Ancora una volta alle prese con un soggetto di matrice letteraria, Bolognini imbastisce questa ricostruzione delle torbide passioni che animano i rapporti di una famiglia catanese della buona borghesia degli anni '60, facendo ricorso ad un registro che ambisce allo psicodramma senza tuttavia discostarsi molto dalle convenzioni e dalle atmosfere del più greve e pruriginoso melodramma. Interessante più come esercizio di stile, è apprezzabile sul piano illustrativo (una città ed un ceto sociale che celano, dietro la facciata rispettabile e austera di rituali religiosi, un torbido intreccio di passioni e pulsioni e di biechi interessi economici) e meno su quello di una credibile analisi sociale e psicologica, allorchè abbozza i contorni di figure convenzionali più prossime alla logica artificiosa del melodramma d'appendice che ad una sia pur approssimata rispondenza a caratteri naturali.
Di questo difetto di fondo nella scrittura risente molto la irrilevanza di uno sviluppo narrativo che segue le trame contorte di una malsana passione edipica (una Lollo già attempata,benchè ancora piacente, che seduce l'adolescente e inquieto Ninuzzo, sembra il prototipo un pò risibile della 'Malizia' di Samperi in una singolare coincidenza onomastica e di ambientazione) e una imperdonabile leggerezza nella definizione di rapporti psicologici più spesso evocati che veramente descritti, restituendo il senso complessivo di un mosaico cui manchino all'appello diversi tasselli fondamentali (i rapporti tra i numerosi parenti appaiono confusi nelle modalità e nelle motivazioni e non privi di incongruenze logiche, come pure la rilevanza di alcuni personaggi principali: la figura della bella vedova che si consola da subito con il cognato-amante o il rapporto cinico e perverso tra la disinvolta zietta con il marito imprenditore felice e cornuto). Si fa perfino riferimento all'incombenza di una presunta mentalità mafiosa senza contestualizzare credibilmente questi elementi in riferimento alle conseguenze sociali o psicologiche ma semplicemente come puro pretesto di una astratta oleografia regionalistica. Appare rilevante invece il contributo tecnico dell'autore nell'utilizzo degli specchi come singolare elaborazione ('in interno') del controcampo laddove si coglie o percepisce il riflesso di una realtà celata e indicibile; una interessante teoria figurativa del 'limite costitutivo del desiderio' (passionale o erotico) già meglio sperimentato nell'amplesso tra Perrin e la Schiaffino ne 'La corruzione' del 1963. Attori scialbi ed inespressivi salvo un Ferzetti insolitamente sornione e sopra le righe ed una Lollo, stucchevole lolita di mezza età, più irritante che arrapante. Documento di costume di dubbio valore artistico. Trascurabile.
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giorgio
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martedì 14 ottobre 2008
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prurigionoso fotoromanzo siculo
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Il film è soprattutto un pruriginoso fotoromanzo ad ambientazione siciliana, ma non senza alcune qualità (per quanto modeste). Pregi:
1) erotismo abbastanza audace (meglio del coevo "grazie zia" si samperi), garantito da una Lollobrigida nel pieno della forma, sensualissima e doppiata meravigliosamente (per un volta!) da Rita Savagnone;
2) ambientazione sicula credibile, nel complesso;
3) Rappresentazione della psicologia del ragazzo nel complesso credibile.
Difetti:
Ritmo lasco, poca espressività degli attori (Ferzetti non è al meglio della forma),senso estetico decorativo: Bolognini crede di imitare l'estetismo di Visconti indugiando sui particolari dei palazzi e degli abiti sontuosi della nobilità.
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Il film è soprattutto un pruriginoso fotoromanzo ad ambientazione siciliana, ma non senza alcune qualità (per quanto modeste). Pregi:
1) erotismo abbastanza audace (meglio del coevo "grazie zia" si samperi), garantito da una Lollobrigida nel pieno della forma, sensualissima e doppiata meravigliosamente (per un volta!) da Rita Savagnone;
2) ambientazione sicula credibile, nel complesso;
3) Rappresentazione della psicologia del ragazzo nel complesso credibile.
Difetti:
Ritmo lasco, poca espressività degli attori (Ferzetti non è al meglio della forma),senso estetico decorativo: Bolognini crede di imitare l'estetismo di Visconti indugiando sui particolari dei palazzi e degli abiti sontuosi della nobilità. In altre parole, Bolognini confonde l'estetismo con il mero decorativismo.
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germinal
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giovedì 28 dicembre 2006
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film assai deludente
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Una delusione! Tratto da un romanzo certo non eccezzionale come Un bellissimo novembre.
Il peggio è che Bolognini disperde la tensione drammatica del libro e regala un finale con matrimonio veramente avulso dal contesto del libro. E poi quella sicilia sempre fredda, goticheggiante ... Mah!
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