I criminali della galassia

La Terra del futuro è funestata da una serie di inspiegabili sparizioni. Il comandante della stazione spaziale Gamma Uno, Mike Halstead, interpretato con convincente partecipazione da Tony Russel, collega le sparizioni alla presenza, sul luogo delle stesse, di enigmatiche donne scortate da un uomo vestito da un lungo impermeabile scuro. Presto si giungerà alla conclusione che a capo di tutto c'è il professor Nurmi, un Massimo Serato che sfodera guizzi diabolici. A capo di un laboratorio scientifico, Nurmi riduce i rapiti a dimenzioni lillipuziane per poi riportarli alla normalità sul pianeta Delfus, sede dei suoi esperimenti. Scopo dello scienziato è quello, tramite la fusione tra corpo maschile e femminile, di creare la razza perfetta. Mike Halstead e i suoi uomini si adopereranno per far saltare i folli piani dell'uomo. Da segnalare una grossa ondata rosso sangue che devasta il laboratorio di Nurmi, sequenza molto probabilmente citata da Stanley Kubrick in "Shining" (1980). Fantascienza, quella de "I Criminali della Galassia", "povera", ma che il tocco di Antonio Margheriti, abile nel confezionare effetti speciali a "costo zero", rende gradevolissima anche alla distanza, unitamente a quella fantasia nella scrittura che spesso difetta nei moderni blockbuster. Condito da dosi di horror che insaporiscono l'insieme, "I Criminali della Galassia" è senza dubbio il migliore fra i quattro film che Margheriti diresse nel 1965, in soli tre mesi a Roma, per il mercato televisivo statunitense. Gli altri film della serie, poi battezzata "Quartetto Gamma Uno", sono: "I Diafanoidi vengono da Marte", "Il Pianeta Errante" e "La morte viene dal pianeta Aytin". Pellicole girate in contemporanea e pressochè con gli stessi attori, dirette con mano sicura da uno dei pionieri del cinema di fantascienza in Italia.