Viva Zapata! |
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Un film di Elia Kazan.
Con Anthony Quinn, Marlon Brando, Jean Peters, Joseph Wiseman, Harold Gordon.
continua»
Avventura,
Ratings: Kids+13,
b/n
durata 113 min.
- USA 1952.
MYMONETRO
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El caudillo del sur: "Tierra y libertad"...
di chrissFeedback: 41524 | altri commenti e recensioni di chriss |
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martedì 2 novembre 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
E' un ottimo film. Se il regista, Elia Kazan, ci avesse fatto vedere pure un pò più d' azione (più guerriglia e meno politica), sarebbe stato un vero capolavoro del cinema. I personaggi sono rappresentati da un cast di validi attori, specialmente Emiliano Zapata, interpretato da Marlon Brando, uno dei più grandi assieme a tanti altri del circuito statunitense (Newman, de Niro, Pacino, solo per citarne alcuni). Il film si apre con l' udienza dei contadini al cospetto del loro presidente Porfirio Diaz, un tiranno che li ha resi affamati e poveri. L' udienza non porta nulla di buono nelle tasche dei contadini: il presidente Diaz si sbarazza facilmente con le chiacchiere delle richieste della delegazione indigena (le loro terre sono state portate via dai grandi latifondisti ed ora vogliono riscattarle). Emiliano Zapata, un contadino esperto di cavalli, si fa subito notare da Diaz: "I contadini hanno mai vinto una causa terriera?". Il presidente tiranno, che governa da più di trent' anni, cerchia il nome di Zapata in quello della lista della delegazione. Emiliano comprende allora che bisogna ribellarsi al regime dittatoriale di Diaz, il quale ha preferito privilegiare le grandi famiglie, piuttosto che la povera gente. Diventa un fuorilegge nel momento in cui libera Nacente, un contadino che aveva attraversato il recinto per piantare il mais. Con Zapata c' è pure il fratello Eufemio (il bravo Anthony Quinn) e Fernando Aguirre, un messaggero mandato da Francisco Madero, il capo della lotta contro Diaz. Considerato un eroe, viene prima catturato dai militari e dopo liberato dai contadini. Diventa il loro capo. Il tiranno Diaz si dimetterà dall' incarico di Presidente dopo un' insurrezione guidata proprio da Madero, Villa e Zapata. Emiliano viene nominato generale delle armate del Sud (a Nord c' è Pancho Villa) dallo stesso Madero, capo delle forze di liberazione. Si sposa con la donna che lo aveva rifiutato. Ma Madero, che voleva la pace nella nuova democrazia messicana, venne fatto uccidere da un suo ufficiale, Victoriano Huerta, un altro tiranno al servizio dei potenti latifondisti. Sconfitto Huerta, Zapata potrebbe prendersi mezzo Stato o diventare Presidente, ma rinuncia a questo titolo, forse da lui ritenuto troppo ingombrante. Viene ucciso in un' imboscata, probabilmente tradito da uno dei suoi uomini di fiducia (Fernando Aguirre a quanto pare). Anche se alcuni passaggi storici sono un pò confusi, il film si fa apprezzare per il bianco e nero e per l' approfondimento sul personaggio principale. Il ritmo è lento ed i tempi dilatati. Non è un film scattante, ma perlomeno ci dovrebbe far riflettere sulle precarie condizioni di quel Messico. Per fare uno Stato forte e democratico (e non più vittima del solito tiranno), a volte c' è bisogno di una rivoluzione sanguinaria. La violenza diventa l' unica risposta alla violenza: punto! Ci sarebbe da tenere bene a mente il discorso di Zapata ad i suoi contadini: "Questa terra è vostra. Ma dovete proteggerla. Non sarà vostra a lungo se non la proteggete. Se necessario, con le vostre vite, e i vostri figli con le loro vite. Non sottovalutate i vostri nemici. Ritorneranno. E se vi bruciano la casa, ricostruitela. Se distruggono il mais, ripiantatelo. Se vi muoiono i figli, fatene altri. Se vi spingono fuori dalla valle, vivete sul monte, ma vivete. Cercate sempre dei capi, uomini forti senza difetti. Non ce ne sono. Ci sono solo uomini come voi. Loro cambiano. Disertano. Muoiono. Gli unici capi siete voi. Un popolo forte è l' unica forza duratura." Che grandi parole! La scena finale mi ricorda vagamente 'Sciuscià', di Vittorio de Sica: il cavallo bianco di Zapata fugge via e poi si ferma sopra ad una collinetta, come se il regista volesse indicarci il sogno di libertà che svanisce per sempre. Emiliano Zapata lottò duramente per il suo 'pueblo' (al servizio dei contadini e della povera gente) e per esso morì coraggiosamente, rinunciando persino al potere assoluto. Dopo quasi un secolo, in Messico viene considerato ancora un eroe nazionale. Fu soprannominato 'El caudillo del sur', ovvero il condottiero del sud. Bravissimi pure gli attori meno importanti di Brando e Quinn. Ottimo film: da vedere! Palmieri Christian...
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