Atto di accusa

Il film di Gentilomo è sicuramente datato, ma personalmente lo trovo interessante come esempio di cinema italiano subito dopo il neorealismo che cerca una nuova strada senza tornare ai telefoni bianchi. Il 1950 è l'anno di esordio di Antonioni con Cronaca di un amore. Il modello di Atto di accusa si deve cercare naturalmente nel cinema americano, in film del tipo di Angoscia di Cukor (1944)che viene apprezzato di più anche per il fascino di Ingrid Bergman. Il film in oggetto, con tutta la sua ingenuità, si può ancora vedere non solo per l'interpretazione di Andrea Checchi, giustamente ammirato da Aristarco e da Mereghetti, ma anche per la presenza di Lea Padovani e come film di esordio di Marcello Mastroianni.

Il film di Gentilomo è sicuramente datato, ma personalmente lo trovo interessante come esempio di cinema italiano subito dopo il neorealismo che cerca una nuova strada senza tornare ai telefoni bianchi. Il 1950 è l'anno di esordio di Antonioni con Cronaca di un amore. Il modello di Atto di accusa si deve cercare naturalmente nel cinema americano, in film del tipo di Angoscia di Cukor (1944)che viene apprezzato di più anche per il fascino di Ingrid Bergman. Il film in oggetto, con tutta la sua ingenuità, si può ancora vedere non solo per l'interpretazione di Andrea Checchi, giustamente ammirato da Aristarco e da Mereghetti, ma anche per la presenza di Lea Padovani e come film di esordio di Marcello Mastroianni.

Ottimo film, grande sceneggiatura, buon ritmo, Mastroioanni... due ore di felicità.

La presenza tra gli sceneggiatori di Ezio d'Errico contribuisce a fare di questo film un piccolo cammeo italiano a la maniera di Hitchcok. Giacomo Gentilomo, un regista di grande esperienza, qui costruisce un film chiaramente ispirato al Caso Paradine, con scene di suspence di qualità e di impronta stilistica particolare. Basti pensare alla scena del ritorno a casa di Lea Padovani e della ricerca del marito con un piano sequenza esemplare. Ottimo film dimenticato e trascurato dalla critica.