Città della nebbia

Film 1948 | Drammatico 100 min.

Regia di Ingmar Bergman. Un film con Nine-Christine Jönsson, Bengt Eklund, Mimi Nelson, Berta Hall, Birgitta Valberg. Cast completo Titolo originale: Hamnstad. Genere Drammatico - Svezia, 1948, durata 100 minuti. - MYmonetro 2,75 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 21 giugno 2023

Una ragazza vive una realtà famigliare priva di amore. Quando incontra un marinaio pensa di aver trovato finalmente l'amore.

Consigliato sì!
2,75/5
MYMOVIES 2,50
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
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Lo sguardo rivolto al neorealismo italiano consente a Bergman di aprirsi a una denuncia dell'assetto sociale della società svedese.
Recensione di Giancarlo Zappoli
Recensione di Giancarlo Zappoli

Berit è una ragazza che è già finita in riformatorio a causa di una difficile vita familiare. I genitori provano una profonda ostilità l'uno per l'altra e la madre ha nei suoi confronti una proiettività priva di amore. La ragazza, dopo aver tentato il suicidio, incontra un marinaio rientrato a Goteborg al quale si concede in breve tempo. L'uomo è tentato di non rivederla ma poi inizia con lei una relazione che la spinge a confidarsi raccontandogli un passato che suscita la sua gelosia retroattiva.

Giunto alla sua quinta regia Bergman mostra qui una particolare attenzione al cinema neorealistico italiano.

Rossellini sembra essere la sua fonte d'ispirazione in un film in cui gli esterni sono soprattutto dedicati a mostrare la quotidianità del lavoro in una città portuale. Questa scelta favorisce una riflessione che, partendo dalla vita di coppia e dai sentimenti (o dalla loro distorsione), si apre a una denuncia dell'assetto sociale di una società come quella svedese considerata da molti in Europa come un modello.

I primi ad essere sottoposti alla lente d'ingrandimento sono i servizi sociali e coloro i quali si occupano delle giovani da 'redimere'. Ne viene rilevata la scarsa attenzione nei confronti della ricerca delle cause di ciò che viene considerata devianza in favore di una rigida applicazione delle regole.

Ciò su cui però decide di appuntare con forza la propria critica è il doppio regime in materia di aborto. Berit avrà modo di denunciare esplicitamente che l'aborto clandestino viene praticato a due livelli: quello garantito e in guanti bianchi per i ricchi e quello a rischio della vita per chi non si può permettere i costi del primo. Il finale è di quelli a doppia lettura: apparentemente posticcio e troppo solare lascia comunque aperta una domanda nello spettatore sul futuro dei due protagonisti che restano comunque dei soggetti non allineati al conformismo del tempo.

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