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Ultimo aggiornamento martedì 2 agosto 2016
La vita tranquilla di Karakamate viene stravolta quando nel suo covo arriva il botanico americano Evan. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, In Italia al Box Office El abrazo de la serpiente ha incassato 61,5 mila euro .
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Karamakate è un importante sciamano che, nell'Amazzonia nord-occidentale, vive in solitudine dopo lo sterminio del suo popolo da parte dei bianchi. Un giorno viene raggiunto dalla guida indigena Manduca che gli chiede di aiutare, con le sue arti mediche, un ricercatore gravemente ammalato. Dopo un iniziale rifiuto lo sciamano accetta di accompagnarli nella ricerca di una pianta medicinale molto rara, la yakruna. Spera così di riuscire a ritrovare anche qualche sopravvissuto della sua gente. Decenni dopo lo stesso Karamakate viene raggiunto da un etnobotanico americano che è alla ricerca della stessa pianta sulla base delle descrizioni lasciate da chi lo aveva preceduto. Per Karamakate inizia un viaggio nei ricordi.
Dopo l'epigrafe iniziale che descrive il potere di fascinazione della foresta amazzonica, lo spettatore ormai abituato ai documentari in stile National Geographic si potrebbe attendere una narrazione in cui esplodano colori (il verde su tutti). Invece Ciro Guerra, con questo film che ha vinto un premio alla Quinzaine di Cannes 2015 e ha ricevuto la nomination all'Oscar quale miglior film straniero, ci immerge in un bianco e nero di altissima presa visiva. Lo fa non solo per ricordarci che siamo dinanzi a una storia che riguarda il passato (seppure non lontanissimo) ma anche per potenziare (anche se potrebbe sembrare assurdo) la forza di un ambiente al quale la cosiddetta civiltà sta, oggi più che mai, creando danni incalcolabili che si riverberano poi sull'intero ecosistema planetario.
Tornano alla mente le immagini de Il sale della terra di Wim Wenders vedendo questo film che fa riferimento a due scienziati realmente esistiti. Si tratta del tedesco Theodor Koch-Grunberg e dell'americano Richard Evans Schultes. Il primo percorse l'Amazzonia nel 1909, il secondo negli Anni Quaranta. Il film alterna le loro vicende avendo come punto di riferimento la figura dello sciamano che entrambi hanno incontrato. È con lui che percorriamo le rapide del fiume così come entriamo in contatto con tribù pronte anche al furto di una bussola pur di cambiare il proprio punto di vista nei confronti del mondo. È grazie alla forza di questo personaggio che percepiamo quanto forte fosse il legame con la Natura (e il rispetto nei suoi confronti) da parte di popoli decimati dall'avidità dei colonizzatori affamati di materie prime come il caucciù.
Guerra non si sottrae neanche dinanzi alla denuncia della colonizzazione culturale che delinea nelle figure di un frate violento e di un esaltato convinto di essere Gesù. In questi due viaggi (apparentemente alla ricerca di una pianta ma in realtà per Karamakate finalizzati a ritrovare dei sopravvissuti nel primo e la memoria nel secondo) si intrecciano bagagli culturalmente inutili e sogni in cui dominano le visioni. Tutto ciò per ricordarci (non troppo indirettamente visto che Guerra ha girato nella foresta di cui ci restituisce mirabilmente anche i suoni) che esiste ancora una Natura la cui sopravvivenza va salvaguardata nella sua, anche misteriosa, relazione con l'essere umano.
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In questo bellissimo film del colombiano Ciro Guerra viene rievocata la vicenda di due etnografi, uno tedesco e l'altro americano, che agli inizi e a meta' del novecento, durante l'esplorazione degli incontaminati territori dell'Amazzonia, fecero la conoscenza di Karamakate, leggendaria e affascinante figura di sciamano, che influenzo' profondamente le loro vite e plasmo' le loro coscienze.
Bel film, da vedere senza dubbio, con passaggi veramente alti. Purtroppo non riesce a concludere ossia a dire quello che veramente andrebbe detto date le premesse. E in quanto a premesse il film è straordinario perché l'incontro con l' "Altro", degli europei con l'Africa, il Sudamerica, l'Australia è il momento in cui la realtà si rivela non come una "verità" ma come un qualcosa definibile solo in [...] Vai alla recensione »
Non parlo della trama del film perché già ampiamente trattata. Preferisco soffermarmi su altri aspetti come ad esempio la scelta del bianco e nero che ci porta subito a vedere ciò che il regista vuole che noi osserviamo. In questo film non si parla della natura, nè dell'amazzonia ma si parla, a mio parere, dell'uomo! L'uomo che solo se accetta di entrare in contatto con il proprio inconscio può [...] Vai alla recensione »
Il film propone paesaggi dell’Amazzonia in bianco e nero come per ricordare le avventure passate dei due scienziati, realmente esistiti, cui il film si ispira, e alcune civiltà locali (indigene) oggi totalmente sparite. Il regista colombiano Ciro Guerra propone le storie parallele delle spedizioni di Theodor Koch-Grunberg, andato in Amazzonia nel 1909, e quella dell’americano Richard [...] Vai alla recensione »
Nella foresta amazzonica vive in completa solitudine Karamakate, sciamano di una popolazione ormai sparita o sottomessa ai coloni. Lui ha sempre rifiutato di venire a patti coi bianchi portatori di decadenza ed immoralità, e in questa totale solitudine si troverà, tuttavia, per due volte a distanza di 40 anni, ad accompagnare due studiosi alla scoperta della pianta sacra, la Yakruna. Vai alla recensione »
L’Amazonia è quella vasta, intricata estensione di foresta pluviale tropicale che si estende per 7 milioni di Kmq, partendo dalla zona più a nord dell’America Latina fino alla Bolivia e al Mato Grosso brasiliano. El Abrazo de la serpiente,del regista colombiano Ciro Guerra, si svolge nella zona della foresta al confine con la Colombia.
El abrazo de la serpiente è un film ambientato nella Foresta Amazzonica realizzato dal regista colombiano Ciro Guerra. Il film, realizzato in un elegante bianco e nero, racconta il viaggio di due scienziati, il primo svolto nei primi anni del XX secolo da un ricercatore tedesco, mentre il secondo alla metà del secolo da un botanico statunitense.
Il film è molto bello, tanto da dare colore al bianco e nero. Vorrei esprimermi in merito all'interpretazione: secondo me, i due ricercatori non sono 'uno buono', 'l'altro cattivo'; ma è lo sciamano ad avere fallito la sua propria missione verso il primo ed è questo che fa la differenza. Tanto è vero che, a ben guardare, le intenzioni del primo erano positive, del secondo negative.
Non mi dà la possibilità di rispondere direttamente sotto al tuo post. Sugli antropologi ho scritto "buono e cattivo" per farla breve. Però in effetti quello che muore, il primo più vecchio, un po' "cattivo" è; non proprio volontariamente ma, come dice il film, per paura. Questa paura porta a diventare servi del serpente (il cui nemico dalla [...] Vai alla recensione »
Ma non ci si crede. C'è uno che mi censura. Perché? Non si sa. Aveva proprio ragione Karamakate, siamo invasi dai chullachaqui :D Però ci vuole anche un po' di serietà, il dramma di un omino che guadagna 1000 euro al mese come precario e che sfoga la sua rabbiosa frustrazione andando a censurare chi scrive meglio di lui va cristianamente rispettato.