Titolo originale | Epizoda u zivotu beraca zeljeza |
Anno | 2013 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Bosnia-Herzegovina, Francia, Slovenia |
Durata | 75 minuti |
Regia di | Danis Tanovic |
Attori | Nazif Mujic, Senada Alimanovic, Semsa Mujic, Sandra Mujic . |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 30 maggio 2022
Senada è una donna incinta, priva di un'assicurazione sanitaria e dei soldi necessari a un intervento che le salverebbe la vita. Il film è stato premiato al Festival di Berlino,
CONSIGLIATO SÌ
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Nazif è un Rom che vive in Bosnia Erzegovina. Ha una compagna, Senada e due bambine piccole. Nazif si guadagna da vivere demolendo auto o cercando materiali ferrosi da rivendere. Un giorno, tornato a casa, trova Senada in cattive condizioni. In ospedale le verrà diagnosticata la morte del bambino che ha nel ventre. Occorre un intervento chirurgico per asportare il feto ma la coppia non ha un'assicurazione sanitaria e l'operazione costa 500 euro che sono una cifra che Nazif non ha. Visto il rifiuto ad intervenire gratuitamente da parte della struttura sanitaria e il grave pericolo che corre la compagna, Nazif cerca disperatamente di procurarsi la somma necessaria.
Nel periodo di Natale 2011 Danis Tanovic legge la notizia di quanto accaduto a Senada e decide, insieme alla sua produttrice di fiducia, di andare a conoscere i protagonisti/vittime di questo esempio di indifferenza sociale condotta a un estremo livello. In breve tempo si decide di chiedere all'intera famiglia di divenire protagonista nel film della propria storia, vissuta e ricostruita il più fedelmente possibile. Danis Tanovic, dopo un esordio fulminante con No Man's Land, ha costruito una filmografia piuttosto ondivaga e talvolta non all'altezza del suo primo film. La scelta della docufiction e l'affrontare una tematica che lo ha toccato profondamente lo ha ricondotto in qualche modo 'a casa'. L'imbarbarimento prodotto dal liberismo sfrenato, incapace di salvaguardare e garantire i diritti primari dell'essere umano (tra cui quello alla salute è ai primi posti) viene denunciato con efficacia grazie al modo in cui la coppia (e Nazif in particolare) ri-vive il proprio personale calvario. Prima dell'episodio clou assistiamo a un rapporto di tenerezza all'interno della famiglia che contrasta con la precarietà di una vita che dipende ogni giorno da quanto metallo Nazif è riuscito a procurarsi e a vendere. Poi si entra nei gironi di quello che è un vero inferno in cui il giuramento di Ippocrate si è trasformato in un contratto assicurativo. Chi lo possiede si salva, chi non ce l'ha può anche morire.
Vedere Nazif distruggere ciò che ha di più caro e utile per recuperare qualche soldo in più per salvare la vita alla moglie fa stringere il cuore perché si è consapevoli che non si tratta di una sceneggiatura stesa da un professionista ma di una pagina nera scritta da una società non più degna di questo nome. Ciò che manca al film per raggiungere la perfezione è forse un respiro più ampio che si elevi oltre la ricostruzione dei fatti. Resta comunque un'opera di impegno civile da rispettare.
Senada vive nella comunità rom di Poljica, in Bosnia, col compagno Nazif e due figlie. È in attesa del terzo figlio ma un improvviso forte dolore al ventre la porta a scoprire che il figlio in grembo è morto e che deve urgentemente operarsi per salvarsi la vita. L’operazione però ha un costo insostenibile per la famiglia, Nazif raccoglie e vende ferro, e nonostante [...] Vai alla recensione »