Titolo originale | Dark Horse |
Anno | 2011 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Durata | 84 minuti |
Regia di | Todd Solondz |
Attori | Justin Bartha, Selma Blair, Zachary Booth, Mia Farrow, Jordan Gelber, Aasif Mandvi Tyler Maynard, Peter McRobbie, Donna Murphy, Mary Joy, Di Quon, Christopher Walken, Lee Wilkof. |
Tag | Da vedere 2011 |
MYmonetro | 3,59 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 27 febbraio 2015
Il film del regista Tom Solondz è una commedia drammatica, incentrata sulla storia d'amore tra due personaggi alquanto bizzarri. Al Box Office Usa Dark Horse ha incassato nelle prime 6 settimane di programmazione 101 mila dollari e 15 mila dollari nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Abe è un bambinone trentenne, che colleziona action figures dei fumetti e lavora nell'ufficio del padre, dove la segretaria lo coccola e lo solleva da qualsiasi responsabilità, proprio come fa la madre tra le mura domestiche. In occasione di un matrimonio, Abe conosce per caso Miranda, una bella ragazza ancora sotto il tetto parentale, che dopo solo un paio di incontri accetta clamorosamente di sposarlo. Ma questo è un film di Todd Solondz e i giovani non sono carini e non finiscono felici e contenti come a Hollywood.
Eppure Dark Horse è anche una commedia, per le tante risate che strappa, ma naturalmente una commedia di una tristezza sferzante, perché la visione del mondo di Solondz è complessa come poche ed è in questa profondità che sta il suo iperrealismo, molto più che nell'estetica.
Grandissimo sceneggiatore (soggettista e dialoghista), capace di trasformare gli attori a propria immagine e somiglianza come solo Allen ha saputo fare, deve all'autore della Rosa Purpurea e di Crimini e misfatti anche un gusto per l'evocazione di fantasmi e allucinazioni più vere del vero, specie in questo film, dove i sogni prendono il sopravvento e si sostituiscono al racconto anziché limitarsi a punteggiarlo. (Non è un caso, dunque, la presenza di Mia Farrow).
Scrittore di personaggi però più "sconnessi" che nevrotici e di un grottesco che non nasce tanto dall'assurdo quanto dal terribile, Solondz commuove per la partecipazione con cui entra nei suoi mondi terribili ed empatizza con i suoi personaggi, anche mentre commenta cinicamente la loro sorte con un uso della musica di straordinaria potenza e sarcasmo (basta pensare a come la stessa canzone, associata allo stesso personaggio, cambi crudelmente di tono nel corso del film).
Abbandonato l'affresco corale, il regista punta qui su un unico "cavallo", un protagonista quasi assoluto. Ma il "dark horse" del titolo non è certo lui (Solondz non conosce happy ending) e non è solo Jordan Gelber (esilarante nella colorazione giallo Simpsons che assume ad un certo punto) né un rimando ad una famosa casa editrice di fumetti. È il film stesso: un progetto apparentemente più piccolo e contenuto di altri, che sorprende di più ad ogni minuto che passa e alla fine ci conquista su tutta la linea.
Todd Solondz dirige una commedia drammatica oppure un dramma in forma di commedia; tanto il risultato non cambia. A volte i generi si possono interpenetrare con soluzioni imprevedibili; Solondz è un maestro in questo. Due vere icone del cinema americano come Christopher Walken (qualcuno si ricorda de Il Cacciatore?) e Mia Farrow sono i genitori di un quasi quarant’enne mai cresciuto, [...] Vai alla recensione »
Strano film. La tristezza e la tragedia vengono accompagnate da mille colori e musiche allegre e stupidine. Ti aspetti sempre che il grasso, immaturo, patetico protagonista assuma atteggiamenti cinematografici, esagerati o sorprendenti. Invece è sempre iperrealisticamente sè stesso, e questo angoscia lo spettatore. Tutti gli altri caratteri sono invece rappresentati in modo eccessivo, [...] Vai alla recensione »
Nel cinico linguaggio delle corse il “dark horse” è il cavallo di razza indefinita, la bestia meticcia su cui è difficile piazzare le puntate, perché scommettere sulla sua prestazione è più rischioso. Traslato alla politica, il cui linguaggio è notoriamente ancor più spietato, il “dark horse” è l’outsider, la mina vagante, la scheggia impazzita che può far saltare ogni previsione sulle elezioni. Un’espressione idiomatica, insomma, che non ha proprio nulla di tenero né gentile, e che non a caso Venezia scopre oggi nel titolo del film in concorso di Todd Solondz, Dark Horse appunto, al Lido insieme [...]