Dalla vita in poi

Film 2010 | Commedia, 85 min.

Regia di Gianfrancesco Lazotti. Un film con Cristiana Capotondi, Filippo Nigro, Nicoletta Romanoff, Carlo Buccirosso, Gianni Cinelli. Cast completo Genere Commedia, - Italia, 2010, durata 85 minuti. Uscita cinema venerdì 19 novembre 2010 distribuito da 01 Distribution. - MYmonetro 2,64 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 26 marzo 2014

Katia, giovane invalida, s'innamora dell'uomo a cui scrive le lettere per conto di un'amica. Quando i due si lasciano, lo va a trovare nel carcere dove lui sta scontando 30 di pena. In Italia al Box Office Dalla vita in poi ha incassato 96,3 mila euro .

Consigliato nì!
2,64/5
MYMOVIES 2,50
CRITICA 2,29
PUBBLICO 3,12
CONSIGLIATO NÌ
Un piccolo film con un buon equilibrio tra le parti.
Recensione di Marianna Cappi
martedì 16 novembre 2010
Recensione di Marianna Cappi
martedì 16 novembre 2010

Rosalba ama Danilo, che è in carcere per omicidio. Vorrebbe scrivergli una lettera al giorno ma non trova le parole. Si offre allora di farlo per lei l'amica Katia, anch'essa condannata, ma alla sedia a rotelle. Attraverso la scrittura e il racconto di sé, Katia si lega a Danilo al punto che, quando Rosalba lo dimentica, esce senza remore allo scoperto, si presenta al carcere e ottiene di vederlo e di spiegarsi. Con la stessa ostinazione arriva in breve a sposarlo, pur sapendo che le sbarre li divideranno ancora per decenni. Quando il giudice accorda a Danilo il permesso per incontrare la giovane moglie per un giorno fuori dal carcere, però, gli si offre di fatto un'occasione di fuga: a Katia e Danilo la scelta.
Liberamente ispirato a una storia vera, Dalla vita in poi è una commedia semplice ma di buon gusto, perpetuamente a rischio di retorica, ma sempre vigile, attenta a dove mette i piedi. Lazotti è un veterano della regia televisiva che si presenta alla prova del grande schermo con umiltà: nessun guizzo di regia, nessuna iperbole, una storia così basta e avanza.... I ritratti dei personaggi non sono nuovi ma nemmeno troppo scontati, lo è di più la scelta degli attori, eppure il risultato non delude. La Capotondi è al centro della scena, la sua Katia è letterata e sfacciata, usa l'handicap e ha fatto pace con una fine già nota; il Danilo di Nigro è il duro dal lato tenero, un personaggio estremamente codificato e modellato sul suo fisico, al quale l'attore sa comunque fornire qualche sfumatura incisiva; stesso discorso per la Romanoff, borgatara con una sua grazia e un'onesta visione di se stessa e delle proprie virtù. Sulla scala ascendente dei clichés, il posto più alto spetta certamente alla guardia carceraria di Pino Insegno, ma la drammaturgia talvolta vuole i suoi burattini.
La parabola di un amore che nasce dalla conoscenza intima prima che dalla vista dell'amato, come ai tempi passati dei romanzi epistolari o a quelli odierni di chat ed e-mail, importa relativamente, non offrendo spunti di novità, ma il film individua invece bene uno spazio piuttosto inedito di libertà che si viene a creare tra chi la libertà se l'è giocata in partenza, per motivi culturali, penali o fisici. Rosalba, Danilo e Katia non devono stare alle regole sociali a cui si sottomettono le persone "normali", non potrebbero neanche se volessero, ma sono liberi di forzarle. Queste tre potenzialità trovano unità di tempo e di luogo il giorno di libertà di Danilo e il film si aggrappa a questo momento, attraverso il montaggio, in tutti i modi.
Sebbene pieno di ingenuità e stilisticamente indistinguibile da una buona produzione televisiva, Dalla Vita in poi è un piccolo film cui va riconosciuto, in definitiva, un buon equilibrio tra le parti, in particolare scrittura e recitazione.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
sabato 27 novembre 2010
franz_32

Katia (la Capotondi), scrive le lettere che Rosalba, la sua amica del cuore, invia giornalmente al suo fidanzato Danilo (Nigro) in carcere per omicidio. Quando Rosalba decide di lasciare Danilo, Katia non riesce ad interrompere quella che è ormai diventata una sua emozionante abitudine e decide di andare a trovare in carcere Danilo per conoscerlo.

lunedì 22 novembre 2010
max1000

Dalla Vita in Poi... Finalmente un bel film che tocca i temi del sociale, fa' ridere e sorridere.Ottima interpretazione della Capotondi ,Nigro superbo ..Regia innovativa. Consigliato si esce soddisfatti dalla sala..Voto+++++++

martedì 23 novembre 2010
maridrea

sicuramente andrò a vedere questo film....xkè sarà come " un simile" della  mia vita.....di certo nella mia storia nn c'è però del comico...ma dell 'incredibile........magari potessi vedere la mia storia in un film!!!

FOCUS
INCONTRI
martedì 16 novembre 2010
Marianna Cappi

Esce il 19 novembre, in 70/80 copie, Dalla vita in poi, lungometraggio di Gianfrancesco Lazotti, iperproduttivo regista televisivo, meno noto nelle sale dal grande schermo. Il film, la cui uscita prevista per aprile è poi slittata ad oggi, ha vissuto nel frattempo una vita festivaliera felice, vincendo il Grand Prix della giuria a Montréal e il premio quale miglior film a Taormina, dove è stato riconosciuto anche il lavoro di Cristiana Capotondi e Filippo Nigro, migliori attori.

Frasi
"I sentimenti si provano, non si dicono!"
Una frase di Katia (Cristiana Capotondi)
dal film Dalla vita in poi - a cura di Elisa
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Valerio Caprara
Il Mattino

Il regista (soprattutto tv) Lazotti rischia molto nell'incrociare ad alta tensione cronaca, realismo e melodramma, ma «Dalla vita in poi» riesce a mantenersi in equilibrio sulla discrezione con cui mette in scena i dubbi, i tormenti e le scelte dei protagonisti. Katia (Cristiana Capotondi), condannata alla sedia a rotelle dalla distrofia muscolare, aiuta l'amica del cuore Rosalba (Nicoletta Romanoff) [...] Vai alla recensione »

Francesco Alò
Il Messaggero

Katia (Cristiana Capotondi) si innamora di Danilo (Filippo Nigro) scrivendogli delle lettere in carcere per conto dell'amica coatta Rosalba (Nicoletta Romanoff). E se i due si sposassero? Lei è sulla sedia a rotelle causa distrofia muscolare, lui sconta trent'anni per omicidio volontario. Esperimento ardito Dalla vita in poi: drammone d'amore sottoproletario (ma la Capotondi sembra sempre una principessina [...] Vai alla recensione »

Alessandra Levantesi
La Stampa

Sorta di Cyrano al femminile della periferia romana, la disabile Cristiana Capotondi si trova a intrattenere una corrispondenza sentimentale con Filippo Nigro, detenuto di Regina Coeli, per conto dell'amica Nicoletta Romanoff, che presto si stanca del gioco. Mentre sono Cristiana e Filippo, lei affetta da distrofia muscolare, lui condannato a 30 anni, a finire innamorati dopo essersi aperti i cuori [...] Vai alla recensione »

Massimo Bertarelli
Il Giornale

Pretenzioso dramma sociale scritto e diretto dal giovane Gianfrancesco Lazotti, una malinconica storia d'amore girata con pochi mezzi e scarso rispetto per la verosimiglianza. A Roma l'estetista Rosalba (Nicoletta Romanoff), cotta del detenuto omicida Danilo (Filippo Nigro), condannato a trent'anni, incarica l'amica in carrozzella Katia (Cristiana Capotondi) di scrivergli al suo posto.

Roberto Silvestri
Il Manifesto

Una borgatara d'oggi (Rosalba/Romanoff), emancipata libertina quasi innamorata ma sentimentalmente analfabeta, spedisce quotidiane e infuocate lettere d'amore al suo ragazzo (Danilo/Nigro), un duro-tenero che sconta in carcere la «fine pena (quasi) mai» per omicidio, ed è convinto di non dover mai più amare. Le lettere appassionate però sono scritte da una amica di Rosalba, Kada (Capotondi), paraplegica [...] Vai alla recensione »

Roberto Nepoti
La Repubblica

Per alleviare la pena al suo ragazzo Danilo, detenuto per omicidio, Rosalba gli scrive lettere piene d' amore: la vera autrice degli scritti è la sua amica Katia, una sorta di Cyrano di Bergerac al femminile costretta in carrozzina dalla distrofia muscolare. Quando Rosalba decide d' interrompere la relazione, Katia non rinuncia all' amore epistolare.

Paola Casella
Europa

Come classificare questo film? Probabilmente come un tentativo italiano di misurarsi con nuove tecniche narrative, con una certa misura di coraggio. Ma il lavoro che cerchiamo di fare in questo paginone è quello di distinguere fra la ricerca filologicamente importante di un nuova grammatica filmica, come quello di Pietro Marcello e Michelangelo Frammartino e il lavoro all'interno dei generi di un gruppo [...] Vai alla recensione »

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