Anno | 2009 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Durata | 82 minuti |
Regia di | Damien Chazelle |
Attori | Bernard Chazelle, Desiree Garcia, Frank Garvin, Eli Gerstenlauer, Jason Palmer Sandha Khin, Anna Chazelle, Andre Hayward, Moreen McCarthy, Alma Prelec, Jerry Quinn. |
Tag | Da vedere 2009 |
MYmonetro | 3,23 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 25 settembre 2012
Guy è un trombettista emergente, Madeline una ragazza alla ricerca di un lavoro. Stanno insieme, insieme frequentano il giro dei giovani musicisti di Boston, fino al giorno in cui Guy non conosce Elena, sulla metropolitana. Il film è stato premiato a Torino Film Festival,
CONSIGLIATO SÌ
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Guy è un trombettista emergente, Madeline una ragazza alla ricerca di un lavoro. Stanno insieme, insieme frequentano il giro dei giovani musicisti di Boston, fino al giorno in cui Guy non conosce Elena, sulla metropolitana. Madeline cerca allora un altro appartamento e, nel corso di un viaggio a New York, conosce infine un ragazzo francese di nome Paul.
Costruita come una jazz session, Guy and Madeline on a Park Bench è un'opera che associa alla tenera e talvolta dolorosa libertà dei rapporti di coppia che racconta una vitale e amabilissima libertà dell'espressione cinematografica.
L'istintività di un bacio scambiato in un parco tra due (fino a quel momento) sconosciuti, o l'ardire e l'emozione di due mani che si cercano in un vagone affollato del métro, raccontati in bianco e nero, tra un passo di tip tap e un ritornello cantato, non sono soltanto ricordi di un bel cinema che fu - dal Cassavetes di Shadows al Godard dei film con Anna Karina a quel Pull My Daisy di Robert Frank e Alfred Leslie che veicolava un'idea simile di spontaneità e con l'improvvisazione jazzistica s'ibridava a sua volta - ma il ricordo (nel senso etimologico di "appreso col cuore") di ciò che è sempre (il bello del) cinema e ancora, dunque, e pienamente possibile.
Senza rinunciare alla malinconia, che è sostanza della musica e dell'amore, e più che mai dell'incontro tra i due fattori, il film del giovanissimo Damien Chazelle sceglie di raccontare la fine di una relazione senza insistere sul trauma, ma sottolineando invece le curiose armonie della vita, gli strani percorsi, il suo procedere lungo il pentagramma del caso e del destino; perché la vita di ognuno è "scritta" anche se, ad ogni istante, non potremmo dire come sta per continuare. È così che, per esempio, il dialogo tra Guy e Madeline, esaurite le parole, scopre di poter proseguire in un modo e un tempo inaspettati, tramite le note.
Coerentemente, il film di Chazelle è tutt'altro che improvvisato: se ne intuisce la cura, la preparazione, la ricerca, ma non per questo si perde la freschezza della performance, il piacere dell'esecuzione di talento.
You might want to tuck Damien Chazelle's name into your memory bank if his filmmaking debut, the terrific jazz improvisation that is "Guy and Madeline on a Park Bench," is any indication of what his future might hold. How many 25-year-old indie directors choose to channel 1930s B-grade Hollywood musicals into a contemporary, tap-dancing love story, with nearly all of its very limited budget poured [...] Vai alla recensione »