Far Cry

Le giornate di Jack Carver, ex soldato delle forze speciali, trascorrono tranquille. Appesa al chiodo la divisa, l'uomo si guadagna da vivere guidando una barca con cui accompagna turisti pretenziosi a fare il giro del lago di un piccolo centro canadese. A restituirgli emozioni forti ci pensa Valerie, un'avvenente giornalista decisa a indagare su misteriosi esperimenti genetici condotti su un'isola al centro del lago. L'artefice è uno scienziato intenzionato a creare il soldato perfetto, in grado di subire qualsiasi tipo di attacco. Valerie è spinta a conoscere la verità da ragioni affettive, oltre che professionali: in servizio sull'isola c'è suo zio Max, colonnello che Jack aveva conosciuto in missione e di cui si sono perse le tracce.
Se la visione di Tomb Raider e Doom vi ha regalato una scossa di pura adrenalina, se avete tremato di paura al cospetto degli zombie di Resident Evil e dei mostri di Silent Hill, allora Far Cry non fa per voi. Del resto, dietro la macchina da presa c'è il tedesco Uwe Boll, considerato il peggior regista vivente del pianeta. Specializzato nella trasposizione cinematografica di videogiochi, Boll può vantare un paio di Razzie Awards e un rapporto all'insegna della conflittualità non solo con critici e colleghi (su tutti Eli Roth e Michael Bay), ma anche con i fan dei videogame che hanno ispirato alcuni dei suoi film (come House of the Dead, Alone in the Dark, BloodRayne,In the Name of the King, Postal). Il regista tedesco ha, infatti, l'abitudine di rimaneggiare il materiale ludico pensato per il pc, assoggettandolo ai propri scopi filmici. Il problema è che il risultato è quasi sempre deludente, sia per gli appassionati dei videogiochi che per gli amanti del cinema.
Neppure in Far Cry Boll riesce a smentire la sua cattiva fama. Adattato dall'omonimo spara-tutto lanciato nel 2004 per la piattaforma pc, questo film ha tutti gli elementi che un action movie non dovrebbe avere: un intreccio soporifero, senza alcuna intensità di ritmo o picchi emotivi; una sceneggiatura che non si preoccupa minimamente di risultare accurata; dialoghi banali e inverosimili, al limite del ridicolo. Ma ancora peggio, per un film del genere, è che le sequenze d'azione sono più noiose della storia appena abbozzata. Così, tra una sparatoria, un inseguimento e un'esplosione, non resta che uno sbadiglio, con buona pace delle dosi di adrenalina che ogni action dovrebbe offrire.
Neanche gli attori sembrano credere all'operazione. La loro performance appare oltremodo svogliata, forse perché costretti di continuo a pronunciare battute che vorrebbero essere ironiche, ma risultano ridicole, tanto sono decontestualizzate da situazioni che dovrebbero trasmettere tensione. Il tedesco Til Schweiger, apprezzato in Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino, ha la prestanza fisica giusta per il ruolo del soldato protagonista, ma l'espressione corrucciata tradisce la mancanza assoluta di impegno. Sotto tono pure Udo Kier (cattivo per eccellenza nei B-movies anni Settanta e attore amato da Von Trier) qui impiegato nella parte dello scienziato pazzo che della follia mantiene solo il triste ricordo. 