Anno | 1981 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Germania, Ungheria |
Durata | 138 minuti |
Regia di | István Szabó |
Attori | Klaus Maria Brandauer, Ildiko Bansagi, Krystyna Janda, Karin Boyd, Rolf Hoppe György Cserhalmi, Peter Andorai, Martin Hellberg, Christine Harbort, Christian Gaskoff, Ildikó Kishonti, Tamàs Major. |
Tag | Da vedere 1981 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,25 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 27 luglio 2010
Dal romanzo di Klaus Mann. È la storia (con i nomi cambiati) di Gustav Grundgens, attore di teatro famoso per la parte di Mefistofele, nelle rappresen... Ha vinto un premio ai Premi Oscar, Il film è stato premiato al Festival di Cannes, ha vinto un premio ai Nastri d'Argento, ha vinto 2 David di Donatello,
CONSIGLIATO SÌ
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Dal romanzo di Klaus Mann. È la storia (con i nomi cambiati) di Gustav Grundgens, attore di teatro famoso per la parte di Mefistofele, nelle rappresentazioni del Faust. Pur essendo di sentimenti antinazisti, si assoggetta a ogni compromesso pur di continuare ad essere una stella del palcoscenico (denuncia colleghi, fa pubbliche dichiarazioni di stima a Hitler). Ma la via del compromesso sembra non avere mai fine. Maiuscola prova di Brandauer che con questo film s'affermò a livello internazionale.
Germania, anni '30. Hendrick Höfgen è un attore di grande talento che lavora in un teatro di Amburgo, ma sogna di farsi conoscere in tutta la nazione. Dopo aver sposato Barbara Bruckner, una ragazza di elevata posizione sociale, Höfgen si trasferisce a Berlino, riscuotendo un enorme successo grazie al ruolo di Mefistofele nel Faust di Goethe e diventando in breve tempo uno degli artisti di punta del regime nazista.
Presentato al Festival di Cannes del 1981, Mephisto è l'adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo pubblicato nel 1936 da Klaus Mann (figlio del celebre scrittore Thomas Mann) ed ispirato alla reale vicenda di suo cognato, l'attore Gustaf Gründgens, noto per aver sfruttato la propria adesione al nazismo a fini professionali. Diretto dall'apprezzato regista magiaro István Szabó (Bizalom), che ne ha anche firmato la sceneggiatura insieme a Péter Dobai, e con il magistrale apporto della fotografia dai toni cupi di Lajos Koltai, Mephisto ha ottenuto un grande successo in tutto il mondo ed ha ricevuto moltissimi riconoscimenti, incluso il premio Oscar come miglior film straniero (la prima ed unica vittoria per una produzione ungherese). La pellicola, inoltre, ha contribuito all'affermazione del popolare attore austriaco Klaus Maria Brandauer, che negli anni seguenti sarà il protagonista di altri due acclamati film di Szabó, Il colonnello Redl (1985) e La notte dei maghi (1988).
Ambientato in Germania negli anni dell'ascesa al potere di Hitler e del nazionalsocialismo, Mephisto mette in scena la parabola del protagonista Hendrick Höfgen (Brandauer), un ambizioso e dotato attore che, pur di fare carriera nel teatro di regime, si scopre disposto a rinnegare le sue idee di sinistra e a scendere a compromessi con la propria coscienza. La storia raccontata nel film di Szabó diventa così un'agghiacciante metafora dell'ambiguo rapporto fra arte e potere, narrata con uno stile lucido ma capace al tempo stesso di rappresentare con vivida energia i demoni che si agitano nell'animo del personaggio. E non a caso Höfgen, approdato a Berlino in cerca di fortuna, otterrà finalmente la sua tanto agognata consacrazione proprio grazie al ruolo di Mefistofele nel Faust di Goethe, che gli varrà l'ammirazione incondizionata del pubblico tedesco e la stima degli alti esponenti del nazismo. Höfgen, che ogni sera sul palcoscenico indossa la maschera bianca e spettrale di Mephisto, per ironia della sorte si trova ad incarnare invece la parte di Faust, che vende l'anima al diavolo in cambio del suo trionfo di artista.
Pur attenendosi fedelmente alla fonte letteraria, Szabó attenua i toni satirici e grotteschi del bellissimo romanzo di Mann, per accentuare invece l'aspetto più drammatico nel percorso umano di Höfgen / Gründgens. Il film è arricchito anche da un'interessante galleria di personaggi secondari, come la moglie di Höfgen, Barbara Bruckner (Krystyna Janda), la fascinosa attrice Nicoletta von Niebuhr (Ildikó Bánsági), la sua focosa amante nera Juliette Martens (Karin Boyd) ed il generale Tábornagy (Rolf Hoppe), un pezzo grosso del regime nel quale è possibile intravedere la figura di Göering; ma a brillare più di tutti è l'istrionico Klaus Maria Brandauer, vero e proprio animale da palcoscenico, che si immerge con vibrante forza espressiva nella parte dell'attore destinato a vestire i panni del demonio. Impressionante la sequenza conclusiva, con Höfgen che corre in una vasta arena deserta inseguito dalle luci accecanti dei riflettori, consapevole ormai delle tenebre senza fine in cui si è sprofondato.
Com'è facile diventare servi se si è vanitosi, com'è complicato sentirsi innocenti se si è artisti. In tutti i casi, tra il potere e l'artista, tra chi comanda e chi recita s'instaura un rapporto di complicità necessaria che non assolve nessuno, ma spiega molte cose. È accaduto ieri col nazismo? Può accadere oggi, con altri poteri riconoscibili, perché il totalitarismo politico attira é fa prigionieri [...] Vai alla recensione »