Disponibile sabato 15 novembre dalle 19.00 a mezzanotte, il docufilm di Gianluca Vitiello racconta il punto di vista di chi guarda Napoli da fuori e finisce per sentirla dentro. ISCRIVITI A MYMOVIES ONE | PRENOTA UN POSTO »
di Simone Granata
Il 15 novembre su MYmovies ONE sarà disponibile Noi non siamo napoletani (2025) di Gianluca Vitiello, il secondo documentario dedicato dal regista a Napoli dopo Napolitaners (2017).
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Se nel film precedente il racconto della città avveniva attraverso lo sguardo di chi l’aveva lasciata per andare a vivere altrove, qui la prospettiva si ribalta: Napoli è vista dagli occhi di chi ha deciso di viverci provenendo da diverse parti dell’Italia e del mondo.
C’è stato un tempo in cui Napoli era soprattutto la città da cui si partiva. I racconti di emigrazione, le valigie di cartone, l’impossibilità di realizzarsi in una terra meravigliosa ma piena di problemi. Oggi, sempre più spesso, Napoli è invece la città che si sceglie: luogo d’approdo, di vita, di lavoro, di ispirazione.
Noi non siamo napoletani si muove in fondo proprio da qui, dalla nuova centralità ritrovata della città partenopea negli ultimi anni, che si riflette ad esempio nel cinema, nella musica, nel calcio — e il titolo del docufilm cita proprio un noto coro da stadio offensivo verso i napoletani, ma ne rovescia il senso per mostrare come l’identità napoletana possa essere inclusiva e contagiosa.
Vitiello raccoglie in maniera semplice le testimonianze di persone nate in altri luoghi e trasferitesi a Napoli per i motivi più disparati, componendo un mosaico umano fatto di caratteri e mestieri diversi, storie e generazioni lontane che si intrecciano; c’è chi viene dal resto dell’Italia e chi da ogni angolo del mondo, dall'insegnante americana alla ricercatrice bielorussa, la chimica giapponese e l'interprete cinese, la scrittrice serba e lo schermidore tedesco, il pizzaiolo francese, il ristoratore indiano, il musicista argentino, la comunità islamico-palestinese o l’immigrato nigeriano.
Tutti loro, anche passando attraverso delle difficoltà, hanno trovato nella città un’energia unica assieme a un’imperfezione fertile; e tutti loro restituiscono il ritratto collettivo di un luogo che non vive solo di nostalgia ma è anche proiettato al futuro, consapevole della propria capacità di rigenerarsi continuamente.
Come emerge dal documentario, Napoli resta caotica, problematica, fragile, contraddittoria, ma è una città dove è possibile reinventarsi, costruire legami, essere felici, dove la complessità avvolge e non respinge.
Senza intenti puramente celebrativi o peggio ancora da cartolina, il film offre il punto di vista di chi guarda Napoli da fuori e finisce per sentirla dentro.
Nel suo passo lieve, Noi non siamo napoletani diventa anche una riflessione sul diritto di decidere dove sentirsi a casa. Così, Vitiello fotografa un momento di svolta nella percezione odierna di Napoli: un ribaltamento simbolico e sociologico, da città di partenza a città di arrivo, da luogo del folclore mitico a polo di creatività e rinascita culturale.