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Leone d'oro alla carriera a Francesco Rosi

Il riconoscimento a Venezia 69., dopo la proiezione de Il caso Mattei.
di Nicoletta Dose

In foto il regista e sceneggiatore Francesco Rosi.
Francesco Rosi 15 novembre 1922, Napoli (Italia) - 10 Gennaio 2015, Roma (Italia).

giovedì 10 maggio 2012 - News

Il Leone d'oro alla carriera della 69. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica (29 agosto – 8 settembre 2012) è stato attribuito al regista e sceneggiatore Francesco Rosi. Simbolo e innovatore del cinema italiano di impegno civile, ha ricevuto, nella sua carriera, numerosi premi tra i quali il Leone d'oro alla Mostra di Venezia nel 1963 per Le mani sulla città, l'Orso d'argento a Berlino nel 1961 per Salvatore Giuliano, la Palma d'oro a Cannes nel 1972 per Il caso Mattei. Il riconoscimento sarà consegnato il 31 agosto, in occasione della proiezione della copia restaurata de Il caso Mattei, restauro realizzato dalla Film Foundation di Martin Scorsese, con il sostegno di Gucci.

Il Direttore della Mostra Alberto Barbera ha così commentato la scelta del premio: "Con una lunga benché non troppo prolifica carriera, Rosi ha lasciato un segno indelebile nella storia del cinema italiano del dopoguerra. La sua opera ha influenzato generazioni di cineasti in tutto il mondo per il metodo, lo stile, il rigore morale e la capacità di fare spettacolo su temi sociali di stringente attualità. Ragione per la quale è stato ripetutamente accostato al Neorealismo dell'immediato dopoguerra e indicato come il padre nobile di quel filone di cinema impegnato che segnò in particolare gli anni Sessanta e Settanta della nostra produzione nazionale. Rispetto al Neorealismo, che pure contribuì in maniera decisiva alla sua formazione culturale, il cinema di Rosi rappresenta una decisa istanza di superamento, per la precisa volontà di mescolare una fortissima propensione a raccontare eventi, persone ed ambienti reali con quella che Fellini definì «la grande lezione artigianale del buon cinema americano». Nei confronti del cinema politico a lui successivo, Rosi vanta invece un indiscutibile merito: quello di aver sempre preferito alla semplificazione ideologica di molti suoi epigoni il durissimo lavoro di ricerca e documentazione che sta alla base di suoi formidabili capolavori come Salvatore Giuliano, La sfida, Le mani sulla città, Il caso Mattei, Lucky Luciano. Una puntuale lezione di storia che coincide con un'altissima lezione di stile, capace di fornire linfa e sostanza per gli altri suoi indimenticabili lavori, tra i quali non si possono non ricordare Cristo si è fermato a Eboli, Cadaveri eccellenti e Tre fratelli".

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