
Dramma danese vincitore del Marc’Aurelio d’oro al Festival di Roma.
di Marzia Gandolfi
Una storia d'amore
Dopo la storia d'amore tra due cow-boy all'ombra delle montagne in fiore del Wyoming, è la volta di due camerati neo-nazisti all'ombra della filosofia mediocre di “Mein Kampf”. Nella vertigine del nulla, prodotto da rigurgiti nazionalsocialisti, nasce l'amore tra Lars e Jimmy e un film pienamente persuasivo sull'amore tra due uomini. Dentro un immaginario costituito da attributi maschili e un tripudio banalmente fallico di coltelli, cazzotti e volantini inneggianti, il regista danese Nicolo Donato inserisce un protagonista schizofrenicamente scisso in due, un volto che prende a pugni il suo amato per tornare ad afferrare la sua (vera) faccia. Vincitore del Marc'Aurelio d'oro all'ultimo Festival Internazionale del Film di Roma, Brotherhood-Fratellanza non vuole essere, almeno nelle intenzioni dell'autore esordiente, politico ma indubbiamente mette lo spettatore di fronte alla politicità del privato e al conflitto tra passione amorosa e costrizioni sociali (e culturali), sviluppando il tema dell'amore proibito con il passo urgente di chi vuole farsi seguire fin dentro la notte. A Roma, per presentare il suo film e accompagnarne la prossima uscita, Nicolo Donato ci racconta la sua idea dell'amore e il suo “camerata innamorato”, in cui gli opposti, male e bene, essere e non essere, vittima e carnefice, coincidono e si sovrappongono.
All you need is love
Nicolo Donato: È evidente che il mio film non possa prescindere dall'ambiente in cui è calata la vicenda ma è indubbio che l'aspetto più forte sia l'amore tra due esseri umani. Brotherhood non è un gay-movie e nemmeno un nazi-movie. Certo, l'idea del film mi è venuta vedendo il documentario Men, Heroes, Gay Nazis e il contesto neonazista mi è sembrato subito la “condizione culturale” ideale in cui adattare la mia storia. Attenzione però, Brotherhood non è American History X e non è I Segreti di Brokeback Mountain. È, lo ripeto, una storia d'amore esasperata nelle premesse e nelle conseguenze. Quello che voglio dire è che l'omosessualità e il pensiero di estrema destra, di cui si fa portatore il gruppo neo-nazista rappresentato, sono funzionali al sentimento che nascerà tra i due giovani protagonisti, costretti a nascondersi e a resistere dentro una situazione estrema. Io credo che nella vita nessuno nasca cattivo, tutto dipende da come cresciamo, dall'educazione, dalle persone con cui entriamo in contatto, dall'amore che riceviamo in famiglia. Lontano dal voler offrire un'immagine romantica dei naziskin, quello che ho cercato di fare è piuttosto di trovare un briciolo di umanità anche nei cattivi.
I rischi del mestiere
Nicolo Donato: Confesso che ho più paura adesso, che il mio film sta per uscire in sala, di quanta ne avessi al momento delle riprese. Nonostante la prima sequenza sia stata girata in un parco frequentato da questi gruppetti di estremisti, in nessun modo siamo stati minacciati o siamo entrati in contatto con loro. Certo la sera della ripresa in questione avevamo dei “pali” che controllavano la zona e che sarebbero certamente intervenuti in caso di pericolo ma alla fine tutto si è concluso nel migliore dei modi. Spero piuttosto che il mio film possa servire a sensibilizzare magari anche uno solo di questi ragazzi, a fare luce su tanti delitti, ad aprire le menti e a informare su questo fenomeno preoccupante e dilagante.
Testimonianza
Nicolo Donato: Prima di girare il mio film non sapevo molto sui gruppi neo-nazisti e così ho approfondito l'argomento leggendo e guardando documentari. Impagabile, poi, è stata la testimonianza di un ragazzo che ha militato per diversi anni in queste “cattive compagnie”, lui è la prova vivente che le persone possono cambiare e trasformarsi radicalmente. Per ovvie ragioni non mi è possibile rivelare il nome di questo ragazzo, finito in carcere per ben cinque volte e alla fine abbandonato al suo destino dai sui “commilitoni”, ma indubbiamente ci ha fornito una serie di elementi indispensabili, impiegati in maniera puntuale all'interno del film. Uno su tutti l'attenzione che la nuova filosofia nazista presta all'ambiente, la considerazione maniacale verso la natura, per questo motivo ho inserito la sequenza sul consumo della birra biologica.
Dirigere gli attori
Nicolo Donato: Nasco professionalmente come fotografo di moda e di conseguenza sono abituato a lavorare a stretto contatto con le persone. Da questa esperienza dipende forse la mia facilità a relazionarmi con gli attori, a cui chiedo semplicemente di “esserci”, di concentrarsi sul loro personaggio, di lavorare soprattutto col corpo e con gli occhi. Gli attori non si devono mai preoccupare di dove è posizionata la macchina da presa, se hanno messo un piede sul set nel modo sbagliato o se ancora dimenticano una battuta. Il lavoro più impegnativo è stato naturalmente quello fatto con David Dencik, che nel film interpreta Jimmy, un camerata duro e puro che si scoprirà omosessuale. Il mio rapporto con lui durante le riprese è stato piuttosto intenso e alcune volte siamo arrivati addirittura allo scontro, perché David ha una personalità molto forte. Gli ho parlato a lungo del suo personaggio e sono stato a trovarlo in Svezia, dove vive e dove abbiamo lavorato alla creazione di Jimmy e su tutto quello che Jimmy era stato prima, un passato a cui si allude nel film senza esibirlo mai, se non attraverso la cura che il protagonista dedica al fratello minore.