Totò a colori

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Molte parodie efficaci e divertimento assicurato! Valutazione 4 stelle su cinque

di Great Steven


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sabato 28 marzo 2015

TOTò A COLORI (IT, 1952) diretto da STENO. Interpretato da TOTò, ROCCO D'ASSUNTA, ROSITA PISANO, VIRGILIO RIENTO, LUIGI PAVESE, FRANCA VALERI, CARLO MAZZARELLA, GALEAZZO BENTI, FULVIA FRANCO, ISA BARZIZZA, ANNA VITA, VITTORIO CAPRIOLI, LILY CESAROLI, BRUNO CORELLI, IDOLO TANCREDI
«Ogni limite ha una pazienza!». Questa una delle frasi più memorabili del primo film italiano a colori, il quale sfruttò il Ferraniacolor per sopprimere il bianco e nero e restituire ad un’eccellente produzione un ottimo caleidoscopio a tinte vive dal sapore artigianale. La trama ruota intorno al musicista dilettante Antonio Scannagatti, aspirante direttore d’orchestra che tedia instancabilmente i vicini con le sue strampalate e inconcludenti composizioni. Tenta di andare dal paesino del Mezzogiorno in cui vive a Milano, dove spera in un contratto discografico vantaggioso, ma finisce nelle mani di un commendatore che ha bisogno di un infermiere. Inseguito dai creditori, se la cava fingendosi un burattino in un teatro di marionette, eludendo la caccia dei suoi persecutori. Finalmente riesce a dirigere la banda del suo borgo natio, ma un politico ospite americano e un irascibile deputato incontrato giorni prima sul treno lo costringono ad una fuga precipitosa per le viuzze del paesello, ovviamente seguito dagli orchestrali che continuano imperterriti e indifferenti a suonare. Uno dei picchi più divertenti e spassosi mai raggiunti dal principe Antonio De Curtis (1898-1967), e sicuramente una delle occasioni in cui l’attore di cinema napoletano più bravo nella recitazione “a braccio” (ossia senza attenersi strettamente alle indicazioni del copione) riuscì ad estrarre dal suo nutritissimo e variegato repertorio gli sketch, le situazioni paradossali e le battute più fulminanti e di presa maggiormente sicura e convincente. Una troupe di caratteristi tutti bravissimi e capaci oltremodo di fare alternativamente da spalla al protagonista con una logica della sostituzione così ben congegnata da evitare la noia negli spettatori e a mantenere perfettamente intatti i tempi comici e lo svolgimento narrativo, imperniato sia sulla dialettica delle gag concatenate che sulla gestione della vicenda in riguardo allo sviluppo d’una serie di idee quasi tutte efficaci e caricaturali. Da ricordare in particolar modo V. Riento nella parte del suscettibile politico (l’onorevole Cosimo Trombetta), I. Barzizza nelle vesti della ladra rossovestita che finge una fuga da un fidanzato violento e la 32enne F. Valeri nel ruolo della ragazza di Capri impegnata nell’organizzazione di una pittoresca e picaresca festa con gli amici di sempre in una stanza lussuosa e surreale. A tal proposito, le sequenze ambientate sull’isola partenopea danno adito ad un divertimento gustoso e a sapori pseudo-musicali impersonati specialmente dal grottesco concerto in cui il nostro eroe piange invocando il nome della madre, accompagnato dai coristi imbizzarriti e da una chitarra assai galoppante. Steno conosce la materia di cui si occupa e la gestisce con la sicurezza di un autore esperto al corrente degli interessi del pubblico, capace inoltre di regalargli un dono fatto di simpatia, contentezza e leggerezza tutto sommato anche convissuta, il quale mette come priorità fondamentale la realizzazione di un film coerente e zelante costituito non da barzellette estemporanee, bensì da un filo che si concentra sulla narrazione ponendola al vertice di un impegno comicarolo alquanto deciso che sa sforzarsi per guadagnare un ottimo risultato. Numerose scene rimarranno poi nell’immaginario collettivo degli italiani: il Pinocchio metafisico e ballerino, la discussione nello scompartimento e le valigie buttate fuori dal finestrino, il tentativo di elaborare gli spartiti pizzicando il contrabbasso, lo scambio della bella ragazza rossa e occhialuta per la segretaria del produttore editoriale-discografico, lo scontro con il proprietario della serra floreale, e tante altre ancora. Un gioiello la cui preziosità dev’essere assolutamente conservata guardandolo più volte e apprezzandolo sempre più ogni volta che lo si analizza.

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