Molière in bicicletta

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Un film di Philippe Le Guay. Con Fabrice Luchini, Lambert Wilson, Maya Sansa, Laurie Bordesoules, Camille Japy.
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Titolo originale Alceste à bicyclette. Commedia, durata 104 min. - Francia 2013. - Teodora Film uscita giovedì 12 dicembre 2013. MYMONETRO Molière in bicicletta * * * - - valutazione media: 3,27 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

Molière come terapia contro l'invidia Valutazione 4 stelle su cinque

di Gerardo Monizza


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giovedì 2 gennaio 2014

 Molière in bicicletta di  Philippe Le Guay [Invidiare]

Gli attori non si amano, ma si cercano. Sempre si invidiano. È anche una necessità del mestiere e una sfida di personalità (narcisistiche) condotta sul filo del rischio (personale) con cui vorrebbero mettersi alla prova: gli uni contro gli altri. Talvolta ne scaturisce lo spettacolo perfetto. Nella realtà come nella finzione.

Così è in “Molière in bicicletta” (“Alceste à bicyclette”diretto da Philippe Le Guay, 2013) film che sul contrasto tra grandi attori basa la sua forza drammatica ed emotiva.

Gauthier Valence (cui dà corpo il celebre Lambert Wilson) è un attore di successo, soprattutto di fama televisiva e in particolare di serie “medicali”. Interpreta un chirurgo fascinoso, ma di gran cuore e sempre capace di risolvere casi difficili e umani. Molto amato dal pubblico.

In un pausa della serie lascia Parigi per l'Île de Ré (zona La Rochelle), località turistica alla moda; ma la stagione è fredda e piove continuamente. C’è vento. Il viaggio di Valence non è turistico perché va a trovare Serge Tanneur (grande attore a riposo interpretato da Fabrice Luchini) e che intende coinvolgere in una messinscena di Molière: il “Misantropo”.

Serge (misantropo vero che s’è ritirato anche a causa di una forte depressione) pensa che la proposta contempli l’attribuzione della parte principale, quella di Alceste, ma si sbaglia. Gauthier gli propone quella di Filinte, più secondaria. L’orgoglio di Serge è ferito; Gauthier non cede subito e la guerra degli attori è dichiarata. Ovviamente non c’è ragione perché i due recedano dalle proprie (anche legittime) posizioni finché non accettano di tirare a sorte: una volta ciascuno interpreteranno Alceste.

La vicenda, dei due attori e la commedia di Molière, si snoda tra i contrasti: l’immoralità degli interpreti (che con invidia esasperante mascherano i loro veri interessi) e i personaggi del Misantropo che interpretano (rigorosi e moralisti fino all’eccesso). Il colpo di scena – nel film – sarà l’incontro con una bella italiana che li obbligherà a trasformare la finzione in una prova di sincerità. Con risultati disastrosi.

Dunque: l’invidia è un vizio pericoloso che può anche condurre al disastro rovinando un’amicizia professionale ed umana, chiudendo la porta a sentimenti sinceri che stavano nascendo.

La regia di Philippe Le Guay (“Le donne del sesto piano”, 2011) usa le gelide atmosfere dell’oceano e il paesaggio brullo (anche se la “bicicletta” è poco più di un pretesto) per creare un’atmosfera quasi irreale; con grande bravura si serve degli angusti spazi della casa di Serge e del cortile come luoghi scenici e i colori delle tappezzerie come fondali per dare consistenza ad una recitazione scoppiettante, sempre in crescita, sfaccettata e alla fine perfetta.

Wilson (settanta film tra cui: “Uomini di Dio”, 2010) e Luchini (una cinquantina tra cui: “Le donne del sesto piano”, 2011; Potiche - La bella statuina, 2010 e moltissimo teatro) sanno unire i personaggi del film con quelli di Molière rendendo godibile ogni sfumatura. La scena madre, in cui Serge-Luchini smonta il loro rapporto d’amicizia (e per causa d’invidia rivela, al pubblico di amici convenuti ad una festa,  ciò che non dovrebbe) è un grande momento di teatro nel cinema che il sapiente montaggio di Monica Coleman costruisce su piani opposti aiutato anche dal movimento continuo della macchina da presa (fotografia di Jean-Claude Larrieu).

“Molière in bicicletta” è un film divertente e amarissimo che ci mostra quanto poco sia mutato l’animo umano dal tempo del Misantropo fino ad oggi e quanto sia difficile liberarci – in scena e fuori – dall’invidia e dal rancore.

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