L'insostenibile leggerezza dell'essere

Un film di Philip Kaufman. Con Juliette Binoche, Daniel Olbrychski, Daniel Day-Lewis, Lena Olin, Erland Josephson.
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Titolo originale The Unbearable Lightness of Being. Commedia, Ratings: Kids+16, durata 173 min. - USA 1988. - VM 14 - MYMONETRO L'insostenibile leggerezza dell'essere * * * 1/2 - valutazione media: 3,63 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

(Non) ti soddisfa Milan Kundera Valutazione 3 stelle su cinque

di Francesco2


Feedback: 41450 | altri commenti e recensioni di Francesco2
mercoledì 23 novembre 2011

La leggerezza, seguendo una (non) logica basata su paradossi ed ossimori, talvolta non si può sostenere. Come non siano gli altri in grado di capirla, se non (forse) dopo anni di distanza, l'ha illustrato anni dopo Milos Forman (Curiosamente, anche lui ceco: un caso?) nel suo bellissimo quanto sfortunato "Man of the moon". Kaufman, invece, si ispira ad un testo in cui -A giudicare dal film- i primi a non saperla gestire siamo noi stessi. Un film in cui, senza (troppi) didatticismi, si svela la miseria dei totalitarismi di sinistra come di destra (Il "sistema"), senza però cedere totalmente a tentazioni foucaultiane: a volte questi personaggi sono vittime anche di loro stessi, non sanno affrontare i sentimenti che provano(?)(Vedi Tomas). In altre, l'odio che potrebbe sorgere, per amare lo stesso uomo e/o per una banale rivalità femminile, rischia di trasformarsi in amore. Quella, forse, è una "leggerezza" tutta femminile, su cui noi uomini possiamo appena (provare a?)dissertare. Avete mai visto "La vita sognata dagli angeli?" Se è vero che le tre figure principali non sembrano in grado di affrontare le proprie decisioni o quantomeno le conseguenze che ne derivano, forse a volte ciò che li inibisce è la paura di "autoincasellarsi" in schemi sentimentali (pre) costituiti, complice l'aria anni '60 in cui il film si svolge. Ecco, forse è questa la differenza tra leggerezza e superficialità: si vuole sfuggire agli schemi cosiddetti "Borghesi", non solo perché crescere è doloroso, ma anche perché la vita è un attimo fugace ma da vivere ( ed anche con-dividere, a volte) intensamente. Ovviamente, anche quando non è che una filosofia, con cui si può o meno essere d'accordo. Ed in cui i protagonisti, sorvegliati -Sembra- da un grande occhio, che ricorda quello visto(?) nelle "Vite degli altri" (Altro film in un paese ex-comunista), e che rappresenta un ulteriore ostacolo alla "Leggerezza" del titolo, sembrano non credere neanche loro sino in fondo. Come quando il personaggio della Binoche, ad un certo punto, afferma che il tipo di amore che prova per un cane è superiore a quello per "il suo uomo". Sarà un caso, ma non appena due dei tre protagonisti costruiscono una sfera affettiva consolidata, i loro affetti piccoli e grandi crollano uno dopo l'altro. Forse leggeri lo erano anche troppo, per non sentirsi pesanti nel nostro mondo.

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