Sicuramente una delle pellicole più attese dell’anno, soprattutto se alla regia c’è Ridley Scott, reduce dalla regia de Il gladiatore, Hannibal, Black Hawk Down; se davanti alla camera da presa c’è un grande cast con grossi nomi e se dietro lo script un emergente William Monahan ( che due anni più tardi, scriverà il thriller per Martin Scorsese The departed – il bene e il male ). La storia, ambientata nel Medioevo, ha tutte le carte in regola per essere un kolossal di ottima fattura, dal gran respiro epico, ma mai farsi ingannare dalle apparenze. I mass media hanno pompato troppo un film, in realtà, riuscito soltanto a metà. Monahan, cercando di realizzare un Gerusalemme Liberata ben più orientato ai canoni del blockbuster hollywoodiano, fa cilecca, stendendo una sceneggiatura che se letta, farebbe accapponare la pelle persino a Dario Argento. Dialoghi sconnessi, battute assolutamente inutili se non incomprensibili e fuori luogo, personaggi senza alcun spessore drammatico, che non ci fanno affezionare alle loro avventure. Ridley Scott torna dopo Il gladiatore ( e come si vedrà nel successivo Robin Hood ), al film storico in salsa heroic, con un protagonista sfigato e semi-immortale, armato di spada, scudo e corazza, catapultato nelle sanguinarie ( e chissà quanto inutili ) guerre in Terrasanta, dove truciderà migliaia e migliaia di mussulmani senza neanche aver avuto un buon addestramento militare, fino a diventare un eroe da poema. Ma questi sono i canoni del blockbuster, e a questo ci dobbiamo già abituare. Ma il brutto non è l’utilizzo del canone da blockbuster ( già visto anche ne Il gladiatore ), ma proprio il fatto di mettere in scena un film che possiamo dire è quasi senza copione. Ok, Ridley Scott ci sa fare con la macchina da presa, infatti, il regista di Blade Runner è perfettamente in forma con le scene di guerra, mostrandoci ondate di cavalieri in armatura che si scagliano verso battaglie dagli esiti incerti e dove gli ideali per cui combattere sono ancora più incerti. Le scene di massa, i combattimenti e i duelli sono ottimamente diretti, le scenografie e la ricostruzione storica complessiva è convincente, e più di una volta questi ci rimandano ad un altro grande film di ambientazione medievale: Braveheart. Ma nonostante la regia e tanto di più la fotografia siano ottime se non da Oscar, sono soltanto una copertura per un film che senza la spettacolarità, sarebbe meno di zero. In pratica, nessun interprete è veramente eccezionale: Orlando Bloom, che dovrebbe reggere da solo l’intero film, in realtà non riesce a reggere nemmeno sé stesso; Eva Green, nel ruolo della sexy regina di Gerusalemme, con la sua bellezza, nasconde un ruolo di così alta banalità che va soltanto buttato nella spazzatura. Marton Csokas, nel ruolo del re cattivo, è il più ridicolo dei personaggi dell’intera pellicola, come Brendan Gleeson nel ruolo del templare guerrafondaio sfiora il patetico. Salviamo soltanto il bravo David Thewlist nel ruolo dell’Ospitaliere, un ottimo Liam Neeson, che nella brevità della sua performance ci fa affezionare al destino del suo personaggio e il magistrale Edward Norton, nel ruolo del re lebbroso, che ruba praticamente la scena a tutti, probabilmente è l’unico personaggio ben costruito dalla sceneggiatura. Ma è troppo poco per rendere questo film, memorabile.
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