Ben (Nicholas Chage), è un'uomo che ormai ha perso tutto. Alcolizzato, perde anche il posto di lavoro. Tutto ciò, aggiunto ad una personalità umana, di estrema sensibilità, innesca il 'punto di non ritorno'. Decide di tagliare col passato e di gettare tutto il vissuto alle spalle, in 'sei' sacchi d'immondizia. Parte per Las Vegas, con l'intenzione di compiere un destino prescelto, forse inevitabile. Ma proprio là, dove la vita scorre a fiume, fra finti, effimeri sfarzi che sanno di veleno, incontrerà Sara (Elisabet Shue), una prostituta. Due vite in bilico, sulla lama di un rasoio. L'incontro è fortuito, ma l'amore che nasce non lo è, poichè frutto di uno dei bisogni umani più profondi. Il non sentirsi soli, abbandonati ed assieme risorgere. E questi due magnifici attori, riescono a renderne i contorni, ogni sfumatura in modo raro, terribilmente vero, tangibile. Tutto ciò, va ben oltre la mera vita, il quotidiano, il futuro. Perchè il futuro non esiste, per Ben e Sara. Come la vita di una farfalla nasce, consapevole di avere breve vita. Il sentimento, ristretto in questo ambito, trova l'espressione più magnifica, edificante. Ma anche terribile, nel suo volto terreno. Lentamente sulle note jazz, straordinarie, che sembrano dilatare, in qualche modo impreziosire quella che è una tragedia annunciata, assistiamo alla fine di qualcosa che avrebbe meritato di più. Cage, definisce Sara un'angelo, ma Ben lo è per lei, in quanto innamorarsi per una prostituta, spesso è qualcosa di dimenticato. Sotterrato per sempre. L'atto finale, in una squallida stanza d'albergo, buia, dove ne luce, ne Dio riescono più ad entrare, ma solo Sara. Un'ultimo dono, materno, profondo, una carità scomparsa ormai da questo mondo. Ma immortalata in una finzione che vorremmo fosse realtà. Capolavoro assoluto della cinematografia.
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