La ragazza d'autunno

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Un film di Kantemir Balagov. Con Viktoria Miroshnichenko, Vasilisa Perelygina, Andrey Bykov, Igor Shirokov.
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Titolo originale Dylda. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 120 min. - Russia 2019. - Movies Inspired uscita giovedì 9 gennaio 2020. MYMONETRO La ragazza d'autunno * * * 1/2 - valutazione media: 3,93 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Sulle macerie del “dopo” guerra Valutazione 3 stelle su cinque

di Ghisi Grütter


Feedback: 2850 | altri commenti e recensioni di Ghisi Grütter
mercoledì 15 gennaio 2020

Dylda”, il titolo originale del film, è un doloroso dramma esistenziale sulle macerie della guerra. Dylda vuol dire “spilungona” (la protagonista), ma anche “goffaggine” ed è l’elemento costante di tutto il film che pervade ogni personaggio e ogni azione.
Siamo in Russia a Leningrado, una città stremata dalla alienazione dell’assedio, nell’autunno del 1945, il primo dopo la fine della Grande Guerra. In ospedale si curano i reduci, alcuni con ferite leggere, altri molto gravi. L’infermiera Iya (interpretata dall’esordiente Viktorija Mirošničenko) è una ragazza molto alta, chiamata per questo “Giraffa”, che collabora con il dottor Ivanovic (Andrey Bykov) nella cura dei malati. Vive con Pashka, un bambino di due anni che tutti credono sia suo figlio, ma è figlio della sua amica Masha (interpretata dall’altrettanto esordiente Vasilisa Perelygina), ausiliare in guerra. Iya era tornata prima dal fronte, e l’hanno mandata a fare l’infermiera perché soffre di un disturbo post traumatico da stress, ipnosi epilettica senza convulsioni, si irrigidisce all’improvviso e rantola.
Quando Masha torna dal fronte, il piccolo Pashka non c’è più. Un incidente nell’abbraccio di Iya o una morte premeditata per non restituirlo alla legittima madre?
Nel film non c’è la risposta, ma è rappresentata invece la reazione di Masha che vuole generare subito un’altra vita. Dice a Iya: «Voglio una vita dentro di me, qualcosa a cui aggrapparmi», convinta che un figlio la possa guarire. Purtroppo scoprirà di non potere più avere figli in quanto in varie operazioni (o in una?) le hanno asportato l’utero, quindi chiede e impone alla amica Iya di generare per lei. Ma Iya non vuole rapporti sessuali con gli uomini, vuole stare solo con lei. Piena di sensi di colpa per non aver saputo vegliare su Pashka e di avergli causato la morte (involontariamente?), accetta passivamente di avere un rapporto sessuale con il medico dell’ospedale per cercare di rimanere incinta e risarcire l’amica.
C’è un ossimoro tra l’esteriorità brillante, narrata con uno sguardo pittorico a colori saturi e caldi come il verde, il rosso e l’ocra, e l'interiorità, fredda, distaccata, egocentrica. La guerra ha contato più di venti milioni di morti in Russia, ma le devastazioni e le macerie non si trovano solo fuori. Sono rimaste dentro ferite aperte da cui si cerca di guarire con fatica. E sono proprio le conseguenze della guerra, in un potente racconto per immagini, a essere le vere protagoniste narrate. Infatti il film mostra sia chi non avrà il coraggio di ritornare e affrontare la realtà del “dopo” e chi, come le due donne, troverà invece la forza di andare avanti nella compassione e nella solidarietà.
La ragazza in autunno” è girato quasi completamente negli interni, squallidi e poveri, con gesti quotidiani esasperati ed esasperanti nella lentezza dei tempi reali.
Nel suo secondo lungometraggio Bagalov, regista russo non ancora trentenne, mostra una grande maturità tecnica ed espressiva del giovane regista . In questo film rappresenta persone e rapporti affettivi con una visione parossistica. Così anche lo strano rapporto tra Maha e Sasha (interpretato da Igor’ Širokov) un ragazzo agiato, ma insicuro e impacciato.
Kantemir Balagov, è un regista russo di 28 anni, allievo di Alik Sakarov, che si era già fatto notare due anni fa con la sua opera prima “Tesnota” (“Closeness” il titolo internazionale) ambientato” nel 1998 a Nalchik, nel Caucaso del Nord. Con questo film, vincitore del premio Certain Regard al Festival di Cannes, passato al Festival di New York e candidato per la Russia tra i Migliori Film Stranieri all’Oscar, proietta al passato una serie di problemi attuali come l’eutanasia, la maternità surrogata e l’omosessualità.

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