La ragazza d'autunno |
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Un film di Kantemir Balagov.
Con Viktoria Miroshnichenko, Vasilisa Perelygina, Andrey Bykov, Igor Shirokov.
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Titolo originale Dylda.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 120 min.
- Russia 2019.
- Movies Inspired
uscita giovedì 9 gennaio 2020.
MYMONETRO
La ragazza d'autunno
valutazione media:
3,93
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Vita e morte nella Russia di Stalin
di Fabio Ferzetti L'Espresso
La Leningrado rantolante del 1945, a guerra appena finita. Due giovani legatissime ma diverse in tutto. Un ospedale militare in cui la vita e la morte sembrano danzare a braccetto, con quel misto di durezza e spavalderia che è il segreto dell'anima russa. Il tutto in un film ispirato al libro della Nobel Svetlana Aleksievic, "La guerra non ha un volto di donna", ma interamente posseduto dal talento del suo regista Kantemir Balagov, classe 1991 (del suo folgorante esordio, "Tesnota", si è detto qui la scorsa estate), un allievo di Sokurov dotato di pari forza visiva ma con un senso più incalzante dei personaggi.
Due protagoniste dunque, l'altissima Iya (il titolo originale significa "La spilungona") e l'elettrica Masha, per un film a sua volta diviso in due parti. La prima mostra, la seconda spiega. La prima avvince e stupisce. La seconda mette a fuoco le dinamiche - storiche, politiche, sociali - che governano quelle vite selvagge. A unire le due parti c' è un bimbetto sparuto, affamato e adorabile, del quale non diremo di più. Anche se è sui suoi occhi che Balagov iscrive le scene più memorabili. La corsa sul tram dei sopravvissuti, sospesa fra orrore e stupore. La festa improvvisata per lui dai feriti dell'ospedale, un gruppo di disperati che sarebbero degni di Bosch se per il piccolo Pashka non fossero il più grande spettacolo del mondo.
E viceversa: perché alle soglie dell'Apocalisse un bambino è la vita stessa.
Iya e Masha ne sanno qualcosa perché anche loro sono state in guerra.
Anche loro hanno servito l'Armata Rossa. A differenza di quei due sbarbatelli figli di papà che una sera le rimorchiano in una lunga scena destinata a dare un nuovo senso alla parola tragicomico. Anche se dopo l'accelerazione incredibile di questa prima parte Balagov cambia marcia. Il ritratto di quella spilungona dostoevskiana e della sua compagna si allarga. Dietro Iya e Masha prende corpo un intero paese, piegato dalle purghe staliniste non meno che dalla fame e dalla guerra. Il presente assoluto in cui eravamo stati catapultati stinge in affresco storico. La potenza e il mistero della prima metà cedono il campo a qualcosa di non meno enorme ma più razionalizzabile. Poco importa del resto: già nella shortlist dell'Oscar per il film straniero, il secondo film di Balagov conferma un talento davvero prezioso.
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