Il lago delle oche selvatiche

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Un film di Yi'nan Diao. Con Ge Hu, Lun-Mei Kwei, Liao Fan, Regina Wan, Liang Qi.
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Titolo originale Nan Fang Che Zhan De Ju Hui. Drammatico, durata 113 min. - Cina 2019. - Movies Inspired uscita giovedì 13 febbraio 2020. MYMONETRO Il lago delle oche selvatiche * * * 1/2 - valutazione media: 3,63 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

I non-luoghi cinesi Valutazione 3 stelle su cinque

di Ghisi Grütter


Feedback: 2850 | altri commenti e recensioni di Ghisi Grütter
martedì 18 febbraio 2020

In questo suo secondo film il regista Yi’nan Diao mostra l’altra Cina: quella delle fabbriche, quella della prostituzione e delle bande criminali, piccoli o grandi che siano in una zona urbana periferica. Vige la legge del jiang hu (il senso dell'onore cavalleresco che caratterizza le contese mafiose).

Come in “Fuochi d’artificio in peno giorno” (che è stato premiato al Festival di Berlino, ha ottenuto 4 candidature e vinto 2 Asian Film Awards) del 2014 il regista si cimenta con un crime movie. Attraverso lo sguardo di una donna - una “signorina” del lago - ci si addentra in una umanità violenta, in un sottobosco delinquenziale.

Zhao (Hugh Hu) - uscito da poco dalla galera - è un gangster ferito e in fuga perché ha ucciso accidentalmente un poliziotto scambiandolo per un membro della famiglia rivale. Incontra Liu (Lun-Mei Kwei), una femme fatale inviata dal clan rivale in sostituzione della moglie (Regina Wan). Braccati dalla polizia si raccontano in flash back le reciproche storie di violenze. Lui vuole che lei lo denunci per far incassare alla moglie la cospicua taglia di 300.000 yuan. Il film costituisce un classico poliziesco dove nasce una strana storia di sospetto e attrazione intrecciati.

Molte sono le scene violente - dalle decapitazioni agli ombrelli usati al posto del coltello - alla cui frequenza il cinema orientale ci ha abituato. Il clima è di un continuativo addestramento alla brutalità, e al tradimento spietato. Le mogli devono tradire i mariti, le persone i vecchi amici, e così via. Alla fine sarà solo una prostituta a mantenere la promessa data.

Il lago delle oche selvatiche” offre delle splendide inquadrature, intere sequenze costruite sulle ombre e riprende i corpi sudati che s’incontrano, poi il sangue, la pioggia, il seme, il lago. I movimenti di macchina sono lenti e si contrappongono a un montaggio incalzante e serrato.

Yi’nan Diao nel suo primo film aveva già mostrato i riferimenti al cinema di Jia Zhang-ke (“Al di là delle montagne”, 2015) e di Wong Kar-wai (“In the Mood for Love” del 2013), mentre in questo caotico e notturno “Il lago delle oche selvatiche” sono evidenti suggestioni visive palesi anche a film occidentali come quelli di Orson Welles (“La signora di Shanghai” del 1947) e perfino di Jean-Paul Godard (“Fino all’Ultimo Respirodel 1960).

Il regista pone spesso le sue figure in spazi vuoti illuminati da una luce cruda per accrescere l'angoscioso senso di solitudine e d'isolamento che pervade alcuni locali anonimi. Talvolta sono i “non-luoghi”, altre volte sono gli spazi collettivi come ristoranti, la pista del ballo, il luna park con la sua ruota, gli alberghi, spesso semideserti. Tali ambienti comunicano squallore e depressione, e sono fissati in quadri come solo il pittore statunitense Edward Hopper sa fare. Di questo artista è stato detto che sapeva "dipingere il silenzio". Molti soggetti dei suoi quadri sono proprio i luoghi urbani desolati, lo sfondo cittadino o gli interni con intonaci scrostati. Svariati artisti si sono ispirati a lui, anche il regista Wim Wenders nelle inquadrature del film Don’t come knowking che, nel senso di sospensione e di perdita di punti di riferimento - come afferma lui stesso in alcune interviste -, ha un esplicito nesso con i suoi quadri.

La zona della vicenda è proprio la città uscita alla ribalta e diventata tristemente famosa per il corona virus. Wuhan, esteso e popoloso capoluogo della provincia di Hubei, è un polo commerciale attraversato dallo Yangtze River (Fiume Azzurro), comprende verso sud numerosi laghi e parchi. Questa è una zona meno sviluppata urbanisticamente e presenta ancora delle enclaves rurali. La durezza della vita di questa zona periferica si amplifica con la violenza delle storie delle uccisioni.

Di fatto, molti degli ultimi film cinesi hanno proprio questa caratteristica di mettere in luce parti poco note di quella nazione. Ad esempio i già citati Al di là delle montagne” di Jia Zhang-ke e Fuochi d’artificio in pieno giorno di Yi’nan Diao mostrano entrambi i luoghi operai della Cina, da un lato la città di Fenyang, una piccola città di provincia nello Shanxi, e dall’altro i quartieri/città nati attorno alle miniere di carbone nel nord della Cina.

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