Il bidone |
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Un film di Federico Fellini.
Con Franco Fabrizi, Giulietta Masina, Richard Basehart, Broderick Crawford, Giacomo Gabrielli.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
b/n
durata 135 min.
- Italia 1955.
MYMONETRO
Il bidone
valutazione media:
3,68
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Rubare ai poveri per dare ai ladridi woody62Feedback: 6249 | altri commenti e recensioni di woody62 |
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sabato 11 gennaio 2020 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'abietto cinismo di chi ruba ai poveri per dare ai ladri, è il motivo condurre del quinto film di Fellini, scritto con Pinelli e Flaiano, che esplora con crudo realismo e visionaria poesia le storie di truffatori di strada in una Roma a metà anni '50. Il protagonista è Augusto, alla soglia della crisi della mezza età, solo e depresso per una vita che ormai riserva solo pene e delusioni. Assieme a lui il giovane Carlo, detto Picasso per le improbabili aspirazioni artistiche, naturalmente frustrate e Roberto il più “amorale”, disinibito e gaglioffo dei tre, mirabilmente interpretato da Franco Fabrizi che su questo tipo di personaggio ha costruito una carriera. Al contrario di molte storie cinematografiche che propongono le truffe che colpiscono i ricchi e i potenti, qui le vittime sono sempre i perdenti: poveri contadini in remote campagne o brulli paesi ai piedi dell'Appennino o baraccati romani senza speranza accampati vicino al vecchio acquedotto, illusi e ingannati da uomini con le vesti del potere - “il monsignore della curia”, “il commendatore del Comune” - con il codazzo di complici per reggere la commedia. A loro i poveracci consegnano i pochi risparmi come Pinocchio al Gatto e la Volpe. Quando invece la truffa cerca altre vittime il gioco non funziona più: vedi il tentativo fallito di piazzare una “patacca” di orologio ad un distinto milanese in un bar di Roma, o il misero tentativo di rubare un porta sigarette d'oro alla festa di fine anno o infine l'estremo azzardo di Augusto di bidonare i propri compari facendo credere a loro (ed anche allo spettatore) di aver restituito i soldi ad un contadino con una giovane figlia paralitica. Il risultato sarà tragico perché i complici lo scoprono e lo picchiano selvaggiamente, lasciandolo morente in un dirupo isolato. Augusto ha corso quel rischio mortale solo per poter fare almeno una volta il padre, per poter aiutare la figlia diciottenne a trovare un impiego di cassiera. Non andrà molto meglio a Picasso, diviso tra la delinquenza ed il desiderio irrisolto di una vita normale con la moglie interpretata da Giulietta Masina. Ottimo il cast con Crowford e Basehart ben centrati nei ruoli di Augusto e Picasso con l'azzeccato doppiaggio di Arnoldo Foà ed Enrico Maria Salerno. Scene da ricordare sono la festa di fine anno, tipicamente felliniana, come le passeggiate notturne dei protagonisti o il toccante e poetico incontro tra il finto monsignore e la giovane contadina paralitica. In questo caso e la vittima che si erge a vincitrice, mentre Augusto palesa tutta la sua squallida povertà morale e psicologica. Un ottimo film che forse non ha avuto il successo che meritava.
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