gaiart
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sabato 17 ottobre 2015
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una tragicomica realtà eroica: un capolavoro
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LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT
Nel suo frigo ci sono solo budini alla crema. E per terra solo Dvd Porno.
Eppure agli occhi della sua innamorata (Ilenia Pastorelli), nel ruolo di Alessia, una squilibrata, problematica, semi fumetto lei stessa oltre che fanatica del cartone Jeeg Robot d’acciaio, Enzo Il protagonista, chiamato Hiroshi Shiba (anzi, “Hirò”, in romanesco) diviene un supereroe.
Così Roberto Mainetti ambienta nel degrado totale della periferia di Roma, a Tor Bella Monaca, la parabola vuota di Enzo Ceccotti, (Santamaria), un eroe del male, introverso e triste, un ladruncolo qualsiasi, la cui vita viene rischiarata solo da Alessia; un arcobaleno che entra nella suo universo buio e ne tira fuori l’amore.
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LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT
Nel suo frigo ci sono solo budini alla crema. E per terra solo Dvd Porno.
Eppure agli occhi della sua innamorata (Ilenia Pastorelli), nel ruolo di Alessia, una squilibrata, problematica, semi fumetto lei stessa oltre che fanatica del cartone Jeeg Robot d’acciaio, Enzo Il protagonista, chiamato Hiroshi Shiba (anzi, “Hirò”, in romanesco) diviene un supereroe.
Così Roberto Mainetti ambienta nel degrado totale della periferia di Roma, a Tor Bella Monaca, la parabola vuota di Enzo Ceccotti, (Santamaria), un eroe del male, introverso e triste, un ladruncolo qualsiasi, la cui vita viene rischiarata solo da Alessia; un arcobaleno che entra nella suo universo buio e ne tira fuori l’amore.
Mainetti racconta che ha lavorato sodo per fare in modo che lo spettatore continuasse a sospendere l’incredulità e - vedendo il risultato - ci riesce davvero.
Un film meta-metropolitano, favola, fantascienza e noir assieme, è eccellentemente scritto da Nicola Guaglianone e interpretato da Santamaria che, per dare “peso” al ruolo ha preso 20 chili, e diventare cioè, un energumeno dalla forza sovrumana, una volta caduto nel Tevere e diventato radioattivo, un pò come sembra il fiume..
Una performance indimenticabile, risultato di molte prove e anche di un casting perfetto per i ruoli di tutti ma, in particolare, quella di Luca Marinelli, che crea una sorta di zingaro malavitoso, vestito come una drag queen, sociopatico e cantante, vittima da social, malato di apparizione, ma fragile fragilissimo; la scena in cui canta Un’emozione da poco di Anna Oxa è da urlo, oltre che surreale.
Un film profondo, ricchissimo di contenuti che emergono a strati, come spelando una cipolla, commovente, reale e fantasioso, mai banale e molto comico, ad esempio quando viene tirata in testa una tazza di un cesso, rubato un bancomat, o mozzato un mignolo di un piede che non si riattacca, episodi definiti tutti già in una dettagliatissima e originale sceneggiatura.
Il titolo del film prende spunto da una serie televisiva giapponese che tutti ricordiamo. Era il 1979 e si raccontava dell'antico popolo Yamatai, contro cui Jeeg Robot si batteva.
Il super eroe meccanico è qui eroe per un giorno in periferia. Il film ci fa quindi riflettere su nevrosi, paure e mancanze varie, magari risolvibili da qualche nascosto supereroe, dopo che Batman, Superman e Spiderman sono defunti da mo’, non ci resta che il maglio rotante di Jeeg Robot d’Acciaio, un po’ Dio, un po’ cartone animato.
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sergio dal maso
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domenica 30 ottobre 2016
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lo chiameremo jeeg robot
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Enzo Ceccotti è un balordo, un ladruncolo schivo e taciturno. Vive in uno squallido appartamento a Tor Bella Monaca, un quartiere periferico di Roma. Ossessionato dai dvd porno, si nutre avidamente di dessert alla vaniglia.
Dopo essersi buttato nel Tevere per sfuggire alla polizia finisce dentro un fusto abbandonato e si sporca con un misterioso fluido tossico radioattivo. Sopravvissuto alla febbre altissima scoprirà di aver ricevuto una forza sovrumana, in grado di fargli piegare i termosifoni e sradicare un bancomat. Finirebbe sicuramente col diventare un super-delinquente se il destino non gli facesse incontrare Alessia, una ragazza orfana con problemi psichiatrici convinta di vivere nel mondo di Jeeg Robot.
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Enzo Ceccotti è un balordo, un ladruncolo schivo e taciturno. Vive in uno squallido appartamento a Tor Bella Monaca, un quartiere periferico di Roma. Ossessionato dai dvd porno, si nutre avidamente di dessert alla vaniglia.
Dopo essersi buttato nel Tevere per sfuggire alla polizia finisce dentro un fusto abbandonato e si sporca con un misterioso fluido tossico radioattivo. Sopravvissuto alla febbre altissima scoprirà di aver ricevuto una forza sovrumana, in grado di fargli piegare i termosifoni e sradicare un bancomat. Finirebbe sicuramente col diventare un super-delinquente se il destino non gli facesse incontrare Alessia, una ragazza orfana con problemi psichiatrici convinta di vivere nel mondo di Jeeg Robot. L’affetto di Alessia, che vedrà in lui Hiroshi, il protagonista del cartone animato, lo porterà pian piano dalla parte del bene. Enzo-Hiroshi dovrà lottare contro la banda dello Zingaro, un cattivissimo Joker “de noartri” disposto a tutto per raggiungere il potere e la fama. Una serie incredibile di colpi di scena e di trovate esilaranti condurrà i due rivali allo scontro finale, alla battaglia epica tra il bene e il male, naturalmente non potrà che trionfare il bene.
Detta così, la storia raccontata dallo strepitoso esordio di Gabriele Mainetti sembrerebbe assurda e strampalata, cinematograficamente una follia, un azzardo destinato a un b-movie da dimenticare in fretta.
Invece no, Lo chiamavano Jeeg Robot è un film tanto coraggioso quanto riuscitissimo, un’opera geniale destinata a rappresentare un passaggio importante nella storia del cinema italiano degli anni 2000.
Apparentemente la struttura narrativa del film segue l’archetipo classico del mito del supereroe. Anche qui, infatti, un uomo qualunque riceve inaspettatamente dei super-poteri. Non senza difficoltà, attraverso una maturazione interiore, diventa consapevole della responsabilità che la nuova condizione esistenziale gli impone.
Accettandone i doveri morali diventa ufficialmente un supereroe, dovrà quindi combattere contro il male, come sempre rappresentato da un anti-eroe.
Se la struttura narrativa è da heroe-movie americano, per la sua sostanza filmica Lo chiamavano Jeeg Robot è italianissimo.
Si propone come un film di genere ma sfugge a ogni classificazione perché di generi ne mescola tanti - fantasy, noir, azione, drammatico - ci gioca ma senza snaturarli o sconfinare nel grottesco.
Perché la storia di Enzo è tanto bizzarra e inverosimile quanto è credibile e realistica. Il nostro Hiroshi non vive a Tokio o a Gotham City ma nella degradata periferia romana, non ha una tuta per mascherarsi ma un banale cappuccio; senza l’amore di Alessia, il vero super-potere, resterebbe un balordo. Tutti i personaggi sembrano usciti dai fumetti ma, al tempo stesso, sono incredibilmente veri, li sentiamo vicini perché ci trasmettono umanità.
In Lo chiamavano Jeeg Robot Mainetti ci ha messo tutto se stesso, senza calcoli né compromessi. Per questo riesce ad emozionarci, si respira la sua passione per i cartoni animati e per un cinema libero, senza generi o schemi predefiniti.
Come lui stesso ha affermato la storia di Enzo Ceccotti “non è solo la storia di un supereroe di borgata, né una delicata storia d’amore, né una riflessione sulla malavita o una divagazione sui robot dei cartoni giapponesi”. E’ molto di più.
La produzione del film è stata un mezzo calvario. Per cinque anni ha bussato inutilmente a tutte le porte possibili per trovare produttori interessati, alla fine ha ottenuto l’aiuto del Mibact e di Rai Cinema, per il resto ha fatto tutto da solo.
Non si può non elogiare una sceneggiatura innovativa e narrativamente perfetta, scritta a quattro mani da Nicola Guaglia-none e dal fumettista Menotti.
Delle strepitose interpretazioni degli attori basti dire che ai David di Donatello (gli “Oscar italiani”) Lo chiamavano Jeeg Robot ha visto premiati - cosa mai vista - tutti gli interpreti: miglior attore protagonista a Claudio Santamaria, miglior attrice protagonista a Ilenia Pastorelli, attore non protagonista a Luca Marinellie attrice non protagonista ad Antonia Truppo.
In un film dove ogni cosa è curatissima e funzionale alla storia ci sarebbero molti altri aspetti da focalizzare, dalla bella fotografia di Michele D’Attanasio alle splendide musiche curate dallo stesso regista con il compositore Michele Braga.
Molti quaranta/cinquant’enni - ma non solo - sono usciti galvanizzati dalla visione del film, inebriati dall’aver riassaporato ricordi e atmosfere dei pomeriggi passati davanti alla tv negli anni ottanta, con quello strano robot cuore-acciaio, cuore di un ragazzo che senza paura sempre lotterà!
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michele
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martedì 9 febbraio 2016
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il film italiano dell'anno
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Potrebbe essere e mi auguro che lo sia, il film italiano dell’anno. “Lo chiamavano Jeeg Robot” deve essere un successo e in parte già lo è stato quando è stato presentato lo scorso Ottobre al Festival del Cinema di Roma, per due motivi essenziali. Uno riguarda il coraggio di Mainetti. Si, il coraggio perché non è vero che il pubblico italiano ama vedere solo commedie sentimentali, il pubblico va a vedere sempre commedie sentimentali perché oggi in Italia si producono solo film di quel tipo. E allora ben venga una storia di supereroi all’italiana, caciaroni e grotteschi che si danno battaglia in mezza Roma per difendere il bene e il male.
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Potrebbe essere e mi auguro che lo sia, il film italiano dell’anno. “Lo chiamavano Jeeg Robot” deve essere un successo e in parte già lo è stato quando è stato presentato lo scorso Ottobre al Festival del Cinema di Roma, per due motivi essenziali. Uno riguarda il coraggio di Mainetti. Si, il coraggio perché non è vero che il pubblico italiano ama vedere solo commedie sentimentali, il pubblico va a vedere sempre commedie sentimentali perché oggi in Italia si producono solo film di quel tipo. E allora ben venga una storia di supereroi all’italiana, caciaroni e grotteschi che si danno battaglia in mezza Roma per difendere il bene e il male. Ben venga un film stravagante e completamente fuori dagli schemi del panorama cinematografico nostrano perché ci dimostra che possiamo fare anche un altro cinema, che ne abbiamo le capacità e le qualità. E su quest’ultimo punto s’inserisce l’altro motivo per cui “Lo chiamavano Jeeg Robot” merita di avere successo. L’idea di per se non basta, l’originalità è sempre un punto di partenza, mai di arrivo. Qui Mainetti dimostra di non aver avuto solo la trovata geniale, ma anche la capacità di scrivere il film fino in fondo e regalarci un pellicola straordinaria che, seppur non esente da difetti dal punto di vista della sceneggiatura (troppi finali annunciati ed eccessivamente lungo), esalta lo spettatore, lo fa divertire, lo fa ridere genuinamente. Da segnalare anche le splendide interpretazioni di Santamaria e Marinelli che aggiungono qualità al prodotto raggiungendo livelli altissimi di recitazione, ma di questo non avevamo dubbi, sappiamo che in Italia abbiamo degli attori eccellenti, meno dotati lo siamo invece dietro la macchina da presa, per non parlare degli sceneggiatori. Ecco, quando tutte queste cose s’incontrano al punto giusto, con l’aggiunta di un pizzico di follia, ne possono uscire cose egregie come questa qua.
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lorenzo perrucci
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lunedì 25 aprile 2016
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lo chiamavano jeeg robot: fantastico.
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Lo Chiamavano Jeeg Robot è un film del 2015 diretto e prodotto da Gabriele Mainetti (autore anche dei cortometraggi Basette e Tiger Boy) e scritto da Nicola Guaglianone e Menotti. Il film è un omaggio al cartone animato (e manga) giapponese "Jeeg Robot" di Gō Nagai: il riferimento a Jeeg Robot è il fatto che uno dei personaggi del film, crede che il protagonista , Enzo Ceccotti, sia Hiroshi Shiba (l'eroe del cartone animato Jeeg Robot).
Parliamo della trama in generale: Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) vive a Tor Bella Monaca (Roma)..è un uomo senza amici, vive in una casa deprimente, misera.
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Lo Chiamavano Jeeg Robot è un film del 2015 diretto e prodotto da Gabriele Mainetti (autore anche dei cortometraggi Basette e Tiger Boy) e scritto da Nicola Guaglianone e Menotti. Il film è un omaggio al cartone animato (e manga) giapponese "Jeeg Robot" di Gō Nagai: il riferimento a Jeeg Robot è il fatto che uno dei personaggi del film, crede che il protagonista , Enzo Ceccotti, sia Hiroshi Shiba (l'eroe del cartone animato Jeeg Robot).
Parliamo della trama in generale: Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) vive a Tor Bella Monaca (Roma)..è un uomo senza amici, vive in una casa deprimente, misera..nel frigo ha budini e per terra sono sparsi dvd porno. Quando esce di casa fa furti per poi rivendere ciò che ruba a della gente losca..
Il film infatti comincia con Enzo che viene inseguito da due poliziotti per aver rubato un orologio; la fuga prosegue fino alle rive del Tevere sotto Ponte Sant'Angelo, dove Enzo, dopo essersi buttato nelle acque, entra a contatto con delle sostanze radioattive contenute in alcuni bidoni nascosti. Dopo una notte passata con la febbre, il mattino dopo si sveglia come nulla fosse..ma pian piano si accorgerà di avere una forza al di sopra di chiunque altro...Successivamente incontrerà Alessia (Ilenia Pastorelli), una ragazza ossessionata dall'anime Jeeg Robot che fin dal primo momento crederà che Enzo sia Hiroshi Shiba (l'eroe dell'anime)...Alessia, nel film, avrà un ruolo molto importante in quanto (a parer mio), rappresenterà perfettamente il lato opposto di Enzo..
Parliamo un pò delle "caratteristiche" del film..La FOTOGRAFIA non è niente male: direi un pò più professionale delle solite commediole con inquadrature scontate..qui invece le scene si alternano senza sosta lasciando a bocca aperta lo spettatore che si diverte..
La COLONNA SONORA non è delle migliori..non c'è una melodia che ti resta impressa nella mente..ma tutto svolge un particolare intento: non fa da padrone alle pellicola ma la accompagna, arricchendo ogni sua scena senza essere onnipresente.
Parliamo dei protagonisti:
-Claudio Santamaria nei panni di Enzo Ceccotti è straordinario: parlando esprime ciò che ha dentro il suo personaggio..con il suo modo di esprimersi, il tono e la voce riesci a capire cosa prova dentro il protagonista (Enzo Ceccotti) e la sua solitudine..bravo.
-Luca Marinelli nei panni di Fabio Cannizzaro, detto "Lo Zingaro" si può descrivere con tre parole: pazzo, egocentrico..sublime. Possiamo dire di aver trovato un Joker italiano..ama Loredana Bertè e Anna Oxa ed è fissato con i social network. Quando canta Un'Emozione Da Poco di Anna Oxa mi ha fatto rimanere sbigottito..divertito e mi ha lasciato con un sorriso sulla bocca..tanto surreale e unica è stata la scena..
-Ilenia Pastorelli nei panni di Alessia è fantastica..la sua parte era veramente difficile: doveva interpretare una ragazza affetta da un problema mentale...nonostante tutto la sua interpretazione è perfetta..nulla da dire: sembra quasi sia affetta veramente da qualche problema tanto è brava..
CONSIDERAZIONI GENERALI:
Molti si sono lamentati sulla presenza di certe scene violente..ma io penso dia più realismo al film..lo si rende più vero: per fare un esempio quando cade da un palazzo senti il colpo..ma non il solito colpo ''falso'' dei soliti film sui supereroi..senti un colpo sordo..un colpo in cui senti un corpo che cade a terra veramente..il pubblico si è lamentato anche del sangue presente..ma io sono convinto sempre della stessa cosa: tutto quel sangue con ''uno stile alla Quentin Tarantino'' rende il film più crudo e meno adatto ai bambini ma dà più realismo e valore al tutto..rendendolo unico.
Unica nota negativa è un pò il finale..il ritmo cala leggermente con più finali ma nulla di esasperato..si gusta al massimo, senza annoiare..anzi.
La cosa che mi è piaciuta di più è stato il fatto di accorgermi (appena uscito dalla visione) di essermi affezionato ai personaggi, e ciò mi ha fatto capire come ci avessero lavorato molto sulla storia in modo da renderla avvincente e soprattutto come abbiano lavorato sui personaggi, in modo da renderli ''umani'' e più vicini agli spettatori. Non restano distaccati, ma anzi ad un certo punto cominciamo addirittura ad affezionarci anche al cattivo..perchè sono riusciti a creare delle personalità particolari..dove anche il più cattivo in fondo ha un problema che ti porta ad avere una certa ''compassione''..e non puoi fare altro che affezionarti ad ogni personaggio, indistintamente se sia bravo o cattivo..
Ma una cosa c'è da dire..i personaggi sono stati anche creati bene..ma se gli attori non li interpretavano nel modo giusto senza spessore poteva saltare tutto..invece sono stati bravi nell'immedesimarsi nei ruoli...
Nei titoli di coda ho avuto i brividi nel sentire la sigla di Jeeg Robot cantata da Claudio Santamaria...fantastico.
Che dire..E' un film che ha saputo intrattenermi come pochi..in alcune scene esclamavo: ''Veramente sto vedendo un film italiano''? Non pensavo che si potesse fare un film come questo nel panorama italiano e devo dire solo grazie al regista Gabriele Mainetti, che ha creduto nel suo film, se l'è prodotto da solo ed è riuscito a sfornare un film come questo.
Il film èha avuto 16 candidature ai David Di Donatello, ne ha vinti 7 tra cui: Miglior regista esordiente (si tratta dell’opera prima di Mainetti), Miglior produttore (sempre Mainetti), Miglior attore protagonista (Claudio Santamaria), Miglior attrice protagonista (Ilenia Pastorelli), Miglior attrice non protagonista (Antonia Truppo) e ovviamente Miglior attore non protagonista (Luca Marinelli)..che dire...tutti meritatissimi..
Un film bellissimo..una bella sorpresa..UN CULT.
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maurizio meres
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venerdì 12 febbraio 2016
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bravi
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Film più che riuscito,con una storia semplice di un ragazzo di borgata alla ricerca del lunario con furti per sopravvivere,abita in una casa squallida sporca,senza amici ma solo gente losca utile solo per vendergli ciò che ruba,quando all'improvviso per nascondersi dalla polizia si deve gettare nel Tevere e qui nel fiume più bello del mondo (scusate l'esagerazione) la fantasia,i sogni, tutto ciò che un regista per essere chiamato regista deve essere lo fa diventare un super eroe.
Nel racconto non manca nulla,la violenza malavitosa più che attuale,l'amore per una ragazza problematica ma sognatrice rimasta mentalmente nella sua purezza di bambina,lo spirito altruistico.
Sicuramente un film che sfida le leggi del mercato non eccessivamente scenografico,girato tutto a Roma,in presa diretta,in un neorealismo reale autentico i set sono tutti veri,italiano al cento per cento sicuramente costato pochissimo,una sceneggiatura semplice così come un bambino che leggendo un super eroe di un fumetto,sognando crede di esserlo.
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Film più che riuscito,con una storia semplice di un ragazzo di borgata alla ricerca del lunario con furti per sopravvivere,abita in una casa squallida sporca,senza amici ma solo gente losca utile solo per vendergli ciò che ruba,quando all'improvviso per nascondersi dalla polizia si deve gettare nel Tevere e qui nel fiume più bello del mondo (scusate l'esagerazione) la fantasia,i sogni, tutto ciò che un regista per essere chiamato regista deve essere lo fa diventare un super eroe.
Nel racconto non manca nulla,la violenza malavitosa più che attuale,l'amore per una ragazza problematica ma sognatrice rimasta mentalmente nella sua purezza di bambina,lo spirito altruistico.
Sicuramente un film che sfida le leggi del mercato non eccessivamente scenografico,girato tutto a Roma,in presa diretta,in un neorealismo reale autentico i set sono tutti veri,italiano al cento per cento sicuramente costato pochissimo,una sceneggiatura semplice così come un bambino che leggendo un super eroe di un fumetto,sognando crede di esserlo.
Bravissimi tutti gli attori,Santamaria lo conosciamo,duttile in ogni ruolo,la sua presenza è sempre ben rimarcata da interpretazioni positive,Luca Marinelli personalmente è piaciuto moltissimo,bravo riesce sempre ad entrare in simbiosi con il personaggio interpretato non per niente viene dalla scuola d'arte drammatica di Roma,la Pastorelli al suo primo film è presto per giudicarla,comunque positiva.Il regista Gabriele Mainetti è al suo primo film da regista ,nella cultura cinematografica è ben preparato,spero che si ripeta prestissimo mantenendo la spirito innovativo.
Film da vedere,piacevole,scorrevole,simpatico con battute gradevoli e soprattutto come ripeto semplice,perché nel cinema contano anche le idee.
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catcarlo
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venerdì 29 aprile 2016
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(super-)eroe per caso
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Come molti esordi, non solo sul grande schermo, il primo lungometraggio di Gabriele Mainetti – quarantenne romano con un passato d’interprete in prodotti televisivi – saccheggia a piene mani l’immaginario infantile e adolescenziale del regista, ma la rielaborazione degli spunti che ne derivano è tutto meno che banale tanto da sfociare in un curioso film d’azione che mischia Gomorra e Gotham City mantenendosi in brillante equilibrio anche là dove parrebbe impossibile. Enzo è un delinquente di mezza tacca con una predilezione per il porno: un bagno radioattivo lo dota di superpoteri, ma non lo smuove da una certa misantropia. La scossa arriva dal doversi in qualche modo occupare della bambina non cresciuta Alessia che ha la fissa dei cartoni animati giapponesi e dal contrasto con la banda dello Zingaro che vuole prendere il controllo di Tor Bella Monaca sfidando i rischi di uno scontro con le propaggini della camorra.
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Come molti esordi, non solo sul grande schermo, il primo lungometraggio di Gabriele Mainetti – quarantenne romano con un passato d’interprete in prodotti televisivi – saccheggia a piene mani l’immaginario infantile e adolescenziale del regista, ma la rielaborazione degli spunti che ne derivano è tutto meno che banale tanto da sfociare in un curioso film d’azione che mischia Gomorra e Gotham City mantenendosi in brillante equilibrio anche là dove parrebbe impossibile. Enzo è un delinquente di mezza tacca con una predilezione per il porno: un bagno radioattivo lo dota di superpoteri, ma non lo smuove da una certa misantropia. La scossa arriva dal doversi in qualche modo occupare della bambina non cresciuta Alessia che ha la fissa dei cartoni animati giapponesi e dal contrasto con la banda dello Zingaro che vuole prendere il controllo di Tor Bella Monaca sfidando i rischi di uno scontro con le propaggini della camorra. Eroe quantomai riluttante, Enzo accetta di porsi al centro della scena solo in un finale che lascia un po’ di amaro in bocca apparendo in parte un corpo estraneo in un lavoro che trova altrove i suoi momenti migliori: assai più efficace risulta l’osservazione ravvicinata dei personaggi e del vuoto pneumatico delle loro esistenze in quella sorta di non luogo che è l’anonima periferia romana, dove per sognare non resta altro che un luna-park male in arnese (un tocco di Fellini non stona mai). Peraltro ciò non significa che ci sia un desiderio di fotografare l’esistente, vista l’accentuata caratterizzazione di situazioni e figure in una vicenda percorsa da una violenza morbosamente endemica che si esplicita all’improvviso in scoppi dagli inequivocabili tratti tarantiniani: la sceneggiatura di Nicola Guaglianone procede con bella scioltezza, perdendosi solo quando si deve allontanare da tale tracciato, vedi la conclusione or ora citata, mentre sui dialoghi si poteva fare di meglio. Simili caratteristiche chiariscono che non si tratta di un’avventura di supereroi all’amatriciana, come potrebbero far pensare molte presentazioni, ed è preferibile non portarci i bambini: le scene esplicite non mancano e il (quasi) puro intrattenimento che deriva dalle due ore scarse di visione è comunque riservato a un pubblico adulto. Benché coinvolto, è difficile che lo spettatore riesca a evitare il gioco a rimpiattino con le citazioni, non tanto quelle riferite agli eroi con vari gradi di mascheramento facenti capo a Marvel e dintorni (non pare però un caso che le più evidenti siano per i tormentati alla stregua di Batman e Mad Max), ma grazie a un sistema di riferimenti che strilla ‘anni Ottanta’ a pieni polmoni. Dal decennio che ha visto crescere il regista ecco allora i richiami alla serie di cui al titolo e consimili mischiati a una volgarità da televisione che si incarna soprattutto nello Zingaro, con la sua comparsata a ‘Buona domenica’ e le sue reinterpretazioni ad alto contenuto trash di vecchie hit di pessimo gusto (avevo rimosso Un’Emozione Da Poco e adesso chi se la scorda?). Nei suoi panni, Luca Marinelli dà vita con bravura a un perfido che riecheggia il Joker e funziona proprio andando sopra le righe: l’antitesi, perfino caratteriale, di un protagonista introverso e vagamente stordito del quale Santamaria sa rendere con efficacia gli impacci nel suo nuovo ruolo, oltre che nella vita e nel rapporto con l’immatura Alessia ben interpretata dall’esordiente Ilenia Pastorelli - una che, tanto per chiudere il cerchio, viene dal Grande Fratello. I tre attori hanno vinto un David che pare davvero meritato, sebbene il romanesco biascicato faccia a volte perdere alcune battute, e lo stesso vale per Mainetti, che ha inoltre composto la colonna sonora originale, perché firma un’opera che viaggia fuori dai consueti schemi del cinema nazionale, puntando alle viscere invece che al cervello e riuscendo a vincere la scommessa là dove altri - seppur plurideorati – sono stati più o meno gloriosamente sconfitti.
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89abeseag
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martedì 26 aprile 2016
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il film di cui avevamo bisogno...
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"Lo chiamavamo jeeg robot" è il film che ci risolleva, dal punto di vista morale e dal punto di vista "patriottico" (nel senso di ridare vigore al cinema italiano). Una sceneggiatura ottima che coinvolge lo spettatore dall'inizio alla fine, cercando di dare un quadro completo a tutta la storia (riuscendoci pienamente). Nonostante la storia sia la stereotipata trama supereroistica, anche se quasi prevedibile viene accompagnata da una caratterizzazione innovativa dei personaggi, insieme a momenti di ironia che non sporcano la trama.Tutto ciò coronato da una regia impeccabile che raggiunge l'eccellenza nella scena a casa di Nunzia (solo chi ha visto il film potrà capire). Mainetti fa un ottimo lavoro dietro la cinepresa, catturando momenti pieni di tensione e di emozione, facendoci pensare che non stiamo vedendo un film soltanto supereroistico ma anche thriller e/o drammatico.
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"Lo chiamavamo jeeg robot" è il film che ci risolleva, dal punto di vista morale e dal punto di vista "patriottico" (nel senso di ridare vigore al cinema italiano). Una sceneggiatura ottima che coinvolge lo spettatore dall'inizio alla fine, cercando di dare un quadro completo a tutta la storia (riuscendoci pienamente). Nonostante la storia sia la stereotipata trama supereroistica, anche se quasi prevedibile viene accompagnata da una caratterizzazione innovativa dei personaggi, insieme a momenti di ironia che non sporcano la trama.Tutto ciò coronato da una regia impeccabile che raggiunge l'eccellenza nella scena a casa di Nunzia (solo chi ha visto il film potrà capire). Mainetti fa un ottimo lavoro dietro la cinepresa, catturando momenti pieni di tensione e di emozione, facendoci pensare che non stiamo vedendo un film soltanto supereroistico ma anche thriller e/o drammatico. Il regista riesce anche a coprire gli effetti visivi a basso costo, con un ottimo montaggio sia fotografico che fonico. Ma il punto forte sono i personaggi. Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) ladro di serie b, asociale e cinico,acquista dei superpoteri e ci pone di fronte ad un problema fondamentale " usare i poteri pensando a se stessi o aiutare il prossimo?". Alessia (Ilenia Pastorelli) da un'ottima performance, interpretando un presonaggio psicologicamente turbato, in seguito ad un trauma infantile. Lo zingaro (Luca Marinelli), però, è il personaggio che spesso e volentieri ha dominato la scena. Un villain eccellente che non si riconosce in altri nemici "(super)cattivi", e che viene caratterizzato dalle sue manie rendendolo affascinante al pubblico. Un altro fattore che da valore a questo film è il messaggio dato alla fine, un mesaaggio che fa riflettere, un messaggio che bisogna capire perché rende questo film più profondo di altri del genere e no. Questo è una pellicola destinata a diventare un cult, lasciandovi soddisfatti e con qualche domanda in testa appena uscirete dal cinema, ma alla fine un film che ci faccia riflettere serve un po' a tutti...
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[+] film che affonda l'italia
(di flavia)
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[+] è gia stato venduto all'estero
(di gybbyr)
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francy99
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martedì 26 aprile 2016
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mai farsi influenzare dal pregiudizio!
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Mi rivolgo in particolare a quelli come me che prima di vedere il film si sono fatti un giro fra le recensioni, bhe, vi dico che merita davvero. Ero partito molto scettico quando è uscito (25/02), non lo presi minimamente in considerazione, ma poi, tutte le persone che lo hanno visto lo hanno reputato un ottimo film, così, a due mesi esatti dall'uscita, sono andato a vederlo (ieri). Potete immaginare la mia reazione: sono rimasto sbalordito. Un film davvero ben costruito, non a caso è stato nominato a 16 David di Donatello tra cui 7 sono stati vinti . Complimenti a tutti gli attori! Claudio Santamaria, una performance davvero ottima; Luca Marinelli, un 'villan' davvero esuberante; Ilenia Pastorelli, è il tuo primo film, e lasciatemi dire chesi è fatta davvero una bella pubblicità, ottimo lavoro.
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Mi rivolgo in particolare a quelli come me che prima di vedere il film si sono fatti un giro fra le recensioni, bhe, vi dico che merita davvero. Ero partito molto scettico quando è uscito (25/02), non lo presi minimamente in considerazione, ma poi, tutte le persone che lo hanno visto lo hanno reputato un ottimo film, così, a due mesi esatti dall'uscita, sono andato a vederlo (ieri). Potete immaginare la mia reazione: sono rimasto sbalordito. Un film davvero ben costruito, non a caso è stato nominato a 16 David di Donatello tra cui 7 sono stati vinti . Complimenti a tutti gli attori! Claudio Santamaria, una performance davvero ottima; Luca Marinelli, un 'villan' davvero esuberante; Ilenia Pastorelli, è il tuo primo film, e lasciatemi dire chesi è fatta davvero una bella pubblicità, ottimo lavoro. E i complimenti non possono certo mancare al registra Gabriele Mainetti, che sarà, forse, riconosciuto come colui che ha dato al cinema Italiano una grande svolta!
Voto: 9.
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bizantino73
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mercoledì 27 aprile 2016
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un noir? un fantasy?un manga? no un grande film.
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Ma chi è questo Gabriele Mainetti, che mescola con bravura tanti generi diversi, che riesce a farmi ridere, commuovere, inorridire, sorprendere ed a farmi sperare che non finisca mai ,il tutto nello spazio di due ore? Ma chi sono quei tre protagonisti così bravi che non li puoi levare gli occhi di dosso e che riescono a rendermi simpatico lo stretto romanesco adoperato? Mi ricorda i fratelli Coen (Fargo) ma non sono loro; mi ricorda Tarantino ma non è lui.E' più di una sorpresa positiva. E' la consapevolezza che non c'è alcun bisogno di questi mostri sacri (l'ultimo Tarantino fra l'altro era una grande bufala) perchè gli autori (Autori) li abbiamo qui.
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Ma chi è questo Gabriele Mainetti, che mescola con bravura tanti generi diversi, che riesce a farmi ridere, commuovere, inorridire, sorprendere ed a farmi sperare che non finisca mai ,il tutto nello spazio di due ore? Ma chi sono quei tre protagonisti così bravi che non li puoi levare gli occhi di dosso e che riescono a rendermi simpatico lo stretto romanesco adoperato? Mi ricorda i fratelli Coen (Fargo) ma non sono loro; mi ricorda Tarantino ma non è lui.E' più di una sorpresa positiva. E' la consapevolezza che non c'è alcun bisogno di questi mostri sacri (l'ultimo Tarantino fra l'altro era una grande bufala) perchè gli autori (Autori) li abbiamo qui.Un grande film, un magnifico film.Il migliore di questa stagione. Ai commentatori disillusi dico solo: andate a vedere Hardcore o Kungfu Panda 3. Questi si li apprezzerete. Un solo appunto alla commissione di censura. I genitori che hanno portato bambini di 9-10 anni a vedere questo film e che hanno protestato hanno tutte le ragioni. Ingannati dal titolo e dal falso contenuto si sono sorbiti violenze, dialoghi, amplessi in libertà. Ma che fa la commissione di censura:dorme????I commenti in proposito che mi hanno preceduto sono giustissimi.
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pier delmonte
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giovedì 28 aprile 2016
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complimenti
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Bravo Gabriele Mainetti (regista) movimento macchina e inquadrature e locations inappuntabili, bravo Claudio Santamaria (attore principale) supereroe per caso, abbastanza stralunato ma adorabile, la storia e’ giusta, che un supereroe vada in soccorso di una periferia e’ meraviglioso, diciamo troppo lungo e il finale poteva essere studiato in maniera diversa, ultima mezzora discutibile
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