lofamo
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lunedì 27 gennaio 2014
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furbo tentativo di meravigliare
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Il film è giocato sul furbo tentativo provinciale di meravigliare con l’accettazione acritica di libertà spregiudicate, col superamento aprioristico di criticità di tendenze, sulla ricerca esasperata di ammiccanti atmosfere complici della sceneggiatura e della fotografia, non su idee, su presupposti narrativi d’intelligenza.
Gli attori si affidano a cliché vuoti, irreali, avulsi a volte sconsolanti come quello abusato di Gassman, l’aria smarrita della Gerini, l’inconsistenza dell’improbabile padre, la pochezza delle tre figlie, gli irreali modelli di vita e di rapporti danno contezza della crisi economica (e non solo) del Paese.
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Il film è giocato sul furbo tentativo provinciale di meravigliare con l’accettazione acritica di libertà spregiudicate, col superamento aprioristico di criticità di tendenze, sulla ricerca esasperata di ammiccanti atmosfere complici della sceneggiatura e della fotografia, non su idee, su presupposti narrativi d’intelligenza.
Gli attori si affidano a cliché vuoti, irreali, avulsi a volte sconsolanti come quello abusato di Gassman, l’aria smarrita della Gerini, l’inconsistenza dell’improbabile padre, la pochezza delle tre figlie, gli irreali modelli di vita e di rapporti danno contezza della crisi economica (e non solo) del Paese.
Alcune soluzioni narrative cadono nella gratuità banale: il tuffo nel vuoto della Gerini, la comunicazione e il prodigio del sordomuto, le condizioni di reciproche attrazioni e falsi innamoramenti.
Scoraggia l’acritica, supina accettazione di parte del pubblico che non vuol sentirsi da meno e forse apprezza veramente, non mi meraviglierei se un film del genere fosse candidato all’oscar.
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il beppe nazionale
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domenica 26 gennaio 2014
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tenero e utopico
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Tutta colpa di Freud è un film che tesse un buon intreccio e lo sviluppa con azzeccatissimi colpi di comicità. Giallini, nel ruolo di psicanalista e padre "moderno", offre un'interpretazione convincente, sentita. Non è uno dei soliti attori rigidi usciti dalla scuola italiana, tutti con le stesse espressioni, movenze, tonalità di voce. Giallini si cala perfettamente nella parte ed è il suo modo di gesticolare che lo rende unico. Gassman, al contrario, è uno di quegli attori che ho citato poco prima, impostato, certamente versatile, ma che personalmente mi trasmette poco.
Anna Foglietta è l'altra protagonista indiscussa, forse il personaggio più umano del film, recita il ruolo di una lesbica allo sbando totale per via delle troppe delusoni d'amore.
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Tutta colpa di Freud è un film che tesse un buon intreccio e lo sviluppa con azzeccatissimi colpi di comicità. Giallini, nel ruolo di psicanalista e padre "moderno", offre un'interpretazione convincente, sentita. Non è uno dei soliti attori rigidi usciti dalla scuola italiana, tutti con le stesse espressioni, movenze, tonalità di voce. Giallini si cala perfettamente nella parte ed è il suo modo di gesticolare che lo rende unico. Gassman, al contrario, è uno di quegli attori che ho citato poco prima, impostato, certamente versatile, ma che personalmente mi trasmette poco.
Anna Foglietta è l'altra protagonista indiscussa, forse il personaggio più umano del film, recita il ruolo di una lesbica allo sbando totale per via delle troppe delusoni d'amore. La sua Sara è comica, buona, maschiaccia e in preda a un ormone che fa impallidire quello della sorella diciottenne interpretata dalla Adriani. Vittoria Puccini infine è Marta, la sorella di mezzo, quella che si innamora sempre dell'uomo sbagliato. Colpisce di lei la bellezza platonica dei suoi occhi e del suo carattere: innocenza e bontà allo stato puro, un'angelica presenza di cui è difficile non innamorarsi.
Cosa dire dunque di questo film? Genovese dipinge un bel quadro di una famiglia in cui un padre abbandonato dalla moglie deve fare i conti con tre figlie da allevare. Il quartetto è unito, è simpatico, è comprensivo ma soprattutto è tenero. E' una famiglia quasi archetipica a livello di rapporti umani, con le sue luci e le sue ombre, ma che trasmette fratellanza. Non saprei dire se il risultato è dovuto più alla sceneggiatura o al modo di porsi degli attori, fatto sta che allo spettatore si presentano dei sentimenti che possono essere presi per banali, ma che in realtà non lo sono.
Interessantissimo anche il "quadrato" che viene a crearsi tra Francesco (Giallini), Alessandro (Gassman), Emma (Adriani) e la moglia di Alessandro (Gerini). Giallini mostra le debolezze del suo inossidabile personaggio iniziando una terapia con Alessandro per fargli recuperare il suo matrimonio. Non si tratta di altruismo o dovere professionale, ma di un atto di apprensione verso la figlia diciottenne, amante del cinquantenne Alessandro. Si scopre però che Alessandro è sposato con Claudia, ovvero l'unica donna che abbia fatto battere il cuore a Francesco dopo l'abbandono della moglie. La deontologia e l'onestà intellettuale prevarranno solo alla fine, mentre nel mezzo abbiamo tutto un gioco di comici equivoci e di cuori che vibrano e si scontrano.
Foglietta gestisce il suo dramma personale e la sua ricerca dell'identità sessuale in una storia parallela, mentre la splendida Marta si innamora di un sordomuto carico di sofferenza e di sensibilità. Marchioni, inizialmente anonimo, prende sempre più spessore e ci regala una commovente dichiarazione d'amore che merita di essere vista (e sentita).
Quali i problemi di questo film? Intanto vi è da dire che alcune scene e alcuni ideali proposti possono esser colti come banali (famiglia unita, ricerca dell'identità sessuale, la differenza d'età, il mammo, superare l'handicap). Secondariamente, aleggia sulla famiglia dello psicanalista un velo di utopia nei rapporti padre-figlie e figlie-figlie. Abbiamo tre bellissime ragazze, simpatiche e dal cuore d'oro. Abbiamo un padre che non si scompone mai, acuto ed esilarante, profondo, amico. Lasciar prevalere i lati positivi delle persone è una boccata d'aria fresca in mezzo alle brutture quotidiane, tuttavia rischia di togliere credibilità all'insieme. Così come è al limite della credibilità il modo in cui la lesbica (o bi-sex) Sara ricerca la propria via e il proprio amore, prendendo batoste sempre col sorriso, seppur queste sfocino in un atto estremo. La Gerini invece sorride poco, mostra maturità, forse scontata, ma è colei che subisce il deteriorarsi del matrimonio e il tradimento, è quella su cui la vita ha lasciato segni espressi da un volto malinconico e stanco. La giovane Emma tende ad andare sullo sfondo assieme alla sua caratterizzazione psicologica, diventando il pretesto nonchè la molla scatenante della psicoterapia di Alessandro. Rappresenta una diciottenne abbastanza matura per la sua età ma non priva di clichè quali l'amore per la musica ad alto volume e per il cibo spazzatura.
In conclusione, ritengo comunque Tutta colpa di Freud un'ottima pellicola italiana. Fa ridere, scalda il cuore, fa pensare. Ci sono sentimenti, ci sono ottime interpretazioni, c'è musica, c'è vita (con qualche pecca di credibilità). Un toccasana contro le grandi americanate.
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nino pell.
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domenica 26 gennaio 2014
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positivo esordio di giallini come protagonista
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Film gradevole e ben diretto dal regista Genovese nel quale vi è il positivo esordio dell'attore Marco Giallini in qualità di protagonista principale. In questa pellicola, l'attore interpreta il ruolo di uno psicanalista che deve risolvere i problemi in amore delle sue tre figlie. Tra queste ultime, sicuramente Anna Foglietta che qui si cala nel ruolo di Sara, una giovane omosessuale sfortunatissima in amore conferma di essere un'attrice particolarmente simpatica e piacevole da seguire nelle sue bizzarre battute. Molto spassoso a tal proposito il vedere tutti i suoi inutili tentativi nel riuscire a trovare il proprio partner ideale, anche quando successivamente tenterà di diventare etero; l'attrice Vittoria Puccini invece si cala perfettamente nel ruolo della figlia Marta, una giovane libraia sognatrice ed amante della letteratura d'autore, la quale, nel corso della trama, si innamorerà di un giovane diversamente abile, particolarmente sensibile ed introspettivo.
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Film gradevole e ben diretto dal regista Genovese nel quale vi è il positivo esordio dell'attore Marco Giallini in qualità di protagonista principale. In questa pellicola, l'attore interpreta il ruolo di uno psicanalista che deve risolvere i problemi in amore delle sue tre figlie. Tra queste ultime, sicuramente Anna Foglietta che qui si cala nel ruolo di Sara, una giovane omosessuale sfortunatissima in amore conferma di essere un'attrice particolarmente simpatica e piacevole da seguire nelle sue bizzarre battute. Molto spassoso a tal proposito il vedere tutti i suoi inutili tentativi nel riuscire a trovare il proprio partner ideale, anche quando successivamente tenterà di diventare etero; l'attrice Vittoria Puccini invece si cala perfettamente nel ruolo della figlia Marta, una giovane libraia sognatrice ed amante della letteratura d'autore, la quale, nel corso della trama, si innamorerà di un giovane diversamente abile, particolarmente sensibile ed introspettivo. Da seguire in modo particolare dall'inizio alla fine questa storia d'amore tra i due in quanto risulterà particolarmente commovente e dolce nella sua purezza affettiva: mi sento di affermare con entusiasmo che per fortuna nel nostro Cinema italiano esistono ancora momenti di così squisita delicatezza. Infine la giovanissima attrice Laura Adriani che qui interpreta il ruolo della terza figlia, ossia della diciottenne Emma che invece si invaghisce di un uomo cinquantenne e dunque molto più grande di lei, il quale tra l'altro è ovviamente già legato affettivamente ad altra donna in quanto sposato anche se egli sostiene che è pronto a preparare le carte per la separazione (ma intanto, chi sa perché, in tutte le scene in cui egli è presente, lo vediamo in maniera costante portare l'anello di matrimonio al dito). Da questa ultima vicenda si verrà ad innescare un intreccio amoroso che vedrà coinvolto lo stesso padre psicanalista poiché quest'ultimo nutre già da molto tempo una certa attrazione nei riguardi della moglie di questo uomo cinquantenne. Ma non sto qui a prolungarmi nel raccontare questo film in quanto esso merita (e lo posso dire tranquillamente con convinzione)di essere guardato al Cinema. Pertanto, grazie alla simpatia estrosa ed elegante (addirittura oserei dire signorile per come si realizza il finale della vicenda)dell'attore Giallini e di tutti gli atri interpreti, grazie alla trama piacevole e scorrevole, grazie a due ore di spettacolo trascorse con un buon spirito di interesse, mi sento di dare un buon quattro stelle a questa riuscita commedia del nostro Cinema italiano.
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daniele frantellizzi
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lunedì 3 febbraio 2014
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provaci ancora, paolo
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Il maggior interesse derivante dalla visione di questo “Tutta colpa di Freud” è legato all’interpretazione di Marco Giallini: barba folta a renderne saggio l’aspetto ed occhialoni ad intellettualizzare il tutto, l’interprete romano - a mio avviso il miglior attore italiano del momento - è formidabile nell’interpretare uno psicanalista che è anche padre e uomo, con tutte le relative paure, ansie, passioni - e pulsioni - che ne derivano. Davvero straordinario nel dar vita alle varie sfaccettature della personalità, Giallini inietta sangue pulsante nelle vene di un personaggio che altrimenti rischiava di essere piuttosto incorporeo, cioè banale e prevedibile.
Per il resto, la nuova pellicola firmata Genovese è piuttosto scialba e soprattutto caotica.
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Il maggior interesse derivante dalla visione di questo “Tutta colpa di Freud” è legato all’interpretazione di Marco Giallini: barba folta a renderne saggio l’aspetto ed occhialoni ad intellettualizzare il tutto, l’interprete romano - a mio avviso il miglior attore italiano del momento - è formidabile nell’interpretare uno psicanalista che è anche padre e uomo, con tutte le relative paure, ansie, passioni - e pulsioni - che ne derivano. Davvero straordinario nel dar vita alle varie sfaccettature della personalità, Giallini inietta sangue pulsante nelle vene di un personaggio che altrimenti rischiava di essere piuttosto incorporeo, cioè banale e prevedibile.
Per il resto, la nuova pellicola firmata Genovese è piuttosto scialba e soprattutto caotica.
Il punto debole più evidente è la struttura narrativa: debole, sfilacciata, superficiale ed incoerente. Guardando il film, si avverte la totale mancanza di profondità e l’intero assetto sembra costruito su una bozza di soggetto con una sceneggiatura appena accennata. Peccato, perché quanto (intra)visto pareva anche interessante: il tentativo di descrivere, senza prendersi troppo sul serio, le molteplici facce dell’innamoramento attraverso il racconto delle storie d’amore di tre sorelle caratterialmente molto diverse tra loro. Il tutto unito all’intento di proporre e ragionare su tematiche sociali importanti, come la disabilità, l’omosessualità, la crisi di coppia, etc. Peccato (davvero) che il risultato finale confluisca solamente in un guazzabuglio di situazioni decisamente estremizzate e piuttosto farsesche.
Dopo un avvio piacevolmente sorprendente, la pellicola si trasforma presto in un circo sensoriale, in cui le tematiche trattate vengono esagerate all’inverosimile e si mostrano prive di ogni struttura narrativa: i personaggi si mescolano tra di loro quasi casualmente ed interagiscono in maniera assolutamente superficiale e caotica. Alcune scene sono troppo drammatiche per far ridere, ed altre troppo farsesche per far riflettere. Alcune situazioni proposte, come il doppio accenno al suicidio o l’interazione con la disabilità sensoriale, sono presentate in maniera troppo forte per una commedia; se l’idea era invece quella di realizzare un film di contenuto, allora la loro trattazione è decisamente superficiale, oltre che in aperto contrasto con il mood che la pellicola sembra voler propone sino a quel momento.
La sottotrama che suscita più interesse è forse quella in cui un abile Vinicio Marchioni (a proposito, ma perché nella locandina ha i baffi?) interpreta un ragazzo sordomuto che improvvisamente subisce le attenzioni di una ragazza che si innamora di lui. Ma anche qui le falle derivano dalla sceneggiatura, eccessivamente scarna ed assolutamente lacunosa nel (non) motivare ciò che accade nel film, decontestualizzando ogni situazione da ogni plausibile motivazione. Manca cioè l’elementare principio di causa-effetto nel dipanarsi della vicenda, e sembra di assistere ad uno spot pubblicitario più che ad un film di quasi due ore.
Peccato, perché il tentativo originario sembra contenere spunti interessanti, ed il cast (quasi interamente romano) è di valore: parodiando il titolo di una celebre commedia di Woody Allen, invitiamo il bravo Genovese a ritentare nell’impresa di fare il salto di qualità, magari dopo aver fatto un po’ più di ordine in fase di scrittura.
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metz81vr
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domenica 26 gennaio 2014
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e bravo freud
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TUTTA COLPA DI FREUD è una bella commedia in grado di mixare egregiamente un cast italiano con una comicità molto frizzante "all'americana" che incolla l'attenzione dello spettatore per tutta la durata della pellicola. Marco Giallini è Francesco, uno psicologo lasciato dalla moglie, che si è trovato a crescere tre figlie, differenti all'apparenza per gusti, sessualità, età ma con un sottile filo rosso che le unisce e le porta verso il padre; un padre amico, padre psicologo che le supporta a casa e le psicanalizza sul lettino capace di dare consigli sia diretti che indiretti che si rivelano comunque efficaci sulle tre ragazze.
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TUTTA COLPA DI FREUD è una bella commedia in grado di mixare egregiamente un cast italiano con una comicità molto frizzante "all'americana" che incolla l'attenzione dello spettatore per tutta la durata della pellicola. Marco Giallini è Francesco, uno psicologo lasciato dalla moglie, che si è trovato a crescere tre figlie, differenti all'apparenza per gusti, sessualità, età ma con un sottile filo rosso che le unisce e le porta verso il padre; un padre amico, padre psicologo che le supporta a casa e le psicanalizza sul lettino capace di dare consigli sia diretti che indiretti che si rivelano comunque efficaci sulle tre ragazze.
Casting perfetto ognuno adatto al proprio personaggio. Da notare un portiere Mattioli ai quale vengono date purtroppo due sole battute.
Da vedere!
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vapor
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mercoledì 5 febbraio 2014
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la ricerca dell'equilibrio nell'era post-freud
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E' una commedia equilibrata e divertente che attraverso toni scherzosi offre molti spunti di riflessione, ai quali invita esplicitamente fin dal titolo. La storia è raccontata in maniera leggera, e cerca di mantenere una superficie liscia e un aspetto gradevole per guadagnarsi l'attenzione attraverso l'intrattenimento. La semplicità della trama ha però buon gioco con la struttura complessa che emerge dal disegno ben definito della psicologia dei personaggi, tutti intricati interiormente ma in maniera realista. In questo modo il film da spazio all'analisi di alcuni aspetti della problematicità intrinseca alle relazioni sentimentali, le quali radicano internamente nel nucleo familiare ma ramificano all'esterno di esso, mostrando col tempo i loro frutti.
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E' una commedia equilibrata e divertente che attraverso toni scherzosi offre molti spunti di riflessione, ai quali invita esplicitamente fin dal titolo. La storia è raccontata in maniera leggera, e cerca di mantenere una superficie liscia e un aspetto gradevole per guadagnarsi l'attenzione attraverso l'intrattenimento. La semplicità della trama ha però buon gioco con la struttura complessa che emerge dal disegno ben definito della psicologia dei personaggi, tutti intricati interiormente ma in maniera realista. In questo modo il film da spazio all'analisi di alcuni aspetti della problematicità intrinseca alle relazioni sentimentali, le quali radicano internamente nel nucleo familiare ma ramificano all'esterno di esso, mostrando col tempo i loro frutti. La famiglia a cui ruota attorno l'intera vicenda in questo caso è come un albero al quale è stato tagliato un pezzo, un incidente di percorso a cui la grande pianta ha cercato di adattarsi, producendo situazioni anomale e costantemente in cerca di un proprio nuovo equilibrio. Questo regista, che sembra essere molto legato alla famiglia come luogo cinematografico d'elezione, semina una commedia in un terreno fertile per l'analisi dei rapporti umani, con il pregio di far divertire senza ricorrere alle volgate regionali e senza abusare degli espedienti del cinema di genere. Non meglio del precedente "una famiglia perfetta" con Castellitto, ma sempre al di sopra della media nazionale. Giallini è sempre più bravo.Due stelle e mezzo
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mickey97
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domenica 9 febbraio 2014
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l'amore: la malattia più diffusa al mondo
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Lo sapevate che la malattia più diffusa al mondo è l'amore? Lo psicologo cinquantenne Francesco ne sa qualcosa visto che ha tre figlie per giunta sfortunate in amore. Sara in qualità di omosessuale prova un notevole interesse per le donne sino al punto di spingersi oltre senza che queste ricambino, Marta, libraia, si innamora di scrittori ma senza che questi rispondano a tale richiesta sentimentale ed infine c'è Emma, maturanda, che ha intrapreso una relazione con Alessandro, coetaneo di suo padre per giunta sposato con Claudia, l'amore segreto di Francesco. Paolo Genovese, si presta a trattare del tema dell'amore senza alcun indulgio, anzi va sempre sempre più a fondo nella consapevolezza di portare avanti con successo una tematica alquanto alquanto delicata.
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Lo sapevate che la malattia più diffusa al mondo è l'amore? Lo psicologo cinquantenne Francesco ne sa qualcosa visto che ha tre figlie per giunta sfortunate in amore. Sara in qualità di omosessuale prova un notevole interesse per le donne sino al punto di spingersi oltre senza che queste ricambino, Marta, libraia, si innamora di scrittori ma senza che questi rispondano a tale richiesta sentimentale ed infine c'è Emma, maturanda, che ha intrapreso una relazione con Alessandro, coetaneo di suo padre per giunta sposato con Claudia, l'amore segreto di Francesco. Paolo Genovese, si presta a trattare del tema dell'amore senza alcun indulgio, anzi va sempre sempre più a fondo nella consapevolezza di portare avanti con successo una tematica alquanto alquanto delicata. Inoltre dirige un cast che funziona senza se e senza ma, ognuno da il suo contributo ma quello di Giallini è indimenticabile così come quello di Vittoria Puccini e Vinicio Marchioni, la cui relazione arriva al cuore dello spettatore facendo sì che da questa ne rimanga piacevolente colpito. Anna foglietta, invece si presta come il soggetto dell'orientamento sessuale che cerca di capire se deve aprire il suo cuore a un uomo oppure a una donna. Ma chi lo dice che gli uomini sono meglio della donne? Magari sono più determinati nel pensare e nell'agire ma bisogna sempre ricordare che l'amore è la malattia più diffusa al mondo e che al cuore non si comanda, infatti l'amore non ha età e che importanza ha se in una coppia ci sono 32 anni di differenza? E che importanza ha se ci si innamora di un sordo muto?. " Amor vincit omnia " , l'amore vince ogni cosa e il film di Paolo Genovese ce lo dimostra, se l'amore è vero e sincero non si fa caso se è sordomuto o diversamente abile, perchè si può essere ugualmente felici. Tutta colpa di Freud è il miglior film di Genovese, il quale senza ombra di dubbio risulta decisamente degno di nota.
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santospago
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venerdì 24 gennaio 2014
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fantastico !!!!
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Per una volta sono d'accordo con la recensione di My movie: un film senza se e senza ma.
Veramente una bellissima commedia, ricca e ben costruita. Ritmo pazzesco, non si ferma un attimo, tutte le storie belle ed originali, musiche pazzesche... dopo i cinepanettoni deludenti finalmente un bel film italiano. Nota di merito a se agli attori:
Giallini divertentissimo
Gassman bravissimo
Puccini in grande forma
Foglietta esilarante
Marchioni bravissimo
[+] d'accordissimo
(di pascale marie)
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(di maicon68)
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zia abby
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venerdì 7 febbraio 2014
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una bella commedia italiana, finalmente!
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Dopo aver assistito a quella brutta cosa che è "Il Boss in salotto" fa piacere vedere una bella commedia italiana scritta bene, recitata meglio e con un regista in gamba (Miniero sei un miracolato!). Bella fotografia, belle musiche, attori tutti bravissimi tranne Vittoria Puccini che si sforza e non è mai naturale. Due ore di film con idee ( stiamo parlando di commedia, quindi non ci sono pretese di cambiare il mondo) dialoghi intelligenti, situazioni mai scontate e corrette anche circa l'orientamento sessuale ( che non viene volgarizzato per esigenze di cassetta). Giallini sta diventanto un attore bravissimo e merita la popolarità di cui ora gode, Genovese è già un signor regista.
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Dopo aver assistito a quella brutta cosa che è "Il Boss in salotto" fa piacere vedere una bella commedia italiana scritta bene, recitata meglio e con un regista in gamba (Miniero sei un miracolato!). Bella fotografia, belle musiche, attori tutti bravissimi tranne Vittoria Puccini che si sforza e non è mai naturale. Due ore di film con idee ( stiamo parlando di commedia, quindi non ci sono pretese di cambiare il mondo) dialoghi intelligenti, situazioni mai scontate e corrette anche circa l'orientamento sessuale ( che non viene volgarizzato per esigenze di cassetta). Giallini sta diventanto un attore bravissimo e merita la popolarità di cui ora gode, Genovese è già un signor regista. Un film che ti fa uscire pensando che fortunatamente la cinematografia italiana non è fatta solo da barbosi registi intellettualoidi e imbolsiti lontani dalla realtà di tutti i igiorni ( Amelio, Pappi Corsicato, Pupi Avati etc...)
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angelo76
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venerdì 24 gennaio 2014
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una bellissima commedia corale
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Finalmente una bellissima commedia corale.
Era parechio che non uscivo sodisfatto dal cinema.
La storia è quella di un padre Marco Giallini (bravissimo) alle prese con le sue tre figlie ( foglietta puccini adreani altrettanto brave).
Il film è pieno di idee e di trovate , diverte molto e nel finale ci si emoziona molto.
Gassman e gerini in un bel ruolo da coppia quarantenne scoppiata
[+] mah, mica vero
(di pier delmonte)
[ - ] mah, mica vero
[+] finale scontato, sotto certi aspetti anche banale
(di trossa09)
[ - ] finale scontato, sotto certi aspetti anche banale
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