lady libro
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martedì 29 marzo 2011
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un capolavoro unico
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E' uno dei più bei film al mondo: è il ritratto comico e realistico di un'Italia nel secondo dopoguerra che ormai non c'è più, precisamente nel piccolo paese di Brescello in provincia di Reggio Emilia.
Fernandel è sicuramente il più bravo di tutti e la sua interpretazione del mitico prete Don Camillo è indimenticabile: nonostante il ruolo religioso che riveste, si rivela un tipo dal temperamento focoso e intollerante alle ingiustizie e, il suo corpo esile, magro e sottile, nasconde una forza sovrumana che solleva tavoli e atterra quasi una ventina di avversari! Bravissimo anche Gino Cervi nel ruolo del sindaco comunista Peppone, e le liti, le lotte e i dispetti fra lui e don Camillo sono esilaranti: però, nonostante l'ostilità reciproca, i due uomini si aiutano sempre a vicenda poichè provano stima stima e rispetto l'uno nei confronti dell'altro.
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E' uno dei più bei film al mondo: è il ritratto comico e realistico di un'Italia nel secondo dopoguerra che ormai non c'è più, precisamente nel piccolo paese di Brescello in provincia di Reggio Emilia.
Fernandel è sicuramente il più bravo di tutti e la sua interpretazione del mitico prete Don Camillo è indimenticabile: nonostante il ruolo religioso che riveste, si rivela un tipo dal temperamento focoso e intollerante alle ingiustizie e, il suo corpo esile, magro e sottile, nasconde una forza sovrumana che solleva tavoli e atterra quasi una ventina di avversari! Bravissimo anche Gino Cervi nel ruolo del sindaco comunista Peppone, e le liti, le lotte e i dispetti fra lui e don Camillo sono esilaranti: però, nonostante l'ostilità reciproca, i due uomini si aiutano sempre a vicenda poichè provano stima stima e rispetto l'uno nei confronti dell'altro. Forse è proprio questo il motivo del successo della fortunata serie di don Camillo e Peppone. Non ci si stanca mai di guardare le loro avventure, i loro screzi e i loro momenti d'amicizia.... Vien proprio voglia di vivere nel loro paese soltanto per poter guardare quei due nemici/amici e tutto ciò che accade intorno a loro. Magari l'Italia fosse ancora così, ricca di valori e di sentimenti....
Troppo mitico Ruggero Ruggeri che dà la voce al crocifisso e anche Sylvie nel ruolo della signora Cristina è bravissima.
I film di don Camillo e Peppone meritano assolutamente di essere visti. Il mondo del cinema italiano e della realtà quotidiana non è mai stato così bello come nei loro film... Fernandel e Gino Cervi non verranno certamente mai dimenticati dal pubblico che li ama.
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gianni lucini
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domenica 4 dicembre 2011
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il prete e il sindaco rosso
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Nel 1948 nascono Don Camillo e Peppone. In quell’anno infatti Giovanni Guareschi dà alle stampe il primo di una fortunata serie di romanzi nei quali la fertile inventiva dello scrittore descrive con arguzia e ironia la contrapposizione tra Don Camillo, il combattivo parroco di un paese della pianura emiliana e il sindaco comunista Giuseppe Bottazzi detto Peppone. Guareschi, scrittore dichiaratamente anticomunista pur se dall’impegno politico non sempre costante, affronta i due personaggi con apparente equanimità lasciandoli quasi vivere di vita propria e affermando che «…chi li ha creati è la Bassa. Io li ho incontrati, li ho presi sottobraccio e li ho fatti camminare su e giù per l’alfabeto…».
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Nel 1948 nascono Don Camillo e Peppone. In quell’anno infatti Giovanni Guareschi dà alle stampe il primo di una fortunata serie di romanzi nei quali la fertile inventiva dello scrittore descrive con arguzia e ironia la contrapposizione tra Don Camillo, il combattivo parroco di un paese della pianura emiliana e il sindaco comunista Giuseppe Bottazzi detto Peppone. Guareschi, scrittore dichiaratamente anticomunista pur se dall’impegno politico non sempre costante, affronta i due personaggi con apparente equanimità lasciandoli quasi vivere di vita propria e affermando che «…chi li ha creati è la Bassa. Io li ho incontrati, li ho presi sottobraccio e li ho fatti camminare su e giù per l’alfabeto…». In realtà sotto il velo di una cordiale bonomia l’autore finisce per mettere in miglior luce il rude ma furbo e deciso Don Camillo che non il suo rivale Peppone, tratteggiato in modo più approssimativo, senza grandi sfumature, come un simpatico ma un po’ ottuso zuccone..
Il mondo letterario di Giovanni Guareschi è piccolo, rinchiuso in un territorio che va poco oltre i confini di Brescello, un comune della bassa emiliana, ma è la raffigurazione viva dello scontro che nell’Italia degli anni Cinquanta oppone due culture diverse, per molti versi opposte, entrambe radicate nella società italiana di quel periodo. Don Camillo e Peppone sono i simboli del confronto tra due modelli di vita che paiono destinati a configgere all’infinito ma che anche negli stessi romanzi di Guareschi finiscono per trovare interessanti punti di contatto. Nei campi, nelle vie, nelle case, nei bar e soprattutto nella piazza di Brescello si discute, ci si azzuffa e ci si appassiona per le stesse ragioni per cui tutta l’Italia discute, si azzuffa e si appassiona. Sullo sfondo ci sono due ipotesi i sviluppo della società italiana. Da una parte c’è Don Camillo, un prete che dopo aver partecipato alla resistenza per combattere il fascismo è divenuto il fedele guardiano del tradizionale contesto sociale dell'Italia cattolica e democristiana. Sulla sponda opposta c’è il sindaco Giuseppe Bottazzi, detto Peppone, compagno di Don Camillo nella lotta antifascista ma anche convinto assertore della necessità di rinnovare i rapporti sociali in senso comunista. Attraverso i due personaggi Guareschi mette quindi in scena l’Italia che si divide tra democristiani e comunisti. Sceglie di raccontarla a suo modo, con scetticismo e molta bonomia, convinto che l’elemento centrale sia proprio nella complementarietà dei due personaggi. Lo scrittore sceglie un mondo piccolo come un paese della bassa padana così simile a tanti altri borghi del nostro paese. Lo fa volutamente consentendo a ciascuno di riconoscersi negli spazi, nelle vie, negli scorci e soprattutto nelle discussioni. E quando il lettore si è immedesimato nella vicenda, magari scegliendo di stare dalla parte di uno dei due personaggi, fa capire che in fondo Don Camillo e Peppone dietro l'apparente ostilità non possono fare a meno l'uno dell'altro.
Quando Don Camillo e Peppone arrivano sullo schermo la gente fa la fila per ridere e accompagnare i protagonisti nelle loro avventure. Quando la coproduzione italo francese di cui fa parte la stessa Rizzoli, editrice del libro di Giovanni Guareschi, inizia a progettare la riduzione cinematografica del primo romanzo in molti scommettono che sarà un successo, ma pochi sono disposti a scommettere su un risultato così esaltante. Oltretutto ci sono una serie di problemi non indifferenti da affrontare, dal taglio narrativo alla regia alla scelta dei protagonisti. Ciascuna di queste scelte è ulteriormente complicata dalla necessità di garantire anche ai partner francesi un giusto spazio nel cast e nelle varie fasi della produzione. L’uomo che fa quadrare il cerchio si chiama Peppino Amato. È proprio lui, nel suo ruolo di produttore esecutivo a rischiare affidando la regia e uno dei ruoli da protagonista a due francesi. Lo fa perchè è convinto che gli ambienti e le caratteristiche dei personaggi possano avere un valore universale a dispetto di chi ritiene siano comprensibili soltanto dal pubblico italiano. Chiude quindi la discussione affidando la regia di “Don Camillo” a Julien Duvivier e la parte di Don Camillo al fantasista, cantante e comico francese Fernandel. Per il ruolo di Peppone sceglie invece un emiliano doc come Gino Cervi. Il film esce nelle sale nel 1952 e ottiene un successo incredibile. Fernandel e Gino Cervi da parte loro rielaborano la stessa personalità dei personaggi portandoli a vivere di vita propria indipendentemente dagli archetipi letterari.
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shingo tamai
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martedì 11 aprile 2017
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le petite monde de don camillo
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Quando una pellicola riesce ad essere incantevole anche dopo anni ed anni dalla prima uscita non si può che parlare di opera riuscita.
Ebbene questo film è del 1952 eppure mio nipote di tredici anni ha già visto,con grande piacere,tutta la collezione che conservo gelosamente.
Simpatia e semplicità sono trasversali all'incedere del tempo e Don Camillo e Peppone non possono che rimanere nel cuore di ogni generazione che ha la fortuna di vederli.
Anche se di ideologie nettamente contrapposte,la genuinità ed il rispetto rimangono al centro di vite vissute per il benessere collettivo.
Gli incantevoli paesaggi fanno da contorno ad una delle storie televisive più belle di sempre.
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Quando una pellicola riesce ad essere incantevole anche dopo anni ed anni dalla prima uscita non si può che parlare di opera riuscita.
Ebbene questo film è del 1952 eppure mio nipote di tredici anni ha già visto,con grande piacere,tutta la collezione che conservo gelosamente.
Simpatia e semplicità sono trasversali all'incedere del tempo e Don Camillo e Peppone non possono che rimanere nel cuore di ogni generazione che ha la fortuna di vederli.
Anche se di ideologie nettamente contrapposte,la genuinità ed il rispetto rimangono al centro di vite vissute per il benessere collettivo.
Gli incantevoli paesaggi fanno da contorno ad una delle storie televisive più belle di sempre.
Un plauso a Fernandel e Cervi che rimangono immortali nei nostri ricordi,un plauso a Guareschi che di tutto questo meraviglioso racconto è stato il vero padrino.
Patrimonio del cinema mondiale.
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sebaz30
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lunedì 4 marzo 2013
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l'amicizia rima di tutto
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Non si può certo non affermare di come questo film, e degli altri 4 successivi, non sia immagine di un Italia che cambiava ad una velocità straordinaria, sconvolta dal boom, e dal rinnovamento politico-sociale dell'immediato dopo guerra, anche più veloce stessa degli individui stessi che vi vivevano. Don Camillo e Peppone rimangono cosi nell'immaginario collettivo i rappresentanti di un momento si turbolento ma anche affascinante della nostra storia patria.
Il realismo della vita di paese rurale, le vicissitudini della comunità, le rivalità politiche e familiari sono solo alcuni degli straordinari aneddoti utilizzati. in un clima di confronto politico e non, è comunque il rispetto e il fatto di saper arginare gli asti, a prevalere, cosa che non farebbe male affatto male ai giorni nostri.
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Non si può certo non affermare di come questo film, e degli altri 4 successivi, non sia immagine di un Italia che cambiava ad una velocità straordinaria, sconvolta dal boom, e dal rinnovamento politico-sociale dell'immediato dopo guerra, anche più veloce stessa degli individui stessi che vi vivevano. Don Camillo e Peppone rimangono cosi nell'immaginario collettivo i rappresentanti di un momento si turbolento ma anche affascinante della nostra storia patria.
Il realismo della vita di paese rurale, le vicissitudini della comunità, le rivalità politiche e familiari sono solo alcuni degli straordinari aneddoti utilizzati. in un clima di confronto politico e non, è comunque il rispetto e il fatto di saper arginare gli asti, a prevalere, cosa che non farebbe male affatto male ai giorni nostri...
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great steven
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giovedì 15 gennaio 2015
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guerra fredda all'italiana: don camillo e peppone!
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DON CAMILLO (IT/FR, 1952) diretto da JULIEN DUVIVIER. Interpretato da FERNANDEL, GINO CERVI, FRANCO INTERLENGHI, SARO URZì, SYLVIE, GIORGIO ALBERTAZZI, VERA TALCHI, GIOVANNI ONORATO, CHARLES VISSIERE, MARCO TULLI, GUALTIERO TUMIATI
Il romanzo Mondo piccolo. Don Camillo (1948) di Giovannino Guareschi ha posto le basi per trarre questo primo capitolo delle avventure di questo personaggio nato dalla fantasia dello scrittore e giornalista emiliano. A Brescello, in provincia di Reggio Emilia, le due autorità del paese – il parroco Don Camillo (con la voce di Carlo Romano), che si interessa ardentemente di politica, e il sindaco comunista Giuseppe Bottazzi detto Peppone – combattono da tempo una lotta continua e ininterrotta nella quale è sempre Don Camillo ad avere l’ultima parola, benché in realtà i due irriducibili avversari, nell’intimo, si stimino e si rispettino reciprocamente.
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DON CAMILLO (IT/FR, 1952) diretto da JULIEN DUVIVIER. Interpretato da FERNANDEL, GINO CERVI, FRANCO INTERLENGHI, SARO URZì, SYLVIE, GIORGIO ALBERTAZZI, VERA TALCHI, GIOVANNI ONORATO, CHARLES VISSIERE, MARCO TULLI, GUALTIERO TUMIATI
Il romanzo Mondo piccolo. Don Camillo (1948) di Giovannino Guareschi ha posto le basi per trarre questo primo capitolo delle avventure di questo personaggio nato dalla fantasia dello scrittore e giornalista emiliano. A Brescello, in provincia di Reggio Emilia, le due autorità del paese – il parroco Don Camillo (con la voce di Carlo Romano), che si interessa ardentemente di politica, e il sindaco comunista Giuseppe Bottazzi detto Peppone – combattono da tempo una lotta continua e ininterrotta nella quale è sempre Don Camillo ad avere l’ultima parola, benché in realtà i due irriducibili avversari, nell’intimo, si stimino e si rispettino reciprocamente. Nelle sequenze in un suggestivo bianco e nero, vediamo l’ecclesiastico e il primo cittadino affrontarsi riguardo diverse situazioni di carattere politico, sociale ed economico: la mungitura delle vacche nelle stalle; la costruzione della Casa del Popolo e di una città-giardino; il battesimo dell’ultimo figlio di Peppone; una partita di calcio fra i seguaci di Peppone e quelli di Don Camillo. Al termine dei numerosi scontri che li vedono protagonisti, il prete è allontanato da Brescello e costretto dalle autorità superiori a trasferirsi in una parrocchia di montagna. Campione d’incassi nella stagione 1952-53, fu il capostipite di una serie che proseguì fino al 1965, con un pentagono cinematografico; in Don Camillo e i giovani d’oggi (1972) cambiarono gli attori: Lionel Stander e Gastone Moschin. Nonostante le intenzioni conservatrici dell’autore e pur riflettendo il clima integralista da guerra fredda degli anni 1950, la commedia strapaesana trovò sostenitori tanto a destra quanto a sinistra perché i due amici-nemici rappresentano, dopotutto, due facce della stessa medaglia. Conterranei, si capiscono e, benché siano divisi sulle faccende locali, trovano spesso un accordo contro il mondo esterno. Che sia Don Camillo a spuntarla sempre, in ultimo, è testimoniato anche dal fatto che Peppone si rivolge al parroco dandogli del voi, mentre quest’ultimo dà del tu al sindaco comunista. Fernandel (vero nome: Fernand Joseph Contadin) e G. Cervi danno il meglio nelle interpretazioni dei due protagonisti, inserendovi una dose massiccia e potente di umorismo agreste, complessa autoironia, buffoneria irresistibile e autenticissima simpatia, risultando le carte vincenti di una pellicola che si pone come obiettivo primario quello di far ridere, mettendo tutto sommato in secondo piano il discorso mai troppo politicizzato che vede al proprio fulcro il contrasto focoso tra due visioni opposte del mondo e due concezioni differenti su come gestire i poteri temporale e spirituale, come fecero i papi e gli imperatori pressoché per tutto il Medioevo. Il produttore Peppino Amato (futuro suocero di Bud Spencer), che produsse il film per Rizzoli, ebbe il meritatissimo ed eccelso colpo di genio di affidare una materia così italiana (ma esportabile, come dimostrò il successo internazionale dei libri di Guareschi) ad un regista e a un attore francesi. Gli attori secondari se la cavano con sapiente mestiere e bravura sopraffina: un giovane F. Interlenghi recita la parte del figlio maggiore di Peppone con la sua consueta mistura di innocenza, delicatezza e infallibilità, mentre V. Talchi fa la parte della sua innamorata con una dolcezza prorompente davvero molto lodevole. Personaggio simpatico è anche la maestra di Peppone, che compare quando gli striscioni comunali affermano che il sindaco è un “asino” perché non ha conseguito la licenza elementare. Tante scene memorabili per un’opera del secolo scorso destinata a rimanere impressa nell’immaginario collettivo non solo italiano ma addirittura europeo. Lo stesso Guareschi si dichiarò pienamente soddisfatto dell’adattamento cinematografico di quelle peripezie tragicomiche che la sua penna scrisse sui fogli bianchi con fare tanto scanzonato e burlesco. Colonna sonora composta dal maestro Alessandro Cicognini.
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