Don Camillo

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Un film di Julien Duvivier. Con Fernandel, Gino Cervi, Franco Interlenghi, Saro Urzì, Leda Gloria.
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Titolo originale Le petit monde de Don Camillo. Commedia, b/n durata 107 min. - Italia, Francia 1952. MYMONETRO Don Camillo * * * 1/2 - valutazione media: 3,75 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Il prete e il sindaco rosso Valutazione 4 stelle su cinque

di Gianni Lucini


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domenica 4 dicembre 2011

Nel 1948 nascono Don Camillo e Peppone. In quell’anno infatti Giovanni Guareschi dà alle stampe il primo di una fortunata serie di romanzi nei quali la fertile inventiva dello scrittore descrive con arguzia e ironia la contrapposizione tra Don Camillo, il combattivo parroco di un paese della pianura emiliana e il sindaco comunista Giuseppe Bottazzi detto Peppone. Guareschi, scrittore dichiaratamente anticomunista pur se dall’impegno politico non sempre costante, affronta i due personaggi con apparente equanimità lasciandoli quasi vivere di vita propria e affermando che «…chi li ha creati è la Bassa. Io li ho incontrati, li ho presi sottobraccio e li ho fatti camminare su e giù per l’alfabeto…». In realtà sotto il velo di una cordiale bonomia l’autore finisce per mettere in miglior luce il rude ma furbo e deciso Don Camillo che non il suo rivale Peppone, tratteggiato in modo più approssimativo, senza grandi sfumature, come un simpatico ma un po’ ottuso zuccone..
Il mondo letterario di Giovanni Guareschi è piccolo, rinchiuso in un territorio che va poco oltre i confini di Brescello, un comune della bassa emiliana, ma è la raffigurazione viva dello scontro che nell’Italia degli anni Cinquanta oppone due culture diverse, per molti versi opposte, entrambe radicate nella società italiana di quel periodo. Don Camillo e Peppone sono i simboli del confronto tra due modelli di vita che paiono destinati a configgere all’infinito ma che anche negli stessi romanzi di Guareschi finiscono per trovare interessanti punti di contatto. Nei campi, nelle vie, nelle case, nei bar e soprattutto nella piazza di Brescello si discute, ci si azzuffa e ci si appassiona per le stesse ragioni per cui tutta l’Italia discute, si azzuffa e si appassiona. Sullo sfondo ci sono due ipotesi i sviluppo della società italiana. Da una parte c’è Don Camillo, un prete che dopo aver partecipato alla resistenza per combattere il fascismo è divenuto il fedele guardiano del tradizionale contesto sociale dell'Italia cattolica e democristiana. Sulla sponda opposta c’è il sindaco Giuseppe Bottazzi, detto Peppone, compagno di Don Camillo nella lotta antifascista ma anche convinto assertore della necessità di rinnovare i rapporti sociali in senso comunista. Attraverso i due personaggi Guareschi mette quindi in scena l’Italia che si divide tra democristiani e comunisti. Sceglie di raccontarla a suo modo, con scetticismo e molta bonomia, convinto che l’elemento centrale sia proprio nella complementarietà dei due personaggi. Lo scrittore sceglie un mondo piccolo come un paese della bassa padana così simile a tanti altri borghi del nostro paese. Lo fa volutamente consentendo a ciascuno di riconoscersi negli spazi, nelle vie, negli scorci e soprattutto nelle discussioni. E quando il lettore si è immedesimato nella vicenda, magari scegliendo di stare dalla parte di uno dei due personaggi, fa capire che in fondo Don Camillo e Peppone dietro l'apparente ostilità non possono fare a meno l'uno dell'altro.
Quando Don Camillo e Peppone arrivano sullo schermo la gente fa la fila per ridere e accompagnare i protagonisti nelle loro avventure. Quando la coproduzione italo francese di cui fa parte la stessa Rizzoli, editrice del libro di Giovanni Guareschi, inizia a progettare la riduzione cinematografica del primo romanzo in molti scommettono che sarà un successo, ma pochi sono disposti a scommettere su un risultato così esaltante. Oltretutto ci sono una serie di problemi non indifferenti da affrontare, dal taglio narrativo alla regia alla scelta dei protagonisti. Ciascuna di queste scelte è ulteriormente complicata dalla necessità di garantire anche ai partner francesi un giusto spazio nel cast e nelle varie fasi della produzione. L’uomo che fa quadrare il cerchio si chiama Peppino Amato. È proprio lui, nel suo ruolo di produttore esecutivo a rischiare affidando la regia e uno dei ruoli da protagonista a due francesi. Lo fa perchè è convinto che gli ambienti e le caratteristiche dei personaggi possano avere un valore universale a dispetto di chi ritiene siano comprensibili soltanto dal pubblico italiano. Chiude quindi la discussione affidando la regia di “Don Camillo” a Julien Duvivier e la parte di  Don Camillo al fantasista, cantante e comico francese Fernandel. Per il ruolo di Peppone sceglie invece un emiliano doc come Gino Cervi. Il film esce nelle sale nel 1952 e ottiene un successo incredibile. Fernandel e Gino Cervi da parte loro rielaborano la stessa personalità dei personaggi portandoli a vivere di vita propria indipendentemente dagli archetipi letterari.

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