L'amore nascosto

La nascita di un figlio rappresenta, nella vita di una donna, una frattura temporale irreversibile, una cesura dell'anima. Non "hai un figlio", come generalmente si usa dire: diventi qualcos'altro. E vivi una ambivalenza di tenerezza e sfinimento, amore e rabbia, dolcezza e costernazione. Perché "il frutto del ventre tuo", quell'appendice irrinunciabile con cui vivi per oltre un decennio, è irrimediabilmente altro, nonostante sia - o almeno sia stato - parte di te. In questo profondissimo gorgo si immerge il regista, con una sceneggiatura superba e una Isabelle Huppert stupenda, capace di esprimere tutti i colori del dramma. "Ogni figlio è un giudice, e a differenza di quelli del tribunale, non assolve mai. [+]

La nascita di un figlio rappresenta, nella vita di una donna, una frattura temporale irreversibile, una cesura dell'anima. Non "hai un figlio", come generalmente si usa dire: diventi qualcos'altro. E vivi una ambivalenza di tenerezza e sfinimento, amore e rabbia, dolcezza e costernazione. Perché "il frutto del ventre tuo", quell'appendice irrinunciabile con cui vivi per oltre un decennio, è irrimediabilmente altro, nonostante sia - o almeno sia stato - parte di te. In questo profondissimo gorgo si immerge il regista, con una sceneggiatura superba e una Isabelle Huppert stupenda, capace di esprimere tutti i colori del dramma. "Ogni figlio è un giudice, e a differenza di quelli del tribunale, non assolve mai. Un genitore non è mai innocente" (M. Mazzucco - L'architettrice). Magnifico, profondo, perfetto. [-]

La nascita di un figlio rappresenta, nella vita di una donna, una frattura temporale irreversibile, una cesura dell'anima. Non "hai un figlio", come generalmente si usa dire: diventi qualcos'altro. E vivi una ambivalenza di tenerezza e sfinimento, amore e rabbia, dolcezza e costernazione. Perché "il frutto del ventre tuo", quell'appendice irrinunciabile con cui vivi per oltre un decennio, è irrimediabilmente altro, nonostante sia - o almeno sia stato - parte di te. In questo profondissimo gorgo si immerge il regista, con una sceneggiatura superba e una Isabelle Huppert stupenda, capace di esprimere tutti i colori del dramma. "Ogni figlio è un giudice, e a differenza di quelli del tribunale, non assolve mai. [+]

La nascita di un figlio rappresenta, nella vita di una donna, una frattura temporale irreversibile, una cesura dell'anima. Non "hai un figlio", come generalmente si usa dire: diventi qualcos'altro. E vivi una ambivalenza di tenerezza e sfinimento, amore e rabbia, dolcezza e costernazione. Perché "il frutto del ventre tuo", quell'appendice irrinunciabile con cui vivi per oltre un decennio, è irrimediabilmente altro, nonostante sia - o almeno sia stato - parte di te. In questo profondissimo gorgo si immerge il regista, con una sceneggiatura superba e una Isabelle Huppert stupenda, capace di esprimere tutti i colori del dramma. "Ogni figlio è un giudice, e a differenza di quelli del tribunale, non assolve mai. Un genitore non è mai innocente" (M. Mazzucco - L'architettrice). Magnifico, profondo, perfetto. [-]

L'interpretazione catartica della Huppert, come una cartina di tornasole, fa emergere tutta la repressione che la psiche umana può concentrare in sè. Qui vediamo una donna madre (Huppert) angosciata e chiusa che rinnega la gravidanza nonostante la porti a termine. Il classico conflitto analitico tra madre e figlia, in questa storia molto enfatizzato, dove la madre, arida e angosciata, priva la figlia che sta crescendo di ogni strumento ed esempio da trasmetterle. Si "finge" pazza e spera, come poi avviene, nella morte della figlia. Quasi come un aborto postumo adoloscenziale, dove nemmeno più la speranza da parte della figlia(Mèlanie Laurent)può cambiare le cose. Figlia che oramai ha già superato i traumi psicoaffettivi ed è già mamma di una bimba, quasi come se il destino volesse concederle una rivincita dell'insuccesso tra sua madre malata e lei. [+]

L'interpretazione catartica della Huppert, come una cartina di tornasole, fa emergere tutta la repressione che la psiche umana può concentrare in sè. Qui vediamo una donna madre (Huppert) angosciata e chiusa che rinnega la gravidanza nonostante la porti a termine. Il classico conflitto analitico tra madre e figlia, in questa storia molto enfatizzato, dove la madre, arida e angosciata, priva la figlia che sta crescendo di ogni strumento ed esempio da trasmetterle. Si "finge" pazza e spera, come poi avviene, nella morte della figlia. Quasi come un aborto postumo adoloscenziale, dove nemmeno più la speranza da parte della figlia(Mèlanie Laurent)può cambiare le cose. Figlia che oramai ha già superato i traumi psicoaffettivi ed è già mamma di una bimba, quasi come se il destino volesse concederle una rivincita dell'insuccesso tra sua madre malata e lei. I dialoghi tra la Huppert e l'irremovibile Greta Scacchi, nelle vesti di una psicanalista apatica nella vita privata, confermano che solo tramite la sua professione la Scacchi si squote emotivamente, oltretutto per l'altrui dolore, quasi come voler sfogare di riflesso un sadismo latente. Come spesso in analisi può accadere, l'assistito involontariamente si trasfora in assistente, e viceversa. [-]

“L’AMORE NASCOSTO” di ALESSANDRO CAPONE; ITA-BEL-LUSSEM, 07. Danielle è in cura psichiatrica a causa del suo disamore per la figlia. Un grave incidente le riavvicinerà. Benché tratto da un densissimo romanzo francese e immerso in atmosfere narrative che poco hanno a che fare con la nostra solarità, è in realtà un film italiano. Forse è per questo che è letteralmente “rotolato” tra i saldi di questa fine stagione cinematografica, due anni dopo la sua produzione. Nonostante alcune pesantezze intellettuali dei dialoghi, prende e appassiona. E, nell’esprimere un livello di sofferenza, sia per la donna che per la figlia, davvero atroce, in un qualche modo lo esorcizza, “aprendoci” ad un finale di ricomposizione degli affetti che è verosimile. [+]

“L’AMORE NASCOSTO” di ALESSANDRO CAPONE; ITA-BEL-LUSSEM, 07. Danielle è in cura psichiatrica a causa del suo disamore per la figlia. Un grave incidente le riavvicinerà. Benché tratto da un densissimo romanzo francese e immerso in atmosfere narrative che poco hanno a che fare con la nostra solarità, è in realtà un film italiano. Forse è per questo che è letteralmente “rotolato” tra i saldi di questa fine stagione cinematografica, due anni dopo la sua produzione. Nonostante alcune pesantezze intellettuali dei dialoghi, prende e appassiona. E, nell’esprimere un livello di sofferenza, sia per la donna che per la figlia, davvero atroce, in un qualche modo lo esorcizza, “aprendoci” ad un finale di ricomposizione degli affetti che è verosimile. Noi assistiamo al “cosa” fa; ma il film saggiamente non ci dice “perché”; anzi, il film evita scrupolosamente ogni tentazione, di stampo salvifico-hollywoodiano, di ricomporre la frattura razionalmente. D’altronde, questo tipo di nevrosi, possono essere inquadrate in modi univoci e clinicamente incontrovertibili? L’odierna psichiatria post-freudiana è poco incline e dare certezze categoriche. E il film si avvantaggia con intelligenza di questo assunto scientifico, perché lascia amplissimo spazio all’interiorizzazione e le variazioni comportamentali dei personaggi. In particolare di I.Huppert, che da sola sostiene magnificamente l’intero film. [-]

Reitero il commento fatto dopo la proiezione di Toronto... Tanti soldi spesi male... tante risorse buttate al vento... un occasione perduta... ecco cosa è veramente il film di Alessandro Capone. Il film che a toronto è passato del tutto inosservato passa come il gioiello di questa festa del buonismo e della raccomandazione a cui seguirà Torino. Il film con la pur brava Hupper, la oramai finita Greta Scacchi e altri bravi attori come Gourmet, non decolla. Rappresenta questi personaggi smarriti in una storia che non gli appartiene. La storia che dovrebbe essere un viaggio psicologico nella mente di Danielle che reduce da un tentativo di suicidio viene rinchiusa in una clinica di lusso con una psicotrombona che racconta la vita della paziente(infrangendo il segreto professionale) ad un altro fantapsicologo farneticante che di conseguenza la lascia. [+]

Reitero il commento fatto dopo la proiezione di Toronto... Tanti soldi spesi male... tante risorse buttate al vento... un occasione perduta... ecco cosa è veramente il film di Alessandro Capone. Il film che a toronto è passato del tutto inosservato passa come il gioiello di questa festa del buonismo e della raccomandazione a cui seguirà Torino. Il film con la pur brava Hupper, la oramai finita Greta Scacchi e altri bravi attori come Gourmet, non decolla. Rappresenta questi personaggi smarriti in una storia che non gli appartiene. La storia che dovrebbe essere un viaggio psicologico nella mente di Danielle che reduce da un tentativo di suicidio viene rinchiusa in una clinica di lusso con una psicotrombona che racconta la vita della paziente(infrangendo il segreto professionale) ad un altro fantapsicologo farneticante che di conseguenza la lascia. mentre la figlia di danielle pensa bene di togliersi la vita per far si che la madre che non l'ha mai amata si prenda cura della nipote che lei le lascia in eredità per farle trovare il senso materno. Per ricordare Totò:- Ma mi facci il piacere!- [-]

Ma che dire avremmo preferito vedere la hupper in distretto di polizia, piuttosto che nel ruolo di un personaggio improbabile, una caricatura del dolore e della sofferenza che arriva al parossismo, e non riesce nemmeno ad arrivare come comico. Gli altri attori Scacchi apparte non hanno nessuna funzione, mentre la Scacchi si lei è una dottoressa psichiatra laureata per corrispondenza alla scuola radio elettra. Un film più che perdibile, non credo che vedrà luce in Italia, nelle tv commerciali ci sono cose migliori. bravo Capone continua a giocare a guardie e ladri.