miss g
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lunedì 29 aprile 2024
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puro esercizio estetico
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Il mondo elitario del tennis; tre adolescenti belli e rampanti. Una narrazione che inizia in un modo e finisce, forse nello stesso modo, con l'aggravante che per tutto il film, che poi corrisponde al trascorrere degli anni dei tre, nulla cambia, se non gli sfondi. Puro esercizio estetico: tutto è laccato, modaiolo, decorativo, senza un briciolo di anima, neppure nera. Tutto è patinato, come i marchi ostentati; tutto è ritmato, ma senza pulsioni; tutti i personaggi sono calchi, vuoti e immutabili, nel loro essere siderali; e poi quell'inutile ambiguità sessuale strisciante, quell'inutile esibizione di corpi; le relazioni ridotte a mere schermaglie di attrazione; 'unico momento di minima umanità lo si registra quando la protagonista Tashi si siede sotto l'albero, dopo l'infortunio, consapevole di un prima e un dopo non più in continuità.
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Il mondo elitario del tennis; tre adolescenti belli e rampanti. Una narrazione che inizia in un modo e finisce, forse nello stesso modo, con l'aggravante che per tutto il film, che poi corrisponde al trascorrere degli anni dei tre, nulla cambia, se non gli sfondi. Puro esercizio estetico: tutto è laccato, modaiolo, decorativo, senza un briciolo di anima, neppure nera. Tutto è patinato, come i marchi ostentati; tutto è ritmato, ma senza pulsioni; tutti i personaggi sono calchi, vuoti e immutabili, nel loro essere siderali; e poi quell'inutile ambiguità sessuale strisciante, quell'inutile esibizione di corpi; le relazioni ridotte a mere schermaglie di attrazione; 'unico momento di minima umanità lo si registra quando la protagonista Tashi si siede sotto l'albero, dopo l'infortunio, consapevole di un prima e un dopo non più in continuità. Per il resto, si guardano figurine, distanti e asfittiche, intrappolate in un'adolescenza che non si evolve. Non c'è un dialogo o una scena memorabili. Non certamente originale è la scelta narrativa del flashback; interessante la tecnica di regia che sposta i punti di vista in maniera agonistica; essenziale, per contro, è la colonna sonora, unico elemento accattivante del film, che cerca prova - riuscendoci - a dare il ritmo ad una narrazione stereotipata (il triangolo amoroso di tre adolescenti rimasti tali anche da grandi) che, in mancanza della musica, sarebbe di una noia soporifera. Puro esercizio estetico miss G
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alessandro
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domenica 28 aprile 2024
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triangolo amoroso tennistico
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Il regista cerca di sedurre gli spettatori a suon di racchette e palline in questo film sentimentale che vede coinvolti tre talenti tennistici. I due protagonisti maschili, amici per la pelle, si innamorano della stessa ragazza, anch'essa giocatrice, che nella sua lunaticità odia ed ama entrambi. Per tutti e tre tutto sembra un gioco e, in un totale vortice di passione, trame, inganni e follia, rimangono ingarbugliati in loro stessi ricoprendo al contempo la posizione di vittima e carnefice. Chi sia il personaggio positivo e quello negativo è difficile a dirsi. L'ambiguità regna sovrana. Dietro ogni pallina colpita c'è un pezzo di storia da raccontare.
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Il regista cerca di sedurre gli spettatori a suon di racchette e palline in questo film sentimentale che vede coinvolti tre talenti tennistici. I due protagonisti maschili, amici per la pelle, si innamorano della stessa ragazza, anch'essa giocatrice, che nella sua lunaticità odia ed ama entrambi. Per tutti e tre tutto sembra un gioco e, in un totale vortice di passione, trame, inganni e follia, rimangono ingarbugliati in loro stessi ricoprendo al contempo la posizione di vittima e carnefice. Chi sia il personaggio positivo e quello negativo è difficile a dirsi. L'ambiguità regna sovrana. Dietro ogni pallina colpita c'è un pezzo di storia da raccontare. Il finale resta enigmatico. Sembrerebbe essere tutto tornato al punto di partenza con al contempo la sensazione che tutto sia destinato torni a risgretolarsi in un circolo vizioso senza fine.
La regia ha puntato molto sulla forza delle inquadrature e dei silenzi. Film nel complesso traballante come lo sono i pensieri, i sentimenti ed i valori dei suoi personaggi.
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pasqualina libone
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lunedì 29 aprile 2024
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le regole del gioco
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Il film Challengers (2024) di Guadagnino racconta la storia di due amici Art e Patrik che sin da ragazzi amavano giocare a tennis e condividono le stesse esperienze. Un giorno conoscono Tashi una ragazza della loro età, brava a giocare ma soprattutto bella e seducente. Entrambi se ne innamorano e ci provano entrambi ma lei non vuole rompere il loro legame (non sono una guasta famiglia). La ragazza però ha una relazione diversa con ognuno di loro, in realtà inizia ad andare a letto con Patrick anche se apparentemente in modo superficiale, Art inizia però a tramare alle spalle dell' amico fino a quando in seguito ad una litigata tra Patrick e Tashi e a un suo incidente tanto grave da portarla all' abbandono definitivo del tennis, Art ne approfitta e le chiede di sposarlo e lei diventa la sua allenatrice (lui gioca anche per lei).
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Il film Challengers (2024) di Guadagnino racconta la storia di due amici Art e Patrik che sin da ragazzi amavano giocare a tennis e condividono le stesse esperienze. Un giorno conoscono Tashi una ragazza della loro età, brava a giocare ma soprattutto bella e seducente. Entrambi se ne innamorano e ci provano entrambi ma lei non vuole rompere il loro legame (non sono una guasta famiglia). La ragazza però ha una relazione diversa con ognuno di loro, in realtà inizia ad andare a letto con Patrick anche se apparentemente in modo superficiale, Art inizia però a tramare alle spalle dell' amico fino a quando in seguito ad una litigata tra Patrick e Tashi e a un suo incidente tanto grave da portarla all' abbandono definitivo del tennis, Art ne approfitta e le chiede di sposarlo e lei diventa la sua allenatrice (lui gioca anche per lei). Art inizia un periodo difficile dove non riesce a vincere, Tashi lo iscrive si campionati Challenger Tours dove dovrà sfidare l ormai ex amico Patrick che non è mai riuscito a vincere. Durante la permanenza in un albergo di lusso della coppia Tashi Art compare Patrik a mettere in discussione il loro rapporto ed equilibrio di coniuge. Tashi durante la notte prima della partita decisiva decide di incontrare Patrick per chiedergli di far vincere suo marito ma sarà anche l occasione per stare ancora una volta assieme. È un bel film tratta dei sentimenti che lega le persone non sempre così definibili e definitive, dell' amicizia e della competizione sportiva. Alla fine sembra che vince l Amore per la vita. Dal punto di vista tecnico è un film perfetto regia, musica, fotografia, sceneggiatura, produzione. Forse un po' tedioso nell' ultima parte.
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clara stroppiana
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mercoledì 15 maggio 2024
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partita a tre
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Tashi, Patrick e Art, i tre protagonisti di Challengers sono molto giovani, ma anche quando crescono e lo sono un po’ meno, grazie ai continui flashback possono fare dei balzi indietro temporali e ritrovarsi adolescenti. Piccoli miracoli cinematografici che portano lo spettatore dentro il sogno dell’eterna giovinezza. Quel tornare a qualche giorno prima, a mesi o addirittura anni ormai trascorsi fa comunque perno sul presente. Come dire che la palla vola da un giocatore all’altro al di qua e al di là della rete, ma alla fine cade sempre a terra. Guadagnino dunque ha scelto un campo da tennis come luogo sul quale far giocare la vita con le sue “variabili”, metafora esplicitata nell’affermazione di Tashi: “il tennis è una relazione”.
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Tashi, Patrick e Art, i tre protagonisti di Challengers sono molto giovani, ma anche quando crescono e lo sono un po’ meno, grazie ai continui flashback possono fare dei balzi indietro temporali e ritrovarsi adolescenti. Piccoli miracoli cinematografici che portano lo spettatore dentro il sogno dell’eterna giovinezza. Quel tornare a qualche giorno prima, a mesi o addirittura anni ormai trascorsi fa comunque perno sul presente. Come dire che la palla vola da un giocatore all’altro al di qua e al di là della rete, ma alla fine cade sempre a terra. Guadagnino dunque ha scelto un campo da tennis come luogo sul quale far giocare la vita con le sue “variabili”, metafora esplicitata nell’affermazione di Tashi: “il tennis è una relazione”. Parole uscite dalla sceneggiatura del talentuoso scrittore e youtuber Justin Kuritzkes che racchiudono il senso del film, diventeranno (forse) un’espressione del nostro quotidiano e tolgono ogni dubbio, a chi ancora ne avesse, che questo non è un film sul tennis sebbene i match non manchino. Sebbene il titolo giochi sull’ambiguità del doppio senso di Challengers che significa sì “sfidanti”, ma si riferisce anche ad un particolare tipo di torneo tennistico. E’ assente invece quel silenzio denso che unisce in una bolla atleti e spettatori. La musica irrompe e, inaspettata, “profana” la scena. Trent Reznor e Atticus Ross (già Oscar per The Social Network) mescolano elettronica e techno, ci percuotono con ritmi da thriller e ci immergono in una suspense adrenalinica. La storia è quella di Patrick (Josh O’Connor) e Art (Mike Faist), amici legatissimi fin dall’infanzia che, il giorno in cui vincono il doppio juniores del torneo US Open, conoscono la bellissima Tashi (Zendaya), con un futuro da campionessa per abilità sportiva e carattere. Da quel momento le loro tre vite ricevono una spinta verso il coming of age e prendono ad intrecciarsi negli anni, tra lontananze e riavvicinamenti, un lasciarsi e riprendersi che si ripetono, come nei loop della musica, in un triangolo amoroso sempre in bilico. Da quel punto in poi in campo saranno sempre in tre: Patrick e Art a disputarsi il set e Tashi nel ruolo di allenatrice di Art, dopo che un incidente ne ha interrotto la carriera. Saranno sempre in tre nell’altra partita, quella psicologica che vi si sovrappone e vi si incastra tra una soggettiva, un primissimo piano, un dettaglio sui muscoli tesissimi, le gocce di sudore, tra un rallenty esasperato, un’audace ripresa dal basso e l’uscita di scena di Tashi sulle sue gambe lunghissime, l’andatura di una felina e quel corpo perfetto da sembrare il disegno di un videogioco. Fragilità, amicizia, amore, ambizione, tradimenti, tenerezza, gelosia, dominio, successo, vittorie e sconfitte potrebbero far pensare agli ingredienti di un romance. Il regista al contrario ha una mano molto abile nel dosare; sceglie tre interpreti giusti, è attento a non superare il limite, accenna qualche strizzatina d’occhio e ne fa un film contemporaneo nel linguaggio, attuale nei contenuti e soprattutto sexy, con tante “x” come gli piace dire. Un film che si fa seguire con partecipazione emotiva e tensione come se fosse in gioco la nostra partita.
La storia rimanda inevitabilmente ad altri famosi triangoli amorosi che si sono consumati sugli schermi. Tutti abbiamo pensato al Jules e Jim di Truffaut che nel 1962 apparve così scandaloso da essere vietato ai minori di anni 18. Altra pietra dello scandalo con problemi di censura The dreamers (2003)di Bertolucci riproposto di recente (2024) nella versione restaurata in 4K dalla Cineteca di Bologna e uscito nelle sale col divieto ai minori di 14. Storie dalla componente drammatica molto forte che sfociano nella tragedia o nella disillusione. Guadagnino al contrario ci regala un finale aperto, ma ricco di energia e di possibilità future. Un momento di positive visioni per il quale lo ringraziamo.
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frankmoovie
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domenica 28 aprile 2024
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challengers. diretto al bersaglio.
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Luca Guadagnino ha fatto centro: questo film va diretto, come un tennista che va in finale con lo “challenger”, tra i migliori visti negli ultimi tempi ed è peccato che sia uscito in un periodo lontano dagli Oscar o altri Festival. La storia piace, è attuale perché il tennis è sport sempre più seguito, ha il fascino del pubblico dei campi di gioco, ha, cosa più importante, lo sguardo sulla vita, sugli affetti e sentimenti dei giocatori e di chi li circonda, ha il profumo dell’adolescenza e dei rapporti complicati di attrazione e sesso mantenendosi lontano da aspetti volgari.
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Luca Guadagnino ha fatto centro: questo film va diretto, come un tennista che va in finale con lo “challenger”, tra i migliori visti negli ultimi tempi ed è peccato che sia uscito in un periodo lontano dagli Oscar o altri Festival. La storia piace, è attuale perché il tennis è sport sempre più seguito, ha il fascino del pubblico dei campi di gioco, ha, cosa più importante, lo sguardo sulla vita, sugli affetti e sentimenti dei giocatori e di chi li circonda, ha il profumo dell’adolescenza e dei rapporti complicati di attrazione e sesso mantenendosi lontano da aspetti volgari. Una prima parte vorticosa di salti tra presente e passato di una coppia di amici tennisti e di una ragazza, tennista di successo bloccata da un incidente, che prende per mano i due travolgendoli in una partita a tennis affettivo-sentimentale con colpi fortissimi, rovesci imprevedibili, schiacciate fulminanti. Una seconda parte, più sportiva, competitiva sul campo di gioco dove i due amici-nemici si sfidano all’ultimo orgoglio fino a quando l’amicizia prende la partita. Attori bravissimi che si sono integrati nei ruoli e anche nella mentalità di chi compete nel tennis: stupenda Zendaya, convincenti Josh O’Connor e Mike Faist, tutti avranno un grande futuro non solo nel mondo del cinema … Bella la fotografia, i primi piani, gli sguardi teneri o da sfida, il ricorso a riprese da … videogioco. Ottimo l’accompagnamento sonoro, protagonista in molte scene. Questo film segna punti a favore del cinema da “grande schermo” perché in sala e non nel salotto di casa, si apprezzano i suoi punti di forza: ha fatto proprio “Challenger”!.
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antoniettadimarzo
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lunedì 29 aprile 2024
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il paragone con match point è d’obbligo ma quello di guadagnino è tutt’altro eros
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In Challengers Luca Guadagnino ci dà una lezione stupenda e insolita di come il cinema possa trattare quella materia incandescente che è l’eros. Senza mai esibire ma al contrario nascondendo – i suoi amanti non si mostrano mai integralmente nudi – i suoi incontri amorosi sono spesso incontri interrotti o rinviati e l’eros trova strade non banali per mandare i suoi segnali – stupenda la scena in cui i due tennisti si ritrovano al bar dell’Università e battibeccando amichevolmente si rubano a morsi la merenda. Il paragone con il film Match point di Woody Allen è d’obbligo sia per la parte che il gioco del tennis ha nel film di entrambi – per l’uno e per l’altro metafora di qualcos’altro – sia perché il film di Allen come quello di Guadagnino sono anche una riflessione sull’eros e il suo posto nella nostra società.
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In Challengers Luca Guadagnino ci dà una lezione stupenda e insolita di come il cinema possa trattare quella materia incandescente che è l’eros. Senza mai esibire ma al contrario nascondendo – i suoi amanti non si mostrano mai integralmente nudi – i suoi incontri amorosi sono spesso incontri interrotti o rinviati e l’eros trova strade non banali per mandare i suoi segnali – stupenda la scena in cui i due tennisti si ritrovano al bar dell’Università e battibeccando amichevolmente si rubano a morsi la merenda. Il paragone con il film Match point di Woody Allen è d’obbligo sia per la parte che il gioco del tennis ha nel film di entrambi – per l’uno e per l’altro metafora di qualcos’altro – sia perché il film di Allen come quello di Guadagnino sono anche una riflessione sull’eros e il suo posto nella nostra società. Una riflessione però diametralmente opposta. In Match point Allen con la leggerezza che gli è propria ci parla, come in una tragedia greca, degli effetti devastanti che la passione erotica rischia di mettere in moto se non imbrigliata, regolata dentro le convenzioni sociali. Guadagnino al contrario ci dice la nostra società del calcolo, della performance, del risultato rischia di spegnersi se non fa spazio ad Eros. Anche quando - o forse soprattutto quando – eros segue strade diverse da quelle che avevamo pianificato per la nostra vita e si manifesta in modi imprevedibili, saltando al di qua della rete dove pensavamo di esserci trincerati.
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ludovico morandi
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venerdì 3 maggio 2024
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un giro completo sulla forza delle relazioni
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Luca Guadagnino torna a dirigere dopo Bones and All, cambiando genere ma mantenendo il suo sguardo indagatore sulla forza della passione, decidendo di mostrarcela a colpi di racchetta, i quali durante tutta la pellicola ci sbatteranno tra il passato e il presente dei protagonisti.
Lo fa con un' ottima regia a cui non mancano spunti e che non si lascia mai al caso. I continui linguaggi espressi con la macchina da presa insieme ad un più che incalzante montaggio, dicono anche da soli quello che succede sotto gli occhi di una splendida Zendaya (come suggerito dalla copertina) con trovate registiche che colpiscono e arrivano senza troppi sotterfugi.
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Luca Guadagnino torna a dirigere dopo Bones and All, cambiando genere ma mantenendo il suo sguardo indagatore sulla forza della passione, decidendo di mostrarcela a colpi di racchetta, i quali durante tutta la pellicola ci sbatteranno tra il passato e il presente dei protagonisti.
Lo fa con un' ottima regia a cui non mancano spunti e che non si lascia mai al caso. I continui linguaggi espressi con la macchina da presa insieme ad un più che incalzante montaggio, dicono anche da soli quello che succede sotto gli occhi di una splendida Zendaya (come suggerito dalla copertina) con trovate registiche che colpiscono e arrivano senza troppi sotterfugi. Il prima citato montaggio rende questo film un' eterna finale dove l'autore vuole portarci a chiedere quale sia la vittoria che sia noi che i protagonisti vogliamo. Merito della sceneggiatura di Justin Kuritzkes, che sà già di essere vincente grzie alla creazione di personaggi ben delineati, dai quali emergono varie sfumature, brillanti dei colori sulle loro diversità e affinità, e cerca di far emergere quello che va oltre le nostre differenze, in quanto la vittoria sta proprio nel metterle in relazione, elemento che viene trattato in un modo originale e che ad ogni colpo fatto sul campo di gioco colpisce sempre di più.
E' una regia fatta per lo più di inquadrature frontali, una regia che schiaccia e và sempre più a fondo con bei movimenti macchina, catturanti primi e primissimi piani, e che in alcune inquadrature ricorda gli anime giapponesi, tra tutti "The First Slam Dunk" di Inoue. La fotografia di Mukdeeprom non delude come nelle precedenti collaborazioni e resta coerente nei vari salti temporali.
A contribuire all'alto agonismo espressivo del film sono le interpretazioni degli attori, dove brillano particolarmente Zendaya (Tashi) che conferma il suo talento e trova il suo punto di forza nel mostrare una freddezza che cela un emotività nascosta, come ad esempio in "Malcolm e Marie" di Sam Lavinson . Dà spessore ad alcuni punti chiave che sembrano ormai essere di sua propietà, avendoli presi con forza.
Josh O connor (Patrick) non è da meno e ci regala un'altra interprezione di alto livello dopo quella dell'anno scorso con "La chimera". Si cala perfettamente nei panni del personaggio senza sbaffare di una virgola, tanto da far sfigurare un poco Mike Faist (Art) che ci offre comunque un'ottima prova della sua bravura, riuscendo ad oscillare splendidamente tra sensibilità e durezza.
Le musiche non catturano fin da subito e a volte risultano un pò forzate, ma trovano il loro percorso nel passare dei minuti e dimostrano anche loro di far parte di questa partita, incalzandola e cambiando registro nei momenti giusti.
Altra piccola pecca sono alcune cadute registiche per un comparto che, come detto prima, risulta d'autore e si mette in gioco, ma scade in scelte di evidente origine commerciale, e non si parla di marchi o pubblicità di essi, bensì di un uso intelligente dell'immagine, che punta più ad una facciata d'estetica ritrovabile in uno spot di profumi più che in un'opera cinematografica, ma ne sono veramente poche e non intaccano il risultato finale, lasciandoci anche il dubbio su chi possa aver preso queste scelte.
Nel complesso è un ottimo film, la storia di una partita tra tre tennisti, che ad ogni match cercano di scoprire o riscoprire l'origine di una passione e di quello stimolo che permette di esprimere al meglio noi stessi, dimostrandoci che in tutto vi è una relazione, e se quella non vive, non conviene arrivare al matchpoint.
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