giovanni_b_southern
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giovedì 16 marzo 2023
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film immotivatamente pluirpremiato. senza voto
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Forse è una mossa commerciale per attrarre i più giovani al cinema. Non lo so. 3 ore per esprimere un concetto basic : prendi la realtà e la vita per quella che è poichè, alla fine, è la migliore possibile. Combatti per questo e quello che ritieni importante. Il tutto infarcito con stilemi tardo adolescenziali. Non metto voti perchè brutto non è. Ma sembra veramente quei telefilm giapponesi per ragazzi. Senza voto
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paolomiki
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mercoledì 15 marzo 2023
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siamo alla frutta
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Un misto tra cartone animato film di arti marziali anni settanta commedia americocinesenfantasy e non so cos'altro ancora. Sono basito, sette oscar prima li prendevano i colossal, adesso non so. Deprimente!
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marco8
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mercoledì 15 marzo 2023
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inguardabile.
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Ho resistito per quaranta minuti. Quando la storia cominciava a ingarbugliarsi ho pensato di fare di meglio.
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l''''imbecille
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mercoledì 15 marzo 2023
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sette oscar?? allora ho sbagliato film
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Probabilmente ho visto un altro film. Cercavo di vedere "Everything everywhere ecc. ecc." ma sono invece incappato in un qualcosa di incredibilmente sciocco, puerile, altro che <<un film che piace ai millennials>>. Se fosse davvero così siamo persi: una cinematografia che volge al termine. Migliore attore, migliore attrice ecc. ecc. ma vogliamo scherzare? Un film che rasenta il cartone animato e mancava solo che l'uomo andasse sulla luna a piedi!! Qualcuno ha commentato dicendo "RIVOLUZIONE AGLI OSCAR". Ha ragione, concordo in pieno; peggio di così non poteva esserci nient'altro.
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bigfish
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mercoledì 15 marzo 2023
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altro che la potemkin
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Cerco di non scadere nella volgarità, che per una volta sarebbe meritata, ma questo (film?) sì che è una c...a pazzesca!!
Però siccome sono uscito mezzora prima della fine non escludo che l'ultimmezzora sia da Oscar....
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matteo_moscarda
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mercoledì 15 marzo 2023
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simpatico eccesso di caos dalla morale debole
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"Everything everywhere at once" è un esperimento delizioso e riuscito, quantomeno in rapporto agli obiettivi e agli intenti che si era posto. Dovrebbe prevalere una generale sensazione di simpatia da parte degli spettatori, una simpatia che genera indulgenza, nel momento in cui il film non soltanto non si prende sul serio, ma anzi non fa che distruggere se stesso e qualsiasi altra cosa inseguendo una dimostrazione cineludica di un precetto epicureo, "se nulla importa tanto vale vivere bene", che si propone come ipotetico punto di incontro tra due visioni opposte: nichilismo e vitalismo.
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"Everything everywhere at once" è un esperimento delizioso e riuscito, quantomeno in rapporto agli obiettivi e agli intenti che si era posto. Dovrebbe prevalere una generale sensazione di simpatia da parte degli spettatori, una simpatia che genera indulgenza, nel momento in cui il film non soltanto non si prende sul serio, ma anzi non fa che distruggere se stesso e qualsiasi altra cosa inseguendo una dimostrazione cineludica di un precetto epicureo, "se nulla importa tanto vale vivere bene", che si propone come ipotetico punto di incontro tra due visioni opposte: nichilismo e vitalismo. Detta pane e salame: dal punto di vista filosofico, ammesso che abbia senso analizzare un prodotto del genere da questo punto di vista, il film cerca un modo per parlare a tutti. Il problema è che quel precetto, di certo interessante nella filosofia classica come in quella moderna, produce grossi attriti all'interno di un film di intrattenimento che ha la pretesa di affrontare un tema caldo come quello dell'inclusività (gli immigrati, gli omosessuali, ecc): perché a un certo punto sembra che voglia dirci: "se nulla ha senso, possiamo persino accettare di avere un figlio omosessuale", un'idea con enormi controindicazioni in un mondo in cui quantomeno la massa penserà per sempre che le cose, al contrario, hanno un senso. Se si potesse rivolgere questo messaggio alle masse, per placarne razzismi e ottusità, allora sarebbe qualcosa di rivoluzionario: ma nella sua eccentricità, nonostante la preponderanza di azione e combattimenti, "Everything" non è un film per le masse, le quali uscendo dal cinema rimarranno sempre frastornate, godranno al massimo dell'azione ma non ne caveranno alcun insegnamento. La questione è complessa. Per il resto: bravissimi tutti gli attori principali. Esilaranti le due o tre scene che osano cavalcare e superare lo spirito demenziale di film come "Una pallottola spuntata". Un applauso alla fantasia e all'ardore, anche se in pochi si sono accorti dell'iquietante somiglianza con la serie TV "Umbrella Academy", e su tanti versanti: multirazzialità, viaggi in dimensioni alternative, umorismo ed estetica. Quest'ultimo punto potrebbe anzi essere un altro elemento debole di "Everything", che dal punto di vista estetico commette un vero e proprio suicidio: trash, kitsch, multimedialità, effetti di transizione pecorecci, cattivo gusto intenzionale: è tutto divertente, ma bisogna vedere come sopporterà la prova del tempo. In ultimo, si può mettere in discussione che, per quanto orgoglioso della propria stramberia, e in tal senso lodevole, "Everything" in altri tempi non sarebbe stato premiato, sarebbe diventato un cult ignorato dal potere, e invece il potere adesso ha deciso di prendersi tutto, e di privare i freak del loro statuto -- per addomesticarli. Teniamo gli occhi aperti.
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brando
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mercoledì 15 marzo 2023
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in disaccordo
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Ma no!
A parte l'indiscutibile bravura degli attori ... questo film è semplicemente presuntuoso, arrogante e brutto.
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erman
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martedì 14 marzo 2023
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film spazzatura
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L' oscar a un tale film è un' offesa all'intelligenza
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blackredblues
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martedì 14 marzo 2023
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e da una costola di neo nacque…
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Come al solito non starò a narrarvi la trama che potete leggere ovunque. Anzi un minimo sì dai: donna emigrata cinese va a vivere negli Stati Uniti e lì trova una vita ansiò gena stressante e caratterizzata da notevole insoddisfazione. Malgrado ciò da uno o più universi paralleli riceverà la risposta al perché è forse anche una possibilità di riscatto.
Ok, torniamo al film. Il film, se siete degli appassionati di cinema e non guardate a questa forma d'arte unicamente come semplice mezzo di svago e intrattenimento fine a se stesso (lo é anche il cinema ma non solo!), sembra ad uno scherzo (di cattivo, cattivissimo gusto!).
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Come al solito non starò a narrarvi la trama che potete leggere ovunque. Anzi un minimo sì dai: donna emigrata cinese va a vivere negli Stati Uniti e lì trova una vita ansiò gena stressante e caratterizzata da notevole insoddisfazione. Malgrado ciò da uno o più universi paralleli riceverà la risposta al perché è forse anche una possibilità di riscatto.
Ok, torniamo al film. Il film, se siete degli appassionati di cinema e non guardate a questa forma d'arte unicamente come semplice mezzo di svago e intrattenimento fine a se stesso (lo é anche il cinema ma non solo!), sembra ad uno scherzo (di cattivo, cattivissimo gusto!).
Parlo di scherzo alla luce degli Oscar vinti e per il fatto che non so nemmeno se la caratterizzazione come brutto sia sufficiente per valutare questo prodotto.
Ecco i principali problemi: il film regge su una sola e sola idea (nel meccanismo del suo dipanarsi) e non a caso ho citato Neo (eroe di Matrix, il prescelto) perché l'attrice del film in questione è proprio questo: una prescelta. Ma le analogie non finiscono qui, esattamente come Neo viene contattata da una realtà altra da cui le vengono impartite istruzioni per combattere i cattivi nella realtà in cui si trova. L'implementazione delle capacità (cucina, kung fu, ecc) funziona con la stessa meccanica di Matrix. I più ossessivelli mi diranno che qui si parla di multiverso e non di mondo delle idee vs mondo della "realtà". Poco importa la sostanza con cui si dipana, la storia regge tutta su ciò. A questo punto qualcuno potrebbe domandare: ma che male c'è nel citare altri film in un film? La risposta è: nessuna! Però c'è un però (scusate la ridondanza): se tutto il film si articola su questa idea somministrando allo spettatore un orgia di commbattimenti e continui "teletrasportami" da un universo all'altro senza dare altro allora è un problema. Grosso. Ne risulta un film slegato, caotico, freddo (emoziona pochissimo se vi fate caso), i combattimenti tolti uno o due diventano presto stucchevoli, i personaggi risultano cartoon privi di profondità. Ci sono due cose che odio sentire dire di un film nei commenti sui social: film lento e noioso. Ecco ora lo dirò, dato ciò che ho argomentato poco sopra, questo è un film lento e noioso. Molti diranno: come fai a dire che è lento se è pieno di azione? Lo dico perchè l'azione è sempre la stessa e la dinamica sempre la medesima, lo spettatore (se non è dei più svegli) viene menato per il naso col racconto della stessa favola reiterata per 2 ore. In sostanza il dinamismo è soltanto apparente perchè alla fine dei conti è tutto molto fermo e statico. Sulla noia tralascio. Buona visione!
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peer gynt
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lunedì 13 marzo 2023
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cinema vuoto (ma sembra pieno)
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Riempi il vuoto di tutto quello che ti salta in mente e il vuoto sembra pieno! Siamo di fronte a una commedia demenziale fantascientifica che eleva al ruolo di supereroe salvatore di tutti gli universi un'immigrata cinese, madre di famiglia incapace con famiglia sconclusionata al seguito. La poveretta si trova a vivere una vita schizofrenica, sballottata com'è fra la sua piatta vita normale e la confusa e multiforme realtà del multiverso. Il villain di turno è l'agente delle tasse, una grottesca Jamie Lee Curtis la cui maschera da mostro distruttore è caratterizzata da un post-it appiccicato sulla fronte. Trionfo della peggior chewingum-cultura americana, che mescola storie, razze, generi, miti e riti (e si permette perfino una stolida parodia della scena iniziale del 2001 kubrickiano), il film si srotola nella sua imbecille demenzialità per 2 ore e mezza interminabili.
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Riempi il vuoto di tutto quello che ti salta in mente e il vuoto sembra pieno! Siamo di fronte a una commedia demenziale fantascientifica che eleva al ruolo di supereroe salvatore di tutti gli universi un'immigrata cinese, madre di famiglia incapace con famiglia sconclusionata al seguito. La poveretta si trova a vivere una vita schizofrenica, sballottata com'è fra la sua piatta vita normale e la confusa e multiforme realtà del multiverso. Il villain di turno è l'agente delle tasse, una grottesca Jamie Lee Curtis la cui maschera da mostro distruttore è caratterizzata da un post-it appiccicato sulla fronte. Trionfo della peggior chewingum-cultura americana, che mescola storie, razze, generi, miti e riti (e si permette perfino una stolida parodia della scena iniziale del 2001 kubrickiano), il film si srotola nella sua imbecille demenzialità per 2 ore e mezza interminabili. Gli autori in questo minestrone ci mettono di tutto (dal montaggio nevrotico al metacinema), come se la soluzione migliore non fosse scegliere gli ingredienti di un buon piatto ma buttare tutto alla rinfusa nel pentolone, accendere il fuooco e dire a tutti di essere il migliore degli chef. Un film simile è il prodotto di un cinema che non sa più cosa raccontare e soprattutto come raccontarlo.
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