Evelyn è una cinese di mezza età che gestisce col marito Whymond una lavanderia a gettoni negli USA. La donna sta attraversando un momento un po’ critico: il padre, che parla solo cinese, è in arrivo da Hong kong, il marito sta pensando al divorzio, ma soprattutto è in difficoltà con le richieste del fisco. Mentre lei e Whymond si avvicinano all’incontro con l’ispettrice tributaria Deirdre, il marito sembra subire strane trasformazioni di identità e le dà alcune bizzarre istruzioni. Questo Whymond in realtà proviene da un altro universo ed è venuto a cercarla perché la ritiene l’unica in grado di sconfiggere una entità malvagia che sta minacciando tutto il multiverso. Da qui parte un’avventura in più universi paralleli, ciascuno corrispondente ad una determinata scelta fatta o evitata nel corso della vita.
Il film è un videogioco fantasmagorico con i personaggi che assumono diverse identità nei vari universi, un’avventura caleidoscopica di trasformisti, un affascinante gioco di prestigio. E sono molto bravi gli attori, tra cui spiccano Michelle Yeoh e una ritrovata Jamie Lee Curtis.
Sotto questo godibile brain storming però i contenuti sono banali, frusti e sempre cari al cinema americano. Ne risultano evidenti almeno tre: il conflitto tra la rinuncia e il coraggio di rischiare, il valore della famiglia e dei sentimenti semplici, il cuore di mamma che può sfidare le forze più oscure dell’universo per la salvezza della figlia.
La principale cifra metalinguistica del film però è che ricalca perfettamente la cultura dominante attuale del mondo occidentale, come dimostra l’incredibile quantità di candidature agli Oscar: molto spettacolo, poca sostanza e assenza di spirito critico. In questa ottica il cinema non deve far pensare, deve solo divertire. Qui in particolare viene alimentata quella mentalità che lo storico Yuval Noah Harari ha definito “consumismo romantico”. Kwan e Scheinert strizzano l’occhio a quell’idea ampiamente diffusa che spinge a fare molteplici esperienze, a cercare un ampio spettro di emozioni, a provare tutto, che si tratti di cibo, viaggi o relazioni, una bulimia esperienziale senza limiti di età. Se non frequenti assiduamente questo mercato, sei un ozioso, un limitato, uno che non sa vivere. Poco importa se hai capito cosa ti interessa davvero e vuoi lavorare soprattutto su quello.
Speriamo che questa epoca culturale stia volgendo al termine.
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matteo_moscarda
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mercoledì 15 marzo 2023
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complimenti
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Pienamente d''accordo (e sorpreso di esserlo a proposito di un film che mette tutti d''accordo). Spero di avere modo di leggere altri suoi commenti. Mi faccia sapere, se vuole, se scrive da qualche parte. Un caro saluto.
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(di mauro.t)
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antonio montefalcone
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mercoledì 21 giugno 2023
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il vero multiverso è quello dentro l''anima umana
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Una pellicola eccentrica e bizzarra ''Everything Everywhere All at Once'', da noi accolta senza troppi entusiasmi ma molto apprezzata negli States. A suo modo è un''interessante lettura degli universi paralleli e alternativi all''interno di un contesto concettuale esistenziale e di uno spaccato di vita familiare e individuale. Suddiviso in tre parti, quelli del titolo, segue i movimenti folli e la vita caotica della sua protagonista. Il film è un abile, coraggioso e sorprendente mix di differenti generi: kung-fu, wuxia, mélò, fantasy, commedia, cinema orientale e occidentale, cinema indie e cultura pop, tutti utilizzati in funzione metaforica, alla pari dell''uso narrativo del Multiverso, espressione a sua volta delle molteplici possibilità esistenziali che si dovrebbero ricondurre al meglio possibile in un''unica e armoniosa loro sintesi per il bene nostro e di chi ci è accanto.
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Una pellicola eccentrica e bizzarra ''Everything Everywhere All at Once'', da noi accolta senza troppi entusiasmi ma molto apprezzata negli States. A suo modo è un''interessante lettura degli universi paralleli e alternativi all''interno di un contesto concettuale esistenziale e di uno spaccato di vita familiare e individuale. Suddiviso in tre parti, quelli del titolo, segue i movimenti folli e la vita caotica della sua protagonista. Il film è un abile, coraggioso e sorprendente mix di differenti generi: kung-fu, wuxia, mélò, fantasy, commedia, cinema orientale e occidentale, cinema indie e cultura pop, tutti utilizzati in funzione metaforica, alla pari dell''uso narrativo del Multiverso, espressione a sua volta delle molteplici possibilità esistenziali che si dovrebbero ricondurre al meglio possibile in un''unica e armoniosa loro sintesi per il bene nostro e di chi ci è accanto. Diverse gli argomenti trattati, ma siccome le varie chiavi di lettura dell''opera si focalizzano soprattutto sul tema dei sentimenti relazionali e dell''accettazione delle diversità di ogni cosa e persona, appare riuscita anche la miscellanea delle tante identità (e di un''unica, in se stessa ''frammentata'', a ''pezzi'' e da ricomporre, rendere nuova) vissute dalla protagonista, e di conseguenza le varie performance attoriali di Michelle Yeoh, ma anche di tutto il restante e ritrovato cast (su tutti, Ke Huy Quan, l''ex attore bambino di origine asiatica e di successo, visto in ''Indiana Jones e il tempio maledetto'' e ne ''I Goonies''). Frastornante, surreale, grottesco, policromatico e dal ritmo vertiginoso ma anche troppo lungo, ridondante ed estenuante, risulta molto più efficace dal punto di vista tecnico/visivo, che da quello narrativo se valutato nel suo complesso. Produce la meritoria A24. Daniel Kwan e Daniel Scheinert si portano a casa le statuette dell''Oscar per il miglior film dell''anno, per la regia e per la sceneggiatura originale. Con loro vincono anche i già citati attori Yeoh e Ke Huy Quan, ma anche l''attrice non protagonista Jamie Lee Curtis, e il montaggio. Sette Academy Awards su ben undici nomination, sono tra i più importanti premi che ha ottenuto il film, insieme ad altri numerosi (ed eccessivi!?) riconoscimenti, e tra questi spiccano anche i Golden Globe, i Critics'' Choice Movie Award e i Bafta. Un''opera visivamente inedita e innovativa, o un film spettacolare in sé sopravvalutato? Se lascerà il segno ce lo dirà solo il tempo...
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